domenica 31 agosto 2014

Arca russa (2002) di Aleksandr Sokurov


Trailer del film



Impressionante opera di Sukurov che racconta varie pagine della storia russa attraverso un visita all'Hermitage. La trama del film vede come protagonista un uomo che si trova catapultato, senza sapere come, dentro l'Hermitage in un'epoca temporale che non è la sua. Dentro troverà un francese dai modi raffinati che lo accompagnerà lungo la sua esplorazione dell'edificio. La particolarità sta nel fatto che durante il percorso i due si troveranno in contatto con varie epoche storiche, che hanno caratterizzato la storia russa negli ultimi secoli. Il protagonista non verrà mai mostrato, ma tutta l'opera viene vissuta come una sua soggettiva, cosa che aiuta moltissimo l'immersione.
Giovani ragazze nobili che si divertono
Il passaggio verso diverse epoche permette di fare un omaggio alla cultura del paese e verrà impostata una riflessione su un popolo sempre vittima di leader e regimi autoritari, perfino al giorno d'oggi. Non è possibile in questo caso parlare di trama, dato che i due si muoveranno fra le varie stanze senza seguire una linea temporale ben definita, ma si troveranno in momenti storici disordinati dal punto di vista cronologico e ciò fa apparire la vicenda come un cammino in situazioni separate fra loro, ma che vanno ad amalgamarsi bene per dare un miglior ritmo alla storia. Ciò che emerge è il ritratto di un popolo forte che è stato da sempre vittima di una leadership che non ha saputo gestire al meglio le sue potenzialità, anche partendo da buoni propositi.
Ballo all'interno dell'Hermitage
Anche il confronto fra i due uomini risulta interessante, essendo portato avanti da uno straniero, il francese, e un russo, l'uomo in soggettiva. Nonostante il grande interesse che suscita l'opera e la bellezza artistica nel quale viene catapultato lo spettatore, a volte la presentazione delle scene ha un tono un po' freddo per via di alcuni momenti mostrati con distacco dalla regia. Viene anche accennato un ragionamento metacinematografico, considerando il protagonista come lo spettatore stesso che, grazie alla magia del cinema, può visitare posti e sapere cose in maniera impossibile nella realtà. Sono anche presenti molte immagini simboliche, come l'uscita dal palazzo dei nobili, una volta finito il ballo, il quale viene presentato come il tramonto di un ceto sociale prossimo alla distruzione. La regia e il comparto tecnico sono superbi, essendo stato tutto realizzato con un unico piano sequenza di un'ora e mezza. Non riuscivo a credere ai miei occhi dalla qualità dei movimenti di macchina e delle inquadrature mostrate. La macchina da presa si muove molto, ma in maniera sinuosa e armoniosa, così da rendere questo "viaggio" incredibilmente piacevole.
Spettacolo teatrale
Inoltre anche la messa in scena delle varie situazioni rasenta la perfezione, con scenografie costruite molto bene e con una grande varietà di situazioni presentate, molte delle quali tutt'altro che facili da organizzare e da riprendere con gusto. Risulta incredibile come non ci sia mai un calo nella qualità dell'immagine e come sia tutto curato nei minimi dettagli. Ad esempio la scena del ballo finale lascia a bocca aperta per la qualità presentata. Anche la fotografia è curatissima, con un'ottima alaternanza di toni caldi e freddi, che riescono a far provare allo spettatore le sensazioni adeguate a ciò che viene presentato. La colonna sonora invece si basa su pezzi di musica classica che fanno da cornice alla vicenda, pur non essendo onnipresenti.
Caterina la Grande che si allontana
I due personaggi principali non hanno identità definita, ma sono caratterizzati comunque a dovere, anche se ciò che è maggiormente oggetto di interesse è ciò che li circonda, cioè il palazzo stesso e le figure che vi passano, le quali riescono ad essere molto affascinanti ed interessanti. Il francese rimane comunque un ottimo personaggio dotato di un forte carattere, mentre l'uomo in soggettiva, presenta tratti più fumosi, quasi a voler far credere allo spettatore di essere parte di esso. Ciò che ci troviamo di fronte è quindi una grande opera, tecnicamente impressionante, che va oltre la forma e il virtuosismo (anche se è presente un po' di autocompiacimento), per presentare una storia interessante e ben strutturata, che descrive un popolo e pone riflessioni non banali.

