mercoledì 29 aprile 2015

Another Earth (2011) di Mike Cahill


Trailer del film


Mediocre film di fantascienza, che porta avanti il percorso di espiazione di una ragazza, aggiungendo elementi surreali. La storia vede come protagonista Rhoda che, un giorno, per osservare uno strano corpo celeste, fa un incidente con una macchina, uccidendo tutta la famiglia al suo interno, eccezion fatta per il padre John. Ciò che la ragazza ha visto in cielo è un'altro pianeta, chiamato Terra II, che risulta essere perfettamente speculare a quello dove abita la ragazza. Dopo quattro anni lei uscirà di prigione e inizierà un percorso di espiazione, tentando contemporaneamente di farsi assegnare un posto nella spedizione che partirà per l'altro pianeta.
Rhoda cammina cercando un posto dove andare
La storia proseguirà quindi con toni fortemente intimisti e la scelta di far incontrate Rhoda con John, costruendo un rapporto fra i due, permetterebbe di avere delle buone basi su cui costruire un bel prodotto. Purtroppo il materiale a disposizione è stato sfruttato in maniera banale e, salvo pochi momenti, il tutto si riduce alla relazione fra i due protagonisti, con un focus particolare sulla ragazza che tenta di trovare un posto nel mondo e cerca il modo di confessare il suo crimine per ottenere così il perdono dell'uomo. La componente fantascientifica non è stata sfruttata molto bene, essendo unicamente una cornice valevole soprattutto per la sua carica simbolica, rappresentando per la protagonista una seconda possibilità per rifarsi una vita e sfuggire alla sua desolante realtà.
Rhoda e John osservano Terra II
 Il rapporto fra i due viene sviluppato abbastanza bene, ma risulta avere caratteristiche riscontrabili in moltissimi film della stessa tipologia, facendo così scemare l'interesse dello spettatore. Anche il modo con cui viene fatta proseguire la trama è prevedibile e il finale riesce ad essere un po' banale e fin troppo conciliante. Devo ammettere che sono presenti anche alcuni momenti più riusciti e che vanno a dare una certa forza ad alcune svolte della trama, ma questo avviene soprattutto nelle fasi iniziali della pellicola, mentre man mano che il film procede, la trama si appiattisce sempre più. Viene anche creata un'atmosfera che rappresenta abbastanza bene lo stato d'animo della protagonista, anche se emerge un po' troppo una certa apatia che smorza in parte il coinvolgimento dello spettatore. Un vero peccato è stato l'aver riportato tutto su binari fin troppo classici.
Un'inquadratura suggestiva di Rhoda di fronte al pianeta gemello
La regia è buona, con movimenti di camera bene studiati e molto morbidi, che vanno a seguire Rhoda durante i suoi spostamenti. Lo sviluppo della trama è comprensibile, anche se il ritmo non è mantenuto sempre adeguato, con alcuni momenti troppo lenti che vanno a rallentare eccessivamente l'incedere della trama. Questo porta ad avere sequenze interessanti e altre tranquillamente dimenticabili. La fotografia risulta essere una della componenti studiate meglio, con alcune inquadrature molto suggestive, soprattutto quando comprendono Terra II sullo sfondo. Le scene sono solitamente caratterizzate da dei colori molto freddi che vanno a rafforzare la comunicazione dello stato d'animo della ragazza. C'è da dire che la sua inquietudine e infelicità è espressa in maniera fin troppo esplicita e che sembra a volte ridondante, anche se questo può non essere considerato un difetto. Il montaggio è buono, con alcune scene strutturate molto bene e altre che hanno degli stacchi fin troppo veloci nonostante sullo schermo siano presenti situazioni calmissime. La colonna sonora è stata ben sfruttata con alcuni brani classici che ben si amalgamano a ciò che sta accadendo. In alcuni momenti le musiche sono sfruttate molto bene, come la scena in cui Rhoda racconta a John del rumore sentito dal primo cosmonauta, nella quale poi viene inserita molto bene la musica.
Rhoda sogna una nuova vita su Terra II
Dal punto di vista della scrittura è stato fatto un lavoro non molto buono, dato che la trama poteva essere strutturata meglio e con più guizzi, mentre la caratterizzazione dei personaggi non è affatto male, essendo i due protagonisti ben sfaccettati e abbastanza intriganti, pur non avendo caratteristiche particolarmente originali. I due interpreti danno delle belle prove, riuscendo a far risultare la loro relazione migliore di come non sia in realtà. In conclusione, questa è una pellicola che poteva aspirare a diventare un vero e proprio gioiellino, ma resta un film che non lascia il segno, per mancanza di trovate degne di nota sia in fase di scrittura, sia in fase di realizzazione visiva. Con questo non me la sento di bocciarlo totalmente per via di alcuni momenti riusciti e di una confezione generale che non è male, ma nel complesso ci troviamo nella mediocrità e vedere una buona occasione sprecata lascia ancor di più l'amaro in bocca.

