sabato 5 dicembre 2015

Lo sciacallo - Nightcrawler (2014) di Dan Gilroy


Trailer del film



Bella pellicola che sfrutta sapientemente una storia interessante per portare ottime critiche alla società. La trama vede come protagonista Lou, un giovane ragazzo che sta tentando di trovare la sua via nel mondo del lavoro, con mezzi più o meno leciti. Un giorno casualmente rimarrà affascinato dal lavoro svolto da alcuni reporter di cronaca, i quali cercano servizi per le vie cittadine durante la notte. Il ragazzo decide di intraprendere quella strada e seguiremo le sue vicende nel tentativo di sfondare e arrivare al successo. Da subito emergerà la forte ambizione di Lou, che pur di raggiungere i suoi obiettivi non si fermerà di fronte a nulla. 
Lou in uno studio televisivo
Molto interessante è il mondo lavorativo nel quale si muove, dato che questo è caratterizzato da un vero a proprio sciacallaggio sulle tragedie, essendo tutti i giornalisti notturni in cerca dei fatti più cruenti e delle inquadrature più sanguinolente senza alcun rispetto per le vittime. La trama è molto interessante ed è sviluppata con intelligenza, fornendo una bella evoluzione del protagonista e con un'estremizzazione delle immoralità commesse per raggiungere il suo scopo.
Lou e il suo assistente a caccia di notizie
Uno degli aspetti più interessanti, oltre al bel contesto creato, è il modo con cui vengono tratteggiati i media, gli spettatori e i reporter, tutti e tre colpevoli di un imbarbarimento della notizia. I primi manipolano la realtà come meglio credono per dare notizie dal forte impatto emotivo, lasciando in secondo piano i fatti più importanti, mentre il pubblico segue con morbosità questi fatti non curandosi del modo strumentale in cui vengono presentati.
I due in attesa di una segnalazione
I reporter ovviamente fanno il lavoro sporco, che deve rimanere dietro le quinte patinate dei telegiornali, trovandosi a riprendere scene con freddezza e distacco. Attraverso la scalata al successo del ragazzo viene messa in scena un'estremizzazione del sogno americano, del lavoratore che con il proprio impegno riesce a attuare la scalata sociale. Lou si impegna, infatti, moltissimo per raggiungere i suoi obiettivi, passando sopra a tutto e tutti, senza alcun rimorso. Nella pellicola è anche presente un interessante riflessione metacinematografica, dato che lo spettatore del film condanna il comportamento di Lou, ma nello stesso tempo, brama nuove immagini sempre più disturbanti, in maniera "analoga" agli spettatori del TG, mostrando come la visione dei film soddisfi in parte il desiderio vouyeristico innato degli spettatori.
Lou flirta con la direttrice del telegiornale
Da tutto questo emerge un quadro desolante, con una società ancora fortemente classista e lobotomizzata dalle notizie ad effetto fornite dalla televisione, le quali sono il veicolo con cui portare avanti una forte immoralità nella fruizione e nella produzione di tali contenuti. La regia è molto buona, dato che mantiene un buon ritmo per tutta la durata dell'opera e riesce a darle un taglio veramente azzeccato, ben delineando il contesto nel quale si trova il protagonista. La fotografia, soprattutto di notte, è molto curata, con un buon uso delle ombre e con una bella creazione dell'atmosfera. Le ambientazioni urbane sono ben caratterizzate e non sono rese quasi mai scialbe o tirate via. il montaggio è curato e anche nelle scene più concitate riesce ad dare chiarezza e a dare il giusto ritmo alle sequenze, prendendosi i suoi tempi quando serve.
Uno dei rari momenti di crisi del protagonista
La colonna sonora è nella norma e ben si amalgama alle situazioni. I personaggi sono ben caratterizzati, con una menzione particolare per Lou, così odioso e spietato ma comunque molto interessante, e la direttrice dell'emittente che collabora con il protagonista, anch'essa senza scrupoli e fredda calcolatrice. Lou riesce ad essere molto inquietante, dato che di fronte ad una faccia angelica e serena, nasconde un malvagità e una freddezza che spiazza e disturba molto. I personaggi acquistano spessore anche grazie a delle buone interpretazioni, che riescono a dare il giusto apporto alla caratterizzazione. La trama, come già scritto, è ben strutturata ed ha delle belle idee ben sfruttate. Questo è quindi un film molto interessante, che porta avanti numerose critiche attraverso una storia torbida ed appassionante, realizzata bene dal punto di vista tecnico, permettendo così allo spettatore di godersi l'evoluzione del protagonista e di analizzare efficacemente il microcosmo che lo circonda lasciandosi alle spalle una realtà desolante e priva di umanità.