lunedì 25 agosto 2014

Il grande sonno (1946) di Howard Hawks


Trailer del film


Bellissimo noir che prende tutte le caratteristiche del genere e le mescola con sapienza rara. La storia segue le vicende nel quale si trova coinvolto il detective Marlowe. Lui si troverà assoldato da un ricco signore, che si trova suo malgrado ricattato a causa di sua figlia Carmen. Indagando Marlowe verrà invischiato in vari intrighi fra traffici illeciti, ricatti e omicidi. La trama non è semplice e ad una prima visione risulterà molto ingarbugliata e di difficile comprensione. Alcuni aspetti rimangono inoltre in parte inspiegati e ciò non aiuta ad avere un quadro generale completo. Nonostante ciò la storia scorre meravigliosamente e riesce a far rimanere letteralmente incollati allo schermo per tutta la sua durata. La storyline centrale mantiene comunque una certa chiarezza e con un po' di attenzione è possibile tenere le fila di tutta la trama. La vicenda è sviluppata benissimo, con una serie di scene sempre ottime per come sono strutturate, che vanno a comporre un quadro sociale quasi privo di buoni sentimenti e di figure positive.
Marlowe con le sorelle Sternwood
Lo stesso protagonista, pur essendo un buono, non è privo di ombre e ciò contribuisce moltissimo a dare un forte spessore alla vicenda. Nel racconto è anche inserita sapientemente una buona dose di ironia dovuta particolarmente alle battute di Marlowe, che manterrà sempre un profilo dominante nella scena. Un momento veramente divertente è la telefonata alla polizia che si tramuta piano piano in uno scherzo dai tempi comici invidiabili. Questo film propone le caratteristiche tipiche di un noir, facendole risaltare e sfruttandole in maniera eccellente. Inoltre l'atmosfera creata è fantastica, grazie alle situazioni presentate e al microcosmo creato, che si mantiene coerente ed interessante durante tutta l'opera.
Marlowe in una situazione di pericolo
Dal punto di vista tecnico ci troviamo di fronte all'eccellenza, dato che la regia porta avanti con uno stile perfetto una trama non semplice, facendola rimanere godibile per chiunque, e con un ritmo nella narrazione che ha i giusti momenti di calma e di frenesia. Nessuna scena viene utilizzata come riempitivo, ma ogni inquadratura ha una funzione nel creare atmosfera, approfondire i personaggi o aggiungere elementi all'intreccio. Anche la messa in scena è veramente curata, perfino nei particolari che potrebbero sembrare secondari, ma che in realtà danno una forte credibilità al racconto. Un elemento emblematico è la sequenza in cui Marlowe si trova nella serra del suo ricco datore di lavoro e viene mostrato dopo pochi minuti madido di sudore, cosa che poteva benissimo non essere inserita, ma che aggiunge spessore alla scena. Raramente ho visto una tale qualità tecnica mantenuta per un intera pellicola ed è possibile affermare che avere uno stile così perfetto nel noir non è cosa da poco. Anche i personaggi sono caratterizzati benissimo e risultano fin da subito riconoscibili. Alla fine del film ricorderete alla perfezione buona parte delle figure più importanti, con le loro particolarità e il loro modo di essere.
Il detective con il suo datore di lavoro
Tutto questo merito di un lavoro di scrittura eccellente che ha permesso di avere dei dialoghi sempre ispirati e dal ritmo ottimo, che non danno mai un senso di noia. Lo spettatore riuscirà ad appassionarsi molto alla vicenda, creandosi opinioni variegate su un buon numero di figure, essendoci un panorama piuttosto variegato. I due protagonisti, con una menzione speciale per Marlowe, sono spettacolari e riescono ad avere uno spessore ed una caratterizzazione che raramente ho trovato in altre pellicole. I due attori che li interpretano, Humphrey Bogart e Lauren Bacall, sono bravissimi e riescono a farsi amare pur possedendo anch'essi dei lati oscuri. Un punto di forza nella caratterizzazione è infatti la riduzione della dicotomia bene/male, con personaggi mai del tutto positivi o negativi. Questo aiuta a capire come anche coloro armati delle migliori intenzioni, una volta venuti a contatto il marcio della società, difficilmente riescono a rimanere immacolati. Questo è un noir bellissimo, tecnicamente perfetto, che mette in scena una storia non facile, ma veramente appassionante come raramente se ne vedono a giro. Assolutamente da vedere.