Luci della città (1931) di Charlie Chaplin


Trailer del film



Bellissimo film di Chaplin che riesce a mettere in scena una storia d'amore in cui risalta la dignità umana. Il racconto vede come protagonista un vagabondo che tira a campare a giro per la città. Un giorno quest'ultimo si innamorerà di una ragazza cieca che vende fiori agli angoli della strada. Fra i due sorgerà da subito un'intesa e il vagabondo inizierà a pensare su come conquistarla. Poco dopo il loro primo incontro lui si imbatte in un ricco signore che tenta di suicidarsi e il vagabondo lo porterà in salvo. Quest'uomo ha però una particolarità: quando ubriaco, risulta amichevole e generoso, mentre quando è sobrio non si ricorda del vagabondo e emerge un carattere arido e rude.
Il protagonista con il suo amico ricco
Il protagonista, tenterà quindi di convincere con ogni mezzo il signore a dargli dei soldi che gli serviranno per pagare un'operazione che può ridare la vista alla povera ragazza. Partendo da questa situazione verranno messe in scena una buona serie di gag comiche che riescono a divertire molto e a far appassionare lo spettatore alla vicenda. Alcuni momenti sono costruiti benissimo e riescono a strappare risate a scena aperta. I tempi comici sono gestiti benissimo e per questo motivo i siparietti riescono ad essere così convincenti. La trama si sviluppa inizialmente come una serie di scenette apparentemente scollegate, per poi costruire man mano che la storia procede, una narrazione chiara e lineare.
L'incontro di boxe
Le situazioni presenti sono state ben sfruttate e permettono alla pellicola di avere sia momenti comici che altri più tristi o poetici e delicati. Ad esempio quelli in cui Chaplin sta insieme alla fioraia, riescono ad avere una sensibilità e una poesia rara, riuscendo così a trasmettere pienamente il rapporto presente fra i due personaggi. Inoltre la pellicola riesce a mettere in risalto la dignità delle persone povere, che dimostrano un'umiltà e una tempra morale inattaccabile, anche se esternamente appaiono più frivoli. Al contrario i ricchi sono mostrati più spietati e non riescono ad avere un rapporto paritario con coloro che sono di una classe sociale più bassa. In questa maniera viene messo in risalto uno scontro sociale che crea pericolose fratture nella società. Anche la storia d'amore, pur nella sua semplicità, riesce ad emozionare molto e a suscitare emozioni variegate nello spettatore, fino al dolcissimo e toccante finale. Anche la vita di città e analizzata abbastanza bene e viene mostrato con cura come i soldi siano vitali per avere un'esistenza più tranquilla, essendo la città un ambiente spietato che premia solo l'egoismo e l'accumulo di ricchezza, senza curarsi della morale umana e dei gesti di bontà.
Un incontro con l'adorabile fioraia
Da questo punto di vista il film ha dei momenti un po' crudeli che vanno a rafforzare la trasmissione di questo messaggio. La regia è molto basilare, ma risulta comunque curata e riesce a valorizzare molto bene le performance degli attori. Vengono anche utilizzate scene abbastanza lunghe che puntano a far completare la gag senza stacchi, ma lasciando tutto in mano alla bravura dei personaggi. La fotografia è molto buona e regala delle inquadrature che restano impresse e che denotano molta cura, soprattutto nei momenti romantici e delicati del film. Il montaggio, nonostante l'anno di produzione, risulta veramente ben fatto, anche se ovviamente non sono presenti passaggi eccessivamente rocamboleschi. La colonna sonora accompagna molto bene la vicenda e la scelta di utilizzarla, in alcuni momenti, anche come componente udita dai personaggi l'ho trovata azzeccata e ben sfruttata. Gli attori sono veramente in parte e riescono ad avere un'espressività che vale più di mille parole. Un applauso va a Chaplin, che riesce a trasmettere allegria e tristezza molto bene, semplicemente con una cambio di espressione.
Un momento poetico durante il corteggiamento
La storia nel complesso è semplice e riesce ad essere comprensibile ed emozionante, grazie ad un buon materiale di base ben sfruttato dal punto di vista visivo. Questo è, quindi, un grande film comico che non sacrifica una certa dose di serietà e di riflessione, riuscendo così nella difficile impresa di divertire e di coinvolgere emotivamente lo spettatore con sequenze allegre e tristi, mettendo in risalto l'umanità dei personaggi in un mondo difficile senza l'ausilio del denaro.

