lunedì 19 marzo 2018

Lady Bird (2017) di Greta Gerwig


Trailer del film


Il film porta avanti con un messa in scena tipica dei film indie il percorso di formazione della protagonista Lady Bird. Il modo in cui il tutto viene portato avanti non è granché, ma sono presenti alcuni spunti interessanti grazie ad una protagonista caratterizzata molto bene e che porta avanti con la giusta forza i contrasti e le difficoltà del suo periodo. Purtroppo la pellicola mette sul piatto numerosi temi interessanti, come la discriminazione, l'omosessualità, la rottura delle amicizie, senza che nessuno di questi temi venga sviluppato in maniera adeguata. Quasi tutti i temi vengono solamente accennati per poi non venire più trattati per il resto della pellicola. Questo porta a far provare un senso dia incompletezza e non dà alla storia la forza che potrebbe avere. Molte scene sono inoltre un po' banali e non riescono ad essere bilanciati dai momenti più riusciti. Con questo non voglio criticare in toto la pellicola, che presenta alcuni momenti molto ironici e riusciti, ma nel complesso il tutto risulta mediocre. Anche la regia non riesce a lasciare la sua impronta, ma si limita ad utilizzare uno stile tipico dei film indie, senza dare un tono particolare, pur essendo nel complesso gradevole. I comprimari non sono caratterizzati benissimo, ma vanno comunque a costruire un microcosmo discreto, anche se un po' anonimo. La parte finale banalizza un po' il racconto per via di una certa prevedibilità, pur riuscendo a chiudere degnamente la narrazione. Buone le musiche.

La La Land (2016) di Damien Chazelle


Trailer del film


Musical osannato dalla critica, ma che alla fine dei conti non ha numerosi momenti degni di nota. L'ambientazione trattata, il mondo dell spettacolo, non è fra le più originali e anche lo sviluppo della vicenda non brilla per una scrittura che stupisce. La prima metà del film non ha momenti degni di nota e anche i balletti, per quanto ben fatti, non restano impressi. La qualità è comunque buona, ma non eccellente. La seconda metà ha sicuramente più frecce al suo arco, anche se il livello non sale fino a livelli eccelsi. La storia d'amore fra i protagonisti ha un inizio un po' banale, ma è nella parte finale che si riempie di significato, essendo molto drammatica e venendo mostrato benissimo il conflitto fra carriera e amore. La parte finale si caratterizza per una drammaticità inaspettata e per delle scelte visive ben fatte e ben studiate. È un peccato vedere una parte finale così convincente e toccante, preceduta da una storia senza tantissimi guizzi. Alcune scene sono comunque pregevoli, con una messa in scena ben fatta. I protagonisti sono molto bravi e risollevano molte scene. Paradossalmente la componente musical non emerge tantissimo, anche se da un certo punto di vista è stata dosata bene nel bilancio complessivo dell'opera. Musiche buone, con alcuni momenti riusciti e altri meno. Un buon film salvato da un bel finale, ma nulla più.

Il filo nascosto (2017) di Paul Thomas Anderson


Trailer del film


Anderson ci regala un altro film di altissima qualità che racconta una relazione magnifica. La trama è ridotta all'osso e sviluppa semplicemente una relazione conflittuale fra due personalità molto forti. La cosa che rende questa pellicola indimenticabile è il modo in cui viene portata avanti la narrazione. Il tutto ha un andamento veramente poetico e emotivamente molto forte, tanto da creare una fortissima empatia fra lo spettatore e i protagonisti. La coppia ha una espressività incredibile e la loro evoluzione ha numerose fasi, che arrivano a sfociare nel macabro. Molto bello il finale, che porta ad una conclusione un po' repentina, ma coerente con il racconto. Il protagonista ha una caratterizzazione eccellente, portata avanti da un Lewitt incredibile. La regia ha una qualità facilmente visibile e che valorizza ogni istante, con inquadrature ben studiate e delle scene colme di pathos. Fiore all'occhiello del film è senza dubbio la colonna sonora, caratterizzata da una grazia rara e che va ad incorniciare degnamente le scene, tanto da rimanere impressa per numerosi giorni. I dialoghi ridotti all'osso permettono di avere dei giochi di sguardi che lasciano incantati. Non il migliore del regista, ma senza dubbio una grande opera.

