lunedì 18 maggio 2015

Why Don't You Play In Hell? (2013) di Sion Sono


Trailer del film



Geniale film di Sion Sono che analizza con ironia l'amore verso il cinema. Il film ha una struttura molto interessante: infatti vengono intrecciate diverse linee narrative che vanno poi a collimare man mano che la storia procede. Vengono quindi seguite le vicende di un gruppo di amici che sognano di girare un film fin dall'adolescenza. Il loro sogno sembra non doversi mai avverare e ciò inizia a creare attriti nel gruppo una volta raggiunta l'età adulta. Nel frattempo vediamo svilupparsi le vicende di due famiglie yakuza rivali.
La troupe si prepara a girare
Nella prima il boss Muto è preoccupato per le sorti della giovane figlia Michiko e sta tentando di organizzare un'accoglienza adeguata per l'uscita della moglie dalla prigione, facendo in modo che la figlia faccia il ruolo di protagonista in un film. La madre si trova dietro le sbarre per aver ucciso brutalmente degli yakuza che erano andati a casa sua per uccidere il marito. L'altra famiglia invece subisce un cambio netto al vertice, dato che il capo viene ucciso da Muto. Al suo posto subentrerà uno degli assalitori, Ikegami, scampato alla furia della moglie del boss rivale. Quest'ultimo ha una segreta infatuazione per la figlia di Muto e cerca in ogni modo di rapirla. Tutti questi personaggi verranno a trovarsi in contatto e a convergere verso le fasi finali della pellicola.
Ikegami con una foto di Michiko
Tutta la storia è stata gestita in maniera magistrale, con una verve e un ritmo rari e con uno stile sempre curato e che dà un tono molto particolare alla pellicola. Infatti è stato scelto di dare molta ironia a quasi ogni momento, così da dare leggerezza alla narrazione, pur non facendo mancare momenti più crudi e colmi di pathos. Il modo con cui viene messa in scena la storia è veramente fuori di testa, con trovate visive eccessive e divertentissime, come il modo in cui gli assalitori vengono uccisi dalla moglie di Muto o di come viene strutturata tutta la parte finale, la quale è un'esplosione di follia e nonsense. Tutti gli eccessi vengono gestiti molto bene e non stoneranno mai nel bilancio complessivo dell'opera. Uno dei temi centrali è indubbiamente l'amore verso il cinema e la magia che quest'ultimo riesce a dare. Attraverso i giovani aspiranti filmmakers viene messo in luce come la settima arte riesca a creare qualsiasi cosa che altrimenti sarebbe impossibile ritrovare nella realtà.
Michiko fa una strage molto particolare
Questo film è un vero e proprio atto d'amore verso il cinema e Sion Sono riesce anche a fare una riflessione sulla sua professione, mostrando come la sua figura sia una vera e propria guida per tutta la troupe e come sia alla fine lui colui che deve dare un senso e una direzione al film. Anche su questi punti non mancherà molta ironia, dato che il regista stesso è mostrato come il più fuori di testa di tutti. Le situazioni sono volutamente esagerate come a voler rimarcare in ogni istante la potenza e l'anarchia dell'arte che viene messa in scena. La storia che fa da contorno a questi temi non sarà un semplice riempitivo, ma va a mostrare una serie di eventi veramente appassionanti e che fungono da veicolo per portare con più forza il messaggio.
Hirata dirige la troupe
Molto interessante è come vengono mostrati gli yakuza, i quali sembrano sempre molto infantili e ridicoli, anche se molto brutali. Non esistono figure normali e l'unico personaggio che sembra apparire normale viene travolto e schiacciato dagli eventi che lo circondano. Detto questo, al contrario degli altri film di Sion Sono ci troviamo di fronte ad un'opera dai toni più leggeri e giocosi, come fosse stato più uno sfizio registico, scevro dai toni solitamente più impegnati del regista. Molto interessante è anche il modo con cui viene fatta ogni tanto trapelare la realtà in un questo racconto, ad esempio quando la polizia pone fine agli scontri in maniera sanguinosa. Anche il finale è fantastico e sembra voler citare "I tre volti della paura", del grande Mario Bava. Dal punto di vista tecnico ci troviamo di fronte all'eccellenza, essendo presenti una serie infinita di trovate registiche degne di nota. Le scene memorabili o che restano impresse sono innumerevoli, come tutto lo scontro finale, girato in maniera eccellente. Anche i cambi di tono a seconda di ciò che accade su schermo si fanno sentire e riescono a scuotere lo spettatore e a riportarlo alla realtà. La cura messa nella sequenze è sempre di alto livello e i movimenti di camera sono sempre ben calibrati. Sono presenti anche citazioni ai film di Bruce Lee, dei quali è stata omaggiato anche lo stile registico. La fotografia è ottima, con alcune immagini che denotano una cura rara. Ad esempio è possibile citare il momento in cui la bambina entra nella stanza piena di sangue, che fa gelare il sangue nella vene, per poi smorzare la tensione subito dopo con due semplici linee di dialogo. Il montaggio è veramente ben fatto con alcune sequenze studiate bene. Il ritmo e la chiarezza in scena sono sempre molto buoni e ciò non è da tutti.
Una delle folli fasi oniriche del film
Gli effetti speciali sono volutamente esagerati, ma ben si adattano al tono della pellicola e, perfino durate la scene violente, viene dato uno stile al confine fra realismo e parodia, come a voler ricordare che in fondo è solo un film. La colonna sonora ha dei bei pezzi e un motivetto che riesce a essere un fil rouge durante tutto il film. I personaggi hanno un buon spessore e risultano molto funzionali alla storia, pur non avendo un approfondimento eccezionale. Ognuno di loro riesce a lasciare la propria impronta grazie anche a degli attori in forma. La trama è ben fatta e riesce ad avere degli sviluppi non banali che regalano molte emozioni allo spettatore. Quindi, Sion Sono riesce ancora una volta a stupire con un'opera che denota maestria tecnica, uno stile riconoscibile e una vena artistica che riesce ad esplodere e a coinvolgere, anche in un prodotto che ho trovato più leggero del solito, ma comunque mai banale e con delle idee semplicemente geniali sia nel modo di veicolare il messaggio, sia nel modo con cui è stata portata avanti la trama. Viva il cinema, viva Sion Sono!

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