martedì 28 aprile 2015

Humandroid (2015) di Neill Blomkamp


Trailer del film



Film di fantascienza di alta qualità che usa un robot per descrivere la crescita morale dell'uomo. Il tutto è ambientato a Johannesburg, in un futuro prossimo, nel quale la polizia è stata affiancata da dei robot per contrastare il crimine dilagante. Seguiremo inizialmente lo scienziato Deon, l'ideatore dei robot, il quale sta tentando di trovare il modo per creare un'intelligenza artificiale identica a quella umana.
Chappie viene educato ad essere un gangster
Lui riuscirà nel suo intento, ma nel momento in cui proverà a testare la sua scoperta, verrà rapito dai dei criminali. Questi volevano inizialmente ucciderlo, ma una volta scoperto il progetto di Deon, decidono di sfruttarlo per creare un robot che risponda solo al loro volere, per fare una rapina e saldare tutti i loro debiti. Da qua il focus si sposterà su Chappie, il robot, e sulla sua educazione. Si svilupperà, quindi, una storia molto interessante che andrà ad esaminare lo sviluppo della coscienza della macchina, venendo a contatto con un educazione amorevole da parte di Deon e con l'educazione fornita dai criminali. Il fulcro di tutta la pellicola sta nel mostrare l'evoluzione morale e caratteriale di Chappie che si troverà a dover ragionare su problemi non semplici. Durante la pellicola non sapremo quale parte di educazione prenderà il sopravvento e lo spettatore si troverà coinvolto nella sorte del robot.
Vincent, un collega rivale di Deon
Questa tematica mira a far comprendere come ognuno di noi sia prima di tutto frutto dell'ambiente in cui vive e dell'educazione subita, dato che, soprattutto nelle fasi iniziali della propria vita, la formazione del concetto di bene e male permetterà di avere in futuro una moralità corretta o deviata. Il rapporto fra il robot e gli altri andrà a modificare in parte le coscienze di tutti, mettendo in risalto come permanga un soffio di umanità anche in persone che sembrano perdute. L'inserimento di molti ostacoli e di molti rivali nella vicenda rischia di creare una serie di eventi fin troppo fitta, ma in realtà il tutto è stato gestito bene e riesce ad avere il giusto spazio per ognuno di essi, anche se alcuni cattivi hanno caratteristiche vagamente macchiettistiche. Non nego, inoltre, che a volte il film usa toni che tendono allo sdolcinato, ma il tutto è compensato da altre scene molto crude e grottesche che danno un tono molto particolare all'opera.
Deon, l'inventore degli scout
Un aspetto che è stato sfruttato molto bene è appunto l'utilizzo di sequenze molto crude che rischiano di disturbare lo spettatore, come le torture subite da Chappie, che nonostante non sia umano riesce ad attrarre molta empatia, e alcuni insegnamenti che gli vengono impartiti, come l'uso delle armi con la scusa di far "addormentare" gli altri, che danno un tono grottesco al tutto. L'uomo nel bilancio della pellicola risulta essere la figura più imprevedibile e pericolosa, essendo incapace di sopraffare tutti i suoi impulsi e mostra come alcuni lavori spingano all'abuso di potere, quando la possibilità di sopraffare l'altro risulta palese. Chappie alla fine risulta essere molto più equilibrato dei suoi educatori e viene considerato a tutti gli effetti una forma di vita. Devo ammettere che non mancano anche alcuni cliché un po' fastidiosi, ma nel complesso la trama riesce a rapire l'attenzione facendo passare in secondo piano alcune leggerezze nella trama. Altri momenti invece denotano un'alta qualità, soprattutto quando Chappie si pone i quesiti tipici dell'esistenza, potendoli chiedere direttamente al suo creatore, lo scienziato Deon. Dal punto di vista tecnico il film si difende egregiamente dato che è presente una regia capace e che riesce a dare la giusta enfasi alle scene. Il ritmo viene dosato molto bene, permettendo così alla storia di proseguire molto bene fino allo splendido finale. La fotografia e le ambientazioni sono veramente curate e caratterizzano degnamente il microcosmo presentato. Anche il montaggio è stato curato a dovere e regala della sequenze concitate ma sempre comprensibili e godibili. La storia, come già scritto, ha un'idea di base che è già stata sfruttata molte volte, ma il modo con cui viene sviluppata è originale e veramente coinvolgente. Anche i personaggi, pur avendo caratteri sfaccettati in maniera limitata, riescono ad avere un certo spessore e si amalgamano bene fra loro, creando una serie di relazioni studiate molto bene.
La famiglia adottiva di Chappie
Chappie resta il fulcro centrale ed è la figura meglio approfondita, essendone mostrata tutta l'evoluzione caratteriale. Per concludere, questo è un film di fantascienza dai toni filosofeggianti che riesce ad emozionare e a far riflettere su come siamo diventati quello che siamo e come siano importanti e influenti le nostre azioni verso gli altri, oltre a mostrare sia persone frutto di un'educazione corretta, sia color che sono frutto di ambienti e circostante che ne deviano la morale e li portano ad avere comportamenti malvagi, abusando quando possibile del loro potere per sottomettere e piegare gli altri.

