domenica 31 agosto 2014

Arca russa (2002) di Aleksandr Sokurov


Trailer del film



Impressionante opera di Sukurov che racconta varie pagine della storia russa attraverso un visita all'Hermitage. La trama del film vede come protagonista un uomo che si trova catapultato, senza sapere come, dentro l'Hermitage in un'epoca temporale che non è la sua. Dentro troverà un francese dai modi raffinati che lo accompagnerà lungo la sua esplorazione dell'edificio. La particolarità sta nel fatto che durante il percorso i due si troveranno in contatto con varie epoche storiche, che hanno caratterizzato la storia russa negli ultimi secoli. Il protagonista non verrà mai mostrato, ma tutta l'opera viene vissuta come una sua soggettiva, cosa che aiuta moltissimo l'immersione.
Giovani ragazze nobili che si divertono
Il passaggio verso diverse epoche permette di fare un omaggio alla cultura del paese e verrà impostata una riflessione su un popolo sempre vittima di leader e regimi autoritari, perfino al giorno d'oggi. Non è possibile in questo caso parlare di trama, dato che i due si muoveranno fra le varie stanze senza seguire una linea temporale ben definita, ma si troveranno in momenti storici disordinati dal punto di vista cronologico e ciò fa apparire la vicenda come un cammino in situazioni separate fra loro, ma che vanno ad amalgamarsi bene per dare un miglior ritmo alla storia. Ciò che emerge è il ritratto di un popolo forte che è stato da sempre vittima di una leadership che non ha saputo gestire al meglio le sue potenzialità, anche partendo da buoni propositi.
Ballo all'interno dell'Hermitage
Anche il confronto fra i due uomini risulta interessante, essendo portato avanti da uno straniero, il francese, e un russo, l'uomo in soggettiva. Nonostante il grande interesse che suscita l'opera e la bellezza artistica nel quale viene catapultato lo spettatore, a volte la presentazione delle scene ha un tono un po' freddo per via di alcuni momenti mostrati con distacco dalla regia. Viene anche accennato un ragionamento metacinematografico, considerando il protagonista come lo spettatore stesso che, grazie alla magia del cinema, può visitare posti e sapere cose in maniera impossibile nella realtà. Sono anche presenti molte immagini simboliche, come l'uscita dal palazzo dei nobili, una volta finito il ballo, il quale viene presentato come il tramonto di un ceto sociale prossimo alla distruzione. La regia e il comparto tecnico sono superbi, essendo stato tutto realizzato con un unico piano sequenza di un'ora e mezza. Non riuscivo a credere ai miei occhi dalla qualità dei movimenti di macchina e delle inquadrature mostrate. La macchina da presa si muove molto, ma in maniera sinuosa e armoniosa, così da rendere questo "viaggio" incredibilmente piacevole.
Spettacolo teatrale
Inoltre anche la messa in scena delle varie situazioni rasenta la perfezione, con scenografie costruite molto bene e con una grande varietà di situazioni presentate, molte delle quali tutt'altro che facili da organizzare e da riprendere con gusto. Risulta incredibile come non ci sia mai un calo nella qualità dell'immagine e come sia tutto curato nei minimi dettagli. Ad esempio la scena del ballo finale lascia a bocca aperta per la qualità presentata. Anche la fotografia è curatissima, con un'ottima alaternanza di toni caldi e freddi, che riescono a far provare allo spettatore le sensazioni adeguate a ciò che viene presentato. La colonna sonora invece si basa su pezzi di musica classica che fanno da cornice alla vicenda, pur non essendo onnipresenti.
Caterina la Grande che si allontana
I due personaggi principali non hanno identità definita, ma sono caratterizzati comunque a dovere, anche se ciò che è maggiormente oggetto di interesse è ciò che li circonda, cioè il palazzo stesso e le figure che vi passano, le quali riescono ad essere molto affascinanti ed interessanti. Il francese rimane comunque un ottimo personaggio dotato di un forte carattere, mentre l'uomo in soggettiva, presenta tratti più fumosi, quasi a voler far credere allo spettatore di essere parte di esso. Ciò che ci troviamo di fronte è quindi una grande opera, tecnicamente impressionante, che va oltre la forma e il virtuosismo (anche se è presente un po' di autocompiacimento), per presentare una storia interessante e ben strutturata, che descrive un popolo e pone riflessioni non banali.

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