lunedì 26 maggio 2014

La vendetta dei 47 ronin (1941) di Kenji Mizoguchi





Grandioso film che racconta con maestria la vendetta e il sacrificio di 47 uomini onorevoli fedeli fino alla morte al loro padrone e al bushidō. La storia è tratta da un avvenimento realmente accaduto. Un daimyō, durante una cerimonia tenta di uccidere un signore rivale per via di alcune offese che quest'ultimo gli aveva rivolto. A causa di ciò l'aggressore sarà costretto dalle autorità a fare seppuku, mandando così in rovina la famiglia. Oichi, il suo ciambellano, organizzerà una vendetta con 47 samurai che servono la famiglia, verso il signore che il daimyō aveva tentato di uccidere. Questo porterà a grandi conseguenze per la famiglia e per i 47 samurai. La linea narrativa segue un andamento anomalo rispetto alla vicenda raccontata, dato che non vengono mai mostrate le scene di azione o di violenza che sono invece solo raccontate o suggerite dagli altri personaggi. Questo fa sì che tutta l'opera sia composta unicamente dalle scene che riguardano i rapporti fra i personaggi, lasciando completamente fuori ogni altro evento accaduto. Questa scelta l'ho trovata molto interessante, dato che viene gestita molto bene e permette di creare benissimo una rete di relazioni che descrivono e spiegano la società del tempo. Ogni momento è stato studiato bene e non sono presenti dialoghi sciatti o tirati via, ma ognuno di essi contribuisce a dare spessore ai personaggi. Altra cosa che mi è piaciuta molto è come viene trattato il bushidō, che è considerato un dogma inviolabile e nessuno cerca mai di infrangerlo in alcun modo. La devozione dei samurai al loro padrone e a questa dottrina viene descritta benissimo e riesce a risultare realistica e coerente con il microcosmo che viene mostrato. La figura della donna, pur vivendo in una società fortemente maschilista, riesce ad emergere e alcuni personaggi femminili riescono ad avere una forte autorità e un certo spessore. Ovviamente alcune figure sono molto remissive, per via della loro condizione subordinata al padrone. La forte suddivisione in classi del Giappone feudale viene mostrata sotto un luce positiva fin quando viene esplorato il mondo di una famiglia abbastanza aperta che non opprime i servi, mentre viene vista con un'ottica negativa quando vengono mostrati gli intrighi di palazzo e i soprusi che possono essere messi in atto attraverso questo classismo. Questo film è un atto di riconoscimento verso la devozione dei 47 samurai, che per portare a termine il loro obiettivo hanno dimostrato grande tenacia e determinazione. I rapporti umani sono sempre molto formali e freddi, per seguire un etichetta arcaica, ma che rende solenne ogni atto compiuto. L'unico difetto che mi sento di mettere in evidenza è la durata lievemente eccessiva del racconto che, essendo privo di scene eccessivamente ritmate, rischia di risultare un po' troppo lento in alcuni punti, anche se nel complesso non si fanno sentire molto. La regia è molto posata e sfrutta molte inquadrature fisse. Durante i dialoghi non verrà mai sfruttata la tecnica del campo/controcampo, ma la macchina da presa è posta in modo da inquadrare tutti gli interlocutori e lasciando i personaggi a discorrere, muovendosi saltuariamente a destra o sinistra, in caso di movimento. Nel complesso, il ritmo è mantenuto molto buono, vista l'assenza di sequenze concitate, e la narrazione è mantenuta chiara ed intrigante. Stupefacente è come venga mantenuto alto l'interesse semplicemente facendo interagire i personaggi e impostando la narrazione in maniera adeguata. La fotografia e la messa in scena sono ottime, con inquadrature veramente suggestive, soprattutto di interni, con costumi fantastici, aiutati da una ritualità veramente ben fatta e da alcune sequenze molto solenni. Durante tutto il film non passerà mai la sensazione di realismo che scatena la messa in scena. La colonna sonora utilizza brani dai toni classici per quel periodo e riesce così ad infondere ulteriore atmosfera al racconto. Detto ciò, c'è da precisare che le musiche non sono onnipresenti e verranno utilizzate non molto lungo la durata del film. Gli attori danno delle ottime prove attoriali, riuscendo ad esprimere molto bene i ruoli, anche sociali, che sono stati chiamati a ricoprire. Tutto questo è aiutato da un ottimo lavoro di scrittura, che si concentra nei dialoghi molto curati, che mantengono alto l'interesse, anche se alcuni cali eccessivi di ritmo di fanno sentire in momenti isolati della narrazione. I personaggi principali sono approfonditi bene e riescono ad avere un carattere ben definito e riconoscibile, ma anche i comprimari, pur essendo meno strutturati, riescono ad ottenere una propria identità, anche se, a volte, appena accennata. Questo è un grande film storico, che racconta con maestria e un po' di nostalgia una vicenda dove la devozione e la rettitudine sono gli unici valori che contano, intessendo un racconto ben strutturato fatto di uomini di fronte a scelte cruciali per la loro vita.

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