martedì 31 marzo 2015

Dallas Buyers Club (2013) di Jean-Marc Vallée


Trailer del film


Bel biopic, che riesce ad emozionare a far riflettere lo spettatore. La storia raccontata è quella di Ron Woodroof, un giovane uomo dedito ad ogni tipo di eccesso, che un giorno contrarrà l'AIDS. Gli vengono dati 30 giorni di vita e lui si troverà da un momento all'altro in un abisso di disperazione. Ron decide però di non mollare e si inizierà ad informare su come trovare dei farmaci adatti a farlo sopravvivere. Dopo aver scoperto la tossicità dell'unico farmaco presente negli Stati Uniti che è stato identificato come capace di contrastare l'aggravarsi della malattia, lui deciderà di trovare strade alternative per salvarsi.
La nascita del Dallas Buyers Club
Da lì la sua vita cambierà e riuscirà a creare un traffico di farmaci alternativi, che lo porteranno a sopravvivere a lungo e a scontrarsi con l'FDA (food and drugs administration). Gli ostacoli che gli si porranno davanti, però, non saranno solo  di tipo burocratico, ma anche sociale, dato che nei primi anni di diffusione dell'AIDS, i malati venivano tacciati di fare vite immorali e venivano isolati e maltrattati dalla società. La storia è di per sé veramente intrigante ed il regista e riuscito a darle la giusta forza ed intensità.
Il travestito Rayon
La componente emotiva dei personaggi viene utilizzata bene per portare avanti la tragicità della loro condizione e per mostrare la loro forza di fronte alle mille avversità. La pellicola porta avanti numerose critiche: la principale allo stato americano che viene mostrato manipolato dalle lobby farmaceutiche e incurante della salute dei suoi cittadini, ma viene anche criticata la società stessa, la quale, forte della sua ignoranza, deride e e isola i malati giudicandoli senza alcuna umanità e lasciandoli soli a se stessi. La scelta di mostrare in parallelo le vicende di Ron e e giochi di potere presenti dietro la diffusione di questa malattia l'ho trovata vincente, dato che permette di evidenziare al meglio lo scontro fra l'uomo e il potere che si nasconde dietro i riflettori.
Ron obbliga un suo amico a dare la mano a Rayon
Anche la parabola umana del protagonista è veramente intrigante, dato che lui all'inizio sembra un uomo insensibile e animalesco, ma poi venendo in contatto con realtà difficili e simili alla sua, riesce ad addolcirsi, anche se non perde del tutto il suo cinismo e i suoi lati negativi, cosa che ho apprezzato molto. Il modo umano con cui viene trattata la questione aiuta a far entrare lo spettatore in empatia con i personaggi e permette di comprendere al meglio il dramma raccontato. Molto interessante è anche la scelta di mostrare i traffici di Ron con un'ottica che ricorda i traffici di stupefacenti, anche se in realtà ciò che viene trafficato sono medicinali che possono salvare delle vite. La storia è intrigante anche dal punto di vista dell'intrattenimento, dato che risulta molto interessante e ben strutturata, evitando di fare facili moralismi e evitando di essere troppo pomposa o epica. Il racconto è semplice e immediato, riuscendo a trasmettere con facilità i messaggi e a raccontare una realtà marcia. La regia è ben fatta e ben studiata, riuscendo a dare una bella carica emotiva alle scene e a trasmettere molto bene le emozioni dei personaggi.
Ron durante un festino
Le scene sono studiate bene, con un dosaggio del ritmo curato e che non fa mai annoiare lo spettatore. La fotografia è ben fatta e le inquadrature sono studiate bene e denotano una certa cura. Il resto del comparto tecnico è buono e riesce a rendere molto bene una storia delicata e non facile da gestire senza scadere nel patetico. Anche la colonna sonora ben si adatta all'ambientazione nella quale si muovono i personaggi, dallo stile country e folk. I personaggi sono quasi tutti ben strutturati e dotati di sfaccettature che li rendono interessanti.
Ron con la dottoressa Eve
Alcuni dei caratteri presentati purtroppo non sono sempre di qualità, come ad esempio quello della dottoressa Eve, che non ha una caratterizzazione degna di nota, rimanendo quindi un personaggio scialbo. Questa è, quindi, una bella opera che riesce a presentare un problema senza facili moralismi e con una forza espressiva non comune, grazie ad uno stile semplice ma curato, il quale riesce a far ragionare lo spettatore su alcuni temi non banali, raccontando una storia dal buon ritmo e ben studiata per risultare interessante ed avvincente.

