venerdì 28 febbraio 2014

Pietà (2012) di Kim Ki-duk


Trailer del film



Eccellente film drammatico che mostra una storia fatta di vendetta e crudeltà senza fine ambientata in una realtà degradata. Il film racconta di Lee Gang-do, un giovane picchiatore che riscuote i soldi dei debitori del suo capo. Per fare ciò, in caso di inadempimento, arriverà a rendere invalidi i malcapitati per riscuotere il premio dell'assicurazione, precedentemente stipulata in modo che servisse da garanzia. Ad un certo punto nella sua vita piomberà una donna, che dirà di essere sua madre, che lo ha abbandonato da piccolo. Lui all'inizio sarà molto diffidente, ma dopo un po', anche per necessità, inizierà ad accettarla e a provare sentimenti che aveva mantenuto sopiti per tutta la sua vita. La storia è interessantissima, riesce ad avere un ottimo ritmo ed essere raccontata con sapienza, sapendo dosare i momenti culminanti in modo da mantenere la tensione, quando necessaria, e l'interesse. Nonostante sia riuscito a prevedere alcune svolte narrative, devo dire che la trama mi ha preso molto per via dell'ottimo stile nel raccontarla. Non vengono risparmiate scene molto forti e la pellicola è nel complesso un po' disturbante, non per la violenza rappresentata, ma per le situazioni che si presentano. Nel complesso viene sempre mantenuta una certa grazia nel procedere e sono molte le scene visivamente molto poetiche per come sono strutturate. Tutto scorre benissimo e tutto avanza liscio fino al bellissimo finale, che ha delle inquadrature memorabili. Viene trattato in maniera molto bella il rapporto fra i due protagonisti, il quale subisce un'evoluzione ben fatta che risulta credibile nel complesso. Viene portata avanti una forte critica al denaro, visto come fonte di sofferenza e di distruzione, non presentando mai componenti positive e tutti coloro che ne vengono a contatto finiscono con soffrire più di prima. La morale del ragazzo è molto interessante, perché lui ritiene di non avere colpe per ciò che ha fatto considerando chi si indebita meritevole di quella sorte e non si accorge del fatto che stia giocando con la vita delle persone. Ho trovato molto simbolica tutta la parte finale, dove lui rivisita coloro che ha reso invalidi e sembra un percorso di tutta la sua vita da sicario. Il rapporto fra la donna e il figlio è rappresentato molto bene riuscendo a delineare bene i caratteri dei due riscendo a creare un'alchimia fra le due personalità. Grazie a questo rapporto viene mostrato come spesso la crudeltà umana sia dovuta ad una vita senza affetto, facendo emergere un lato di Lee Gang-do più umano, iniziando a preoccuparsi della vita della madre. Il tema principale della pellicola è la vendetta e sarà mostrato come gli errori commessi prima o poi si paghino. Tutto ciò è portato avanti molto bene ed è supportato da una società senza speranza e priva di umanità, a causa delle condizioni disperate in cui sono stati lasciati i cittadini da uno stato assente. Le autorità non sono mai presenti e nemmeno prese in considerazione dalle vittime, come a voler denunciare una debolezza nella giustizia. Il film è impietoso con i protagonisti e non permette mai che possano sperare in un futuro migliore, ma vengono sempre buttati senza più in basso da una vita che non permette sbagli. La regia è molto buona e compensa una tecnica non perfetta, ma comunque di alto livello, con una messa in scena molto poetica che risulta comunque essere visivamente molto forte, anche senza movimenti eccessivi di macchina. Il ritmo viene mantenuto ottimo e non ci sono mai situazioni di stanca o eccessivamente veloci, riuscendo anche a dosare bene la tensione e i colpi di scena, i quali sono raccontati con maestria. Alcuni momenti sono molto riusciti anche dal punto di vista tecnico e nel complesso c'è una buona qualità tecnica. La fotografia è fantastica con inquadrature studiatissime che danno nel complesso un impatto ottimo. I colori si adattano in parte alle situazioni, anche se predominano colori freddi, che quasi disumanizzano e rendono morente l'ambientazione. Ovviamente questo non è estremizzato, ma è più una sensazione scatenata dalla visione. Vengono presentate delle ottime geometrie e dalle immagini si vede come il regista sia anche pittore. Il montaggio è buono, con qualche imperfezione, ma niente di grave. Questo aspetto risulta comunque ben fatto e riesce a creare delle sequenze ben ritmate e molto interessanti che sono riuscite a comporre una narrazione strutturata benissimo. I due personaggi principali sono strutturati benissimo e dimostrano molte sfaccettature del loro carattere rendendoli realistici, anche se il ragazzo risulta molto accentuato nelle sua cattiveria iniziale. I comprimari sono figure nello sfondo e risultano caratterizzati giusto per essere funzionali alla storia, pur avendo un'identità definita. Gli attori sono molto bravi con Cho Min-soo una spanna sopra a tutti per intensità e per la parte che ha dovuto fare. Quindi, nel complesso, una grande opera che riesce a scatenare molte emozioni e non manca di stupire in positivo in molti momenti, trasportando lo spettatore in un mondo dove l'umanità sta morendo, con una messa in scena ottima.