giovedì 26 novembre 2015

Prisoners (2013) di Denis Villeneuve


Trailer del film


Bel thriller che riesce a sondare molto bene l'anima dei personaggi. La storia vede come protagonista una famiglia americana alla quale viene rapita la figlia. Dal quel momento la storia seguirà le vicende del padre della bambina che decide di farsi giustizia da solo e il poliziotto incaricato delle indagini che tenterà di ritrovare la bambina attraverso strade più convenzionali. I due modus operandi procederanno di pari passo e verranno messi a confronto per studiarne la bontà. Ovviamente il metodo del padre, seppur comprensibile in parte per via del forte dolore provato, risulta essere il più inumano e immorale.
I poliziotti arrestano un sospetto
Questo approccio porta l'uomo a compiere atti estremi, i quali non portano ad effettivi sviluppi nell'indagine, ma sembra servano unicamente come valvola  di sfogo per i genitori delle vittime, rischiando però di compromettere la propria morale e la propria famiglia. Al contrario, le indagini compiute dal poliziotto sono molto più incisive e risulta essere l'unico a portare risultati. La realtà rappresentata è molto cruda ed il confine fra giusto e sbagliato è labile, dando così un buono spessore alle figure che prendono parte al racconto. La storia si sviluppa molto bene e sono rari i momenti di stallo, anche se alcune sequenze potevano essere più brevi. L'intrecciarsi delle vicende dei due protagonisti riesce ad appassionare e pone lo spettatore di fronte ad un dubbio morale: cosa farei io al posto del padre della bambina?
Il padre della bambina tortura il sospetto
Quindi da un lato viene istintiva la condanna al comportamento del padre, dall'altro emerge una specie di solidarietà dovuta alla sua disperazione. Ovviamente la pellicola condanna tali comportamenti, legati alla giustizia privata e alla vendetta, dato che vengono mostrati inefficaci e terribili. Il modo con cui vengono portate avanti le torture è molto efficace e riesce a scuotere lo spettatore, pur non mostrando mai immagini sconvolgenti. Il tono cupo con cui viene portata avanti l'opera è molto efficace e crea un'atmosfera veramente intrigante. La pellicola qualitativamente regge bene per tutta la sua durata, anche se sul finale sono state prese scelte narrative un po' forzate in alcuni tratti, come se ci fosse stata l'intenzione di portare la trama verso una determinata conclusione, anche se frutto di fin troppe coincidenze.
Anche la polizia torchia il ragazzo
La regia è molto buona e sfrutta uno stile abbastanza classico ma ben fatto, dato che riesce a far salire bene la tensione e riesce a far emozionare ed appassionare lo spettatore. Il ritmo è mantenuto sempre adeguato, oltre ad aver gestito molto bene le situazioni e la storia, avendole dato un taglio crudo e creando un'atmosfera opprimente e cupa che aiuta molto nella riuscita del racconto. La fotografia utilizza dei toni molto cupi che creano un'aura mortifera durante buona parte della storia. I personaggi sono ben disposti ed alcune inquadrature risultano interessanti. Anche la scelta di dare al clima un ruolo caratterizzante, ambientando molte scene durante la pioggia, l'ho trova azzeccata. Il montaggio è ben fatto con alcune sequenze che sfruttano veramente bene il montaggio parallelo. Anche la costruzione delle scene dà vita a dei momenti molto inquietanti, come l'utilizzo della sega elettrica da parte di un personaggio, mentre stanno pensando a come far parlare il sospettato. Inoltre la scelta di non mostrare sempre le torture ma lasciandole immaginare, rende alcune scene abbastanza forti, anche se non vengono mai raggiunti livelli degni di nota. I personaggi sono ben strutturati, anche se presentano tratti un po' stereotipati. I protagonisti riescono ad amalgamarsi bene fra loro e hanno uno spessore che impedisce di dare un giudizio certo sul loro operato, anche se la pellicola condanna apertamente alcuni comportamenti.
Le conseguenze delle feroci torture del padre
La storia è interessante, dal taglio classico e con alcuni cali che non compromettono la qualità complessiva dell'opera. Quindi questo thriller riesce ad elevarsi dalla media anche senza presentare molti elementi di originalità o di spicco, ma riesce a giocare molto bene le sue carte coinvolgendo lo spettatore e intessendo una trama inquietante supportata da un buon livello tecnico e da degli interpreti in parte. La pellicola riesce così ad intrattenere e a far riflettere sulla moralità dei personaggi e sul loro modo di reagire in situazioni straordinarie, capaci di estrarre gli istinti più bassi della natura umana.

