venerdì 31 luglio 2015

Babadook (2014) di Jennifer Kent


Trailer del film



Meraviglioso horror che omaggia i grandi del genere mantenendo una linea stilistica fantastica e creando ottimamente ansia. La storia segue le vicende di Amelia, una madre vedova che sta tirando su da sola il figlio Sam. La loro vita è piena di difficoltà, perché il figlio sembra avere dei disturbi comportamentali come riflesso delle inquietudini della madre, la quale non ha mai superato la morte del marito.
Il libro del Babadook
Questo porterà molte inquietudini in famiglia e i rapporti fra madre e figlio si faranno sempre più critici, soprattutto dopo il ritrovamento di un misterioso libro per bambini. Il racconto ha come protagonista il Babadook, un'entità malvagia che sembra iniziare a perseguitare il nucleo familiare. La storia è sviluppata divinamente con la creazione di un contesto sociale chiuso che non aiuta, ma anzi isola la famiglia, la quale viene vista come anomala e pericolosa per la serenità degli altri. Questo denota molta ristrettezza mentale e mette in evidenza l'incapacità della società di gestire elementi di disturbo e come risulti più facile eliminarli che prestare loro soccorso. Anche il modo con cui sono state gestite le interazioni fra il Babadook e la famiglia è ottimo, dato che per buona parte del film non è chiaro se loro due stiano solo immaginando il Babadook o se quest'ultimo esista davvero. L'atmosfera che viene creata durante il racconto è magistrale, dato che fa scaturire nello spettatore moltissima ansia senza sfruttare trucchetti da film di scarso livello. La tensione è costruita benissimo e monta via via fino a culminare nel climax della scena, senza far fare il classico jump scare, ma facendo finire le scene in maniera inquietante così da non far mai scemare il senso di inquietudine. La scelta di non mostrare quasi mai il Babadook non smorza mai la forza visiva del racconto, ma riesce invece a rafforzare la potenza delle sequenze lasciando in parte all'immaginazione dello spettatore il compito di colmare i momenti in cui non viene mostrato tutto ciò che vedono i protagonisti.
Madre e figlio leggono un po'
Lo sviluppo della trama segue delle linee narrative in parte prevedibili, ma viene fatto così bene e in maniera così curata da far vivere il film come un'esperienza originale. Anche il rapporto familiare fra  madre e figlio e ben sviscerato e risulta molto funzionale alla creazione dell'atmosfera e non risulta mai forzato o stupido, ma segue una certa logica e un bel crescendo di tensioni. Il finale è veramente ben fatto e va a concludere splendidamente la vicenda con un'intelligenza rara, senza scadere nel banale. Inoltre le sequenze finali impostano anche una buona riflessione sulla capacità che ognuno di noi deve avere di convivere con i propri demoni, perché anch'essi fanno parte della nostra vita e ci hanno reso ciò che siamo. Sono infine presenti moltissime citazioni ai grandi del passato come ad esempio Mario Bava, ma questo citazionismo non fa perdere identità alla pellicola. La messa in scena e la regia sono i punti di forza del film dato che denotano una maestria rara. La telecamera si muove sinuosa e ha dei movimenti molto buoni che accompagnano lo spettatore senza mai stancarlo, ma senza nemmeno farlo rilassare eccessivamente, mantenendo sempre una certa dose di inquietudine. I giochi di luci e il modo con cui vengono strutturate le scene di tensione dimostrano molta maestria. La regista sa come spaventare e ci riesce egregiamente costruendo un percorso torbido e terribile che lascia strascichi nello spettatore anche dopo la fine.
Sam vede il Babadook
La fotografia è veramente ben fatta con un uso molto freddo dei colori e un'illuminazione di prim'ordine che permette al racconto di mantenere un'aura molto cupa e opprimente. Anche il montaggio è ben fatto e nel complesso tutto il comparto tecnico lavora in armonia per creare delle sequenze molto suggestive. Nemmeno le scene che solitamente fungono da riempitivi sono trascurate, ma risultano sempre utili nel bilancio complessivo. Il sonoro è una delle componenti che risulta meglio sfruttata, dato che molti momenti inquietano soprattutto per i rumori di fondo e la colonna sonora ansiogena, insieme ad alcune accelerazioni nel montaggio fanno stare sulle spine e impauriscono.
Sam crede di avere qualcosa sotto il letto
I personaggi non sono molto approfonditi e vengono sfruttati unicamente come contorno ai due protagonisti, i quali sono gli unici presenti su schermo per quasi tutta la pellicola. Quest'ultimi sono caratterizzati molto bene ed è possibile vederne l'evoluzione psicologica durante l'avanzare della trama, cosa che li rende vitali e appassionanti da seguire. La madre Amelia è il personaggio migliore dato che riesce a passare da momenti molto delicati ad altri molto inquietanti in pochissimo tempo senza perdere credibilità, ma acquistando invece ulteriore profondità. La storia in sé è molto bella e viene sfruttata alla grande, rendendola indimenticabile.
Pagina del libro del Babadook
Insomma, questo è un horror veramente degno di nota che può essere considerato uno dei migliori degli ultimi anni, grazie ad un comparto tecnico che crea un'atmosfera unica e sfrutta benissimo i meccanismi del genere per portare avanti una storia che si basa molto sulla psiche dei personaggi e che riesce ad inquietare in maniera ottima, lasciando dietro di sé una striscia di sensazioni disturbanti che è rara da trovare nei film dell'orrore moderni, che puntano più sullo spavento istantaneo piuttosto che sulla creazione di sequenze più lunghe che perdurano più a lungo nella mente dello spettatore.