domenica 23 febbraio 2014

Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore (2012) di Wes Anderson


Trailer del film



Bella storia d'amore fra due bambini che organizzano la loro fuga per sfuggire da realtà disagiate. Nel film vede luogo la storia di Sam, abile boy scout orfano, e Suzy, giovane ragazza che non ha alcun rapporto con la sua famiglia pur vivendoci, che decideranno di fuggire dalle proprie situazioni per trovare insieme un nuovo posto in cui vivere. Ovviamente sulle loro tracce si metteranno le autorità (polizia e servizi sociali), la famiglia di lei e i membri dei boy scout. Durante questa fuga i due cresceranno scontrandosi con le difficoltà della vita e l'infrangersi dei sogni, oltre a capire di più l'uno dell'altro. Una cosa interessantissima è ben fatta della pellicola è il tono favolistico che viene mantenuto per tutto il film, senza mai eccedere. Tutto l'universo raccontato viene rapportato al mondo dei bambini, quindi avremo dei boy scout che sembrano giovanissimi militari e una serie di vicende che ricordano situazioni presenti in film di guerra e western. Alcune scene emblematiche in questo senso sono ad esempio tutta la parte della fuga con il primo scontro fra i due fuggitivi e i boy scout, che ha delle dinamiche molto violente per avere come protagonisti dei bambini. La storia d'amore fra i due è raccontata molto bene ed è vista più come una comunione di anime che di corpi. Infatti i contatti fisici sono ancora molto impacciati e così privi di malizia da risultare quasi forzati. Fra di loro c'è qualcosa che va oltre il contatto fisico ed è forse più forte e duraturo. Gli sviluppi della storia non sono innovativi, ma risulta molto valida la veste con cui sono proposti. Molto interessante è il modo con cui vengono presentati i boy scout, cioè come dei giovani a cui è stata data un'impostazione militare e riescono, in un primo momento dove vedono nel fuggitivo una preda, ad assumere solo un atteggiamento violento guidato da un giudizio dato senza pensare. Anche il parallelismo che si crea fra Sam, che è orfano, e Suzy, priva di rapporti affettivi, è ben fatto e mostra come non basti avere legami di sangue per essere parte di una famiglia. Tutta la storia si muove in un'atmosfera surreale e non è di certo il realismo a farla da padrone, che viene in parte sacrificato per creare un microcosmo vitale e molto interessante, oltre a permettere di creare atmosfere veramente riuscite. La regia è ben fatta e risulta molto più statica e calcolata di quanto mostrino le immagini, con i movimenti e gli stacchi abbastanza secchi che danno un effetto molto interessante. Vengono effettuate molte riprese dal lato dei protagonisti che si muovono lateralmente, questo in alcune scene non dà un effetto riuscitissimo, mentre in altre è di ottimo impatto. Nel complesso riesce a mantenere il tono adeguato e dà un buon ritmo, che cala un po' troppo solo nella parte centrale, anche se per una lunghezza limitata. Vengono anche ricercate soluzioni visive molto interessanti, come ad esempio le riprese dentro la casa di lei ad inizio film che riescono ad avere un buon impatto visivo. Un elemento veramente riuscito è la fotografia che è uno dei principali artefici dell'atmosfera del film, dato che usa dei colori molto accesi e delle ambientazioni particolari, composte molto bene. Negli esterni vengano sfruttati molto bene gli attori per comporre delle inquadrature visivamente interessanti, invece di puntare unicamente sull'ambiente in cui si muovono. La colonna sonora è buona, ma non eccezionale, dato che alla lunga stanca un po'. Il comparto tecnico nel complesso soffre un po' il fatto di dare l'impressione che sia stato tutto molto studiato, facendo percepire a volte una certa freddezza in alcune inquadrature, pur essendo belle da vedere. Gli attori danno delle belle prove, anche se i loro personaggi non sono molto approfonditi, eccezion fatta per i due protagonisti, che presentano dei caratteri ben definiti. Gli altri, non tutti, sono rappresentati in maniera un po' macchiettistica, ma funzionale alla trama e riescono anch'essi ad avere un'identità riconoscibile. Nel complesso questo è un bel film, non esente da difetti, ma ha il grande pregio di calare bene nella vicenda lo spettatore, mostrando come la maturità non sia data dall'età, ed invita a non rassegnarsi allo status quo, invitando a combattere per la propria felicità. Se a ciò aggiungiamo una messa in scena originale ed interessante, viene fuori un'opera con una sua identità e uno stile che non vengono mai traditi, ma portati avanti con convinzione e con qualità.