sabato 24 ottobre 2015

Voglio la testa di Garcia (1974) di Sam Peckinpah


Trailer del film


Grandissima opera che mette bene in mostra il potere distruttivo del denaro sulla moralità delle persone. La pellicola comincia con la richiesta di un "fazendero" messicano, di portargli la testa di uno suo dipendente, Alfredo Garcia, per aver messo incinta sua figlia. A quel punto, vista la lauta ricompensa messa sul tavolo, molte persone saranno interessate nel trovare Garcia. Per aiutarsi nell'indagine, due uomini affideranno l'incarico a Bennie, un messicano, il quale preso dall'avidità metterà a repentaglio al sua vita per compiere la missione.
Bennie ed Elita decidono di fuggire insieme
La pellicola è strutturata inizialmente come un road movie, nel quale Bennie e la sua compagna Elita vanno in cerca del cadavere di Garcia per riscuotere la taglia. La trama è sviluppata benissimo e riesce ad approfondire molto bene i temi trattati, senza sacrificare l'intrattenimento, essendo veramente appassionante. Ovviamente l'opera di scaglia contro il potere corruttivo del denaro, che porta le persone ad andare contro la propria morale e mostra l'insensatezza della ricerca di una rivalsa sociale ad ogni costo, non accontentandosi di ciò che si ha. Queste tematiche sono strutturate molto bene e riescono a far breccia nello spettatore, grazie all'empatia creata con Bennie ed Elita.
Bennie mentre lavora
Anche gli sviluppi della trama non sono banali e sono gestiti benissimo riuscendo a costruire una narrazione lineare, ma molto profonda. La pellicola è caratterizzata da una certa dose di violenza che aiuta molto a caratterizzare il contesto crudele nel quale si muovono i personaggi. I destini assegnati alle persone sono spesso impietosi e non puntano ad accontentare lo spettatore, ma a rendere il tutto realistico e funzionale al racconto. Molto bella è la parabola umana vissuta da Bennie, che pur di fare soldi arriva a rinnegare tutto ciò in cui crede, per poi, dopo aver toccato il fondo, tentare di ottenere una rivalsa non più dal punto di vista sociale, ma dal punto di vista morale, essendosi reso conto di cosa era diventato. Inoltre la storia d'amore fra i due è realizzata molto bene, riuscendo ad emozionare e mettendo in risalto la dignità di Elita, che, anche se con un pizzico di ingenuità, propone a Bennie di fuggire e coronare il loro amore con uno stile di vita semplice.
Bennie viene fermato da dei paesani che rivogliono la testa
Il loro reciproco sviluppo emotivo riesce a dare molta forza al racconto e fa da contraltare alla crudeltà che li circonda da ogni lato. Lui si troverà quindi a scegliere fra due opzioni: l'amore puro e semplice e la scalata sociale attraverso del denaro facile guadagnato onestamente.
I due raggiungono la loro destinazione
La regia è meravigliosa, dato che riesce ad essere visivamente molto potente e a far ragionare su molte tematiche. La cura nelle inquadrature e l'intensità del racconto denotano una bravura rara. Le ambientazioni, durante il viaggio dei due protagonisti restano impresse e aiutano a creare un contesto vitale ed interessante. La fotografia riesce a dare spessore ai luoghi rendendoli omogenei fra loro. Il montaggio è assolutamente perfetto e in molte sequenze riesce a stupire per la precisione e per il gusto estetico, come durante le sparatorie, dove è possibile notare lo stile di Sam Peckinpah.
Bennie scappa con la testa
Il ritmo è sempre adeguato, alternando momenti più serrati ad altri più calmi. I protagonisti risultano essere ben approfonditi, con numerose sfaccettature che li rendono molto interessanti e umani, grazie anche a delle performance attoriali di buon livello. I comprimari sono meno caratterizzati ma riescono a mettere in evidenza le caratteristiche utili per il procedere della trama.
Bennie diventa spietato
Dal punto di vista narrativo la storia è molto interessante e permette numerosi spunti di riflessione, trattandosi di una vicenda molto toccante e tragica, che mette a nudo i lati più bassi dell'uomo, per poi dargli in mano la possibilità di una rivalsa morale, lasciando così un briciolo di speranza. In conclusione, questa  un'opera meravigliosa, sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista narrativo, la quale riesce a rimanere impressa nella mente dello spettatore per via della sua forza visiva e per via dell'inevitabile empatia che si crea con i protagonisti, dai comportamenti così umani, nella loro fragilità e nel forte legame fra di loro.

