lunedì 7 luglio 2014

2002: la seconda odissea (1972) di Douglas Trumbull


Trailer del film


Buon film di fantascienza che ha delle caratteristiche originali sfruttate bene, ma non al 100%. La storia è quella di Freeman, un membro di una troupe di scienziati che è in missione nello spazio per preservare e studiare le ultime foreste rimaste, le quali sono contenute in delle enormi astronavi, che fungono da habitat artificiale. Freeman viene schernito dai suoi tre colleghi per via del suo attaccamento quasi morboso alla natura, mentre loro considerano quegli esseri viventi solo una fonte di dati per la loro ricerca. Un giorno i capi della missione ordineranno a tutti coloro che sono nelle navi di abbandonare la ricerca e di distruggere tutto. Freeman tenterà di fermare con le buone i suoi compari, ma, non raggiungendo alcun risultato, decide di passare a metodi più violenti. Da lì in poi il film cambierà andamento e si baserà tutto sul rapporto fra lui e i tre robot presenti sull'astronave, con i quali tenta di stabilire un rapporto umano. La trama si sviluppa in maniera insolita e incuriosisce molto soprattutto nei primi minuti, dato che non è facile prevedere come procederà la vicenda. Man mano che il film va avanti, purtroppo inizia a perdere colpi pur trattando temi interessanti. Il problema principale è un ritmo eccessivamente posato che non è supportato da una storia talmente intrigante da far sopportare il lento incedere della vicenda. La trama, dalla metà del film in poi, inizia a sfilacciarsi un po', anche se non ritengo la linea narrativa sbagliata o vuota di significato. Purtroppo l'interesse sulla sorte del protagonista non risulta mai abbastanza elevato per via della scarsa empatia che si crea fra lui e lo spettatore, essendo mostrato al limite della pazzia. D'altro canto i temi e le situazioni trattati risultano a loro modo affascinanti, grazie alla creazione di una bella ambientazione, che viene resa realistica e magica dai bellissimi effetti speciali. Molto interessante è il fatto che il film non si schiera apertamente contro lo sviluppo tecnologico e a favore del ritorno alle origini facendo entrare l'uomo in simbiosi con la natura, ma sembra criticare unicamente la miopia umana, che non riesce ad utilizzare adeguatamente le risorse che ha, sia tecnologiche che naturali, per svilupparsi nel rispetto di tutti gli esseri viventi. Questo viene mostrato dal fatto che la natura viene rappresentata come benevola e danneggiata dallo sviluppo dell'uomo, ma anche la tecnologia viene vista come un mezzo che, se sfruttato a dovere, può aiutare a risolvere i problemi naturali. Questa posizione ambivalente viene mostrata in maniera un po' palese, ma evita di rappresentare un punto di vista bidimensionale, che avrebbe affossato totalmente la vicenda. Anche il fatto che il protgonista compia azioni deprecabili per difendere il suo ideale non lo pone al di sopra degli altri e sembra voglia rappresentare come gli eccessi nell'attaccamento ad un ideale non giustifichino tutto. Nel complesso però questa visione non compensa alcune mancanze nella pellicola e il messaggio non risulta avere abbastanza potenza per essere convincente al massimo. La regia è nella media, senza guizzi, ma senza cadute di stile, anche se non riesce a dare il giusto ritmo alla vicenda, che si perde un po' in inquadrature ambientali che tendono a sovrastare la linea narrativa e a sfilacciare il racconto. Nel complesso vengono mostrate comunque delle inquadrature interessanti con uno sviluppo che tenta di puntare più sull'atmosfera e su un ritmo rilassato, anche se, come già detto, è uno stile riuscito a metà. La fotografia è molto curata e riesce a fornire delle inquadrature molto suggestive, soprattutto quelle che si svolgono nello spazio aperto, per via di effetti speciali molto belli e del fascino delle immagini. La colonna sonora ha toni tipici degli anni '70 e riesce a dare un'atmosfera più rilassata al racconto, pur non facendo gridare al miracolo. Il comparto tecnico in generale non è male e risulta nel complesso convincente, ma ciò che manca è uno stile pienamente convincente che potesse convogliare gli sforzi dei vari reparti verso un obiettivo di alto livello. Gli attori recitano senza infamia e senza lode, per via di personaggi non molto profondi e che rischiano di scadere nella macchietta. L'unico che spicca è il protagonista, che con la sua follia latente riesce a suscitare interesse, anche se la mancanza di empatia con lo spettatore impedisce il crearsi di preoccupazione per la sua sorte. Questa è, quindi, una pellicola riuscita a metà, sfoggiando una tecnica buona, non supportata da una narrazione adeguata, che impedisce all'interessante messaggio del film di essere adeguatamente efficace. Resta comunque un prodotto interessante che merita almeno una visione.

Nessun commento:

Posta un commento