domenica 6 aprile 2014

Cani arrabbiati (1974) di Mario Bava


Trailer del film



Grandioso film talmente innovativo da risultare moderno anche ai giorni nostri. La vicenda narrata comincia con una rapina ad un portavalori da parte di quattro criminali. Uno di loro viene ucciso nella fuga e gli altri tre, per mettersi al sicuro, prendono in ostaggio una donna, un uomo e suo figlio, scappando tutti insieme nella macchina del signore. La vicenda prosegue a bordo del mezzo dove i personaggi interagiscono e i criminali portano avanti il loro piano di fuga. La trama è raccontata alla perfezione ed è scritta veramente bene, dato che poteva rischiare di avere molti momenti di stanca per via dell'ambientazione un po' particolare. Il rischio noia viene sventato grazie ad una narrazione vivacissima e molto ritmata perfino per gli standard odierni. Gli eventi proseguono benissimo mantenendo una buona tensione per tutta la pellicola e scatenando un fortissimo interesse sulle sorti dei protagonisti. Vengono sapientemente intessuti dei dialoghi che scandiscono il ritmo alla vicenda caratterizzando dei personaggi ben definiti. Non vengono risparmiate nemmeno delle componenti violente, essendoci diverse uccisioni abbastanza sanguinolente, e sono presenti alcuni momenti macabri. L'ambientazione è realizzata molto bene e nel complesso la pellicola fa intendere come la malvagità sia radicata nella società dove ancora chi è più forte può riuscire a sopraffare i deboli, anche se per farlo rischia molto. Questa è una visione molto nichilista della società, ma comunque realistica. Viene anche creato un po' di mistero intorno al malore del bambino, che dorme per tutto il viaggio, per via di una presunta malattia. Tutto viene presentato senza filtri verbali o visivi e questo lo rende molto crudo. Quest'opera ha ispirato molti film, fra cui credo Le Iene, proponendo dialoghi e situazioni che ricordano il film di Tarantino. Va anche sottolineato che questo film è stato realizzato ben 20 anni prima de Le Iene e va quindi riconosciuto il merito di Mario Bava nella visionarietà del suo progetto, che non ha visto la luce fino agli anni '90. La regia è degna del maestro che era Mario Bava, con delle riprese e una tecnica che non è facile vedere in giro. I movimenti di macchina e l'orchestrazione delle scene sono molto avanti per l'epoca e anche oggi fanno impallidire la maggior parte dei registi. Riuscire a rendere interessante un road movie infernale e farlo con questa qualità è veramente degno di un genio del cinema. La fotografia è veramente ben fatta con delle inquadrature molto ispirate e di forte impatto visivo. Molti primi piani hanno un'ottima cura e non mancano riprese da angolazioni suggestive. L'ambientazione ristretta per la maggior parte del tempo non crea un ambiente claustrofobico, ma riesce comunque a dare un certo respiro. Il montaggio è una delle componenti migliori, dato che è dinamicissimo e riesce a dare in alcuni momenti un ritmo vertiginoso. La sequenza della rapina è una delle migliori, con un montaggio molto serrato alternato con riprese dell'uomo che verrà rapito alla guida della sua auto. Anche durante alcuni momenti in macchina viene scelto un tempo perfetto che fa rimanere impresse molte sequenze. La colonna sonora è ben fatta, con un motivo accattivante che accompagnerà la vicenda, sostituito solamente da alcune canzoni passate alla radio o cantate da "Trentadue", uno dei rapinatori. Le canzoni riescono nel complesso a dare il giusto tono alle scene, a volte contrastando la gravità di alcuni momenti con canti leggeri. Gli attori sono in forma e danno un buon spessore ai propri personaggi, riuscendo a darli un'identità definita e a farli rimanere impressi. Dietro c'è ovviamente un ottimo lavoro di scrittura che rende tutti molto sfaccettati e più complessi di come appaiono ad una prima occhiata. Quindi, questo è un film italiano da riscoprire e ricordare, per via dell'eccellenza tecnica e della forte innovazione che lo caratterizza, la quale è stata poi ripresa, consciamente o meno, da molti film degli anni successivi, grazie alla visionarietà e al talento di Mario Bava.

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