martedì 18 febbraio 2014

Cane di paglia (1971) di Sam Peckinpah


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Grande film che mostra con sapienza una lotta urbana per la sopravvivenza, mostrando i lati più oscuri dell'animo umano. La storia è quella di David e Amy Sumner, una coppia che si trasferisce in un villaggio inglese, che è il luogo natio della moglie. In quel luogo verranno a contatto con le vecchie conoscenze della donna e nasceranno gradualmente attriti fra i due e una parte della popolazione. La situazione continuerà a degenerare fino all'assedio finale, dove avverrà l'apice della violenza. La storia è molto lineare, ma è raccontata benissimo e riesce a mantenere molta tensione durante le scene, mettendo in scena un'ambientazione torbida dove la bontà di alcuni paesani è solo di facciata e nasconde un'indole violenta e vendicativa. La pellicola porta avanti la tesi secondo la quale l'uomo è per natura violento e sopraffattore e la società è stata creata per tenere a bada queste pulsioni primordiali. Questo aspetto è ulteriormente rafforzato dal fatto che chiunque, portato a situazioni estreme o in pericolo di vita, reagirà per la sua sopravvivenza con qualsiasi mezzo, anche uccidendo, mostrando in quei frangenti la sua vera natura. Molti rapporti fra le persone vengono mostrati non completamente sinceri, ma portati avanti solo per convenienza. Questa è una tesi interessante è viene presentata molto bene durante il film. Una figura molto importante è il matto Henry Niles, che fa vedere come il diverso non sia visto come un cittadino da recuperare, ma come una minaccia da estirpare, causando a volte conseguenze estreme per queste situazioni. I rapporti fra i personaggi sono sviluppati molto bene e sono la base per creare in qualsiasi situazione molta tensione. Ogni personaggio ha una serie di sfaccettature che non lo rendono mai completamente positivo. Tutta la pellicola ha inoltre toni western e sono molte le scene che ricordano quel filone (forse questo è dovuto ai trascorsi in quel genere per il regista). Il comparto tecnico è ottimo, con una regia che rimane molto pulita e crea delle situazioni intriganti e appassionanti. Alcune scene sono pregevolissime, come quella dello strangolamento che è raccontata con inquadrature che la rendono molto delicata, per poi passare ad una violenza barbara e guidata dal puro istinto. Altra sequenza veramente ben fatta è quella dello stupro che riesce a dare veramente l'idea della gravità dell'atto e, aiutata dall'ottimo montaggio alternato, rimane impressa per via della sua potenza visiva. Il montaggio è una parte molto importante per la bellezza del film, ed in alcune scene l'inserimento di alcuni fotogrammi di sequenze già avvenute crea dei momenti veramente interessanti, con un apice alla festa di paese, dove Amy rivive dei momenti dello stupro. Anche la fotografia è ottima e dà degli scorci del paese veramente suggestivi, inquadrando spesso dall'alto, e mostrando nel complesso delle composizioni veramente ben fatte. I personaggi secondari non sono sfaccettatissimi, ma risultano comunque ben fatti e posseggono tutti un'identità ben definita riconoscibilissima. Quelli principali sono invece scritti benissimo, grazie anche alle ottime interpretazioni degli attori, che riescono a rendere credibile ogni momento della vicenda. Durante il film i due coniugi subiranno anche un'evoluzione del loro rapporto, mostrando man mano la loro vera natura (soprattutto la moglie), con David che si troverà a dover cedere alle proprie pulsioni per poter salvare la pelle, pur mostrando un barlume di moralità. In conclusione questa è un'opera grandiosa, che analizza e porta avanti una convincente visione dell'uomo, mostrato come privo di freni solo con le spalle al muro o senza lucidità, riuscendo a esporre il suo punto di vista con forza grazie ad un comparto tecnico eccellente ed una vicenda che migliora man mano che la storia procede.

