domenica 28 dicembre 2014

Effetti collaterali (2013) di Steven Soderbergh


Trailer del film



Buon thriller di Soderbergh che segue linee narrative già battute in maniera efficace. La storia racconta di una serie di raggiri e di truffe intorno alla prescrizione di psicofarmaci che porterà lo psicologo Jonathan Banks a vedersi rovinare la carriera. Tutta la vicenda si snoda con molti colpi di scena e un continuo dipanarsi del mistero che porterà lo spettatore a collegare tutti i fili narrativi e a rimanere incollato allo schermo. La storia è strutturata bene e i colpi di scena sono calibrati bene, senza stuccare e senza risultare inverosimili. Viene sapientemente intessuta una rete di relazioni che vanno a comporre un quadro decadente in cui non emergono i comportamenti migliori dell'uomo, ma viene presentato solo l'arrivismo imperante e il desiderio di raggirare chiunque pur di conseguire i propri obiettivi.
Emily e Martin dallo psicologo
Viene anche portata avanti una lieve critica all'eccessivo uso degli psicofarmaci nella società americana, anche se questa critica, pur essendo molto forte nella prima metà della pellicola, va scemando man mano che si procede nella narrazione, fino a scomparire per lasciare spazio unicamente alle dinamiche tipiche dei thriller. Purtroppo la trama non è sempre abbastanza fresca e alcuni momenti sanno fin troppo di già visto, soprattutto arrivando a sbrogliare tutti i nodi della storia. La trama nel complesso è abbastanza coerente e riesce ad appassionare, facendo entrare lo spettatore in empatia con il protagonista.
Una foto compromettente di Emily
Nella pellicola non manca nemmeno un po' di sana cattiveria, che porterà alcuni personaggi a fare delle fini impietose. Anche la scelta di dare un senso di follia in alcuni momenti l'ho trovata una scelta vincente, oltre al fatto che la tensione e il mistero sono gestiti bene. Con una trama di questo tipo è possibile affermare che è stato fatto un buon lavoro, anche se permetteva, con alcune modifiche, di poter sfruttare alcuni aspetti in maniera migliore. La regia è fredda e calcolatrice, adottando uno stile che ben si sposa con quello della storia. Il ritmo viene mantenuto alto, così come la tensione, eccezion fatta per la parte centrale in cui un eccessivo rallentamento spezza un po' la pellicola. Le inquadrature sono ben fatte e alcune sequenze sono strutturate con bravura, come ad esempio l'omicidio della ragazza, che ha delle tinte che sfiorano l'horror, oltre a creare benissimo la tensione prima dell'atto efferato.
Jonathan tenta di scoprire la verità
Purtroppo non sempre si denota una qualità adeguata e alcuni momenti risultano più sottotono o meno forti del dovuto, come la scena lesbo, che non trasmette la carica erotica voluta, ma è palese la funzione di riempitivo che le è stata assegnata. La fotografia è anch'essa curata, con toni molto freddi durante le sedute psicanalitiche e con toni caldi quando il protagonista si trova fra le mura domestiche. Il montaggio risulta ben strutturato e riesce a rendere comprensibile la trama, anche nei momenti in cui si dipana il mistero. Il resto del comparto tecnico va a completare un quadro piacevole che convince in buona parte. La storia purtroppo, oltre a seguire una linea narrativa battuta infinite volte, ha previsto l'utilizzo di un buon numero di spiegoni soprattutto alla fine, cosa che sembra necessaria per comprendere la pellicola, ma questo è stato effettuato in maniera eccessiva, senza lasciare che le immagini spiegassero da sole cosa si nasconde dietro l'apparenza. I personaggi sono ben fatti, con un protagonista credibile e dei comprimari sfaccettati abbastanza bene. Unica pecca è data dal personaggio interpretato dalla Zeta Jones, che non riesce a risultare accattivante, cosa che non si può dire per Emily, la paziente di Jonathan, che ha molte sfaccettature e suscita un certo interesse.
Emily rinchiusa in una casa di cura
Nel complesso questo risulta essere un thriller abbastanza classico, che è ben confezionato, pur portandosi dietro alcuni difetti non del tutto perdonabili. Peccato che la critica all'uso massiccio di psicofarmaci non sia sfruttata a dovere, perché avrebbe conferito alla pellicola ulteriore forza e un'ottica ancora più intrigante.

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