lunedì 20 aprile 2015

Lawrence d'Arabia (1962) di David Lean


Trailer del film



Film d'avventura meraviglioso che spalma su più di tre ore una storia magnifica e appassionante. La pellicola racconta la storia di Thomas Edward Lawrence, un soldato inglese, soprannominato successivamente Lawrence d'Arabia, durante la guerra fra il popolo arabo e i turchi ottomani. La storia segue le gesta del soldato dal primo all'ultimo intervento che ha compiuto durante tale conflitto, mettendo così in luce il suo personaggio e analizzando in maniera ottima tutti i meccanismi politici alle sue spalle.
Lawrence in moto all'inizio del film
La storia prosegue in maniera ottima, con una narrazione che ho trovato raramente così di qualità e con un ritmo così curato. Durante le tre ore e mezza della pellicola non sorgerà mai un senso di noia, ma crescerà invece empatia e l'interesse dello spettatore verso Lawrence. Lo sviluppo narrativo riesce ad essere veramente appassionante, dato che vengono sfruttati bene gli eventi reali per costruire una serie narrazione sempre più emozionante. Una cosa che mi ha fortemente convinto è stato il tono con cui viene portata avanti l'opera, dato che non è presente sempre un'atmosfera allegra ed epica, ma sono presenti spesso momenti tragici o terribilmente tristi, che vanno a stridere con le gesta di Lawrence. Lo stesso protagonista non è privo di ombre e la sua non sarà un'ascesa priva di sacrifici e di delusioni. Le battaglie sono inoltre gestite benissimo, non occupando una parte troppo grande di film, ma sono state dosate a dovere per amalgamarsi bene con gli altri eventi. Queste sono dotate di una forte nota epica che però non sacrifica la crudeltà e l'inumanità che portano questi scontri, sia da parte di uno schieramento, che dell'altro.  Nel film non è risparmiata una buona dose di violenza, mai eccessiva, che riesce a mostrare al meglio come la guerra non sia mai priva di orrori.
Lawrence mentre prepara una strategia
Ho notato anche la presenza di alcuni momenti di ironia nera che controbilanciano altri più allegri e romanzati, riportando il tutto verso la realtà. Anche il Sole viene ben sfruttato e viene efficacemente mostrato come un vero e proprio nemico che punisce chi non si prepara adeguatamente ad affrontarlo. In alcune scene la sua minaccia è vivida e palpabile. I rapporti fra i  personaggi vanno anche a comporre une rete sociale e politica che diventa il vero fulcro del film, dato che vengono messi a confronto i popoli arabi con quelli occidentali, mettendo in mostra come entrambi abbiano difetti tali da impedire un giudizio unanime su quale dei due sia il più civile. Gli intrighi politici che si nascondono dietro gli scontri mettono in evidenza come la guerra sia fatta soprattutto nei tavoli di potere e nei quali perde buona parte delle belle idee che le hanno ispirate, riducendo tutto a giochi di strategia e di politica.
Una volta conquistata una città viene deciso come procedere