mercoledì 12 febbraio 2014

2010 - L'anno del contatto (1984) di Peter Hyams

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Buon film di fantascienza, seguito diretto del capolavoro di Kubrick, che ne banalizza un po' il contenuto, ma si mantiene su buoni livelli. La storia continua dopo 9 anni dalla fine di 2001: Odissea nello spazio. Viene programmata una nuova spedizione per recuperare il relitto della Discovery e ottenere informazioni sull'esito della precedente missione, oltre a tentare di entrare in contatto l'enorme monolito vicino Giove. Visto che i russi sono in vantaggio sui tempi rispetto agli americani, viene deciso di creare una spedizione combinata, nonostante le tensioni fra i due paesi (siamo in piena guerra fredda). Dopodiché la storia avrà un sviluppo molto simile al libro fino al buon finale dove è presente molta tensione ed è molto affascinante. La pellicola basa molta dell'ambientazione di sfondo sul conflitto non armato fra Stati Uniti e Unione Sovietica, mostrando bene a miopia dei governanti, controbilanciati dall'equipaggio della nave che riesce a collaborare passando sopra le divergenze terrestri. Il film presenta molte sequenze affascinanti nello spazio e riesce a creare una buona atmosfera. Viene inoltre creato un buon interesse sullo sviluppo della storia e sulla nuova apparizione di HAL 9000, uno dei migliori cattivi della storia del cinema. Le parti nello spazio sono ispirate e la sequenza dove il protagonista incontra Bowman è ben fatta ed è interessante il suo cambio d'età, pur essendo solo un virtuosismo visivo. Purtroppo il film non riesce ad approfondire bene alcuni aspetti, come ad esempio il legame fra HAL 9000 e lo scienziato che lo rieduca, facendo perdere un po' di pathos alle scene finali, che mantengono comunque un buon livello di tensione. Purtroppo il libro sul quale si basa questo capitolo della saga è qualitativamente inferiore al precedente e la voglia di dare una spiegazione a ciò che è accaduto fa perdere molta poesia all'universo creato, anche se rimane una vicenda interessante. Una cosa che ho apprezzato sia nel libro, sia nel film, è che ai fini della trama i personaggi sono pressoché ininfluenti, svolgendo solo il ruolo di testimoni oculari. Questo evidenzia bene l'impotenza dell'uomo di fronte alle forze in gioco. La regia è buona e riesce a dare il giusto senso di vuoto durante le fasi nello spazio, oltre a creare delle atmosfere discrete e un buon alone di mistero che tiene in piedi la baracca. La fotografia è buona e dà degli scorci abbastanza evocativi, insieme a della ambientazioni curate. Gli attori si comportano degnamente, pur non avendo interpretazioni eccezionali, tranne per Bowman che mantiene un'intensità molto interessante. I personaggi non brillano per profondità, però sono calati bene nella vicenda e non risultano fastidiosi, anche se difficilmente rimarranno impressi. La colonna sonora riprende alcuni motivi del precedente capitolo ed è buona, pur essendo in parte copiata. Gli effetti speciali sono ben fatti e mantengono ancora oggi un buon impatto visivo. Nel complesso siamo di fronte ad un prodotto onesto, ben fatto che ha come principale difetto il fatto di essere scritto in maniera un po' frettolosa. Il confronto che si trova a dover sostenere con 2001: Odissea nello spazio lo fa apparire peggiore di come sia in realtà, mentre rimane godibile e soddisferà pienamente gli amanti del genere, grazie al buon ritmo e alla buona messa in scena che conducono efficacemente verso un finale speranzoso che inneggia alla pace.