Lolita (1962) di Stanley Kubrick


Trailer del film



Meraviglioso film di Kubrick che racconta una malsana storia, dotandola di una un'aura oscura e crudele. Il film è ambientato in America e vede come protagonista il professore Humbert, che per andare ad una serie di conferenze, prende in affitto una camera nella casa di una vedova, la quale vive insieme alla giovane figlia Lolita. Nel momento in cui gli occhi dell'uomo si posano sul corpo della giovane ragazza, nascerà in lui immediatamente un'attrazione irrefrenabile che lo porterà a giocare ogni carta in suo possesso per stare insieme a lei ed instaurare una relazione fra loro. Ovviamente l'aspetto che desta più scandalo è la differenza d'età nella coppia: lei è una ragazza minorenne, mentre lui è un quarantenne.
L'avvenente Lolita
La storia proseguirà con uno stile vagamente noir, concatenando episodi che sfociano sempre di più nel grottesco e mettono in luce tutti gli aspetti più malati e crudeli del protagonista, che vivrà una vera e propria ossessione verso la ragazza, che andrà oltre il semplice affetto. Il modo con cui è costruita la storia è veramente eccellente e riesce a mantenere incollato allo schermo lo spettatore, che troverà nelle vicende di Humbert una serie di eventi molto coinvolgente. Uno degli aspetti migliori della pellicola è come viene resa l'ossessione del protagonista, dato che viene respirato nell'aria tutto il suo turbamento quando si palesa il rischio di perdere la ragazza.
Quincy e Humbert si confrontano
Inoltre anche la sua paranoia, soprattutto nella seconda metà della pellicola, sarà messa in evidenza e creerà situazioni intriganti. Anche i personaggi riescono ad essere dotati di una forza espressiva unica e portano avanti la narrazione in maniera ottima, grazie ad una serie di relazioni che intessono una rete veramente intrigante e che vanno a comporre un quadro torbido e bellissimo. Viene ben mostrato un ambiente all'apparenza limpido e meraviglioso nascondere una realtà con molte ombre.
Humbert osserva Lolita
La caduta di Humbert nel baratro viene realizzata, quindi, veramente bene e c'è un progressivo peggiorare della sua condizione, senza che venga mostrata alcune possibilità di salvezza. Dal punto di vista tecnico il film è incredibile per la cura con cui sono state create le varie inquadrature, che sono sempre dotate di una certa forza emotiva e visivamente sempre interessanti. La struttura che viene data alle scene e il modo con cui sono mostrati gli eventi riescono a dare sempre il giusto tono a ciò che succede. Anche il modo naturale con cui viene mostrata la relazione fra i due protagonisti riesce a stranire lo spettatore, dato che più che il rapporto in sé viene posto sotto accusa il modo con cui questo viene ottenuto. C'è una cura narrativa eccellente e ogni elemento va ad incastrarsi con gli altri fino a formare una trama coerente. Vengono anche sfruttati a dovere i pianisequenza presenti, che ben si amalgamano nelle sequenze. Anche la fotografia e le inquadrature riescono a rimanere impresse a lungo, come il primo incontro di Humbert con Lolita o i titoli di testa nei quali è inquadrata una mano che mette lo smalto sulle unghie di un piede di donna. Le altri componenti tecniche sono ottime e nel complesso è dura trovare un difetto nel film.
Lui è ormai suo schiavo
Anche la colonna sonora è veramente bella, di stampo classico, e riesce ad avere un buon impatto, anche dal punto di vista melodrammatico. Il lavoro di scrittura è stato ottimo, con una scena iniziale che riesce a far entrare subito lo spettatore nella vicenda e che prepara per ciò che verrà mostrato dopo. I personaggi sono tutti ben caratterizzati e anche quelli non principali riescono ad avere una forza inaspettata. Ovviamente una menzione di onore va ai due protagonisti, Lolita e Humbert, e al personaggio di Clare Quilty, dato che riescono ad avere uno spessore invidiabile e ad intrattenere delle relazioni e dei dialoghi che lasciano il segno. Tutto questo anche grazie a degli attori in stato di grazia e ad un Peter Sellers senza freni. In conclusione, questa è un'opera magnifica che ha lasciato giustamente il segno, riuscendo a mettere in scena in maniera ottima una storia veramente accattivante e che presenta situazioni che trascinano lo spettatore in una realtà cruda, crudele e senza via di uscita, facendolo rimanere col fiato sospeso dall'inizio alla fine.