Il protagonista si trova quindi in bilico fra il popolo arabo che gli affida il successo della rivolta e quello occidentale che lo usa come un burattino per portare avanti i suoi scopi di controllo su quella zona. Questi aspetti vanno man mano a far perdere la componente più epica e avventurosa di Lawrence, facendolo sembrare più un uomo sfruttato da entrambe le parti, pur dimostrando una levatura morale superiore agli altri, cosa che gli permetterà di avere il rispetto degli arabi. Sono infatti fra quelli più umili che nasceranno amicizie più veritiere e durature. Quindi ciò che viene messo in scena è un film di avventura dai toni che virano sempre di più nel realismo più cinico e che vanno a stemperare l'entusiasmo dell'inizio della rivolta. La regia è maestosa e riesce a dare un tono veramente epico a molti momenti della vicenda.
Uno dei molti scorci desertici offerti dalla pellicola
La telecamera riesce a costruire delle sequenze veramente belle, sia dal punto di vista visivo, che da quello narrativo. Il modo con cui vengono inquadrati gli scontri e come vengono gestite le sequenze negli accampamenti riescono a costruire un quadro generale veramente bello. Il ritmo è sempre mantenuto ottimo e la storia è stata valorizzata benissimo. Anche il modo con cui viene adeguato il tono della narrazione agli eventi che si susseguono senza sosta denota una cura rara nella creazione delle giuste atmosfere. La fotografia è ottima e riesce a sfruttare i bellissimi paesaggi desertici, inserendovi i personaggi, i quali vanno ad arricchire delle ambientazioni meravigliose e che lasciano a bocca aperta. La fotografia riesce ad avere un buona cura nelle inquadrature sia in ambienti chiusi sia in quelli aperti, non facendo mai apparire poco curate le scene. Anche il montaggio vanta una buona qualità, con delle transizioni ben fatte e una chiarezza perfetta anche nei momenti più concitati. La colonna sonora è composta da musiche che si adattano benissimo alle ambientazioni e risultano da subito bellissime e coinvolgenti, dando un valore aggiunto inaspettato alla narrazione. Anche i personaggi riescono ad avere delle sfaccettature caratteriali notevoli, le quali permettono di creare delle figure realistiche e vitali. Lawrence è ovviamente la figura più studiata e meglio tratteggiata, la quale andrà a subire molti cambiamenti durante la pellicola.
Lawrence provato dalle sue avventure
L'evoluzione del carattere di Lawrence è ottima e viene ben mostrato come lui man mano che va avanti con la sua impresa si renda conto delle responsabilità che gravano sulle sue spalle e di come tutto il suo sforzo possa non portare a niente. Anche la storia è ottima e viene sfruttata benissimo da una sceneggiatura di prim'ordine. Insomma, siamo di fronte ad un'opera magnifica che riesce ad appassionare moltissimo, facendo riflettere e mettendo in scena l'impresa di un uomo dai saldi principi schiacciati da poteri più grandi di lui. La forza visiva e la perizia tecnica presenti vanno a comporre una pellicola che ha fatto storia e che non può lasciare insoddisfatto chiunque sia amante della settima arte.

