sabato 28 febbraio 2015

To the Wonder (2012) di Terrence Malick


Trailer del film



Bel film che esamina l'amore in varie sfaccettature. La pellicola si sviluppa tenendo al centro la storia d'amore tra Neil, americano, e Marina, francese con una figlia piccola, che si conoscono a Parigi e si trasferiranno successivamente in un paese dell'Oklahoma. La storia è narrata in maniera molto originale e ricorda lo stile di The tree of life.
Padre Quintana
La narrazione è portata avanti soprattutto attraverso i pensieri dei protagonisti e questa è una scelta interessante, dato che permette di entrare nella loro intimità e di analizzare a fondo le dinamiche del loro rapporto. Nel frattempo verrà analizzata anche la vicenda di padre Quintana, un prete che inizia a non sentire più su di se l'amore di Dio e inizia a mettere in discussione la sua fede. La storia prosegue bene, mantenendo sempre un ritmo pacato, ma mai soporifero, riuscendo a tratteggiare bene i personaggi e i loro stati d'animo.
Marina vicino a Mont Saint-Michel
Questa non è una pellicola adatta a tutti dato che per via della sua particolarità potrebbe non convincere buona parte degli spettatori. C'è da ammettere che i temi trattati e le conclusioni tratte non sono nulla di innovativo, ma secondo me si rimane incantati dalla delicata messa in scena, che riesce a mettere la vicenda sotto una luce inedita. Il fulcro centrale è ovviamente l'amore: da una parte quello più comune fra uomo e donna, dall'altro quello più alto ed etereo come può essere quello verso il divino. In entrambi i casi le pene sono comuni e viene efficacemente mostrato come l'amore stesso non sia facile da ottenere, ma ancora più difficile da mantenere, essendo così forte, ma così fragile allo stesso tempo.
Neil e Marina in un momento di felicità
Emblematica in tal senso, più che la storia del prete che in fin dei conti serve più per completare il quadro presentato, è la relazione di Neil e Marina, che si sviluppa seguendo tutte le fasi più classiche delle storie d'amore, mostrando efficacemente come un rapporto che sembra avere solide basi, in realtà si sfaldi dal momento in cui uno dei due non dia più il giusto peso alle necessità e ai sentimenti dell'altro. Da tutta la narrazione emerge la potenza e lo sconvolgimento che provoca tale sentimento, portando sia cambiamenti positivi, sai negativi. La poesia e la delicatezza con cui la macchina da presa si insinua nell'intimità dei personaggi crea sempre un'atmosfera unica e riesce a coinvolgere molto lo spettatore, come se si mettesse egli stesso a nudo e guardasse anche la propria vita, fatta di successi e insuccessi sentimentali.
Neil insieme a Jane, un'avventura amorosa
A volte la complessità e il voler mettere fin troppa carne al fuoco rischia di far perdere un po' il focus sul nucleo dell'opera, ma allo stesso tempo riesce a variegare la narrazione. La telecamera si muove continuamente e riesce a regalare inquadrature sempre curate e molto suggestive, senza spezzare mai la magia creata. Anche le inquadrature sono costruite molto bene, con geometrie interessanti e un uso dei colori molto buono anche in momenti critici (alba e tramonto), dimostrando una bella perizia tecnica e una cura continua nella messa in scena. Anche le ambientazioni sono veramente belle, con scorci molto interessanti e risultando funzionali alla trama. La colonna sonora è di stampo classico, ma molto bella e si amalgama bene con l'atmosfera creata. Dal punto di vista narrativo è stato fatto un buon lavoro soprattutto nella scrittura dei pensieri e dei caratteri dei protagonisti, che sono sviscerati a fondo, anche se a volte li sentiremo dire linee di dialogo che sanno un po' di già sentito.
Marina illuminata dall'alba
Ognuno di loro mantiene bene la propria identità e vediamo anche degli sviluppi e un'evoluzione caratteriale che funzionano bene per sviluppare la trama, la quale risulta semplice e funzionale unicamente alla trasmissione del messaggio. Tengo a precisare che anche l'amore verso il divino di padre Quintana è strutturato bene e ha dei momenti molto belli, ma manca secondo me l'evoluzione della sua psiche, dato che sembra riflettere senza giungere ad una conclusione. Nonostante questo, tale scelta può anche essere per mostrare ancora meglio come il ragionamento non possa comprendere e risolvere razionalmente i problemi relativi allo spirito. Quindi, questa è un'opera che non raggiunge le vette di The tree of life (per me un capolavoro), ma riesce ad avvicinarvisi grazie ad una tecnica veramente buona e una narrazione curatissima e di fortissimo impatto emotivo, che spinge a riflettere e ad osservare in maniera poetica le dinamiche dell'amore in più forme. Viene quindi ottenuto un risultato fantastico, che è minato in minima parte da alcuni momenti appena meno riusciti, ma che scompaiono nel complesso, regalando così un'esperienza unica e profonda come raramente se ne sono viste in tempi recenti.