Tower Block (2012) di James Nunn & Ronnie Thompson


Trailer del film



Bel film action che riesce a creare una buona atmosfera e ad appassionare molto. L'azione si svolge all'interno di una casa popolare inglese, quasi disabitata, che sta per essere demolita. I pochi inquilini non intendono lasciare le proprie abitazioni e continuano a vivere in una situazione al limite del degrado. Un giorno un evento tragico si consuma di fronte all'indifferenza degli inquilini, che restano al sicuro all'interno dei propri appartamenti e rifiutano successivamente di collaborare con la polizia. Tre mesi dopo, una mattina, un cecchino appostato in un palazzo poco lontano inizia a uccidere uno ad uno gli inquilini degli appartamenti popolari.
I segni lasciati dal misterioso killer
I pochi superstiti si rintaneranno al sicuro nei corridoi e inizieranno a pianificare la fuga. Tutto si sviluppa quindi come un assedio in piena regola, con la minaccia all'esterno e le vittime che tentano di resistere. Uno dei punti di forza che balzano all'occhio è la cura con cui è stata costruita l'atmosfera, che viene mantenuta cupa e con un'aura mortifera veramente ben fatta. Anche la ragnatela di rapporti fra i personaggi è stata costruita con cura e riesce ad appassionare permettendo ad ogni carattere di emergere durante la pellicola. La narrazione è portata avanti in maniera classica, ma efficace e ben sfruttata. I momenti di stanca sono rari e tutte le svolte narrative sono piazzate nei momenti adeguati per far mantenere alto l'interesse dello spettatore. Buona parte della vicenda ruota intorno all'indifferenza mostrata dagli inquilini, che viene mostrata come una della cause principali del proliferare della criminalità, insieme al mantenimento di una cognizione sociale degradata e che avvilisce l'uomo, fino a portarlo a commettere gesti estremi. Il degrado traspare in ogni inquadratura e crea un senso di disagio allo spettatore. Anche la violenza non manca, ma non viene mai estremizzata troppo, essendo stato scelto un registro posato e che non vira mai verso l'exploitation. Dal punto di vista tecnico il film si difende bene, con alcune sequenze veramente riuscite, come il primo assalto del killer o alcuni brevi pianisequenza gestiti molto bene.
Un momento di crisi degli inquilini
Inoltre, essendo ambientato tutto in un uno spazio ristretto, è presente anche un senso di claustrofobia, che non diventa però mai eccessivamente fastidioso, per via dei movimenti che vengono fatti fare ai personaggi, attraverso i vari appartamenti. Lo stile è quindi molto buono e porta avanti una trama che risulta veramente prevedibile e che se non fosse stata realizzata bene, avrebbe fatto un buco nell'acqua. La fotografia e la messa in scena, come già scritto, riescono a calare bene nella storia, sfruttando a dovere ogni centimetro reso disponibile dall'edificio. Il montaggio non è male e aiuta nel dare il ritmo alle scene, che nel complesso risultano sempre comprensibili.
I sopravvissuti
La colonna sonora ha un'impronta elettronica e nel complesso accompagna degnamente il susseguirsi degli eventi. Dal punto di vista della scrittura, la storia risulta veramente semplice, ma grazie ad un buono studio dei caratteri dei personaggi, che non si limitano ad essere utilizzati come bersagli, permette loro di avere una certa personalità e riescono a coinvolgere, pur non brillando nessuno per una personalità che rimarrà impressa a lungo. Ci troviamo quindi di fronte ad una pellicola action veramente ben fatta, con delle buone idee ben sfruttate e che riescono a rendere intrigante il tutto, senza puntare sull'azione pura, ma sulla creazione di una buona atmosfera in cui far muovere delle persone abbandonate a se stesse, riuscendo ad intrattenere senza scadere nel ridicolo o nel becero.

