martedì 13 maggio 2014

The Land of Hope (2012) di Sion Sono


Trailer del film


Bel film che analizza il dramma delle vittime delle catastrofi e pone una critica verso la società giapponese. La trama racconta le vicende di alcune famiglie che abitano il paese di Nagashima (inventato) in Giappone, dopo l'esplosione della vicina centrale nucleare, a causa di uno tsunami. Questo fatto obbligherà le persone nei dintorni ad evacuare il paese e a trasferirsi nei centri di accoglienza. Yoichi andrà a vivere altrove con la ragazza, mentre i suoi genitori saranno gli unici a rifiutarsi di trasferirsi e rimarranno nella propria abitazione dove hanno sempre vissuto. Nel frattempo due ragazzi fuggiranno dal centro dei rifugiati per andare a ricercare i genitori di lei, dispersi nella zona contaminata. Il film si snoda quindi fra queste tre linee narrative che mostreranno vari aspetti della vicenda e diverse reazioni di fronte al disastro. Nella pellicola viene ben mostrata l'incapacità delle autorità nel gestire la crisi e nell'informare adeguatamente la popolazione. Vengono infatti messi in atto comportamenti privi di senso o avventati che dimostrano l'inadeguatezza delle misure messe in atto. La società giapponese viene inoltre messa sotto accusa, colpevole di aver ricercato uno sviluppo rischioso, che provocherà danni alle generazioni future. Nonostante ciò, i genitori di Yoichi sono mostrati come figure positive, che tengono alle loro origini più della loro stessa vita e decidono di rimanere nella loro casa anche come forma di espiazione per non aver impedito la costruzione della centrale. Loro figlio viene mostrato invece come vittima delle scelte passate e sarà costretto a costruirsi una nuova vita altrove insieme alla ragazza incinta. Quest'ultima diventerà inoltre radiofobica e cercherà in maniera ossessiva di proteggere il suo futuro bambino dalle radiazioni. La sua figura dimostra molta indipendenza, al contrario della madre di Yoichi che, anche per colpa della malattia, risulta molto sottomessa ai voleri del marito che prenderà tutte le decisioni da solo. La giovane coppia che invece aveva deciso di entrare nella zona contaminata dovrà scontrarsi con il fatto che i genitori di lei sono molto probabilmente morti e dovranno farsene una ragione per poter ricominciare una nuova vita. Durante la ricerca si imbatteranno anche in due misteriosi bambini, che spiegheranno indirettamente come il Giappone abbia bisogno di ripartire passo dopo passo ricostruendo il suo futuro gradualmente dalle basi. Le storie sono intrecciate molto bene e insieme vanno a formare un quadro critico, che non lascia molta speranza, ma non nega del tutto la possibilità di una ripresa. Al contrario di Himizu, precedente film del regista, c'è molto più cinismo e una condanna meno generale verso il passato, anche se vengono portati avanti temi simili. Viene sapientemente mostrato e descritto il dramma delle vittime di questi eventi, tenute all'oscuro dei reali pericoli e traumatizzate per via della perdita della propria casa. I loro drammi e paure sono sondati a fondo e risulta impossibile non entrare in empatia con loro. Inoltre alcune scene sono molto significative e arrivano al punto di commuovere, oltre ad avere una forte carica simbolica, come ad esempio, l'albero in fiamme come simbolo della perdita del proprio passato. Viene inoltre portata avanti una critica verso la televisione che viene rappresentata come uno strumento di distrazione che punta a non far pensare e preoccupare la gente, per paura che possa esserci troppa consapevolezza. La regia è ottima con delle sequenze veramente riuscite dal punto di vista visivo e narrativo. Il tono viene mantenuto funereo, ma caloroso, con la morte che aleggia per tutto il film. Esso viene inoltre modificato benissimo, cambiando da situazioni più leggere e spensierate ad altre drammatiche, con un semplice cambio di inquadratura nella stessa scena, grazie ad una tecnica ottima. Purtroppo in questo film viene in parte meno lo stile più surreale e visionario del regista, anche se tecnicamente rimane di alto livello. Il ritmo viene mantenuto adeguato per tutto il film, anche se sono presenti alcuni momenti con dei piccoli cali, che però nel complesso non minano l'esperienza. Anche la messa in scena e la fotografia è veramente ben fatta con scenografie post-apocalittiche molto ispirate e con una fotografia che alterna momenti caldi e freddi con gusto e in maniera riuscita. Dal punto di vista visivo sono molte le scene che restano impresse e c'è una composizione delle inquadrature molto curata. Il montaggio è ben fatto e riesce ad intrecciare bene le linee narrative in modo da renderle comprensibili e facili da seguire, oltre ad avere una buona ricercatezza visiva. La colonna sonora è ben fatta ed ha dei toni vagamente retrò, che ben si adattano alla vicenda. Il sonoro è una delle componenti più riuscite, con degli effetti inseriti per rendere più partecipe lo spettatore delle sensazioni dei personaggi, come il cuore del bambino o il suono del contatore Geiger. Gli attori sono molto convincenti e quasi tutti riescono a tratteggiare personaggi realistici e profondi. Purtroppo non tutti riescono ad avere delle personalità che restano impresse, ma i protagonisti compongono un quadro caratteriale molto variegato. Le interazioni fra di loro sono scritte molto bene e, anche quando la situazione diventa melensa, non dà alcun fastidio, ma anzi risulta adatta alla situazione. Quindi, ci troviamo di fronte ad un bel film, che pur essendo a mio avviso meno riuscito di Himizu, risulta avere una forte carica visiva che fa appassionare molto alla vicenda, riuscendo a descrivere benissimo il dramma vissuto dalle vittime di una catastrofe, portando avanti la storia con uno stile molto ispirato una narrazione chiara ed interessante.

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