Il gabinetto del dottor Caligari (1920) di Robert Wiene

Trailer del film



Stupendo film che può essere considerato un manifesto dell'espressionismo tedesco nella cinematografia. La storia è quella di Franz, che si trova invischiato in una serie di delitti portati avanti da un misterioso killer. I suoi sospetti, dopo l'uccisione di un suo caro amico, ricadranno sul tenebroso dottor Caligari, che ha portato alla fiera del paese un sonnambulo che ha previsto la morte di Alan, il suo compare. Da qui avranno luogo varie vicissitudini che coinvolgeranno anche Jane, la sua amata. La storia si sviluppa molto bene e ha una linea narrativa interessante che mantiene molto alto l'interesse nella vicenda. Non mancheranno infatti momenti di tensione e dei colpi di scena che non sono sempre inaspettati, ma che fanno mantenere al racconto un bel ritmo. Ovviamente l'aspetto che ha reso celebre il film è senza dubbio la bellissima messa in scena che si compone di inquadrature surreali e curatissime, che ricordano dei quadri, più che dei posti reali. Le geometrie impossibili e le atmosfere create sono uno spettacolo per gli occhi e riescono ad essere funzionali per la delirante vicenda. Ogni scena lascia a bocca aperta per l'ispirazione con cui sono state costruite le scene e pure l'aspetto di alcuni personaggi risulta coerente con l'ambiente cirostante, dando un certo senso di straniamento. Nel finale verrà inoltre data una spiegazione a questo tipo di scelta stilistica, che la eleverà oltre il mero esercizio formale, per quanto ben fatto. Viene inoltre portata avanti un lieve critica allo sviluppo scientifico fatto senza etica e criterio, che può portare a sviluppi e danni gravi.
Cesare rapisce la ragazza di Franz
La regia, essendo un film molto datato, non vanta movimenti di macchina o un montaggio serrato (per quello vedere la Corazzata Potemkin), ma riesce comunque a dare un bel ritmo alla vicenda e ad avere una narrazione scorrevole e non banale. Alcuni momenti sono inoltre veramente belli e riusciti, come l'omicidio di Alan mostrato unicamente attraverso le ombre sul muro o l'ossessione del dottor Caligari che vede parole nell'aria (figura sotto). Ovviamente, come già detto, sono le ambientazioni e la fotografia a rendere indimenticabile l'opera, per via di uno stile portato avanti con sapienza che non è fine a se stesso, ma è funzionale agli sviluppi della trama, conferendo atmosfera. Inoltre la scelta di far muovere i personaggi su sfondi dipinti fa sembrare tutto il film come un quadro in movimento, che dà un tocco ancor più artistico all'opera.
Il dr. Caligari preso dalle sue ossessioni
Anche le ombre sono un elemento importantissimo per formare lo stile voluto e vengono sfruttate delle ombre dai lineamenti molto netti che danno un tono molto tenebroso alla vicenda. Pure la musica è veramente curata, con motivi di stampo classico, che sono intervallati da altri dai toni stranianti, che riescono ad amalgamarsi molto ben con le scene presentate. I personaggi sono ben sfruttati e ben caratterizzati, con particolare rilievo per Caligari e Franz, che si rivaleggiano durante il film e risultano molto accattivanti. Anche Cesare il sonnambulo è realizzato benissimo e pur dicendo solo poche battute, è una figura che resta impressa e che risulta uno dei perni centrali di tutta la storia. Il look veramente dark e dei comportamenti disturbati e alienati, lo rendono perfetto per la storia trattata. Anche la rappresentazione dei matti e del manicomio è veramente ben fatta, dato che riesce a rendere benissimo la follia che regna in quel luogo. Quindi, nel complesso, questo è un film magnifico, che risulta stilisticamente perfetto e, grazie ad una storia accattivante e sfruttata benissimo, rimane una pietra miliare della cinematografia che resterà impressa in chiunque abbia la fortuna di trovarsi a vedere questa meravigliosa opera.

venerdì 22 agosto 2014

La notte del giudizio (2013) e Anarchia - La notte del giudizio (2014) di James DeMonaco