The Chaser (2008) di Na Hong-jin


Trailer del film



Buon thriller che, pur essendo molto derivativo, riesce a regalare forti emozioni. La storia ha come protagonista Eom Joong-ho, un ex detective che adesso fa il pappone, il quale si troverà ad indagare sulla sparizione di alcune sue ragazze. L'indagine porterà alla luce una cruda verità e da lì in poi la vicenda prenderà una piega molto interessante.
Una vittima del killer
Lo sviluppo narrativo infatti non seguirà un andamento classico, ma il tutto si svolgerà come un'indagine per ottenere delle prove di colpevolezza entro un certo orario. La corsa contro il tempo sarà anche per trovare una della ragazze scomparse prima che faccia una brutta fine. Durante tutta la trama quindi, sarà costantemente presente molta tensione, soprattutto per l'incolumità della giovane ragazza. Il protagonista si ritroverà a vestire nuovamente i panni da detective e verrà affiancato da un suo dipendente e dalla figlia della prostituta scomparsa.
La trama viene sviluppata molto bene, senza cali di ritmo, con la tensione sempre elevata e con svolte narrative inserite nei momenti giusti e con la giusta intensità, così da essere valorizzati al meglio. Tutta la storia rappresenta anche la parabola di redenzione del protagonista, che ritroverà via via la sua umanità, che aveva ormai perso. Anche il rapporto fra società civile e politica è messo sotto accusa, dato che uno degli ostacoli maggiori durante le indagini è proprio dato dalla pressione della politica sulla polizia per risolvere una questione di poco conto, mentre il tempo continua a correre inesorabile.
Il killer inseguito dal protagonista
La pellicola non risparmia immagini dalla forte crudezza, al limite dello splatter, che colpiscono allo stomaco in maniera molto violenta, ma nello stesso tempo sono presenti momenti dalla forte sensibilità e molto toccanti. La storia non è priva di difetti e si vede in maniera abbastanza palese come essa si ispiri a pellicole analoghe uscite pochi anni prima, ma devo ammettere che la fattura di quest'opera è pregevole. Uno dei difetti maggiori sono le fin troppo numerose coincidenze che fanno un po' storcere il naso, anche se non si tratta di niente di grave, soprattutto paragonandole a quelle che accadono negli altri film.
Un aiutante di Eom Joong-ho
La componente tecnica è ciò che rende la pellicola qualcosa di più di un thriller già visto molte altre volte, dato che le inquadrature e la narrazione sono studiate bene e gestite con perizia. Le scene, da quelle d'azione a quelle più pacate, mantengono bene l'atmosfera mortifera che aleggia su tutta la pellicola. Insieme alla fotografia molto ispirata, vengono composte delle sequenze molto suggestive e dai toni freddi, andando a comporre una'ambientazione corrotta e nella quale le autorità non sono di aiuto, ma solo di intralcio. Una cosa che ho molto apprezzato è come sono variegate nei toni le scene di violenza, dato che, pur essendo tutte dotate di una certa ferocia, vengono mostrate in un modo più delicato o brutale a seconda del pathos che è stato scelto di dare alla scena.
La figlia di una delle vittime
Anche il sonoro è stato bene fruttato, come nella scena del pianto della bambina nella quale non viene sentito il suo lamentarsi, in modo da rendere ancora più suggestiva l'immagine. Inoltre, come già scritto, la violenza è sempre molto cruda e farà stare sempre sulle spine lo spettatore rendendo bene il senso di pericolo durante quei momenti. Gli interpreti sono molto bravi e riescono ad avere una caratterizzazione tale da renderli interessanti, facendo entrare lo spettatore  in empatia con loro. Non dico che tutti sono oggetto di un approfondimento, come ad esempio il killer, ma viene comunque costruita un'immagine e un'aura intorno ad esso tale da renderlo vitale. Il protagonista invece, vero fulcro umano della storia, viene giustamente sfaccettato e resta impresso.
Il killer al commissariato
Detto ciò, non mi resta che concludere rimarcando come questo thriller non rimarrà nella storia, per via di alcune mancanze a livello narrativo e per una qualità molto buona ma non eccellente del comparto tecnico, ma riesce nel difficile compito di far emozionare molto facendo rimanere lo spettatore incollato allo schermo in ansia per la sorte dei personaggi. Tutto questo grazie ad una messa in scena sapiente, la quale riesce a dare enfasi nei momenti giusti e a sfruttare bene la sceneggiatura che non ha paura di prendere scelte narrativamente difficili, ma che pagano nella qualità complessiva dell'opera.