sabato 8 febbraio 2014

Casablanca (1942) di Michael Curtiz


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Capolavoro senza tempo che crea una bellissima storia in un'ambientazione indimenticabile. La trama racconta di Rick, americano che gestisce un bar a Casablanca, che si trova suo malgrado ad ottenere il possesso di alcuni documenti che possono permettere di prendere un aereo per Lisbona e, da lì, andare negli Stati Uniti. A scombinare ulteriormente la sua tranquilla esistenza sarà l'arrivo di una sua vecchia fiamma accompagnata da un famoso fuggitivo, Victor Laszlo. Tutta la vicenda è ambientata durante la seconda guerra mondiale, nella città di Casablanca, che è ancora indipendente dall'egemonia nazista. Il film è meraviglioso e riesce a creare delle situazioni e dei personaggi veramente eccezionali. La presenza dei nazisti e della loro pressione politica dà vita ad un contesto complesso dove il più piccolo errore può farti finire male. Molto interessante da questo punto di vista è come viene rappresentata la città: essa è vista come ultima speranza per chi cerca di sfuggire alla guerra, ma è anche un luogo pericoloso che risulta essere senza pietà per i più sprovveduti e i disperati. Viene anche evidenziato come dietro un'apparente atmosfera leggera e spensierata si nasconda una profonda tristezza e amarezza verso la situazione in Europa e l'abbandono della propria casa è un triste evento che ancora segna gli animi degli emigranti. Ciò è visibile nella bellissima scena dove, per contrastare il canto dei nazisti, viene intonata la Marsigliese, alla quale prendono parte tutti i clienti del locale, come a voler affermare il loro desiderio di libertà. La vicenda è sviluppata alla perfezione, con risvolti che fanno stare col fiato sospeso per la sorte dei personaggi, che non vengono mai banalizzati o stereotipati. Tutto procede bene fino all'amaro finale, in una delle poche situazioni dove non viene ricercata una soluzione conciliante a tutti i costi, ma solo quella più naturale per concludere la storia. Anche la rivalità fra Rick e Victor Laszlo non è banalizzata o indirizzata verso uno dei due, ma entrambi sono personaggi positivi e interessanti, non risultando odiosi. Durante la pellicola è anche presente una buona quantità di ironia nelle battute che fanno rendere tutto più interessante e dando ulteriore spessore ai personaggi. Il comparto tecnico è eccellente, con una regia e una fotografia veramente ben fatte che danno la giusta atmosfera e il giusto pathos alle scene, non facendole mai sembrare tirate via o banali. Tutto è molto curato è viene utilizzata un'ottima fotografia unita ad un'ambientazione eccezionale. Soprattutto nelle scene finali l'ambientazione, caratterizzata da una forte nebbia, ha un senso molto etereo e ed è suggestiva. La colonna sonora è molto bella, caratterizzata dalle melodie suonate da Sam al pianoforte ed è veramente di classe. Gli attori sono bravissimi, con un Humphrey Bogart eccezionale, che ruba la scena a tutti gli altri. I personaggi sono scritti molto bene ed hanno una profondità non comune, perfino quelli che sembrano più semplici dimostrano sfaccettature durante il film. Rick è un personaggio fantastico, che nasconde, dietro un apparente cinismo, molta umanità e profondità. Veramente interessante è il rapporto fra Rick e il Capitano Louis Renault che ha un'evoluzione inaspettata, ma ben fatta. Questo è quindi un vero e proprio capolavoro che non sente minimamente il passare degli anni, grazie ad una grande sceneggiatura ed una messa in scena ottima, che completano un quadro fantastico dal quale molti film dello stesso genere hanno ancora molto da imparare.