Trailer del film


Bell'horror dalla tecnica un po' incerta, ma dall'ambientazione e dalla narrazione riuscita e politicamente esplosiva. La storia è ambientata in America in un futuro prossimo, nel quale è presente un giorno all'anno dove per 12 ore ogni reato è legale. Questo atto serve a far sfogare la popolazione e a far così diminuire la criminalità nel resto dell'anno. Seguiremo quindi le vicende della famiglia Sandin che si preparata a vivere la notte dello Sfogo nella propria abitazione in tutta tranquillità, visto il moderno sistema di sicurezza che hanno installato. Nonostante tutte le cautele prese si troveranno comunque a dover fronteggiare l'assedio di un gruppo di ragazzi ricchi, che vogliono uccidere un ragazzo di colore che si è rifugiato nella casa. Ciò porrà la famiglia di fronte a numerose scelte morali che li metteranno a dura prova. La storia si sviluppa in maniera molto interessante, dato che, tutta l'azione di sviluppa all'interno dell'abitazione dei Sandin. Questa scelta l'ho trovata molto intelligente, per via del budget ridotto e per via della bella atmosfera che permette di creare una situazione del genere. Grazie a questo espediente viene proposta un'atmosfera che secondo me ben si adatta all'ambientazione creata. La trama si sviluppa abbastanza bene e mantiene un bel ritmo per tutto il film. Viene creata anche una discreta varietà nelle situazioni e ciò permette alla pellicola di non portare avanti stancamente un banale assedio come se ne sono già visti in abbondanza. C'è comunque da dire che i difetti non mancano per via di scelte narrative che sono ripetute fin troppe volte e alla fine stancano. Ad esempio succede un bel numero di volte che i protagonisti vengano salvati all'ultimo secondo da qualcosa di inaspettato. Questo fatto mina moltissimo la tensione durante le scene, dato che fa risultare molto prevedibile lo svilupparsi di alcune situazioni. Sono inoltre presenti alcuni buchi nella sceneggiatura che non creano grossi problemi, ma che con un po' di cura sarebbero stati evitabili. Nel complesso comunque il film mantiene una buona carica, soprattutto dal punto di vista della critica sociale, visto che, come il suo successore, si schiera apertamente contro un sistema politico classista e prevaricante, che non si occupa più dei meno abbienti. Inoltre viene messa sotto accusa anche una parte della classe ricca della società, dato che viene mostrata come razzista, crudele e marcia, pur mantenendo un'apparenza limpida e intonsa. Viene anche creata comunque una bella tensione, con sequenze dalla luminosità ridotta e con immagini strutturate bene per dare insicurezza. Come verrà più volte rappresentato nel seguito, anche in questo film vengono create situazioni dove persone apparentemente normali si trovano a dover commettere comportamenti moralmente condannabili e ciò vuole rappresentare come l'uomo sia propenso ad un comportamento barbaro e di autoconservazione di fronte all'opportunità di fare ciò che vuole. Ciò viene mostrato da parte di quasi tutti i personaggi e ciò dà molta forza al messaggio. Questi temi sono ripresi pari pari dal seguito e ciò purtroppo toglie un po' di innovazione a quest'ultimo. La regia è buona, ma non è esente da difetti, visto che sono presenti alcuni momenti poco riusciti e delle sequenze non sviluppate con la giusta cura. Nonostante ciò alcune scene sono veramente azzeccate, anche grazie ad un buon lavoro della fotografia, come ad esempio le sequenze in cui i giovani ragazzi assalitori giocano fuori dalla porta della villa o alcuni momenti nella più completa oscurità che creano una buona atmosfera. Anche il montaggio si assesta su buoni livelli pur presentando anch'esso dei difetti e degli errori, come nella scena in cui il capo degli assalitori uccide un suo compare cambiando la mano che impugna l'arma da un'inquadratura all'altra. Nel complesso comunque viene ottenuto un buon risultato soprattutto per quanto riguarda lo sfruttamento della trama. Gli interpreti sono abbastanza in parte, pur trovandosi ad interpretare personaggi lievemente stereotipati che riescono in ogni caso ad inserirsi bene nella vicenda e a far appassionare lo spettatore. Quindi, questa è un'opera riuscita, che è criticabile, ma grazie a delle buone idee messe in scena con passione ed intelligenza riesce a convincere e regala un prodotto molto interessante dal forte messaggio politico, che verrà riproposto in una versione più sontuosa e tecnicamente accurata nel secondo capitolo.