Tusk (2014) di Kevin Smith


Trailer del film



Un bell'horror completamente fuori di testa che gioca con il genere. La storia vede come protagonista Wallace, uno speaker radiofonico che decide di andare a Manitoba, in Canada, per intervistare una persona per il suo show. Purtroppo al suo arrivo in Canada, Wallace viene a sapere che il ragazzo con cui doveva parlare è deceduto e, non sapendo cosa fare, decide di rispondere all'annuncio di un uomo che afferma di avere numerose storie da raccontare.
Uno dei disegni del folle
Purtroppo il giovane si ritroverà ad avere a che fare con un pazzo che ha dei piani molto particolari. La storia è completamente folle e riesce a divertire e a disturbare nello stesso tempo, creando un'aura grottesca che accompagna l'opera dall'inizio alla fine. I personaggi si muovono in un contesto surreale e volutamente sopra le righe che permette di rendere digeribile una storia assurda che non avrebbe retto una seriosità eccessiva. Per questo motivo sono presenti numerosi elementi di alleggerimento, come il detective o la storia del vecchio. Non mancano comunque anche momenti più seri e carichi di tensione, come ad esempio quello in cui si capisce che il vecchio nasconde qualcosa. Nel complesso il tono della pellicola è stato gestito molto bene e non vira mai verso il comico o verso il gore, ma sfrutta bene il genere horror per disturbare senza prendersi troppo sul serio.
Wallace prigioniero del pazzo
Molto divertente è anche il modo con cui vengono presi in giro i canadesi, descrivendoli attraverso i cliché che si portano dietro per creare alcune figure macchiettistiche. Uno degli aspetti più intriganti è il modo intelligente con cui il regista gioca con lo spettatore, facendogli capire che il tono dato a determinate scene è sempre voluto e va a dare pathos o a mettere in ridicolo ciò che avviene. Alcune sequenze sono geniali e vanno a comporre un mosaico completamente folle e grottesco, che mantiene al suo interno una certa coerenza. Anche il finale l'ho trovato fantastico, sia per il action con cui vengono presentate le scene, sia per l'eccessiva serietà con cui vengono mostrate le ultime sequenze, che va a stridere con la ridicolaggine che viene in esse rappresentata, come se fosse una presa in giro verso altri film e verso lo spettatore stesso. La regia è veramente bene fatta, dato che riesce a variare il tono della pellicola nei momenti giusti senza eccedere mai con il ridicolo o con il serioso. Inoltre sono presenti sequenze retrò inserite benissimo e dallo stile visivo veramente ben fatto. Alcuni momenti sono realizzati molto bene e con stili che rendono le sequenze buffa, come quando i due amici di Wallace lo ricercano nella villa del pazzo, con delle inquadrature e degli zoom che danno un tocco retrò alle scene. Altri momenti invece sono caratterizzati dalla contrapposizione fra ciò che viene mostrato e il tono adottato, creando scene ridicole dai toni eccessivamente e volutamente seri. Non mancano comunque anche momenti in cui è presente una buona tensione che viene costruita con cura.
La trasformazione in tricheco
La fotografia è anch'essa molto buona, con un uso di colori più accesi fuori dalla casa del vecchio pazzo, mentre all'interno di essa sono usati toni molto più cupi che creano una buona atmosfera. Il montaggio scandisce bene il racconto e porta avanti adeguatamente le due linee narrative, la prima con Wallace e il vecchio e la seconda con i due amici del ragazzo che continuano le loro indagini. In questa maniera è stata gestita bene una storia che sulla carta avrebbe avuto bisogno di uno sviluppo ben più breve di quello realmente utilizzato. Gli effetti speciali sono fatti molto bene ed, essendo fatti artigianalmente, hanno un look veramente intrigante. I personaggi sono caratterizzati in maniera adeguata, non eccessivamente approfonditi, ma comunque ben fatti. Wallace, dimostra una buona serie di sfaccettature, pur mantenendo un carattere abbastanza odioso, mentre la follia del vecchio è resa benissimo e lo rende un personaggio veramente indimenticabile.
Wallace discorre ignaro del pericolo
Il resto degli attori fa delle buone interpretazioni, anche se la caratterizzazione dei loro personaggi non è molto accentuata, ma servono soprattutto da contorno ai due protagonisti. Ciò che resta è quindi un horror di qualità, che non si prende sul serio, ma riesce a prendersi in giro senza sacrificare la qualità e portando avanti una storia folle e surreale che rimarrà impressa per il miscuglio riuscito di ironia e grottesco.