martedì 17 marzo 2015

RoboCop (1987) di Paul Verhoeven


Trailer del film


Grande film di fantascienza che fa dell'ottima satira con uno stile veramente riuscito. La storia è risaputa: in una Detroit lievemente futuristica, la criminalità sta dilagando e lo stato si inizia ad avvalere dell'aiuto di una multinazionale, la OCP, che fornirà assistenza alle forze dell'ordine.
Il povero protagonista viene mutilato brutalmente
Questa società però mira ad estendere il più possibile la sua influenza e il suo controllo sulla popolazione, per fare profitti garantendo una sicurezza senza pari. In questo contesto un giovane poliziotto verrà brutalmente crivellato di colpi da una gang di malavitosi e, ormai defunto, viene fatto "resuscitare" dalla OCP attraverso un massiccio uso di innesti cibernetici, che lo rendono il primo prototipo di poliziotto cyborg: RoboCop. Il film continuerà mostrando le gesta compiute dal protagonista in un ambiente difficile e pieno non solo di crimini di strada, ma anche di corruzione ai massimi livelli. La storia è sviluppata in maniera classica, ma molto intelligente.
La brutta fine di un criminale
Viene infatti tenuto un tono non eccessivamente serio, che si concede alcuni momenti divertenti di pura satira verso la società e verso le multinazionali. Questi aspetti danno un tono più leggero ad alcuni momenti della pellicola e riescono a portare avanti con sagacia forti critiche verso una società che fa passare come accettabile la violenza della guerra, come è visibile nelle pubblicità, e come tenti di insensibilizzare lo spettatore alle tragedie, riportando come un bollettino di guerra tutte le catastrofi capitate nel mondo. Anche le multinazionali sono fortemente criticate, essendo mostrate insensibili e fredde di fronte ai drammi umani e alle esigenze dell'individuo.
Un test per valutare le capacità di RoboCop
Oltre questi aspetti più seri, anche l'aspetto relativo all'intrattenimento è curatissimo e riesce ad appassionare moltissimo. Le situazioni presentate e le svolte che prende la trama sono studiate bene e riescono a comporre una vicenda veramente ben fatta. L'idea di base è inoltre geniale, con l'ottima scelta di creare un poliziotto cyborg che mantiene ancora parte della sua umanità ed è infatti presente durante tutto il film il conflitto fra cedere alla sua componente tecnologica, perdendo ogni sentimento e ricordo, o tentare di mantenere per quanto possibile la sua componente umana.
RoboCop mentre combatte il crimine
Anche gli intrighi e i misteri sono ben dosati e aiutano a creare un'ambientazione veramente ben costruita che riesce ad affascinare. La pellicola ha anche una componente violenta che ben si adatta al contesto, essendo stata fatta in maniera molto cruda, ed è realizzata benissimo. La regia è buona, non eccezionale, ma riesce comunque ad avere dei guizzi veramente buoni che riescono a coinvolgere lo spettatore e a renderlo partecipe della narrazione. La telecamera si muove molto e riesce a mostrare inquadrature interessanti. C'è anche un uso niente male delle soggettive, che risultano funzionali alla trama  e ben sfruttate. La messa in scena è curata e riesce a costruire un ambiente coerente e ben strutturato. Anche il resto della componente tecnica è di buon livello e non sono presenti visibili cali di qualità. Ci sono invece alcuni momenti veramente interessanti e visivamente colmi di pathos, come l'uccisione dell'agente Murphy o la visita di RoboCop alla sua vecchia casa, che attraverso l'uso sapiente dell soggettive, riesce ad essere visivamente accattivante. I personaggi non sono sfaccettatissimi, soprattutto per quanto riguarda i cattivi, ma ogni personaggio riesce ad avere un certo spessore e riesce ad amalgamarsi bene alla trama e a non risultare superflui o fastidiosi.
Clarence, il criminale che ha ucciso l'agente che è diventato RoboCop
La scelta di non dare uno spessore psicologico troppo accentuato non attenuta la qualità dell'opera, che ben si presta ad una tale scelta. Ciò che abbiamo di fronte è quindi un bel film di fantascienza che sfrutta bene il genere per portare avanti tesi interessanti e una buona dose di intrattenimento, grazie ad una messa in scena e delle idee notevoli, che sono ben sfruttate. Queste componenti riescono a creare un'opera molto bella che sfrutta bene le idee disponibili, senza far mancare una certa dose di serietà e di violenza che si amalgama bene con i momenti ironici.