Trailer del film

Interessante horror dalle tinte politiche che riprende i temi del primo episodio e le traspone con una trama più classica, ma visivamente più accattivante. La storia percorre un'intera giornata di Sfogo, seguendo le vicende di alcuni personaggi mentre si trovano, chi volontariamente e chi suo malgrado, a girovagare per le strade della città. Le loro strade si incroceranno abbastanza presto e ci troveremo a seguirli mentre tentano di sopravvivere alla notte. La trama è molto lineare e abbastanza prevedibile, ma riesce comunque a rimanere interessante, oltre ad avere alcuni guizzi veramente azzeccati, che riescono a caratterizzare molto l'ambientazione e ad emozionare lo spettatore. Sono molte le sequenze che riescono a rimanere impresse, come l'asta umana e gli omicidi fra i familiari. Unico aspetto che non ho digerito molto è il finale fin troppo buonista e un po' troppo clichettoso che fa un po' perdere di atmosfera al racconto. Tutto il film è, come il primo, un forte atto di accusa verso un sistema politico alla deriva che decide di non risolvere i problemi della povera gente, ma punta ad eliminare fisicamente il problema, per far vivere più agevolmente le persone più abbienti. Il governo e i ricchi sono messi sotto forte accusa, con il primo che riesce a risolvere i problemi solo utilizzando la violenza e i secondi vengono mostrati apparentemente buoni e benpensanti, nascondendo in realtà un crudeltà e un sadismo senza pari. Sono proprio queste due ultime figure a risultare le più pericolose per i protagonisti. Queste critiche sono portate avanti con molta forza e non lasciano scampo ad interpretazioni: da una parte questo mostra il disprezzo del regista per quelle figure, ma dall'altro fa risultare tutto il lavoro vagamente didascalico, anche se non lo ritengo un difetto degno di nota. C'è da ammettere che il primo presentava tutto in maniera un po' più raffinata, dato che derivava da un ragionamento da parte dello spettatore. Nel complesso comunque la storia è sfruttata molto bene e riesce ad appassionare molto. Unico aspetto che secondo me poteva essere più approfondito, invece di utilizzarlo solo come deus ex machina sono i ribelli, che non svolgono un ruolo degno di nota nel film, ma sono più un contorno. C'è comunque da dire che anche i ribelli non sono mostrati come figure completamente positive, dato che sembrano portare avanti la stessa violenza che condannano, con la differenza che viene adesso rivolta verso i potenti. Ciò potrebbe rischiare di portare il paese sotto un'altra egemonia, anche se dalle fondamenta migliori dell'attuale. Ciò che viene inoltre mostrato dal film è la vera natura dell'uomo, che messo di fronte alla più completa libertà decide di darsi alla sopraffazione e alla violenza, come se così facendo potesse sfogare una parte di se stesso che rimane nascosta, ma presente, durante il resto dell'anno. La regia è buona, con meno imperfezioni rispetto al precedente capitolo, anche se non presenta molti guizzi, facendo percorrere alla vicenda binari rodati che la rendono molto ritmata, ma un po' prevedibile. Nonostante ciò alcune sequenze sono girate con garbo e si vede l'impegno che ha messo il regista nell'opera. L'aspetto più convincente è senza dubbio la fotografia, che mostra alcune sequenze visivamente molto curate ed interessanti, come la stanza dove viene portato il nonno della protagonista, così mortifera e piena di lustrini, oppure la casa d'aste dove vengono vendute le persone, anch'essa molto inquietante. Una delle immagini che più mi ha colpito è senza dubbio il finanziere appeso davanti ad una banca e anche il delitto nella famiglia dell'amica della protagonista mi ha scosso. Anche i filtri luminosi e i colori ben si adattano alle sequenze mostrate pur non sfruttando virtuosismi estremi. Nel complesso la componente tecnica quindi si attesta su buoni livelli, anche se c'è ancora bisogno di un certo miglioramento per poter ottenere risultati che lasciano veramente il segno. Gli attori sono in parte e pur risultando a volte simili a delle macchiette riescono a farsi apprezzare e a far entrare in empatia con i personaggi. Alcuni comportamenti sono a volte un po' forzati, ma non viene mai avvertito un eccessivo fastidio, tranne nella già citata parte finale. I personaggi pur non avendo una caratterizzazione eccellente riescono ad essere sfaccettati quanto basta per essere credibili nel contesto in cui si trovano. Quindi questo è un'opera riuscita, che riprende quasi tutte le tematiche del precedente episodio e le ripropone in maniera più violenta ed esplicita con una certa efficacia, mantenendo un buon livello di intrattenimento. Viene inoltre notato un miglioramento nella tecnica espressa nel primo capitolo, cosa che fa passare sopra ad alcune ingenuità nella trama e sul fatto che non siano presenti ulteriori sviluppi oltre a quelli già visti nel film precedente.