The Interview (2014) di Evan Goldberg e Seth Rogen


Trailer del film



Divertentissima commedia irriverente, che riesce ad analizzare le dinamiche di una dittatura in modo leggero, ma non banale. Il film vede come protagonisti Dave Skylark e Aaron Rappaport, il primo dei due presenta un programma di notizie trash e di gossip, mentre il secondo è il suo produttore e suo grande amico. I due un giorno vengono contattati dal regime della Corea del Nord perché il capo di Stato Kim Jong-un ha deciso di rilasciare un'intervista per il loro show, in cui poter riabilitare l'immagine del regime verso il mondo.
Dave e Aaron festeggiano il successo dello show
I due decidono quindi di effettuare l'intervista, ma prima di partire vengono contattati dalla CIA, la quale ha in mente di far uccidere il leader nordcoreano ai protagonisti. Aaron e Dave, quindi, partiranno per la Corea del Nord per compiere la loro missione e ciò porterà a sviluppi imprevedibili. La trama è veramente ben fatta e ha dalla sua delle ottime idee e uno sviluppo intelligente, che riesce a creare numerose situazioni comiche. La pellicola può vantare degli ottimi tempi comici e saranno numerose le sequenze che riescono a far divertire.
I due comunicano con la CIA
Ad esempio il momento in cui Aaron deve nascondere la sonda o le scene all'interno della base della CIA sono strutturate molto bene e divertono molto. Quindi il film prosegue bene creando delle situazioni assurde, ma anche portando avanti una riflessione sulle dittature e su come quest'ultime basino il loro potere sull'immagine che il regime ha verso la popolazione. Attraverso la critica al potere totalitario, viene mostrato come l'ignoranza del popolo e la sua manipolazione sia molto più efficace della repressione violenta. Anche il modus operandi degli Stati Uniti viene messo in ridicolo, basandosi unicamente sulla violenza e l'omicidio, mentre la scelta di mettere in difficoltà il regime attraverso l'esposizione delle sue debolezze risulta essere una scelta più profonda di come possa apparire ad una prima occhiata. Il film riesce a portare avanti questi temi in maniera diretta e comprensibile, senza sacrificare la componente umoristica, che aiuta molto nel veicolare il messaggio, così da riuscire nel difficile compito di divertire e far riflettere lo spettatore.
Dave diventa amico di Kim Jong-un
Le situazioni e il tono generale sono al limite del surreale, ma riescono a mantenere una certa coerenza e creano un racconto che ha anche dei momenti più cupi che aiutano molto nel bilancio generale. La regia è buona e riesce ad avere degli ottimi tempi comici che permettono ad alcune scene di essere irresistibili. Non stiamo parlando di un livello tecnico mostruoso, ma è visibile una certa cura nella struttura delle sequenze. Anche la storia è stata gestita bene e prosegue con un buon ritmo dall'inizio alla fine.
Una collaboratrice del dittatore
La fotografia è buona, con alcune inquadrature di ampio respiro ben fatte e con una buona disposizione degli attori. Il montaggio aiuta moltissimo nella creazione dei giusti tempi comici e può vantare alcune sequenze interessanti, come il momento in cui i due protagonisti prendono l'ecstasy. La colonna sonora è nella media e non prende molto, anche se Fireworks di Katy Perry viene ben sfruttata ai fini della storia. I personaggi sono ben utilizzati e ben approfonditi, in modo da dare loro il giusto spessore, senza però dare loro una caratterizzazione molto profonda. Gli attori sono in parte, sia quando devono essere sopra le righe, sia nei momenti più seri. A tal proposito Kim Jong-un risulta essere un personaggio veramente ben fatto, dato che riesce ad avere un lato allegro e uno più oscuro che ben si amalgamano fra loro.
Aaron fa un giro su un carrarmato
La fase di scrittura ha dalla sua alcune belle idee, anche se non ho particolarmente apprezzato l'eccessiva leggerezza con cui vengono trattati alcuni aspetti, pur non trattandosi di nulla di grave. Questa è una commedia con delle belle idee che vengono sfruttate bene in una narrazione scorrevole e molto divertente, grazie a dei tempi comici molto buoni e a degli interpreti in parte che aiutano molto nel bilancio generale dell'opera. Inoltre non mancano nemmeno alcuni spunti di riflessione che danno una certa profondità alla pellicola, che risulta quindi un bel prodotto.