La vedova Winchester (2018) di Michael e Peter Spierig


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La pellicola segue le vicende di uno psicologo incaricato di visitare la vedova Winchester e questo lo porterà a scontrarsi le maledizioni della casa della donna. Fin da subito tutto sa di già visto e durante tutta la pellicola non sono presenti grandi trovate, tranne rari momenti in cui la tensione viene ben costruita. Alla lunga la noia prende il sopravvento, mentre la componente horror viene portata avanti solamente attraverso jumpscares prevedibili con larghissimo anticipo e che rovinano l'atmosfera. Non tutto è ovviamente da buttare, ma nel complesso la mediocrità dilaga, anche a causa di personaggi poco carismatici e fin troppo stereotipati. L'ambientazione è ciò che spicca di più nella pellicola, essendo la componente più intrigante e curata. La sua "caratterizzazione" è buona e permette di creare alcuni buoni momenti di tensione. Il comparto tecnico porta a casa alcuni momenti riusciti, ma non viene mostrata una grande cura nella realizzazione, mancando trovate interessanti e una messa in scena che va oltre il banale compitino. Anche la fase di scrittura non è incisiva e si ferma all'interessante idea iniziale, per poi banalizzarla.

Beasts of No Nation (2015) di Cary Fukunaga

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Un'opera molto profonda, che ben mostra il dramma della guerra e dei bambini soldato. Il film ci mostra la caduta negli inferi del protagonista, costretto suo malgrado a commettere azioni inumane pur di sopravvivere. La storia presenta con forza la condizione delle popolazioni in guerra e come la violenza sia quasi una cosa quotidiana. Lo spettatore si troverà ad assistere a scene molto crude, che creano un'atmosfera molto pesante. La narrazione procede molto bene, nonostante la lunghezza un po' eccessiva, e riesce ad essere comunque efficace e scorrevole. L'evoluzione psicologica di Agu, il protagonista, è strutturata molto bene, grazie ad uno sviluppo ben misurato e graduale. Anche i buoni comprimari danno una grande mano nello sviluppo della vicenda e un finale convincente e profondo concludono bene l'opera. La regia fa un bel lavoro, con alcune scene visivamente molto forti e altre dal taglio originale. Anche la messa in scena è veramente curata e dà moltissimo realismo alla vicenda.

domenica 4 marzo 2018

Equilibrium (2002) di Kurt Wimmer


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Buona fantascienza distopica, che riesce a coinvolgere e ad appassionare. La storia ha delle basi abbastanza classiche, ma riesce a creare una buona messa in scena, anche se poco originale. Molto intrigante la formazione del corpo scelto di polizia, avendo mischiato in maniera originale le arti marziali e l'uso delle armi da fuoco. Questo porta alla costruzione di scene molto interessanti, sia dal punto di vista visivo che scenografico. Le scene di azione sono gradevoli e ben strutturate. Le psicologie dei personaggi sono delineate in maniera efficace, anche se hanno delle evoluzioni fin troppo repentine. Il messaggio di fondo non è dei più originali, ma riesce ad essere trasmesso abbastanza bene. Alcuni momenti riescono anche ad avere un buon pathos e la messa in scena, grazie ad una fotografia slavata, porta ad avere una buona atmosfera, che rimanda ad altre pellicole classiche per il genere. Il finale è fin troppo idilliaco, ma non stona eccessivamente con la pellicola. La regia è buona e crea il giusto pathos nei momenti cruciali. Alcune sequenze sono molto buone e nel complesso il tutto è portato avanti con cura, senza eccessive cadute di stile, anche se non mancano alcuni limitati cali.

Mute (2018) di Duncan Jones


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Duncan Jones torna con un buon fantathriller, molto derivativo e citazionista. Fin da subito veniamo catapultati in un futuro distopico che deve la sua estetica all'immortale Blade Runner, tanto da sembrare ambientato nel medesimo universo narrativo. Il microcosmo proposto ha degli spunti interessanti e viene gradualmente intrecciato in maniera sapiente e con personaggi molto particolari e che ben si amalgamano fra loro. Il protagonista ricopre un ruolo simbolico essendo, per cultura, estraneo a qualsiasi forma di tecnologia e per questo risulta un escluso dalla società, ormai assoggettata alle macchine. Quest'ultime non vengono mostrate in maniera dispregiativa, ma come potenzialmente pericolosa se utilizzata a sproposito. La pellicola a livello estetico resta molto gradevole e ben ispirata, anche se sconta a volte una CGI non sempre eccezionale. La messa in scena invece è sempre all'altezza e cala bene nel contesto presentato. Anche la storia, pur essendo molto classica, riesce ad avere delle svolte e uno sviluppo molto interessante, con un incedere sempre ben ritmato e una parte finale che conclude più che degnamente l'opera. La regia dimostra una buona mano e riesce a creare un'atmosfera molto coinvolgente e immersiva. Il comparto tecnico costruisce una narrazione classica con un taglio originale e che scorre benissimo fino allo struggente finale. Un'opera sci-fi di qualità veramente apprezzabile.