Stoker (2013) di Park Chan-wook

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Fantastico thriller che inscena sapientemente un intrigo familiare, indagando nel contempo l'evoluzione morale e caratteriale della giovane protagonista. La storia racconta della famiglia Stoker, nella quale avviene la morte del padre per via di un incidente automobilistico. Questo evento sconvolge India, la figlia, e Evelyn, la madre, che non sono mai riuscite ad instaurare un vero rapporto fra loro, cosa che invece accadeva col padre in vita. Successivamente apparirà Charlie, fratello del defunto, che porterà scompiglio in famiglia e mostrerà un forte interesse per le due donne. Verrà scoperchiata una realtà torbida e fatta di falsità, di odio e malvagità. Il film è orchestrato benissimo e riesce a mantenere un livello di tensione molto elevato per tutta la sua durata, senza cali, con un picco sullo splendido finale. La pellicola è caratterizzata da personalità marce che non hanno più speranza di recupero. Viene anche fatta un'analisi perfetta della psiche di India, che viene caratterizzata come una ragazza deviata, amante della violenza, che era stata tenuta a bada dal padre portandola a caccia. L'arrivo dello zio fa emergere la sua vera natura e lei, in un primo tempo, combatte contro questa, ma poi capisce che è quello che vuole e si lascia andare sempre di più. Lei è talmente eccitata e attratta dalla malvagità, da coprire e non denunciare dei delitti, ma anzi si troverà ad avere una certa sintonia con il colpevole. I rapporti umani nel nucleo familiare sono anomali e malsani, dando un senso di disturbo, perché è facilmente visibile come ci sia qualcosa che non va. L'idea di inserire nella vicenda degli omicidi è stata un'idea molto azzeccata, dato che danno molto più pathos e interesse alla vicenda. Il comparto tecnico è sublime, con una regia fantastica che dà un tono ottimo alla vicenda, oltre a mostrare una tecnica eccezionale, portando avanti la storia senza cali di qualità. I tempi sono dilatati e ristretti con maestria, con una forte dilatazione sul finale che fa stare col fiato sospeso. Ogni inquadratura, anche grazie ad un'eccellente fotografia, è studiata e curata alla perfezione, donando ad ogni immagine una potenza visiva veramente rara. La regia resta glaciale e non permette mai che ci sia un momento conciliante dove potersi rilassare. Le sequenze degli omicidi sono girate benissimo e nel complesso anche il montaggio denota una cura non comune. Gli interpreti sono in forma e, i tre personaggi principali, danno vita a delle figure sfaccettate e, a loro modo, terribili. Il lavoro di scrittura è fatto molto bene e i rapporti sono descritti in maniera non banale e funzionale alla vicenda, che ha uno sviluppo molto interessante e non conciliante. Questa è un'opera bellissima e meticolosa, che racconta una storia che interessa e mostra delle personalità marce internamente, ma che tentano comunque di mantenere dei rapporti di facciata, pur facendo alla fine emergere la vera natura nascosta dietro di essi. Tutto ciò è realizzato con una tecnica quasi perfetta e ciò moltiplica l'impatto emotivo scatenato nello spettatore che si troverà rapito dagli eventi e dalle sorti dei personaggi. Semplicemente bellissimo.