La proposta (2005) di John Hillcoat


Trailer del film



Bellissimo western ambientato in Australia che mette a nudo una società piena di contraddizioni e personaggi privi di ogni epicità. La storia vede come protagonista Charlie, un fuorilegge che viene catturato insieme al suo fratello Mike.
Charlie con suo fratello Arthur
I due vengono imprigionati e condannati a morte, ma il capitano Morris ha una proposta per loro: andare ad uccidere il loro fratello Arthur in cambio della libertà. Charlie verrà mandato a compiere la terribile missione, mentre suo fratello Mike viene tenuto in prigione come ostaggio. Da questo interessante incipit parte una storia molto cruda che trasporta lo spettatore in una realtà degradata e immorale. La trama si sviluppa seguendo due linee narrative parallele: la prima in cui Charlie cerca suo fratello per portare a termine la sua missione e la seconda in cui il capitano tenta di tenere a bada la popolazione, la quale vorrebbe linciare il fratello, e nel frattempo cercherà anche di debellare la "minaccia" delle popolazioni autoctone.
Uno della banda di Arthur minaccia la moglie del capitano
La due storie si amalgamano bene l'una con l'altra e vanno a comporre un quadro molto crudo sulla società dell'epoca, che si dimostra animalesca e crudele. La realtà decadente nella quale si muovono i personaggi spoglia le loro gesta di ogni epicità, dato che ognuno di essi nasconde lati oscuri e ogni atto degno di nota si perde nella sterilità delle ambientazioni. Nella pellicola non mancherà nemmeno una certa dose di violenza che riporta alla cruda realtà lo spettatore. Il modo con cui viene gestita la trama è ottimo, dato che non viene mai premuto eccessivamente l'acceleratore sul ritmo, ma viene creata un'atmosfera affascinante. I rapporti fra i personaggi sono il vero fulcro dell'opera, dato che vengono messi a confronto figure atipiche. Soprattutto i cattivi hanno uno spessore umano che stride con le azioni criminali commesse e dona loro uno spessore raro.
La banda di Arthur
In alcuni momenti viene inoltre dato un pathos ottimo che rende indimenticabili alcune seuquenze, come quella della fustigazione. Nessuno esce vincitore da una realtà che premia solo la sopraffazione e la violenza come stile di vita, facendo passare il messaggio che la violenza genera violenza, oltre al fatto che gli aborigeni, seppur più primitivi, mostrano una minore crudeltà dell'uomo bianco, nonostante quest'ultimo si sia fatto portatore di civiltà. Un aspetto che mi ha convinto molto è come in fin dei conti le azioni dei personaggi non portino né a un miglioramento, né ad un peggioramento della situazione esistente, ma sembrano piccoli problemi per piccoli uomini sperduti in una terra ostile e sconfinata, facendo venir così meno l'importanza delle azioni commesse. La natura stessa veste un ruolo importante e mostra come l'uomo ne sia attratto anche se ormai non sembra esserne più parte integrante.
Charlie durante il suo viaggio
Una forte aura mortifera funge da cornice al tutto e la narrazione procede fino al bel finale, che grazie a poche battute mette in evidenza la piccolezza della vicenda e di come le azioni commesse portino in un continuo circolo di violenza senza possibilità di fuga. La regia è molto buona, dato che riesce ad amalgamare bene le due linee narrative e a creare un'atmosfera complessiva veramente accattivante. Il ritmo viene mantenuto basso, dando a questo western un andamento atipico. Alcuni momenti sono veramente riusciti e le scene al tramonto denotano una cura meticolosa. La fotografia, come già accennato, riesce a colpire molto e a creare delle inquadrature veramente ben fatte, che vanno a valorizzare la bella ambientazione e a dare il giusto tono alle scene. Il montaggio può vantare alcune sequenze ottime, come la scena in cui esplode la testa ad un aborigeno, che denota un'attenzione meticolosa nella struttura della scena.
Mike viene brutalmente fustigato
Anche l'alternarsi fra la scena della flagellazione e il canto di uno dei banditi rimane impressa per via della sua forza. La colonna sonora è veramente azzeccata e riesce a conferire ancora più forza e bellezza alle scene. La componente narrativa  secondo me è quella che permette al film di fare un salto di qualità, presentando una trama veramente bella che riesce ad appassionare e a dare molti spunti di riflessione. Anche i personaggi denotano una caratterizzazione di prim'ordine, con dei caratteri molto profondi che riescono ad identificarli ed a renderli vivi, anche grazie ad un cast che mette impegno nelle interpretazioni. Le relazioni sociali presenti e i bei dialoghi, riescono a portare avanti benissimo la narrazione. I banditi e il capitano riescono ad imprimersi nella mente dello spettatore e a renderlo partecipe delle loro vicende. Insomma, ci troviamo di fronte ad un ottimo western, che mette in primo piano i drammi di uomini in un mondo ostile che li rende reietti e fuori posto. Il tutto viene descritto con crudezza e poesia allo stesso tempo, grazie ad un comparto tecnico che sa dove vuole arrivare e riesce così a dare un'anima e molta forza ad una bellissima storia.