venerdì 23 ottobre 2015

La pianista (2001) di Michael Haneke

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Bellissimo dramma che riesce a mostrare la spirale autodistruttiva di una donna sessualmente repressa. La protagonista è Erika Kohut, un'insegnante di pianoforte che vive una doppia vita: di giorno insegna al conservatorio in maniera molto severa, mentre di notte va a giro per la città dando sfogo ad alcune sue perversioni, che principalmente sfociano nel vouyerismo. Un giorno lei viene in contatto con Walter, un giovane ragazzo che vorrebbe studiare piano. Fra i due nasce subito una certa attrazione, la quale resta inizialmente platonica.
Erika e Walter si confrontano
Quando i due troveranno le forze per portare avanti la loro infatuazione emergeranno lati della personalità della donna che metteranno in difficoltà il ragazzo. La storia è veramente interessante, abbastanza perversa, e riesce a tratteggiare con maestria l'evoluzione della protagonista, la quale precipiterà sempre di più in una spirale autodistruttiva. La narrazione si sviluppa molto bene, facendo evolvere gradualmente lo stato mentale della donna, che passerà da una situazione borderline ad un'altra via via sempre più critica.
Un'esecuzione di un brano al pianoforte
Il fulcro di tutta l'opera è ovviamente il carattere di Erika, la quale dimostra una buona profondità e moltissime sfaccettature, che spaziano fra l'infantile e e il crudele. Il rapporto che si crea fra lei e Walter nasce su basi malate e non riesce ovviamente ad avere sviluppi normali, anche se risulta essere veramente interessante. Il modo con cui i due vengono fatti interagire è ottimo e riesce in questa maniera a scandagliare molto bene la psicologia di Erika. La pellicola presenta anche della morbosità, ma senza enfatizzare eccessivamente la cosa, come se la regia volesse esaminare la situazione in maniera analitica e ciò è riscontrabile nella freddezza della regia, che stride con le immagini legate agli istinti più bassi a carnali dell'uomo. Questa differenza fra le due dimensioni crea una messa in scena straniante che riesce a disturbare, ma anche a catturare l'attenzione. Non mancano nemmeno momenti visivamente abbastanza forti che riescono a colpire allo stomaco lo spettatore. Molto interessante è il fatto che la donna sembra abbia finora vissuto una vita sessuale abbastanza repressa. Questo, causato in parte dal rapporto ancora infantile con una madre che la controlla molto, non l'ha aiutata a sfogare i suoi istinti, cosa che sembra averla portata in una situazione ingestibile. Molto bello è il momento in cui lei capisce di non poter più coinvolgere Walter e decide di proseguire da sola la sua via verso l'autodistruzione, senza più curarsi delle apparenze, ottenendo così la libertà, ma vincolata ad una sessualità fuori controllo che la porterà probabilmente ad estreme conseguenze. La pellicola parla della sofferenza umana e del marcio che si nasconde tanto più l'ambiente di facciata risulta pulito e immacolato. La regia, come già scritto, è fredda e non dà mai enfasi eccessiva alle sequenze più scabrose, ma lascia che lo spettatore segua con interesse il procedere della trama.
Erika si ferisce in bagno per provare piacere
Il ritmo è ottimo e la struttura narrativa è molto buona, senza cali qualitativi, ma con un buon incedere verso una perversione sempre più estrema. Nonostante la freddezza della regia, ciò che vediamo non è un film senza emozioni, ma esse vengono delegate quasi unicamente alle azioni e alle personalità dei personaggi piuttosto che alla messa in scena. L'atmosfera creata risulta molto efficace, essendo morbosa e sempre più disturbante, così da rendere ancora più tangibile la caduta nel baratro di Erika. Le inquadrature sono ben strutturate, avendo una messa in scena curata e un posizionamento della macchina da presa che non banalizza mai la visione. Il montaggio è molto buono, con un uso intelligente delle riprese del pianoforte dall'alto che spezzano bene le scene. La colonna sonora vanta ovviamente pezzi classici di alto livello e musiche che riescono ad amalgamarsi bene con l'atmosfera creata, dando ancora più forza al racconto.
Walter ed Erika arrivano al climax del loro rapporto
La narrazione è ben strutturata, la storia risulta essere molto interessante e permette di venire a contatto con una realtà torbida che fa riflettere. I personaggi sono ben amalgamati fra loro con Erika che possiede una profondità e un'intensità invidiabile, tale da renderla un personaggio tragico e indimenticabile. Gli altri personaggi sono di contorno ma non risultano piatti, anche se non possiedono uno spessore tale da renderli eccezionali. In conclusione questa è un'opera molto profonda e visivamente potente, che racconta una storia abbastanza tragica attraverso la graduale perdizione di una ragazza per bene, il tutto presentato in maniera eccellente e con uno stile che fa risaltare la forza del perverso racconto.