lunedì 18 agosto 2014

In trance (2013) di Danny Boyle


Trailer del film



Bel thriller che si basa sulla psicologia umana e la sfrutta per creare un bell'intreccio. La storia è quella di Simon, un assistente in una casa d'aste, che rimarrà gravemente ferito alla testa durante il furto di un quadro all'asta perdendo, così, la memoria. I rapinatori, scoprendo che lui aveva nascosto l'opera prima della rapina, lo cercano per costringerlo a dire dove è il nascondiglio. Per ottenere le informazioni volute si rivolgeranno ad un'ipnoterapeuta, così da tentare di fargli ricordare tutto. La ragazza parteggerà per lui e si instaurerà una serie di relazioni mentre procede la terapia. La trama è ben sviluppata e riesce ad appassionare molto dall'inizio alla fine. La linea narrativa, nonostante in alcuni momenti richieda una certa attenzione, rimane chiara, riuscendo così a creare un bell'intreccio. Una delle cose più interessanti della pellicola, oltre all'intrecciarsi di alleanze e rivalità all'interno del gruppo di protagonisti, è la scelta di far vivere allo spettatore in prima persona ciò che vive Simon durante le sedute. Questi momenti aiutano molto a capire cosa è realmente accaduto e risultano visivamente accattivanti e coinvolgenti. Ad un certo punto la linea di divisione fra la realtà e la psiche di Simon si fanno labili e ciò permette di mettere in scena situazioni interessanti con sviluppi imprevisti. Nonostante ciò che viene fuori sia un lavoro ben fatto, è presente un lieve senso di già visto, essendo ripresi temi e dinamiche presenti in molti film analoghi. Anche la trama, pur essendo chiara, utilizza fin troppe spiegazioni verbali per far comprendere pienamente allo spettatore ciò che accade. Questi momenti, per quanto ben fatti, tolgono indubbiamente un po' di atmosfera al racconto e sono spesso delle scappatoie per evitare di complicare la vita al regista, che altrimenti avrebbe dovuto tentare delle vie più sottili e raffinate. Comunque queste fasi non appesantiscono la narrazione eccessivamente. Un altro aspetto che ho trovato un po' forzato è il piano che emerge durante la pellicola, dato che risulta essere fin troppo arzigogolato e soggetto a talmente tanti rischi da far diventare un po' inverosimile la vicenda. Nel complesso comunque ci attestiamo su buonissimi livelli, dato che soprattutto le relazioni fra i personaggi sono strutturate molto bene. Uno degli aspetti maggiormente analizzati nella pellicola e la potenza della psiche nel plasmare la realtà percepita e come, avere il controllo sulle percezioni permetta di avere il controllo sulla realtà dell'individuo. La regia è veramente ben fatta con riprese curatissime e una messa in scena ispirata. Le sequenze in soggettiva sono sfruttate molto bene e riescono a rendere benissimo le sensazioni del soggetto. Anche le fasi oniriche sono veramente ben fatte e risultano visivamente accattivanti anche se mantengono una certo grado di realismo, cosa insolita per questo tipo di sequenze. Vengono inoltre utilizzate molte inquadrature sghembe, così da favorire un senso di disagio nello spettatore, cosa che risulta molto azzeccata. La fotografia è molto buona, con filtri e colori adatti alle sequenze presentate, oltre a favorire moltissimo il coinvolgimento dello spettatore nella vicenda. Le ambientazioni risultano a volte stranianti e riescono a mescolarsi bene fra loro fino a far perdere la cognizione del reale allo spettatore, che inizierà a dubitare di tutto ciò che accade sullo schermo. Il montaggio è ben fatto e riesce a dare il giusto ritmo, oltre a comporre bene la storia, che poteva risultare fin troppo complessa, senza una certa cura nella narrazione. Gli interpreti sono in parte e riescono a dar vita a personaggi veramente sfaccettati e intriganti, che non risultano piatti. Questo discorso vale soprattutto per i tre protagonisti, dato che gli altri fungono più che altro come figure di contorno, ma riescono comunque ad amalgamarsi bene con la vicenda. Nel complesso questo è un thriller riuscitissimo, con lievi problemi nella trama e una componente tecnica curata e ben fatta, che riesce a coinvolgere e ad appassionare molto.