Toro scatenato (1980) di Martin Scorsese


Trailer del film



Grande biopic che analizza la figura umana che si nasconde dietro un grande pugile. Il film racconta la storia del pugile Jake LaMotta durante tutta la sua carriera, dagli albori fino all'inevitabile declino. Vengono quindi seguite tutte le sue gesta, sia fuori che dentro il ring, analizzando ottimamente la sua personalità durante l'attività che ama e la sua vita di tutti i giorni.
Jake con suo fratello
La storia è sviluppata benissimo, dato che viene sviscerata la personalità di Jake, mettendone in luce sia i lati positivi che negativi, con una poesia e una sensibilità rare. Inoltre gli incontri di boxe sono rappresentati in maniera epica e poetica mettendo in luce la purezza dello scontro fisico fra due uomini, che non rinnegano la loro natura animalesca, divertendo il pubblico come moderni gladiatori. Lo stacco fra l'attività di pugile, nella quale Jake riesce a dimostrare forza e sicurezza, e la sua vita di tutti i giorni è netto e nella seconda vengono messe in luce tutte le sue debolezze. Lui infatti sembra sperduto fuori dal ring e non riesce a trovare quiete e serenità.
Jake durante un incontro
I rapporti umani che lo circondano sono molto forti e ben strutturati, ma vengono man mano messi in crisi dalla sua incapacità di godersi il bello che lo circonda, avendo ormai votato la sua vita alla boxe. Un altro aspetto che dona molta forza alla pellicola è la commistione fra l'attività sportiva e la criminalità organizzata, che riesce ad inquinare la purezza dello sport con le scommesse e gli incontri decisi a tavolino. A tal proposito è emblematica la scena nella quale Jake perde di proposito un incontro, accorgendosi solo dopo di essersi venduto per raggiungere traguardi successivi. Il protagonista è un uomo che ha una sola ragione per vivere e ciò è facilmente visibile nelle sequenze finali dopo il suo ritiro, quando ormai non riesce più a dare una rotta alla sua vita, mettendosi nei guai e perdendo ogni speranza di avere un futuro felice. Le relazioni sociali sono strutturate molto bene e viene mostrata anche la situazione sociale della donna, che viene trattata male e in maniera violenta da parte del marito, mostrando un'arretratezza di modi che viene condannata e che a lungo andare provoca infelicità ad entrambe le parti.
Jake una volta abbandonato il mondo della boxe
Lo sviluppo narrativo è inoltre scandito bene ed è un piacere seguire la vita di Jake, per via dell'ottimo ritmo e della cura con cui viene raccontata. Risulta impossibile non lasciarsi cogliere dalle emozioni che scatena un racconto così umano, che mostra una persona all'apparenza forte che nasconde un animo inquieto e fragile. La regia è ottima e viene dimostrata una perizia tecnica invidiabile. Gli incontri di boxe sono eccellenti per via della forza con la quale sono rappresentati, mostrando molto bene sia la violenza che li contraddistingueva, sia l'epicità. Ogni inquadratura durante i match è bellissima e vengono composte sequenze ottime. Anche la narrazione fuori dal ring è strutturata molto bene, dotando sempre il racconto un buon ritmo e di sequenze dal forte impatto emotivo, che spazia dalla tragedia alla sensualità, all'allegria, formando così una narrazione variegata che riesce ad appassionare molto. Anche il procedere della carriera di Jake è strutturato molto bene con una serie di brevi immagini degli incontri disputati che riescono rendere comprensibile il procedere degli eventi in una maniera visivamente accattivante. La fotografia è magnifica con un bianco e nero magistrale che dona un'aura particolare a tutto il racconto, riuscendo ad essere molto crudo in alcuni momenti e molto delicato e sensibile in altri. Le inquadrature sono molto curate e anche la messa in scena riesce a proiettare lo spettatore nell'epoca raccontata.
Il pugile con sua moglie
Il montaggio e il resto del comparto tecnico sono ottimi, riuscendo costruire una narrazione chiara ed appassionante. Anche la colonna sonora è ben fatta, sfruttando pezzi anche classici che donano ulteriore forza al racconto. Le relazioni fra i personaggi sono strutturate bene e riescono a creare una rete sociale variegata nella quale si muovono personaggi di spessore, con un focus particolare per Jake e suo fratello, i veri fulcri della storia. Anche i rapporti con la criminalità sono ben fatti e non scadono mai nella macchietta. I due personaggi principali riescono ad avere uno spessore caratteriale degno di nota, grazie anche a delle ottime interpretazioni degli attori, che si calano bene nella parte. In breve, questa è un'opera visivamente ed emotivamente molto forte che descrive il mondo della boxe e la vita di un uomo con molta grazia, facendo emergere le luci e le ombre di una vita non facile, riuscendo anche a rendere partecipi della dedizione di Jake, il quale, per raggiungere un obiettivo, si fa terra bruciata intorno, per poi venir scaricato dallo stesso che mondo che tanto amava, ritrovandosi, così, con molti ricordi, ma senza un posto nel mondo.