martedì 6 ottobre 2015

Vittime di guerra (1989) di Brian De Palma


Trailer del film



Grande film sulla guerra che riesce a mostrare le brutture di un conflitto spregevole, che è riuscito a far regredire le persone ad un livello animalesco. La pellicola è ambientata durante la guerra del Vietnam, durante la quale il soldato Eriksson si trova in una squadra di folli, la quale, per vendicare la morte di un soldato, rapisce e sevizia una ragazza vietnamita. Eriksson rimarrà sconvolto dall'accaduto ed inizierà a cercare il modo di far punire i colpevoli del fatto. La trama è strutturata molto bene, dato che riesce a mantenere alta la tensione e l'interesse dello spettatore per tutta la durata della pellicola, riuscendo a coinvolgerlo e a disturbarlo.
Eriksson su un pullman
I momenti più riusciti riguardano tutta la parte di pellicola in cui è presente la ragazza vietnamita rapita, dato che in quelle situazioni emerge tutta la bestialità e l'inumanità che la guerra ha provocato ai militari, ormai abituati a vivere in una situazione di pericolo continuo. La scena dello stupro e dell'assassinio sono veramente forti e disturbano moltissimo. Da lì la trama prosegue mettendo al centro il soldato Eriksson, il quale decide di denunciare i suoi compagni, permettendo così al regista di mettere in scena anche tutte le distorsioni sociali presenti all'interno dell'esercito.
Eriksson viene minacciato dalla sua squadra
Il rapporto gerarchico presente, infatti, sembra che venga sfruttato come una buona giustificazione per poter commettere molte atrocità senza aver paura di ripercussioni morali e legali. Questo aspetto dimostra come il livello umano durante quella guerra si sia abbassato e come questa sia stata un conflitto indegno. La pellicola riesce ad emozionare molto e ci fa confrontare con delle personalità molto variegate che si dimostrano completamente fuori posto nel contesto presentato. Alcuni momenti sono veramente forti e posseggono un pathos invidiabile, che permette loro di appassionare lo spettatore. Anche la parte di pellicola successiva al rapimento risulta essere ben fatta ed è proprio lì che vengono messe in evidenza le distorsioni più evidenti, con dei superiori che non vogliono scandali e con un esercito mostrato compatto anche nella difesa dei colpevoli.
Paesaggio suggestivo al tramonto
A questo proposito è molto interessante come inizialmente l'esercito sia ovviamente frutto di una sensazione di sicurezza e di accoglienza, mentre nelle fasi finali Eriksson si trovi a temere per la sua vita maggiormente a causa dei suoi commilitoni rispetto ai Vietcong. Ovviamente non vengono colpevolizzati unicamente coloro che hanno commesso materialmente l'atto, ma loro sono rappresentati in parte come vittima degli eventi e corrotti moralmente dall'ambiente nel quale si trovano, che ha acuito e fatto nascere lati oscuri della propria personalità.
Eriksson e la vietnamita rapita
Tutti questi aspetti permettono alla pellicola di mostrare le atrocità della guerra in generale e permette di portare avanti critiche molto forti a tutti coloro che direttamente o indirettamente hanno preso parte al conflitto. Molto interessante è il modo in cui viene messa in evidenza la propensione dell'essere umano nel prevaricare gli altri, nel momento in cui ottiene un potere maggiore. La regia riesce ad avere un'ottima intensità e riesce a coinvolgere molto. Le scene riescono ad avere un pathos raro e disturbano lo spettatore che si trova ad assistere a momenti veramente forti, che non lasciano indifferenti. Inoltre la narrazione è gestita bene e le fasi del racconto sono ben bilanciate fra loro. Sono utilizzate molti primi piani nei quali viene sfruttato bene lo sfondo, inserendovi l'azione presente nella scena, come una sparatoria ad inizio film, dando molto dinamismo alle inquadrature.
Il soldato prova a rivolgersi ai suoi superiori
C'è anche un buon uso delle soggettive, anche se sono rare nella pellicola. La fotografia è molto bella ed è visivamente affascinante, con un buon uso dei colori e della disposizione dei personaggi, con un uso intelligente della profondità. Il montaggio e il resto del comparto tecnico sono molto soddisfacenti e riescono a costruire un'opera visivamente molto bella. La colonna sonora riesce a sottolineare bene i momenti di pathos e vengono anche utilizzate musiche dai toni vagamente tribali. I personaggi sono ben caratterizzati, anche se alcuni aspetti dei loro caratteri sono lievemente stereotipati, cosa che viene mitigata dalle belle performance degli attori. Dal punto di vista narrativo il film riesce ad avere una forza rara e viene ben sfruttata una storia che già sulla carta risulta interessante. Questo è un ottimo film di guerra che denuncia le barbarie portate avanti durante i conflitti e mostra efficacemente come le persone perdano via via la propria umanità stando in contatto con una realtà senza morale dalla quale non può emergere altro che bestialità e sopraffazione. Nonostante questo, viene lasciato uno spiraglio di speranza dato dal soldato Eriksson che non si piega al sistema e va avanti rischiando sulla sua pelle le conseguenze del suo gesto.

L'ultima casa a sinistra (1972) di Wes Craven


Trailer del film



Revenge movie veramente ben fatto che non risparmia una certa violenza e porta avanti una buona critica sociale. La storia segue inizialmente le vicende di due ragazze, Mary e Phyllis, che decidono di passare una giornata in città durante il compleanno della prima, mentre i suoi genitori le preparano la festa a casa. Le due purtroppo entreranno in contatto con una banda di criminali che le rapirà e le violenterà selvaggiamente. Da questo evento le conseguenze saranno inaspettate e veramente ben studiate. La trama prosegue benissimo con delle belle svolte narrative che portano a sviluppi inaspettati.
I criminali
La piega sempre più cruda che prende la vicenda disturberà lo spettatore che si troverà a soffrire per la sorte delle povere sventurate. I criminali sono caratterizzati molto bene e riescono a risultare un gruppo ben strutturato. Questo porta il pubblico ad provare disprezzo nei loro confronti, dando così più risalto alla loro malvagità. Sono presenti alcuni momenti in cui i cattivi sembrano avere nello sguardo del dubbio e della consapevolezza di ciò che hanno fatto, ma nel complesso restano figure profondamente fuori controllo. Alcune sequenze sono veramente ben fatte, come le torture delle ragazze e il parallelismo fra le loro vicende piene di violenza e la preparazione della festa a casa di Mary, con i genitori di lei che amabilmente preparano tutto.
Mary con i suoi genitori
Fra i due momenti quello dei genitori sembra il più irreale, per via dell'idillio eccessivo che viene rappresentato, andando così a stridere con le scene perverse che vedono le ragazze come protagoniste. La storia andrà quindi avanti in maniera classica per il genere, anche se il modo con cui viene portata avanti la vendetta è originale e dimostra una ferocia che non stupisce in quanto tale, ma soprattutto per le figure che vi prendono parte. La pellicola, attraverso questa vicenda, riesce a mostrare un mondo molto selvaggio e crudele, portando nel frattempo una forte critica verso la polizia, mostrata inadatta nel difendere i cittadini da forze criminali fuori da ogni schema e verso la vendetta stessa che alla fine lascia solo distruzione e sterilità alle proprie spalle, senza apportare alcun conforto a chi la perpetrata.
Le due ragazze sono umiliate dai banditi
Questo viene ben rappresentato dal finale della pellicola che denota molta tristezza e desolazione, soprattutto per l'umanità perduta da coloro che si sono vendicati. La violenza è esplicita e le scene hanno una crudezza che potrebbe disturbare non poco, ma questo aiuta la pellicola ad avere una buona forza. Non stiamo parlando di un capolavoro, alcuni difetti sono riscontrabili, anche se molti sono tipici del genere e purtroppo non sono stati evitati dal regista, il quale denota però un'ottima mano, pur essendo al suo esordio. La regia è ancora acerba, ma già è visibile il talento del regista che indugia sulle sevizie vero le ragazze ma nello stesso tempo dà anche al fuori campo il giusto peso. Il ritmo e la struttura narrativa sono ben fatti e non portano mai un senso di noia, ma riescono a mantenere sempre vivo l'interesse dello spettatore, che dà una parte verrà disturbato dalla visione, ma allo stesso tempo ne rimarrà rapito.
La povera Mary viene torturata brutalmente
Le inquadrature sono interessanti e la fotografia è buona, dato che riesce a differenziare bene i toni a seconda delle situazioni, come nel momento di mostrare i genitori che preparano la festa alternati con le vicende delle ragazze. Anche il montaggio, pur essendo un po' grezzo, fa il suo lavoro e struttura bene le scene. La trama è stata studiata bene, pur non discostandosi molto dai film dello stesso genere, anche se possiede una buona profondità ed è stata ben sfruttata. I personaggi non sono molto approfonditi, anche se i criminali dimostrano più sfaccettature del previsto. Anche i genitori riescono a stupire per via del modo in cui viene fatto evolvere il loro carattere. Insomma, ci troviamo di fronte ad un buon esordio che già dimostra il talento di Craven, che ci propone un revenge movie studiato bene, che ha molte frecce al proprio arco e riesce a convincere sia per il modo crudo con cui viene presentata l'azione sia per come questa si sviluppa, stupendo lo spettatore e facendolo riflettere.