Accadde una notte (1934) di Frank Capra


Trailer del film



Divertente commedia della golden age di Hollywood, che denota una freschezza e una verve rara. La storia vede come protagonista Ellie, figlia di un ricco uomo di Wall Street, la quale decide di fuggire per evitare che il padre annulli il matrimonio della figlia con il famoso pilota King Westley. La fuga ha come destinazione New York, luogo in cui potrà ricongiungersi con l'amato e coronare il suo sogno d'amore. Durante il tragitto verso la grande mela incontrerà Pietro, un giovane giornalista che sta cercando un buono scoop per racimolare qualche soldo. I due si troveranno a condividere il viaggio e fra loro nascerà un forte legame.
La celebre scena dell'autostop
La storia è caratterizzata da una verve e un'ironia veramente bene fatta che riesce a far appassionare lo spettatore e a farlo divertire molto. La trama segue una linea narrativa che ha ispirato molti film e ha contribuito a gettare le basi del genere dei road movie. Le gag sono numerose e molte sono divertenti e ben gestite. Ad esempio il momento del finto litigio riesce a divertire molto per via di un uso ottimo dei tempi comici. Anche l'evoluzione del rapporto dei personaggi è ben fatto e riesce ad interessare.
Al sicuro dentro una villetta
Non sono presenti momenti di stanca e tutto procede bene fino al gradevolissimo finale. Tutta la pellicola ha un tono sopra le righe che la rende leggera, ma non frivola, essendo presente sullo sfondo lo spettro della grande depressione. Inoltre la storia sfrutta bene le dinamiche di una lotta di classe fra i ricchi, rappresentati da Ellie, caratterizzati da regole ferree che impediscono di esprimere liberamente il proprio io e i poveri, rappresentati da Pietro, che hanno un'innocenza e una voglia di vivere che non viene smorzata dalla condizione al limite dell'indigenza. Ovviamente non si tratta di critiche portate avanti con particolare forza, ma riescono a fungere da ottimo contorno alla vicenda raccontata. Il lato tecnico può vantare una cura molto buona, soprattutto per quanto riguarda i tempi nelle scene e per come è gestito il ritmo della narrazione, pur mantenendo uno stile semplice ed immediato.
Un materasso viene usato per evitare situazioni equivoche
Anche la fotografia non è male e riesce a costruire una serie di ambientazioni e di inquadrature a volte molto interessanti. Il montaggio ritma bene il racconto, anche se ho notato alcune imperfezioni negli stacchi, che non risultano però fastidiosi e vengono facilmente perdonati, tenendo conto dell'anno di produzione. Questo aspetto mi permette inoltre di fare un ulteriore plauso ad M - Il mostro di Düsseldorf, il quale ha una perizia anche nel montaggio da far impallidire i film odierni. Tolti questi capolavori senza tempo, non resta che rendere merito anche allo stile di Accadde una notte, che non ha mai cali evidenti durante la storia. I personaggi sono caratterizzati in una maniera tale da farli sembrare simili a macchiette, soprattutto per quanto riguarda i comprimari, mentre i protagonisti dimostrano lungo il tragitto lati più sfaccettati che si vanno ad amalgamare bene fra di loro.
In cammino verso New York
Quindi, questa è una pellicola veramente ben fatta che ha una struttura ottima e che è stato giustamente fonte di ispirazione per molti film, grazie ad uno stile veramente ben fatto che rende la storia un piacere da seguire e la fa rimanere impressa per via della sua qualità.