Jersey Boys (2014) Clint Eastwood


Trailer del film



Grande film di Eastwood che ripercorre la storia dei The Four Seasons. La storia comincia dagli albori del gruppo, quando parte dei suoi membri sono ancora giovani ragazzi che vivono in quartieri disagiati e si danno a piccoli furti per tirare avanti. Nel tempo libero però i ragazzi portano anche avanti progetti legati alla musica, tentando in questo modo di uscire dallo squallore del loro quartiere e tentare di fare successo. Una delle promesse fra i giovani di quella zona è Frankie Valli, un ragazzo che possiede una voce splendida e viene quindi spinto a studiare canto per avere più chance di far fortuna.
I Four Seasons propongono una canzone al telefono
Da questa situazione iniziale si sviluppa la storia che ha portato i Four Seasons ad avere un grande successo, fino ad arrivare al loro declino. Uno degli aspetti più interessanti della pellicola è il rapporto che il gruppo ha avuto con la criminalità organizzata, che li ha portati a poter intraprendere strade nuove, ma che creerà anche molti problemi. La loro storia è stata resa in maniera molto interessante, grazie ad una narrazione ritmata benissimo e con dei momenti musicali curati e ben strutturati, in modo che non diventino troppo invadenti nel bilancio complessivo della trama. I rapporti fra di loro, pur seguendo delle linee narrative che sono già state battute più volte, vengono mostrati con la giusta umanità e intensità, così da rendere vitale e interessante il racconto in ogni fase.
Il rapporto di amicizia creato fra i ragazzi che hanno passato una vita intera insieme viene trasmesso benissimo e riesce ad emozionare. Il tono che viene dato alla pellicola ricorda moltissimo i film sui gangster, con la differenza che invece di fare carriera nella malavita, viene fatta nello spettacolo. Anche le fasi finali della storia, quelle più critiche per il gruppo, riescono a possedere molta forza e non mancano di interesse, nonostante sia presente un tono più serio e meno scherzoso.
Frankie Valli ai suoi esordi
Il finale è inoltre magnifico e riesce ad emozionare moltissimo, utilizzando poche inquadrature ben strutturate. Infine  la scelta di far comunicare i personaggi con lo spettatore l'ho trovata intelligente, così da creare subito un certo interesse verso di loro ed è un buon aiuto per il ritmo della narrazione. La regia di Eastwood è ottima e mostra una forza espressiva rara, che stupisce per via della veneranda età del regista. Le inquadrature sono curate e riescono a donare un'aura unica ad alcuni momenti, come quando Frankie canta. Anche il tono della pellicola è sempre adeguato alle scene ed è stata una scelta giusta quella di non fare un'apologia del gruppo ma di mostrarne luci ed ombre. La fotografia è molto interessante, dato che sfrutta delle tonalità di colori poco accese, riuscendo così a dare un tono retrò e particolare alla narrazione. Anche le ambientazioni sono realizzate molto bene e riescono a calare bene in quegli anni. Il montaggio è nel complesso ben fatto, anche se in rari casi presenta delle lievi imperfezioni.
Sorgono tensioni con il loro produttore
Nonostante ciò vengono create delle sequenze strutturate bene e dall'ottimo ritmo. Il lavoro di scrittura stato eseguito e dovere, pur presentando situazioni poco innovative, riesce ad avere la giusta forza per mostrare come il successo logori le persone e mostra delle personalità strutturate e profonde. I personaggi sono, infatti, caratterizzati con gusto e in questo modo gli attori riescono a dare vita alle figure che interpretano. Eastwood riesce anche questa volta a mettere in scena una storia umana di un gruppo famoso, mettendone in risalto difetti e qualità, facendo emozionare e facendo vivere allo spettatore tutte le gioie e i problemi del gruppo, sfruttando un tono da gangster movie che dà un tocco di originalità alla pellicola.