sabato 19 settembre 2015

Scream (1996) di Wes Craven


Trailer del film



Cult del genere horror che si è impresso indelebilmente nell'immaginario collettivo. La trama è ambientata nella tranquilla cittadina di Woodsboro, nella quale iniziano ad avvenire numerosi casi di omicidio per mano di un serial killer mascherato. Da qui inizierà a svilupparsi una trama molto interessante e caratterizzata da alcuni elementi folli ed altri fortemente ironici. La storia ha le caratteristiche tipiche di uno slasher, ma riesce ad avere uno stile riconoscibile e un killer caratterizzato molto bene. Uno degli aspetti che permette alla pellicola di elevarsi sopra la media è il fatto che riesca a giocare col genere senza prendersi troppo sul serio.
Ghostface: una leggenda!
Lo sviluppo narrativo scelto è stato molto intelligente, dato che permette allo spettatore di appassionarsi alla vicenda, grazie alla buona aura di mistero e pericolo che aleggia su tutta la vicenda. Il killer è senza dubbio una delle chiavi vincenti dell'opera, essendo, a differenza dei soliti killer, molto più vulnerabile e "umano", commettendo spesso errori e accusando normalmente i colpi ricevuti. Il modo con cui vengono messi alla berlina tutti i meccanismi dei film simili, per poi venire sfruttati nelle scene, mette in atto un appassionante gioco metacinematografico con lo spettatore più esperto.
Sidney mostra le sue grazie al ragazzo
Le morti risultano essere strutturate con intelligenza, essendo tutte caratterizzate dà una fortissima tensione e da dei dialoghi appassionanti che fanno crescere la tensione e la curiosità. Dopo un po' la formula viene intelligentemente snellita e il killer passerà prima all'azione, essendo ormai concluse le fasi di presentazione. Vengono mosse anche delle critiche ai mass media, che vengono mostrati come portatori di caos e di scarsa utilità, mentre la cittadina apparentemente idilliaca nasconde molti segreti che vanno oltre la bella facciata. Gli effetti splatter sono molto belli, artigianali, e riescono a disturbare molto lo spettatore per via della loro crudezza.
La prima vittima del killer
L'uccisione dei personaggi è utilizzata quasi come un rito dal regista che soddisfa lo spettatore con scene gore su personaggi che non creano volutamente molta empatia, eccezion fatta per quelli principali. Il regista è come se ci volesse far capire che il genere segue delle regole abbastanza ferree e per questo non è possibile sfuggire ad una serie di trovate narrative, a volte ingenue, per portare avanti la storia. Il sapiente miscelamento di tutte queste componenti ci regala una serie di situazioni veramente interessanti.
Billy e Stu scherzano con Sidney
La pellicola ha inoltre al suo interno numerose citazioni, una fra tutte quella di Nightmare molto bella e ironica. La regia è molto curata e riesce a gestire benissimo tutte le situazioni, dando il giusto tono e il giusto ritmo per tutta la durata del film. Gli omicidi sono orchestrati molto bene e risultano interessanti per via della precisione con cui sono strutturati. Le inquadrature sono strutturate molto bene, con alcuni picchi qualitativi, come il volto del killer riflesso nella pupilla di una vittima. Anche il momento in cui viene messo in scena il parallelismo fra il film alla televisione e quello che sta accadendo è gestito bene e crea delle situazioni macabre e ironiche. La fotografia è sempre pulita e ordinata, fino al momento in cui il sangue inizia a scorrere e va ad imbrattare tutte le scenografie. Nel complesso le ambientazioni e la posizione dei personaggi sono sempre strutturate con cura e non risultano mai sciatte o mal gestite. Il montaggio è molto buono, dato che riesce a strutturare tutte le scene in maniera adeguata e con un ritmo invidiabile, in modo da non far mai scemare la tensione.
Un'altra vittima del killer
La colonna sonora non è eccezionale, ma alcuni momenti risultano riusciti. I personaggi sono caratterizzati in maniera non troppo approfondita, ma visto il loro ruolo nella pellicola non si tratta di un difetto, anche se alcuni di loro risultano un po' odiosi. La follia di alcuni di essi è però resa benissimo e i personaggi principali risultano avere tutti delle caratteristiche distinguibili che li rendono abbastanza interessanti. La storia, come già scritto, non punta su una linea narrativa originale, ma sfrutta altri elementi per distinguersi dalla massa, raggiungendo dei risultati notevoli. Quindi questo film si è giustamente guadagnato il titolo di cult per via delle buone trovate, della bella realizzazione tecnica e per il tono che viene adottato, il quale mescola sapientemente ironia nera e tensione, riuscendo ad inquietare strizzando l'occhio ai fan del genere, i quali troveranno molto interessanti le riflessioni portate avanti dalla pellicola.