domenica 19 luglio 2015

Keyhole (2012) di Guy Maddin


Trailer del film



Un film dalle tinte horror che sfrutta in maniera veramente originale una casa infestata. La storia vede come protagonista Ulisse, un gangster che si rifugia dentro una villa con alcuni suoi scagnozzi per sfuggire alla polizia. Dentro la casa il suo unico obiettivo sarà quello di trovare la moglie Hyacinth. Per far ciò lui dovrà ripercorrere molti dei suoi ricordi familiari e ricostruire la sua vita, così da raggiungere la consorte. Nel frattempo l'uomo sarà accompagnato da una ragazza e da un ragazzo imbavagliato. La pellicola presenta la storia in maniera molto originale e riesce a creare una narrazione molto elaborata che permette allo spettatore di appassionarsi alla vicenda.
La banda di Ulisse
Risulta immediato il fatto che la casa in cui si svolge l'azione non sia normale, non solo per via dei fantasmi che vi abitano, ma anche per il modo con cui Ulisse interagisce con essa e per come viene presentata. L'edificio infatti sembra voler rappresentare la psiche dell'uomo e sembra non seguire alcuna logica sia spaziale che temporale. La trama è strutturata in maniera molto ingarbugliata ed essendo ambientata in un contesto onirico, inizialmente può spiazzare lo spettatore, ma a lungo andare tutto seguirà una logica che, pur essendo folle, mantiene una certa coerenza e permetterà di comprendere cosa sta succedendo. Il contesto creato è veramente affascinante e riesce a disturbare lo spettatore a metterlo a disagio, pur creando un buon interesse. Seguire le vicende di Ulisse permetterà di svelare pian piano i suoi trascorsi e ci introdurrà in un contesto familiare torbido e che ha avuto dei risvolti tragici.
La moglie di Ulisse
Le influenze Lynchiane sono palesi e, pur non raggiungendo le vette del maestro, riesce a proporre qualcosa di valido. A volte c'è da ammettere che la struttura scelta stanca un po' per via della ripetitività intrinseca della struttura narrativa, ma questa scelta risulta intelligente nella caratterizzazione del contesto che fa della ciclicità una delle sue caratteristiche peculiari. La casa risulta essa stessa un personaggio, essendo così vitale e ben caratterizzata. L'atmosfera creata è molto curata, anche se in alcuni momenti scade un po' soprattutto nelle interazioni di Ulisse con il resto della banda. La spirale folle nella quale si trovano i personaggi non presenta via di scampo e permette di portare avanti una visione della vita nella quale il passato non abbandona mai nessuno se non viene affrontato. Infine l'introduzione dei fantasmi nella casa non risulta affatto forzata ed è abbastanza interessante, anche se non risulta mai abbastanza chiara la loro utilità, se non nel dimostrare che la casa è infestata dai vecchi inquilini. La regia è veramente ispirata e riesce a portare avanti una trama complessa da rendere in maniera chiara. Il tono adottato è quasi sempre adeguato alla narrazione e riesce a dare un senso di disagio allo spettatore, rendendo questo film nel complesso un bell'horror. La pellicola si mantiene sempre in una dimensione surreale che incuriosisce molto e il ritmo è mantenuto quasi sempre basso, con poche accelerazioni, creando così un'atmosfera particolare.
Ulisse porta in casa un giovane ragazza che stava per annegare
La fotografia propone un bianco e nero ben fatto anche se un po' patinato, il quale sembra una scelta quasi obbligata per portare avanti questo tipo di film. Le inquadrature sono ben fatte e dimostrano una buona cura nella creazione di ambientazioni e scene visivamente accattivanti. Alcuni momenti invece sono di stampo più classico e dai toni retrò, che però non convincono pienamente, anche se ben si amalgamano al resto delle scene. L'illuminazione è un punto di forza del film per via di un uso delle luci irrealistico ma che aiuta nel creare l'atmosfera. Il montaggio è ben fatto e permette di mantenere una linea narrativa nel complesso comprensibile e un ritmo posato, ma mai noioso.
Hyacinth sul letto
Alcune sequenze dimostrano inoltre una buona tecnica, come quella della sedia elettrica. La colonna sonora risulta funzionale alla trama e accompagna degnamente la vicenda in tutta la sua durata. I personaggi hanno una caratterizzazione ben fatta, non sempre approfondita, ma adeguata alla loro funzione nella storia. Alcuni di essi infatti sono poco più di macchiette, mentre altri, come Ulisse o suo figlio Manners, dimostrano via via sempre più sfaccettature, che aiuteranno a formare un quadro familiare complesso ed intrigante. Quindi questo è un horror che ha alle spalle delle buone idee ben sfruttate, che catapulteranno lo spettatore in una realtà fuori da ogni logica ma che riesce a raccontare una storia ben strutturata che rimane impressa e che riesce a disturbare abbastanza. Non un capolavoro, ma una pellicola originale che lascia piacevolmente stupiti.