lunedì 3 febbraio 2014

Facciamola finita (2013) di Evan Goldberg, Seth Rogen


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Divertente commedia horror che prende in giro lo star system e gli ambienti dove dominano le relazioni di facciata. Il film racconta di una festa a casa di James Franco, durante la quale scoppia l'apocalisse (in senso biblico) e i superstiti della festa si barricheranno in casa per tentare di sopravvivere, non essendo stati scelti per ascendere al cielo. La pellicola ha alcune caratteristiche che la rendono molto interessante. Ad esempio tutti gli attori e le star presenti interpretano loro stessi, mentre la trama è completamente fuori di testa ed ha dei risvolti veramente divertenti. La scelta di far interpretare se stessi agli attori ha permesso di fare molta ironia sulla falsità dei rapporti fra di essi, inoltre ha dato l'opportunità di costruire delle personalità fittizie per alcuni personaggi, rendendoli autoironici e peggiori di come appaiono in realtà (Micheal Cera drogato perso è fantastico). Il film diverte moltissimo e ci sono molte scene talmente folli da rendere impossibile non ridere. Il ritmo è ottimo e il film scorre via benissimo, grazie ad una buona varietà di situazioni che, vedendo come protagonisti gli attori stessi, risultano ancora più efficaci. Ovviamente tutti si sono messi in gioco e nel complesso danno un'immagine di se stessi veramente pessima. Ciò è reso ancora più evidente dal fatto che nessuno di loro viene scelto per andare in paradiso. Nonostante possa sembrare una pellicola fatta per ritrovarsi con un po' di amici, senza avere idee dietro, in realtà dimostra di saper intrattenere bene e non rinuncia a lanciare alcune frecciate allo star system, fatto di falsità e di apparenza, e ai falsi buonisti che si comportano bene più per convenienza che per motivazioni profonde. Nel film non manca nemmeno una buona dose di splatter, che in alcuni momenti raggiunge dei bei livelli (la scena con la testa mozzata è epica). La regia è ben fatta e riesce a non far mai annoiare, cosa non facile visto che l'azione è quasi interamente all'interno della casa di James Franco. Ha inoltre delle trovate visive interessanti (quando ballano dopo essersi drogati, mi ha fatto ridere molto) e dei tempi comici niente male. La fotografia predilige ovviamente colori tendenti al rosso, vista l'ambientazione postapocalittica e riesce a dare una certa cura nelle inquadrature, pur non risultando eccezionale. La colonna sonora è molto commerciale, ma non stona con le situazioni e in alcuni momenti l'ho trovata molto azzeccata. Gli effetti speciali sono ben fatti e contribuiscono a creare delle belle scene splatter. Gli attori nel complesso sono convincenti, con Michael Cera sopra le righe e divertentissimo, e i cinque protagonisti un po' esagerati ma sempre convincenti. Quindi, questo è una bel prodotto che ha buone idee e riesce a portarle in fondo facendo divertire, senza sacrificare il lato grottesco della vicenda, fino ad un finale sopra le righe che chiude degnamente la vicenda.

domenica 2 febbraio 2014

Rusty il selvaggio (1983) di Francis Ford Coppola


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Bellissimo film che descrive una generazione di giovani abbandonata dagli adulti, considerata senza speranza, e che per questo non riesce a diventare adulta e ad inserirsi nella società. La storia è quella di Rusty, giovane capobanda che passa il tempo in giro con gli amici e facendo a botte. Lui vive avendo come punto di riferimento il fratello, "Quello della moto", che è rimasto nell'immaginario collettivo della cittadina, come un grande capobanda. Un giorno quest'ultimo torna in città, dopo un po' di anni e cercherà di far capire a Rusty come andare avanti con la sua vita. Il film scorre benissimo, intessendo una trama molto introspettiva e componendo una realtà sociale degradata, in cui i genitori delle famiglie più povere sono assenti e i giovani non sono aiutati dallo stato, che li perseguita e tenta di eliminarli dalla società. La pellicola mantiene un ritmo molto pacato e mostra lo stato confusionale di Rusty, che si rifiuta di accettare che il fratello abbia abbandonato la vita che faceva in precedenza. I protagonisti sono degli alienati, per via di una società buonista che è pronta solo a giudicare e mai ad aiutare. Viene posta anche l'attenzione sullo scorrere del tempo, dato che Rusty sembra non accorgersi come la vita gli stia sfuggendo di mano e ciò sembra rappresentato da alcune scene dove le nuvole scorrono molto velocemente, mentre loro si muovono a velocità normale. SPOILER Molto bello è il finale, dove "Quello della moto" capisce di non poter più rientrare nella società e decide di sacrificarsi per il bene del fratello, che capirà di dover crescere ed emanciparsi FINE SPOILER. Il lato tecnico è eccezionale, con una regia che orchestra magistralmente sia i combattimenti (fatti benissimo), sia le parti più lente (la maggior parte del film). Inoltre c'è un uso ottimo delle ombre, sfruttate per scene in cui non appaiono direttamente i personaggi, che ricorda i film anni 40. La fotografia è eccezionale, con un bianco e nero splendido, giustificato dal fatto che il fratello di Rusty non riesce a vedere i colori. Anche le ambientazioni sono ottime e descrivono benissimo l'ambiente urbano in cui si svolge la vicenda. La colonna sonora risulta essere martellante e sfrutta spesso suoni urbani per dare un senso di straniamento. Gli attori danno prove ottime, con Mickey Rourke e Dennis Hopper una spanna sopra a tutti. Nel complesso i personaggi sono caratterizzati molto bene e risultano avere una profondità maggiore di quanto possa sembrare a prima vista. Insomma, siamo di fronte ad un film bellissimo che, potendo vantare un livello tecnico eccellente, mette in scena una realtà degradata dove i giovani meno abbienti (alienati), al contrario di quelli benestanti, non riescono a vedere un futuro adatto a loro, vivendo in una società che preferirebbe eliminarli piuttosto che tenderli una mano, tutelando solo quelli senza problemi economici.

