giovedì 13 novembre 2014

Prossima fermata: l'inferno (2008) di Ryūhei Kitamura


Trailer del film



Interessante horror che risulta convincente grazie ad una storia intrigante raccontata bene. Il racconto vede come protagonista Leon, un fotografo che sta cercando il modo di diventare un artista rinomato. Per far ciò inizierà a fare foto della città e si imbatterà in uno strano uomo. Quest'ultimo si rivela essere un killer che ogni notte sale su un treno della metropolitana e, quando il mezzo entra in un binario morto, fa strage dei passeggeri.
Leon parla con un suo amico in una tavola calda
L'indagine porterà Leon ha scontrarsi con il killer e a scoprire una verità terribile. La storia risulta essere strutturata abbastanza bene, con i punti di svolta nei momenti giusti e con alcune trovate non scontate che riescono a dare verve ad una narrazione che rischiava di scadere fin troppo facilmente in linee narrative battute fino all'inverosimile. Quasi ogni cosa inserita nel racconto non sembra essere un riempitivo, ma riesce ad essere in qualche modo funzionale alla narrazione. Ovviamente non mancano i momenti che fanno storcere il naso per via dei cliché che si portano dietro o per via di alcune ingenuità narrative. Ad esempio un aspetto che mi ha dato fastidio è il fatto che i personaggi si accorgano sempre quando il killer è alle loro spalle, con lui immobile dietro i loro e quest'ultimi che cambiano espressione, avendo capito di essere in pericolo. Altro aspetto non riuscitissimo è il fatto che il cattivo si comporti in maniera in po' illogica in alcuni momenti, lasciando spazio per contromosse e fughe precipitose, oltre al fatto che non uccida mai in maniera rapida, ma attenda sempre qualche momento per creare più pathos. Comunque nel complesso la storia convince molto e la mano di Clive Barker nella scrittura si nota, andando in alcuni momenti ad omaggiare Lovecraft.
Il killer attende il momento di agire
Il mistero e la tensione vengono create a dovere, oltre ad inserire momenti di macabra ironia che a volte stonano, ma risultano piacevoli alla fin fine. La regia è buona, con alcune trovate interessanti ed un uso consapevole della macchina da presa. La tensione e il ritmo vengono dosati bene, senza mai far scemare troppo l'attenzione dello spettatore. La fotografia è molto buona, dosando bene i colori, da caldi a freddi, e dando così alla scena il giusto tono. I momenti nella metro sono caratterizzati da tonalità molto fredde che danno bene il senso di metallico e inumanità del mezzo. Al contrario le scene nella città sono più calde e danno un senso di sicurezza allo spettatore, così da rendere più efficaci i momenti carichi di tensione. Il montaggio è ben fatto, con brevissimi inserti e visioni che fanno risultare comprensibile la scena, riuscendo ad arricchirla. Nel complesso il comparto tecnico è buono, senza far gridare al miracolo, anche se può vantare una messa in scena ispirata in alcuni punti. Il rumore di ferraglia della metro accompagna tutta l'opera e sono presenti molti suoni urbani che riescono a creare una bella atmosfera.
Il killer cerca le sue prede
Maya scappa per salvarsi la vita
I personaggi non sono molto approfonditi, ma riescono comunque ad amalgamarsi bene fra di loro e a creare delle interazioni che non sono ottime, ma fanno scorrere abbastanza bene la vicenda. La scelta di non caratterizzare i cattivi può essere da un certo punto di vista buona, così da disumanizzarli e darli un'aura più malvagia. Il protagonista invece è caratterizzato abbastanza bene, pur essendo circondato da comprimari dimenticabili.
Bradley Cooper non recita benissimo, ma alla fine porta a casa dignitosamente la parte. La scrittura è uno degli aspetti che porta avanti maggiormente l'opera, essendo ben visibile la visionarietà di Clive Barker, il quale costruisce una storia intrigante e colma di mistero. Quindi, questa è una pellicola convincente, non priva di difetti, che crea bene la tensione e l'interesse nella trama, la quale è ben raccontata anche grazie ad una tecnica buona, che rende piacevole la narrazione e riesce a creare una buon crescendo che nel bel finale trova la sublimazione.

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