Frank (2014) di Lenny Abrahamson


Trailer del film



Un'opera meravigliosa che va ad analizzare il processo creativo di un gruppo musicale, per mostrare le brutture dell'ambiente che li circonda e come l'arte abbia senso solo nel momento in cui essa viene fatta per esprimere qualcosa e non per raggiungere il successo. La storia vede come protagonista Jon, un giovane ragazzo che tenta di comporre delle canzoni per tentare di fare successo e sfondare nel mondo della musica, oltre che per avere una possibilità per la lasciare la sua attuale vita.
Il gruppo registra suoni per l'album
La sua vita andrà ad incrociarsi con quella dei membri del gruppo musicale Soronprfbs e per una fortuita serie di eventi si ritroverà a far parte della band. La storia si svilupperà seguendo il processo creativo del gruppo per incidere il loro nuovo album e le difficoltà ad esso legate. La storia è molto interessante e ha molti spunti di riflessione, soprattutto per quanto riguarda il rapporto dei musicisti con l'arte. Quest'ultimi infatti non sembrano curarsi minimamente di avere successo, ma puntano unicamente a creare delle canzoni che esprimano i loro esseri al meglio.
La registrazione dell'album
Ciò si traduce in pezzi molto ispirati e fatti con il cuore, che però risultano sconosciuti ai più. Jon inizialmente sarà piacevolmente travolto dalla grande libertà intellettuale e creativa dei Soronprfbs, ma a lungo andare il suo amore per il gruppo lo porterà a sperare di poter diffondere e far avere il meritato successo a tutti. Questo porterà ad avere i primi contrasti e le prime crisi, essendo comunque allettante la possibilità di diffondere la propria arte. Tutto questo permettere di avere delle belle riflessioni sul modo in cui un'artista deve porsi nel momento della creazione, essendo di fronte ad un bivio: esprimersi pienamente o scendere a compromessi per far fruire a tutti la propria visione, perdendone un po' in autenticità. Il film critica molto la perdita della propria autenticità per il successo, ma non sembra condannare totalmente chi lo fa, essendo comunque indispensabile poter interagire per esprimere la propria arte ad un pubblico che sta perdendo sempre di più la capacità di interfacciarsi a forme artistiche ricercate e complesse. Una cosa molto interessante è il fatto che, nonostante i membri del gruppo siano dei reietti della società, essi vengono mostrati sempre positivamente, mentre Viene fatta una forte critica al mondo che li circonda, essendo questo guidato unicamente dalla diffusione presente sui social network, senza che nessuno riesca mai ad emergere per bravura, ma spesso solo grazie alla sua popolarità. L'atmosfera creata nella pellicola fa entrare pienamente nella vicenda e seguire la creazione dell'album è un'esperienza che rimane impressa nello spettatore.
Il gruppo durante una cerimonia funebre