Logan - The Wolverine (2017) di James Mangold


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Una degna conclusione per uno dei supereroi più conosciuti. La pellicola porta lo spettatore in un contesto futuristico, in cui è avvenuta l'apocalisse per i mutanti e i pochi sopravvissuti sono costretti a nascondersi per sopravvivere. Uno dei mutanti più forti e rappresentativi della superiorità della loro razza sull'umanità, Wolverine, è ridotto molto male e ben rappresenta la decadenza del periodo nel quale vive. Lo sviluppo lo vede di fronte a numerose scelte difficili che gli permetteranno di concludere degnamente la sua saga. Nulla di innovativo nella trama, ma il modo nel quale viene messa in scena è molto interessante e per nulla consolatorio. Il mondo presentato è governato dalla violenza, non solo fisica, ma anche politica verso i cittadini, che sono ormai comandati da multinazionali che hanno il solo interesse nel profitto e nel controllo della popolazione. Non manca una violenza inusuale per un'opera del genere, cosa che dimostra come la libertà creativa sia stata ampia. La coprotagonista ha inoltre un carattere molto forte e che spicca anche accanto un Jackman in grande spolvero. Non mancano alcuni difetti, come dei nemici caratterizzati da una stupidità disarmante e una parte finale fin troppo "idilliaca", ma nel complesso è una pellicola che convince pienamente. Molto intelligente l'idea di non spiegare tutto ciò che è accaduto ai personaggi negli ultimi anni della loro vita, lasciando comunque intendere molto.

La forma dell'acqua - The Shape of Water (2017) di Guillermo del Toro


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Una grandissima opera di Del Toro, che racconta una favola creando un inno alla diversità e all'amore. L'intreccio è molto lineare, ma non per questo banale, anzi riesce ad avere una profondità e una forza rara. L'esaltazione della diversità è il fulcro centrale dell'opera che va ad attaccare ferocemente quella parte di società che non accetta il diverso e che dietro un'immagine apparentemente pulita si nascondono le pulsioni più abbiette dell'individuo. I freaks di questa pellicola denotano una forza incredibile che li spinge ad andare avanti e a trovare il loro posto nel mondo. La storia è inoltre molto poetica e tratta con eleganza i temi affrontati e la storia d'amore della protagonista con la creatura. Alcune scene vantano una cura e una poesia degna di un grande autore, tanto da rimanere impresse per giorni dopo la visione. La messa in scena è molto adulta, nonostante l'atmosfera fiabesca, e non risparmia delle sequenze molto crude e violente, non solo dal punto di vista psicologico. Il reparto tecnico fa un lavoro egregio, sia con gli effetti speciali, sia con la messa in scena, che risulta sempre curata ed ispirata. I personaggi sono ben caratterizzati, con una grande protagonista e un antagonista volutamente sopra le righe e che rappresenta l'archetipo della società intollerante e chiusa mentalmente. Un film che apre il cuore e fa sognare che in fondo anche i diversi avranno il loro riscatto su una società oppressiva e miope.

La ragazza del treno (2016) di Tate Taylor

 

Trailer del film


Il buon inizio della pellicola faceva ben sperare, dato che viene da subito creato un buon intreccio che pone lo spettatore di fronte ai punti di vista dei diversi personaggi femminili, che poi va uno sviluppo un po' banale e non entusiasmante. La protagonista dimostra un buono spessore psicologico, che porta lo spettatore a provare empatia per lei, ma tutto questo non è valorizzato a sufficienza da dei comprimari interessanti, dato che sono quasi tutti un po' piatti o poco convincenti. La trama non è male, pur essendo semplice, e riesce a creare un buon mistero all'inizio con alcune sequenze ben strutturate e che mandano fuori strada lo spettatore. Purtroppo nella seconda metà vengono intessuti intrecci un po' mosci e il finale risulta prevedibile con largo anticipo. Alcuni buoni momenti ci sono e nel complesso l'atmosfera è buona in alcuni frangenti. Buono il ritmo che lascia vedere senza affanno tutta la pellicola. La regia fa un po' fatica a valorizzare la storia e non presenta mai guizzi degni di nota. La fotografia dà un tono interessante alla pellicola e risulta una delle componenti tecniche con più personalità.