martedì 6 ottobre 2015

Vittime di guerra (1989) di Brian De Palma


Trailer del film



Grande film sulla guerra che riesce a mostrare le brutture di un conflitto spregevole, che è riuscito a far regredire le persone ad un livello animalesco. La pellicola è ambientata durante la guerra del Vietnam, durante la quale il soldato Eriksson si trova in una squadra di folli, la quale, per vendicare la morte di un soldato, rapisce e sevizia una ragazza vietnamita. Eriksson rimarrà sconvolto dall'accaduto ed inizierà a cercare il modo di far punire i colpevoli del fatto. La trama è strutturata molto bene, dato che riesce a mantenere alta la tensione e l'interesse dello spettatore per tutta la durata della pellicola, riuscendo a coinvolgerlo e a disturbarlo.
Eriksson su un pullman
I momenti più riusciti riguardano tutta la parte di pellicola in cui è presente la ragazza vietnamita rapita, dato che in quelle situazioni emerge tutta la bestialità e l'inumanità che la guerra ha provocato ai militari, ormai abituati a vivere in una situazione di pericolo continuo. La scena dello stupro e dell'assassinio sono veramente forti e disturbano moltissimo. Da lì la trama prosegue mettendo al centro il soldato Eriksson, il quale decide di denunciare i suoi compagni, permettendo così al regista di mettere in scena anche tutte le distorsioni sociali presenti all'interno dell'esercito.
Eriksson viene minacciato dalla sua squadra
Il rapporto gerarchico presente, infatti, sembra che venga sfruttato come una buona giustificazione per poter commettere molte atrocità senza aver paura di ripercussioni morali e legali. Questo aspetto dimostra come il livello umano durante quella guerra si sia abbassato e come questa sia stata un conflitto indegno. La pellicola riesce ad emozionare molto e ci fa confrontare con delle personalità molto variegate che si dimostrano completamente fuori posto nel contesto presentato. Alcuni momenti sono veramente forti e posseggono un pathos invidiabile, che permette loro di appassionare lo spettatore. Anche la parte di pellicola successiva al rapimento risulta essere ben fatta ed è proprio lì che vengono messe in evidenza le distorsioni più evidenti, con dei superiori che non vogliono scandali e con un esercito mostrato compatto anche nella difesa dei colpevoli.
Paesaggio suggestivo al tramonto
A questo proposito è molto interessante come inizialmente l'esercito sia ovviamente frutto di una sensazione di sicurezza e di accoglienza, mentre nelle fasi finali Eriksson si trovi a temere per la sua vita maggiormente a causa dei suoi commilitoni rispetto ai Vietcong. Ovviamente non vengono colpevolizzati unicamente coloro che hanno commesso materialmente l'atto, ma loro sono rappresentati in parte come vittima degli eventi e corrotti moralmente dall'ambiente nel quale si trovano, che ha acuito e fatto nascere lati oscuri della propria personalità.
Eriksson e la vietnamita rapita
Tutti questi aspetti permettono alla pellicola di mostrare le atrocità della guerra in generale e permette di portare avanti critiche molto forti a tutti coloro che direttamente o indirettamente hanno preso parte al conflitto. Molto interessante è il modo in cui viene messa in evidenza la propensione dell'essere umano nel prevaricare gli altri, nel momento in cui ottiene un potere maggiore. La regia riesce ad avere un'ottima intensità e riesce a coinvolgere molto. Le scene riescono ad avere un pathos raro e disturbano lo spettatore che si trova ad assistere a momenti veramente forti, che non lasciano indifferenti. Inoltre la narrazione è gestita bene e le fasi del racconto sono ben bilanciate fra loro. Sono utilizzate molti primi piani nei quali viene sfruttato bene lo sfondo, inserendovi l'azione presente nella scena, come una sparatoria ad inizio film, dando molto dinamismo alle inquadrature.
Il soldato prova a rivolgersi ai suoi superiori
C'è anche un buon uso delle soggettive, anche se sono rare nella pellicola. La fotografia è molto bella ed è visivamente affascinante, con un buon uso dei colori e della disposizione dei personaggi, con un uso intelligente della profondità. Il montaggio e il resto del comparto tecnico sono molto soddisfacenti e riescono a costruire un'opera visivamente molto bella. La colonna sonora riesce a sottolineare bene i momenti di pathos e vengono anche utilizzate musiche dai toni vagamente tribali. I personaggi sono ben caratterizzati, anche se alcuni aspetti dei loro caratteri sono lievemente stereotipati, cosa che viene mitigata dalle belle performance degli attori. Dal punto di vista narrativo il film riesce ad avere una forza rara e viene ben sfruttata una storia che già sulla carta risulta interessante. Questo è un ottimo film di guerra che denuncia le barbarie portate avanti durante i conflitti e mostra efficacemente come le persone perdano via via la propria umanità stando in contatto con una realtà senza morale dalla quale non può emergere altro che bestialità e sopraffazione. Nonostante questo, viene lasciato uno spiraglio di speranza dato dal soldato Eriksson che non si piega al sistema e va avanti rischiando sulla sua pelle le conseguenze del suo gesto.

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