La figura di Jon è sfruttata molto bene e risulta fondamentale nel bilancio della vicenda: lui infatti apprezza moltissimo il lavoro dei Soronprfbs e questo lo porterà a spingere il gruppo verso una veste più commerciale, perché spera realmente di portarli a conoscenza di tutti. Questo aspetto però lo metterà in conflitto con parte della band e risulta evidente come lui non sia al livello artistico degli altri membri, i quali possiedono un'alchimia e un'unione quasi mistica nella quale Jon non entrerà mai realmente. La regia è molto buona e riesce ad avere uno stile indie e moderno, senza tentare in ogni modo di diventare impegnato o pesante nel portare avanti le sue riflessioni. Viene invece tenuto un tono abbastanza leggero e una struttura facilmente digeribile, permettendo così allo spettatore di concentrarsi su ciò che la storia vuole trasmettere.
Frank compone
La storia viene strutturata bene e non sono mai presenti punti morti o poco interessanti. Inoltre la forza del racconto non va mai scemando, ma riesce ad incuriosire sempre di più lo spettatore man mano che la storia procede. La fotografia è molto buona e riesce a mostrare delle inquadrature molto belle e significative. C'è un ottimo uso delle immagini per mostrare gli stati d'animo dei personaggi e c'è un uso di colori freddi, per creare una atmosfera straniante, soprattutto durante la preparazione dell'album. Il montaggio risulta abbastanza semplice, ma ben fatto e riesce a ritmare molto bene la vicenda, oltre a dare il meglio durante le canzoni dei Soronprfbs, creando delle sequenze molto interessanti. La colonna sonora è bellissima, con brani non per tutti i gusti, ma veramente ispirati e adattissimi al racconto. Le canzoni presentate riescono a prendere parte al processo di caratterizzazione del gruppo, rendendolo ancora più interessante. I personaggi sono veramente ben fatti, non tutti approfonditissimi, ma caratterizzati sempre con cura e molto funzionali alla creazione della personalità del gruppo. Frank, il leader dei Soronprfbs, è un personaggio eccellente, molto approfondito e con una visione del mondo così artistica da strascinare lo spettatore dentro la sua testa, facendolo meravigliare della sua libertà creativa.
Frank si esibisce
Anche gli attori sono veramente in forma e Michael Fassbender fa un'interpretazione magistrale nell'impersonare Frank, dato che dà personalità al suo personaggio pur portando costantemente una maschera. Insomma, siamo di fronte ad una pellicola di indubbio valore, ben fatta e che pone temi non banali in una veste immediata da comprendere e che riesce ad emozionare molto, grazie ad una messa in scena molto curata e a delle canzoni ottime, che vanno a rendere molto potente la narrazione e a far risultare indimenticabile il cammino dei Soronprfbs e di Jon, i quali lasceranno un bel ricordo una volta conclusa la visione.