lunedì 9 marzo 2015

Il capitale umano (2014) di Paolo Virzì


Trailer del film



Film che convince in parte, mostrando una storia con tinte gialle che si pone come critica alla società. La storia si sviluppa in maniera interessante: viene mostrato un incidente causato da un SUV ai danni di un ciclista, per poi passare a raccontare i fatti antecedenti al fatto. La pellicola si svolge lungo quattro capitoli, che mostrano lo stesso lasso temporale sotto il punto di vista di quattro personaggi diversi.
Dino con la moglie
Sulla carta questa idea è molto interessante e poteva portare ad un risultato di alto livello. La narrazione viene sfruttata abbastanza bene, anche se sono presenti alcuni cali di ritmo che fanno perdere un po' di interesse. Una scelta intelligente è stata quella di non mostrare eccessivamente scene comuni fra i capitoli, così da non stancare lo spettatore. La qualità delle sequenze e dei rapporti fra i personaggi è altalenante, con momenti molto riusciti e dal giusto impatto, soprattutto nella parte di Carla, caratterizzata da una certa verve, e altri un po' più sottotono, come alcune parti con protagonisti Dino o Serena. Nel complesso comunque l'impatto non è male e la trama, seppur un po' sfilacciata, riesce ad intrattenere bene.
Carla tenta di far ripartire un teatro
Una cosa che non mi ha convinto è come venga portata avanti la componente di critica alla mercificazione della vita umana e di come il denaro sia ormai il fulcro intorno al quale ruotano tutte le nostre vite. Infatti, per quanto l'idea di base sia molto buona, non viene portata avanti con la giusta forza, mettendo più in risalto i rapporti marci presenti nella società altolocata e borghese, che sono comunque interessanti, ma non hanno la forza adatta per una critica sufficientemente efficace. Anche la componente gialla viene per buona parte del film lasciata in secondo piano per poi essere sfruttata soprattutto nelle battute finali, facendola apparire più simile ad un riempitivo, piuttosto che parte importante della narrazione. Anche il modo con cui questo aspetto viene trattato non è dei migliori e ha degli sviluppi fin troppo prevedibili e non sufficientemente interessanti. Nonostante tutto ciò, l'atmosfera creata non è male e traspare abbastanza bene la freddezza dell'ambiente nel quale vivono i personaggi. Alla fine però ciò che sembra emergere di più sono dei rapporti umani disastrati, aspetto che è fin troppo abusato nel cinema italiano odierno, anche se devo ammettere che in questo caso non mi sono sentito infastidito eccessivamente. Sono inoltre presenti alcune situazioni abbastanza inverosimili, come il fatto che Luca diventi un reietto per essere stato accusato di spaccio di marijuana, cosa che nella realtà non è così accentuata. Inoltre il finale mi ha convinto solo in parte per via di una conclusione adeguata al racconto, che però non spinge con la dovuta cattiveria e non riesce ad arrivare alla distruzione necessaria per portare avanti il messaggio del film.  La regia non è male, anche se manca dei guizzi necessari a farla rimanere impressa.
Serena e Luca
La narrazione viene fatta scorrere abbastanza bene e non mancano alcuni momenti che denotano una certa cura anche dal punto di vista visivo. Lo stile che è stato dato all'opera è intrigante e mostra come ci sia stato uno studio dietro la realizzazione del film. La fotografia non è nulla di eccezionale, anche se alcuni momenti hanno delle inquadrature buone, come quello in cui Carla guarda il film con il responsabile artistico del teatro. Anche la colonna sonora non è male e l'ho trovata adeguata alle scene. Dal punto di vista dei personaggi, gli interpreti non sono tutti sono stati in grado di dare prove attoriali convincenti, con alcuni personaggi veramente sottotono e senza mordente, come Massimiliano. I caratteri dei personaggi sono di qualità altalenante, con personaggi abbastanza sfaccettati e interessanti ed altri che somigliano fin troppo a delle macchiette che vanno ad impersonare alcuni stereotipi legati al loro stile di vita. Questo impedisce di provare vero disprezzo o affetto per alcuni di loro, indebolendo così la narrazione. Ciò che rimane è quindi un film che lascia l'amaro in bocca, per via della buona idea di partenza che è stata sviluppata senza il guizzo e il mordente necessario per farla rimanere impressa. Nonostante ciò sono comunque presenti degli aspetti che convincono e che riescono a far scorrere abbastanza bene il film, che non scontenterà lo spettatore, senza riuscire però ad entusiasmarlo.