sabato 1 febbraio 2014

The Wolf of Wall Street (2013) di Martin Scorsese


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Bellissimo film di Scorsese che racconta una storia che si fa allegoria di un mondo marcio e senza morale. Il film tratta le vicende di Jordan Belfort, un giovane broker in erba che, per diventare ricco, inizierà ad effettuare operazioni illegali con azioni tossiche. Il suo giro di affari si andrà mano a mano ad allargare e lui creerà una società che diventerà un'autentica macchina sforna soldi. Purtroppo per lui sulle sue attività inizierà ad indagare l'FBI e si troverà ad avere a che fare con un agente incorruttibile. Il film mostra una società, negli anni 80, alla ricerca continua di ricchezza, correndo qualsiasi rischio per raggiungere il suo scopo. Jordan trova terreno fertile nelle persone comuni, che di fronte alla promessa di soldi affida a lui parte dei propri averi. Anche i membri della società e della finanza vengono rappresentati come persone disoneste, superficiali e che hanno come unico Dio il dollaro, credendo così di poter avere qualsiasi cosa. Oltre a ciò i protagonisti vengono anche mostrati come persone che nascondono le proprie insicurezze dietro la ricchezza e si trovano vittime di dipendenza da droga, per poter continuare ad avere questo stile di vita. Da notare come, senza l'ausilio degli stupefacenti abbiano delle figure più ridimensionate e meno stabili. Viene anche efficacemente evidenziato come essi si sentano superiori al sistema giudiziario e nazionale, come se fossero intoccabili per via dei propri patrimoni. Dopo un po' è facile notare come per loro lavorare sia solo un modo per provare forti emozioni e per sfidare il sistema finanziario. Questo è anche un film che tratta di droga è mostra come la sua assunzione permetta ai protagonisti di vivere al massimo, senza preoccuparsi per le conseguenze, nascondendo così insicurezze e tristezza. Nell'opera sono anche presenti scene molto ironiche e divertenti, che vanno ad alleggerire il tono di alcuni momenti. Dal punto di vista tecnico la pellicola è ottima, con un ritmo eccellente che fa sembrare le tre ore di lunghezza come fosse una sola. La telecamera si muove benissimo, con alcune trovate visive veramente pregevoli. Il ritmo segue l'euforia provata dai protagonisti, con fasi più posate durante i periodi di lucidità e fasi molto adrenaliniche durante l'assunzione delle droghe. In questa maniera viene creato un andamento del ritmo che permette di seguire la vicenda perfettamente, pur essendo presenti una quantità notevole di dialoghi e di voce narrante. La fotografia è ottima, con colori accesi e delle ambientazioni quasi sempre al chiuso, come se vivessero al di fuori della società. La colonna sonora è convincente e aiuta molto a dare ritmo alle scene. Gli interpreti sono molto bravi, soprattutto Di Caprio e Jonah Hill che danno vita a due personaggi eccezionali considerando che alla fine sono loro i veri protagonisti. Quindi, questo è un bellissimo film che scorre liscio come l'olio con un comparto tecnico ottimo e una storia che arriva senza cali all'ottimo finale, dove SPOILER l'inquadratura finale sugli spettatori del seminario che pendono dalle labbra di un ex-carcerato che gli promette soldi facili, mostra come la deriva valoriale sia solo peggiorata negli anni dando un quadro desolante della società FINE SPOILER.