Il ladro di orchidee (2002) di Spike Jonze


Trailer del film



Originale opera che analizza la psiche di uno sceneggiatore in crisi, attraverso una storia molto particolare. Il protagonista del racconto è Charlie Kaufman, uno sceneggiatore al quale viene affidato il compito di trasporre il libro "Il ladro di orchidee" in una sceneggiatura. L'uomo inizierà quindi a leggere il romanzo, per avere un'idea su che taglio dare alla storia. Purtroppo un blocco gli impedisce di portare avanti il lavoro e per questo motivo andrà in forte crisi.
Il ricercatore di orchidee
Nel frattempo vengono seguite altre due linee narrative: la prima riguarda la scrittrice del romanzo che porta avanti la stesura dell'opera, mentre la seconda mostra tutti gli eventi che hanno portato alla racconta di materiale per scriverla. La scelta di impostare la pellicola con questa struttura dà un tocco di originalità alla storia e la rende veramente interessante da seguire. Il nucleo centrale della storia rimane Charlie che analizza continuamente il suo modo di vivere e di approcciarsi alla vita, mostrando un lato fortemente insicuro della sua personalità che però gli dona molta profondità. Tutti i suoi ragionamenti e il modo con cui vengono messi in scena rischiano di stancare alla lunga, ma la bella messa in scena evita che questo accada. Alcuni momenti sono veramente riusciti e nel complesso c'è una buona qualità narrativa.
Charlie in crisi
Anche l'introduzione del personaggio di Donald, il fratello di Charlie, regala dei bei momenti, essendo anche quest'ultimo uno sceneggiatore che però si accontenta di fare film popolari senza tante pretese. Il protagonista andrà ulteriormente in crisi quando si vedrà superare dal fratello per quanto riguarda il successo nel mondo dello spettacolo. Questo permette di criticare il mondo del cinema commerciale e di mettere a confronto due modi opposti di approcciarsi all'arte cinematografica. Anche il modus operandi di Charlie risulta eccessivo e fin troppo ricercato e serioso, cosa che gli impedisce di prendere qualsiasi decisione. La pellicola procede su un livello medio molto alto, ma inizia a perdere colpi nell'ultima mezz'ora, quando vengono introdotte dinamiche tipiche del thriller, che ne fa scadere la qualità e sono portate avanti in delle sequenze finali non molto ispirate e che vanno e riportare tutto su binari più rodati e banali. Questa scelta non l'ho capita, anche se potrebbe essere interpretata come un obbligo che ogni film deve sostenere nel dimostrare di avere anche una componente più popolare e accessibile a tutti.
Charlie e la scrittrice in ascensore
Se questo fosse vero tutta la parte finale sarebbe una forte critica alle pressioni dei produttori, ma il calo qualitativo è innegabile e come scelta sarebbe in ogni caso fin troppo azzardata e non compensativa della perdita della bella atmosfera creata fin a quel momento. Comunque le analisi psicologiche sono ben strutturate e riescono ad appassionare molto, essendo creata una forte empatia fra Charlie e lo spettatore. La regia ha dei momenti in cui è veramente ispirata e riesce a sfruttare molto bene la vicenda, strutturandola su diversi piani narrativi senza generare mai confusione. Anche dal punto di vista visivo c'è una buona ricercatezza e alcune trovate dal taglio quasi metacinematografico sono veramente riuscite.
Un'orchidea
Purtroppo, come già scritto, la parte finale perde molto smalto e, senza interpretarla come una specie di attacco ad Hollywood, non risulta convincente, anche se la qualità complessiva è più che soddisfacente. La fotografia è curata e crea delle inquadrature molto buone, dando un apporto fondamentale al tono delle scene, soprattutto nei momenti più introspettivi. Anche il montaggio risulta ben fatto, con un buon alternarsi delle linee narrative, permettendo così di avere una chiarezza narrativa non facile da raggiungere. Nel film è stato scelto di utilizzare molto la voce fuori campo per spiegare i pensieri e lo stato d'animo del protagonista. Questa scelta è stata sfruttata bene anche se appesantisce un po' troppo il racconto. Rimane comunque una scelta azzeccata e la scena nella quale tale scelta viene messa in discussione l'ho trovata geniale. Gli interpreti sono veramente in parte e Cage riesce a mantenere un profilo adeguato senza esagerare. I personaggi sono ben strutturati e anche quelli un po' sopra le righe risultano coerenti con il contesto e acquistano sempre un certo spessore, permettendo a Charlie di essere circondato da figure intriganti e non solo da personaggi scialbi e senza mordente.
I due fratelli Kaufman
Nel complesso questa pellicola ha dalla sua numerose qualità sia dal punto di vista tecnico che visivo e riesce a coinvolgere, grazie ad una storia dal taglio originale, che sul finale torna in una dimensione più classica che smorza un po' l'entusiasmo, ma in fondo rimane comunque la sensazione di aver visto qualcosa di bello ed interessante.