Birdman (2014) di Alejandro González Iñárritu


Trailer del film



Bellissimo film, che sfrutta un'ottima tecnica per parlare dell'arte. La storia vede come protagonista Riggan Thomson, un attore famoso per aver impersonato Birdman, un supereroe vestito da uccello, nell'omonima serie. Giunto però ad un'età avanzata, decide di non voler passare alla storia solo per quella parte, ma di fare qualcosa di elevato. Decide quindi di mettere in scena uno spettacolo teatrale su un'opera che ha sempre amato. Ovviamente non mancheranno le difficoltà e lui si troverà in bilico fra quello che vorrebbe diventare e quello che è stato. Tutta la pellicola si concentra sull'analisi del concetto di arte da parte di più soggetti, con un focus particolare per la visione del protagonista.
Mike e Sam su un terrazzo
Quest'ultimo non crede nell'arte per il proprio piacere, ma solamente per rivalutare la propria immagine agli occhi della gente. Per fare ciò sacrificherà tutto e non si accorgerà che, mentre cerca il nuovo successo, va sgretolandosi intorno a se tutta la vita sociale e gli affetti che si era creato negli anni.
Riggan riflette
Altre visioni che verranno mostrate sono quelle di Mike Shiner, che usa l'arte come forma per comunicare e per mostrarsi come vorrebbe essere, o come quella della critica, che vede gli artisti come esseri vanesi che cercano di sembrare migliori di come sono in realtà, senza avere al loro interno alcun talento. Per portare avanti tutte queste teorie, che potrebbero essere associate anche ad alcuni aspetti della vita reale, viene mostrata la parabola del protagonista nella creazione del suo spettacolo.
Riggan discute col suo produttore
Lui si troverà in forte stress per paura di fallire e questo lo porterà a rischiare un collasso nervoso e alla pazzia, manifestata dai suoi continui dialoghi col suo subconscio, impersonato da Birdman e da come lui immagini di avere superpoteri, quando in realtà la pellicola mostra come questa sia solo la sua visione. La storia prosegue molto bene e riesce a creare un microcosmo interessante e ben strutturato, con personalità molto variegate che risultano funzionali allo svolgimento della trama. Il ritmo è mantenuto sempre ottimo, con una narrazione di qualità che si sviluppa scandagliando a fondo il carattere dei personaggi, mostrandone via via lati sempre più sfaccettati. Il tutto viene mantenuto con un tono al limite del surreale, come dimostra la scelta di far fare la colonna sonora ad un batterista che si trova realmente in scena o per via delle svolte narrative che prende la trama.
Un momento di crisi del protagonista
Questo porta lo spettatore a riflettere molto su ciò che vede, senza tralasciare la componente più ludica della storia, che diverte molto e crea il giusto interesse. Le critiche che vengono portate avanti condannano chi fa arte solo per se stesso, ma a volte si scade un po' nel populista, soprattutto nella critica ai blockbuster, anche se quest'ultima è più rivolta verso il pubblico che verso le opere in sé. La trama  procede, quindi, molto bene, fino ad un finale che a mio avviso stona un po' con quanto mostrato fino a quel punto, anche se si apre a mille interpretazioni. Dal punto di vista tecnico ci troviamo su alti livelli, essendo stata sfruttata benissimo la tecnica del finto piano sequenza, utilizzando quindi stacchi ben piazzati fra un buon numero di scene, così da scaglionare con efficacia lo scorrere del tempo e dare un effetto visivo veramente di qualità. La macchina da presa si muove con molta bravura e riesce a seguire sempre la scena da angolazioni interessanti, con rari cali.
Riggan combatte contro Mike
Anche la fotografia e la messa in scena sono veramente ben fatte e riescono a calare lo spettatore nell'atmosfera del teatro. Il montaggio, per quanto poco presente, è ben fatto e non fa mai notare quando è stato inserito uno stacco. La fase di scrittura denota una certa cura, non solo nella struttura del racconto, ma anche nelle linee di dialogo, anche se alcune scene sono un po' troppo cariche e con battute non eccellenti. Il cast si rivela all'altezza delle aspettative, con interpretazioni sentite e che danno vitalità ai personaggi, cedendo raramente a dialoghi con toni un po' sopra le righe e a volte un po' magniloquenti.
Lo spettro di Birdman non lo abbandona mai
Quindi, questo è un film dall'ottima tecnica che presenta molti spunti di riflessione, che non aggiungono nulla al già detto, ma sono presentati molto bene e sono veicolati attraverso una trama intrigante e ben strutturata, che rimane a lungo impressa per via della sua potenza visiva e per l'intensità con cui il regista è riuscito a far entrare lo spettatore nell'universo presentato.