giovedì 7 agosto 2014

Fudoh: The New Generation (1996) di Takashi Miike


Trailer del film


Eccellente opera di Takashi Miike che si scaglia contro la violenza dilagante nella società giapponese, senza rinunciare all'intrattenimento e ad una messa in scena ispiratissima. La trama segue e vicende di Riki Fudoh, figlio di un capo Yakuza, il quale vedrà uccidere il fratello Ryu dal proprio padre davanti ai suoi occhi. Tutto questo avviene a causa di un torto che Ryu aveva operato nei confronti di un clan rivale. Questo provocherà un Riki un forte odio che lo porterà, una volta cresciuto, a compiere la sua vendetta nei confronti dei capi Yakuza. La storia è strutturata in maniera lineare, con lui che porta avanti gradualmente la sua vendettta contro chiunque gli si pari contro. Riki, per compiere il suo piano si circonderà di strani ragazzi che lo serviranno e comporranno così il suo clan. Ovviamente i bersagli della sua vendetta non staranno a guardare e inzierà così una guerra e una spirale di violenza sempre crescenti. La pellicola si scaglia pesantemente contro la violenza dilagante nella società, mostrandone l'inutilità e come essa non provochi altro che una violenza continua e sempre più acuta. Questo fatto spoglia tutta l'epopea del giovane ragazzo di ogni epica e risulta lui stesso vittima degli eventi. Grande responsabilità viene ovviamente addossata alle generazioni precedenti, dalle quali proviene l'odio e la sopraffazione che scatenano la furia di Riki. La messa in scena e i personaggi presentati sono completamente fuori da ogni schema e, grazie a delle trovate visive veramente eccellenti, riescono e stupire e a rimanere impressi. Alcune idee sono geniali e rendono tutto irreale e fumettoso. Ad esempio, non mancano esagerazioni, come la ragazza che spara aghi dalla vagina, e ironia, portata avanti dall'enorme aiutante del ragazzo. Nonostante alcuni momenti scanzonati questa pellicola non è per tutti, per via di scene abbastanza forti e di momenti fortemente erotici, come l'amplesso fra la misteriosa signora e l'ermafrodita. Alcuni momenti sono forti non solo per via della violenza, ma per via delle situazioni che vengono messe in scena, come il fatto di far fare i killer a due bambini, i quali faranno una brutta fine. Questi baby killer risultano molto interessanti per via dello stacco fra il comportamento come bambini normali e come assassini. Oltretutto viene anche presentato un mondo scolastico veramente crudele che ripropone in piccolo le dinamiche prevaricanti del mondo degli adulti, come a voler lanciare un avvertimento sul clima di forte competizione delle scuole giapponesi. La regia è veramente ben fatta, per via di uno stile e di una messa in scena inconfondibili e visivamente molto accattivanti. I movimenti di macchina sono molto precisi e curati, sia nelle scene calme, sia in quelle d'azione. Lo stile è ottimo e riesce a dare un'ottima impronta alla pellicola, che risulta accattivante praticamente sempre. Anche le soggettive sono perfette e contribuiscono molto nel creare interesse nello spettatore. La fotografia è ben fatta e viene creata una messa in scena veramente curata e coerente. Alcune inquadrature sono molto interessanti e denotano una certa cura. Il montaggio è ottimo, con alcune scene ispiratissime. Grazie ad esso il ritmo viene mantenuto alto e la storia procede veramente bene. Anche la colonna sonora si adatta bene all'atmosfera del film e riesce ad essere intrigante con i suoi suoni elettronici. Gli effetti speciali sono un po' splatter ed esagerati, ma sono fatti molto bene e conferiscono ulteriore atmosfera al racconto. I personaggi hanno tratti fumettosi e rappresentano dei caratteri già visti in film analoghi, ma riescono comunque a spiccare grazie ad una caratterizzazione azzeccata che li rende accattivanti e li permette di rimanere impressi. Nel complesso questo è un gran bel film, che può vantare una tecnica e uno stile unici, che gli permettono di mettere efficacemente in scena una storia che poteva risultare banale, ma che nelle mani di Miike riesce a risultare innovativa ed interessante, portando dentro di se pure delle critiche alla società giapponese (e non solo).

C'era un cinese in coma (2000) di Carlo Verdone


Trailer del film



Divertente commedia girata con garbo da Verdone, che mostra un rapporto fra due amici rovinato dal successo. La storia è quella di Ercole, uno showman che organizza spettacoli e fa da manager a alcuni artisti di poco valore. Lui vive nel ricordo della sua età dell'oro, quando seguiva artisti di valore. Un giorno, per varie vicissitudini, si troverà a portare sul palco il suo autista Nicola, che si rivelerà una miniera d'oro. Fra loro quindi si instaurerà un rapporto di affari che porterà, insieme al successo, alla degenerazione del reciproco rapporto di amicizia. La storia procede in maniera abbastanza lineare e prevedibile, ma è dotata di una verve e di un ritmo che la rendono piacevolissima e molto divertente. Le parti migliori sono riservate a Verdone, che con la sua carica comica riesce creare situazioni molto divertenti e con dei buoni tempi comici. La contrapposizione e il rapporto fra i due protagonisti è ben strutturato e riesce a far appassionare lo spettatore alla loro vicenda. La trama pone quindi sotto accusa un mondo dello spettacolo senza valori, dove la mancanza di rapporti umani e di riconoscenza rende quel mondo crudele e ingiusto. Perfino Ercole, che aveva al suo fianco persone che avevano instaurato con lui un certo legame, decide di tagliare ogni ponte, per inseguire il successo con Nicola. Inseguire ad ogni costo la fama e il successo rischia di fare terra bruciata intorno a se, nel caso non venga gestito intelligentemente. Questi sono ragionamenti e critiche che possono ovviamente svincolarsi dal contesto presentato e estendersi a vari ambiti della vita di tutti i giorni. Purtroppo la storia è fin troppo prevedibile per poter ambire ad essere un'opera da ricordare, ma grazie ad un finale veramente azzeccato e carico di una certa cattiveria riesce a convincere molto. La regia è ben fatta, con pochi cali eccessivi di ritmo, e con dei momenti veramente ben fatti, come ad esempio il concorso di bellezza ad inizio film. Viene mantenuto un tono doloceamaro che riesce a far ridere senza smettere di far riflettere lo spettatore. La fotografia è buona, con degli scorci ben riusciti e altri momenti un po' più piatti. Anche il montaggio è ben fatto, pur rimanendo nella norma. Gli attori in compenso sono veramente in parte, soprattutto Verdone e Fiorello che riescono a caratterizzare bene i propri personaggi, anche se il primo è sicuramente migliore e più sfaccettato del secondo. Gli altri personaggi restano nella norma e servono soprattutto come contorno per raccontare la vicenda. Quindi nel complesso questo è un film riuscito, che diverte e fa riflettere, grazie a dei momenti veramente riusciti, pur senza spiccare dal lato tecnico e mantenendo una linea narrativa un po' troppo lineare.