Left Behind - La profezia (2014) di Vic Armstrong


Trailer del film



Un film osceno che presenta talmente tanti difetti da scadere nell'involontaria parodia. La storia è semplice: un giorno, di punto in bianco, parte della popolazione mondiale sparisce nel nulla, lasciando sul luogo i propri vestiti. Questo evento viene mostrato attraverso le vicende di Chloe, una giovane ragazza universitaria venuta a trovare i genitori, e del padre Rayford, un pilota che sta andando in volo verso Londra.
La sparizione della gente non ha risparmiato nessuno
Il tutto comincia con delle riprese che ricordano una commedia romantica di serie Z e questo non aiuta ad entrare nell'atmosfera. La trama è raccontata malissimo e tutto si riduce alla ragazza che va a giro per la città e al padre che gestisce la crisi sull'aereo, dato che Rayford stupidamente aspetta l'ultimo secondo per evitare un aereo fuori controllo. Tutto questo di traduce in quasi due ore di scene ridicole dai dialoghi scritti con i piedi e con una regia che ricorda le peggiori serie tv in circolazione.
Inutili messaggi apocalittici
Elencare tutti i momenti che rendono questa pellicola  una cosa inguardabile è un'impresa fin troppo ardua. Uno dei difetti maggiori del film è lo scarsissimo peso che viene dato alla sparizione della gente, dato che viene utilizzata solamente per portare avanti le storie dei due protagonisti, senza che questo straordinario evento venga minimamente analizzato o studiato. Le uniche spiegazioni che vengono proposte sono di tipo religioso, ma sono talmente campate per aria da non suscitare il minimo interesse. La linea narrativa che coinvolge Chloe è di un'inutilità disarmante dato che, escluso l'istante della sparizione delle persone, non accade nulla degno di nota fino agli ultimi minuti nella quale finalmente la ragazza si rende utile. La parte sull'aereo presenta una quantità di scene ridicole che ha dell'incredibile. Innanzitutto i passeggeri sono uno dei gruppi più strani che mi sia mai capitato di vedere: sono presenti dei personaggi veramente bizzarri che sembrano usciti da "L'aereo più pazzo del mondo".
Rayford tenta di gestire la situazione sull'aereo
Le situazioni che si verificano sono anch'esse surreali, partendo dall'ingresso senza alcun controllo nella cabina del pilota da parte dei passeggeri, fino ad arrivare all'apice: una signora tira fuori una pistola lasciata da una guardia giurata sparita e minaccia gli altri passeggeri accusandoli di essere complici del marito nella sparizione della figlia. Semplicemente ridicolo! Anche il modo con cui viene dato credito a dei fanatici religiosi, dimostrando come avessero ragione sull'ascesa al paradiso è francamente fastidioso e non fa ben capire di quali gravi peccati si siano macchiate le persone rimaste sulla Terra, essendo presenti figure all'apparenza tranquillissime e buonissime per tutto il film. Dal punto di vista tecnico il film è un disastro: la regia presenta delle inquadrature senza alcun mordente, anche se riesce a mantenere un ritmo abbastanza buono.
Chloe è in difficoltà
Il modo con cui viene sviluppata la storia è completamente insensato e riesce a spegnere ogni entusiasmo che una storia del genere poteva creare. La fotografia non è molto buona, infatti nei piani lunghi sembra più da cartolina piuttosto che funzionale alla narrazione, mentre buona parte delle altre scene risultano abbastanza piatte e hanno un taglio fin troppo televisivo per risultare sufficientemente curate. Il montaggio è nella norma e non aiuta minimamente una situazione nel complesso imbarazzante. La colonna sonora è la ciliegina sulla torta che affossa definitivamente l'opera: questa è infatti completamente estranea rispetto a ciò che la scena suggerisce, con l'unica conseguenza di rendere alcuni momenti ulteriormente ridicoli, primo fra tutti il finale, nel quale, di fronte al caos nella città, parte una canzone che sembra più adatta ad una sitcom rispetto ad un film del genere. Dal punto di vista narrativo, eccezion fatta per l'idea di fondo che sulla carta era promettente, è stato fatto un pessimo lavoro. I personaggi sono caratterizzati malissimo e sembrano tutti delle macchiette, protagonisti compresi. L'empatia verso lo spettatore risulta praticamente assente, oltre a far risultare odiosi tutti i personaggi. In conclusione siamo di fronte ad un vero e proprio disastro che rimarrà impresso solo per le risate involontarie che scatena la sua visione, essendo presenti talmente tanti errori e cattivo gusto da risultare un'involontario film comico, che spero di dimenticarmi presto.

