venerdì 23 ottobre 2015

La pianista (2001) di Michael Haneke

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Bellissimo dramma che riesce a mostrare la spirale autodistruttiva di una donna sessualmente repressa. La protagonista è Erika Kohut, un'insegnante di pianoforte che vive una doppia vita: di giorno insegna al conservatorio in maniera molto severa, mentre di notte va a giro per la città dando sfogo ad alcune sue perversioni, che principalmente sfociano nel vouyerismo. Un giorno lei viene in contatto con Walter, un giovane ragazzo che vorrebbe studiare piano. Fra i due nasce subito una certa attrazione, la quale resta inizialmente platonica.
Erika e Walter si confrontano
Quando i due troveranno le forze per portare avanti la loro infatuazione emergeranno lati della personalità della donna che metteranno in difficoltà il ragazzo. La storia è veramente interessante, abbastanza perversa, e riesce a tratteggiare con maestria l'evoluzione della protagonista, la quale precipiterà sempre di più in una spirale autodistruttiva. La narrazione si sviluppa molto bene, facendo evolvere gradualmente lo stato mentale della donna, che passerà da una situazione borderline ad un'altra via via sempre più critica.
Un'esecuzione di un brano al pianoforte
Il fulcro di tutta l'opera è ovviamente il carattere di Erika, la quale dimostra una buona profondità e moltissime sfaccettature, che spaziano fra l'infantile e e il crudele. Il rapporto che si crea fra lei e Walter nasce su basi malate e non riesce ovviamente ad avere sviluppi normali, anche se risulta essere veramente interessante. Il modo con cui i due vengono fatti interagire è ottimo e riesce in questa maniera a scandagliare molto bene la psicologia di Erika. La pellicola presenta anche della morbosità, ma senza enfatizzare eccessivamente la cosa, come se la regia volesse esaminare la situazione in maniera analitica e ciò è riscontrabile nella freddezza della regia, che stride con le immagini legate agli istinti più bassi a carnali dell'uomo. Questa differenza fra le due dimensioni crea una messa in scena straniante che riesce a disturbare, ma anche a catturare l'attenzione. Non mancano nemmeno momenti visivamente abbastanza forti che riescono a colpire allo stomaco lo spettatore. Molto interessante è il fatto che la donna sembra abbia finora vissuto una vita sessuale abbastanza repressa. Questo, causato in parte dal rapporto ancora infantile con una madre che la controlla molto, non l'ha aiutata a sfogare i suoi istinti, cosa che sembra averla portata in una situazione ingestibile. Molto bello è il momento in cui lei capisce di non poter più coinvolgere Walter e decide di proseguire da sola la sua via verso l'autodistruzione, senza più curarsi delle apparenze, ottenendo così la libertà, ma vincolata ad una sessualità fuori controllo che la porterà probabilmente ad estreme conseguenze. La pellicola parla della sofferenza umana e del marcio che si nasconde tanto più l'ambiente di facciata risulta pulito e immacolato. La regia, come già scritto, è fredda e non dà mai enfasi eccessiva alle sequenze più scabrose, ma lascia che lo spettatore segua con interesse il procedere della trama.
Erika si ferisce in bagno per provare piacere
Il ritmo è ottimo e la struttura narrativa è molto buona, senza cali qualitativi, ma con un buon incedere verso una perversione sempre più estrema. Nonostante la freddezza della regia, ciò che vediamo non è un film senza emozioni, ma esse vengono delegate quasi unicamente alle azioni e alle personalità dei personaggi piuttosto che alla messa in scena. L'atmosfera creata risulta molto efficace, essendo morbosa e sempre più disturbante, così da rendere ancora più tangibile la caduta nel baratro di Erika. Le inquadrature sono ben strutturate, avendo una messa in scena curata e un posizionamento della macchina da presa che non banalizza mai la visione. Il montaggio è molto buono, con un uso intelligente delle riprese del pianoforte dall'alto che spezzano bene le scene. La colonna sonora vanta ovviamente pezzi classici di alto livello e musiche che riescono ad amalgamarsi bene con l'atmosfera creata, dando ancora più forza al racconto.
Walter ed Erika arrivano al climax del loro rapporto
La narrazione è ben strutturata, la storia risulta essere molto interessante e permette di venire a contatto con una realtà torbida che fa riflettere. I personaggi sono ben amalgamati fra loro con Erika che possiede una profondità e un'intensità invidiabile, tale da renderla un personaggio tragico e indimenticabile. Gli altri personaggi sono di contorno ma non risultano piatti, anche se non possiedono uno spessore tale da renderli eccezionali. In conclusione questa è un'opera molto profonda e visivamente potente, che racconta una storia abbastanza tragica attraverso la graduale perdizione di una ragazza per bene, il tutto presentato in maniera eccellente e con uno stile che fa risaltare la forza del perverso racconto.

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