venerdì 1 agosto 2014

Crimini e misfatti (1989) di Woody Allen

Trailer del film



Stupendo film di Allen che mette in scena una società crudele e senza moralità. Il film si compone di due storie parallele che si incrociano: la prima è quella di Cliff, un documentarista con un matrimonio sull'orlo del fallimento, al quale viene richiesto di fare un documentario su Lester, un famoso miliardario che lavora nello spettacolo e che ha una dubbia moralità. Durante quest'ultimo lavoro incontrerà Halley, una ragazza che lavora in televisione e che sarà, agli occhi di Cliff, una speranza per iniziare una nuova vita sentimentale. L'altra linea narrativa sarà occupata da Judah, un oculista benestante che si troverà a fare i conti con i ricatti della sua amante, la quale desidera diventare l'unica donna della sua vita. Per risolvere i suoi problemi il medico dovrà andare contro la sua moralità e si troverà a patire molto dal punto di vista psicologico. Le due vicende, apparentemente scollegate fra loro, descrivono sapientemente una visione molto nichilista della società, la quale viene mostrata crudele e priva di qualsiasi forma e possibilità di bontà. Viene efficacemente mostrato come nella vita non tutto vada come previsto e che le delusioni e i compromessi siano ad ogni angolo. Inoltre i malvagi e i criminali non vengono puniti in alcun modo nel mondo reale e ciò provoca un certo sconforto nello spettatore. Gli onesti e gli idealisti sono gli eterni sconfitti di una società di questo tipo, che li ammetterebbe sul carro dei vincitori solo se accettassero di perdere parte della loro innocenza. Questo quadro che viene composto dà allo spettatore una forte scossa emotiva che lo scoraggia e gli mostra come ogni piccolo cedimento morale che abbiamo ogni giorno possa portare a diventare persone orribili internamente, anche se all'esterno manteniamo un'apparenza impeccabile. Allacciandomi a quest'ultimo discorso, va notato come anche il mondo dello spettacolo sia vittima di una cultura che accetta solo l'apparenza come valore e non ammette che venga mostrato il marcio che c'è dietro alle persone. Nonostante il messaggio negativo, il film scorre benissimo, anche grazie alla bella ironia di fondo cosparsa all'interno della pellicola. I siparietti di Allen sono mitici e alcuni risvolti della vicenda sono grotteschi e ironici. Uno dei momenti che ho trovato più divertente è quello nel quale Cliff mostra il filmato sul produttore montato insieme a degli spezzoni dei discorsi del duce. Viene comunque lanciato anche un messaggio di speranza alla generazioni future, che hanno la possibilità di modificare e risanare la società delle generazioni precedenti ormai incapaci di salvarsi. La regia è ottima, con sequenze ritmatissime scandite da dei dialoghi veramente ben fatti. Le due storie creano un'amalgama ben strutturata che vanno a dipingere sapientemente una società e un'ambientazione credibile e variegata. Nel film sono presenti numerosi pianisequenza strutturati benissimo che danno un tocco quasi teatrale alla pellicola. La scena nella quale c'è il cadavere è eccezionale e crea un'atmosfera unica. La fotografia è veramente ben fatta e vengono composte delle inquadrature molto curate con degli scorci di New York affascinanti. Il montaggio è una parte del film che la fa da padrone, grazie a delle trovate che danno un tono ironico e scandiscono benissimo la narrazione. Ad esempio gli stacchi nei quali si passa da un dialogo ad una sequenza di un film legata al tema della precedente conversazione dà un tono ironico e accattivante. Anche i flashback e l'intreccio delle due trame sono gestiti benissimo e danno un qualcosa in più alla pellicola. La colonna sonora è molto buona e incornicia bene le situazioni che si presentano oltre a dare un tono ulteriormente alleniano al tutto. I personaggi sono ben strutturati e diventano ben più delle macchiette che potrebbero sembrare ad una prima occhiata, riuscendo a comporre un quadro veramente umano e realistico della società. Ognuno di loro ha i propri limiti e i propri difetti, dei quali sono consci ma che sembrano rifiutare. Questa è un'opera veramente bella e riuscita che resta fra i picchi più alti di Allen, il quale confeziona un film tecnicamente ottimo dalle tinte amare che non nega futuro più roseo del presente nel quale viviamo, il tutto con un'ironia e uno stile inconfondibile e mai sottotono.