Lo strangolatore di Boston (1968) di Richard Fleischer


Trailer del film



Bel thriller che sfrutta uno stile molto interessante per creare una storia appassionante dall'inizio alla fine. La narrazione segue le vicende dello strangolatore di Boston, un serial killer realmente esistito, che ha mandato nel panico la città durante il suo periodo di attività. Seguiremo quindi due linee narrative distinte: la prima sarà ovviamente quella della polizia che tenterà in ogni modo di scoprire l'identità del killer, mentre l'altra seguirà gli omicidi in modo da dare un ottimo spessore al criminale.
Uno dei detective

La pellicola colpisce subito per lo stile adottato durante le scene che vedono come protagonista il killer. Quest'ultime infatti sfruttano in maniera pesante la tecnica dello split screen per mostrare ciò che accade attraverso un buon numero di punti di vista, dando alle scene uno spessore e una tensione unici, rendendo ogni delitto visivamente molto stimolante. Alla lunga la tecnica rischia di stancare ma fortunatamente non viene utilizzata oltre quel limite che l'avrebbe resa ripetitiva. Uno degli aspetti più interessanti della pellicola è il modo con cui viene mostrata la reazione della città di fronte al pericolo.
La polizia ricorre ad un sensitivo per scoprire l'assassino
Sono messe in evidenza le reazioni delle donne, le quali si sentono sempre più minacciate dal killer, e questa loro inquietudine è resa molto bene. Molto interessante è il modo in cui viene mostrata la società, la quale va in forte crisi nel momento in cui un suo componente riesce a sfuggire alla legge e a fare ciò che vuole, mettendo così in risalto come la nostra convivenza si regga su un equilibrio molto fragile che è tenuto in piedi unicamente dal buon senso generale. Il modo con cui vengono cercati dei capri espiatori è emblematico nel mettere in evidenza la crisi che pervade la cittadina. Le scorribande dell'assassino e le ricerche della polizia sono orchestrate benissimo e la narrazione procede spedita e senza cali, lasciando lo spettatore incollato allo schermo.
Una scena del delitto
Anche gli sviluppi scelti per la trama sono ben studiati e riescono a dare un tocco di originalità ad una vicenda abbastanza semplice, che poteva perdere mordente andando avanti. Lo stile adottato soprattutto per quanto riguarda il killer ricorda un po' quello argentiano (anche se Argento è venuto dopo) e anche l'inserimento della componente sovrannaturale va ad amalgamarsi bene col resto della storia. Quindi la trama riesce a mettere in scena una bella vicenda, che si concentra molto sulla psicologia dei personaggi per creare delle situazioni dal forte pathos e per mostrare le reazioni umane di fronte a situazioni eccezionali.
Una scena con numerosi split screen
La regia è veramente interessante, per via delle scelte visive che rendono la pellicola sempre stimolante, soprattutto nei momenti in cui vengono seguite le vicende dell'assassino. Inoltre i momenti finali in cui c'è lo studio psicologico dello strangolatore sono veramente belli e l'esplorazione della sua psiche è resa benissimo. Inoltre il regista riesce a dare un ottimo ritmo alla vicenda e a rappresentare molto bene la psiche della popolazione, grazie a delle inquadrature studiate benissimo. La fotografia fa un lavoro veramente oneroso, ma riuscito, dato che per molte scene deve studiare numerose inquadrature da proporre per portare avanti la narrazione, riuscendo però bene nell'intento, anche se la tecnica è un po' abusata.
La scoperta di un cadavere
Il montaggio va a braccetto con la fotografia dato che entrambi portano avanti delle scelte che ben si amalgamano per creare delle belle sequenze. Il ritmo è inoltre scandito bene e non sono presenti imperfezioni degne di nota. I personaggi e il lavoro di scrittura sono aspetti molto curati. I protagonisti e il killer risultano avere uno spessore degno di nota, con un Curtis in ottima forma che dà al suo personaggio una forza rara, oltre a prendere parte a delle sequenze che restano impresse. Gli altri protagonisti riescono a ritagliarsi il loro spazio e a rendere intrigante la loro indagine.
Una feroce aggressione
Lo scontro finale fra il poliziotto e il killer denota una buona qualità narrativa e un'interpretazione degna di nota, grazie a dei personaggi che danno molta intensità grazie alla loro caratterizzazione. In definitiva, questa è un'opera che può vantare un livello tecnico di spessore, che si mette al servizio della storia per darle un taglio molto interessante e per valorizzarla, consegnando così un thriller veramente ben fatto che riesce ad appassionare a e creare molto bene la tensione, così da rimanere fortemente impresso anche dopo la fine della visione.