lunedì 9 marzo 2015

Il capitale umano (2014) di Paolo Virzì


Trailer del film



Film che convince in parte, mostrando una storia con tinte gialle che si pone come critica alla società. La storia si sviluppa in maniera interessante: viene mostrato un incidente causato da un SUV ai danni di un ciclista, per poi passare a raccontare i fatti antecedenti al fatto. La pellicola si svolge lungo quattro capitoli, che mostrano lo stesso lasso temporale sotto il punto di vista di quattro personaggi diversi.
Dino con la moglie
Sulla carta questa idea è molto interessante e poteva portare ad un risultato di alto livello. La narrazione viene sfruttata abbastanza bene, anche se sono presenti alcuni cali di ritmo che fanno perdere un po' di interesse. Una scelta intelligente è stata quella di non mostrare eccessivamente scene comuni fra i capitoli, così da non stancare lo spettatore. La qualità delle sequenze e dei rapporti fra i personaggi è altalenante, con momenti molto riusciti e dal giusto impatto, soprattutto nella parte di Carla, caratterizzata da una certa verve, e altri un po' più sottotono, come alcune parti con protagonisti Dino o Serena. Nel complesso comunque l'impatto non è male e la trama, seppur un po' sfilacciata, riesce ad intrattenere bene.
Carla tenta di far ripartire un teatro
Una cosa che non mi ha convinto è come venga portata avanti la componente di critica alla mercificazione della vita umana e di come il denaro sia ormai il fulcro intorno al quale ruotano tutte le nostre vite. Infatti, per quanto l'idea di base sia molto buona, non viene portata avanti con la giusta forza, mettendo più in risalto i rapporti marci presenti nella società altolocata e borghese, che sono comunque interessanti, ma non hanno la forza adatta per una critica sufficientemente efficace. Anche la componente gialla viene per buona parte del film lasciata in secondo piano per poi essere sfruttata soprattutto nelle battute finali, facendola apparire più simile ad un riempitivo, piuttosto che parte importante della narrazione. Anche il modo con cui questo aspetto viene trattato non è dei migliori e ha degli sviluppi fin troppo prevedibili e non sufficientemente interessanti. Nonostante tutto ciò, l'atmosfera creata non è male e traspare abbastanza bene la freddezza dell'ambiente nel quale vivono i personaggi. Alla fine però ciò che sembra emergere di più sono dei rapporti umani disastrati, aspetto che è fin troppo abusato nel cinema italiano odierno, anche se devo ammettere che in questo caso non mi sono sentito infastidito eccessivamente. Sono inoltre presenti alcune situazioni abbastanza inverosimili, come il fatto che Luca diventi un reietto per essere stato accusato di spaccio di marijuana, cosa che nella realtà non è così accentuata. Inoltre il finale mi ha convinto solo in parte per via di una conclusione adeguata al racconto, che però non spinge con la dovuta cattiveria e non riesce ad arrivare alla distruzione necessaria per portare avanti il messaggio del film.  La regia non è male, anche se manca dei guizzi necessari a farla rimanere impressa.
Serena e Luca
La narrazione viene fatta scorrere abbastanza bene e non mancano alcuni momenti che denotano una certa cura anche dal punto di vista visivo. Lo stile che è stato dato all'opera è intrigante e mostra come ci sia stato uno studio dietro la realizzazione del film. La fotografia non è nulla di eccezionale, anche se alcuni momenti hanno delle inquadrature buone, come quello in cui Carla guarda il film con il responsabile artistico del teatro. Anche la colonna sonora non è male e l'ho trovata adeguata alle scene. Dal punto di vista dei personaggi, gli interpreti non sono tutti sono stati in grado di dare prove attoriali convincenti, con alcuni personaggi veramente sottotono e senza mordente, come Massimiliano. I caratteri dei personaggi sono di qualità altalenante, con personaggi abbastanza sfaccettati e interessanti ed altri che somigliano fin troppo a delle macchiette che vanno ad impersonare alcuni stereotipi legati al loro stile di vita. Questo impedisce di provare vero disprezzo o affetto per alcuni di loro, indebolendo così la narrazione. Ciò che rimane è quindi un film che lascia l'amaro in bocca, per via della buona idea di partenza che è stata sviluppata senza il guizzo e il mordente necessario per farla rimanere impressa. Nonostante ciò sono comunque presenti degli aspetti che convincono e che riescono a far scorrere abbastanza bene il film, che non scontenterà lo spettatore, senza riuscire però ad entusiasmarlo.

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