I quattro dell'apocalisse (1975) di Lucio Fulci

Trailer del film



Bel western di Fulci, che racconta con gusto una storia interessante. Il racconto vede come protagonisti quattro reietti che si incontrano nella prigione della cittadina di Salt Flat. Il gruppo è composto da Stubby, un baro professionista, Bunny, una prostituta, Bud, un nero che dice di parlare con i morti, e Clem, un alcolista. Fortunatamente al gruppo viene data la possibilità di andarsene incolumi dalla città che ha appena visto massacrare buona parte della sua popolazione.
I quattro protagonisti
Il film continua mostrando il pellegrinaggio dei protagonisti in cerca di un posto dove andare. Durante la strada incontreranno Chaco, un criminale ricercato che si unirà a loro. Da lì in poi la storia si svilupperà in maniera molto interessante e atipica per uno spaghetti western tradizionale. Infatti la maggior parte della pellicola si svolge durante il loro viaggiare e questo lo fa sembrare quasi un road movie di formazione. Inoltre i quattro sono completamente privi di armi e questo è un aspetto che non è molto comune nei film simili. Non sembra nemmeno esserci alcuna epicità nei loro personaggi e il loro modo di fare in molti casi impedisce allo spettatore di identificarsi in essi, anche se viene spontaneo provare una certa simpatia per loro.
Chaco tortura uno sceriffo
I due protagonisti principali sono Bunny e Stabby, che creeranno fra di loro un'alchimia molto forte e saranno il vero fulcro del racconto. Non mancheranno momenti dotati di una certa violenza visiva e risulta palese la buona tecnica sfoggiata da Fulci nel creare la giusta atmosfera nelle varie ambientazioni visitate. Alcune sequenze sono girate in maniera molto ispirata, come ad esempio durante la somministrazione del peyote, nella quale vengono utilizzate delle soggettive molto belle e che permettono di calarsi immediatamente nella situazione.
Chaco disseta Clem
Anche i personaggi possono vantare uno spessore caratteriale non male, andando a impersonare i vizi più comuni dell'uomo, restando sul confine fra macchietta e archetipo. Le relazioni sociali sono centrali nella narrazione, con l'azione che passa in secondo piano per mostrare persone in un ambiente ostile che non permette la sopravvivenza dei più deboli e nel quale non esistono codici d'onore, come è visibile in molti momenti. Ho trovato molto interessanti i numerosi cambi di tono che vanno a tratteggiare molto bene le varie fasi del racconto, passando da toni molto cupi ad altri grotteschi, fino a trovare un ambiente molto amorevole e sensibile in mezzo alla neve. Anche la morte non viene mai mostrata con epicità, ma solo con rispetto e con la giusta dose di rammarico. La fotografia sfrutta bene anche i piani lunghissimi e usa dei colori che tendono a sembrare un po' slavati in alcuni momenti. La regia è ottima, con movimenti di macchina precisi e funzionali alla trama. L'uso dello zoom e della messa a fuoco è sempre preciso e mostra la cura con cui è stato confezionato il tutto.
Primo piano di Chaco
Non vengono raggiunte le vette che ha toccato Fulci con altre opere, ma non mi aspettavo un aspetto visivo così interessante. Anche il sonoro è ben sfruttato e le musiche ben si amalgamano alle scene. Quindi, questo è un western che colpisce per la struttura narrativa atipica e per una messa in scena decadente che passa con disinvoltura fra momenti crudeli e violenti ad altri dotati da una poesia notevole.
I quattro lungo il loro faticoso cammino
Il tutto non è privo di difetti, come dialoghi non sempre ispirati e alcune svolte un po' telefonate, ma si tratta di piccolezze, dato che siamo di fronte ad un film di genere di tutto rispetto che non farà rimanere deluso lo spettatore.

The Addiction - Vampiri a New York (1995) di Abel Ferrara


Trailer del film


Bellissimo horror sul vampirismo come metafora della dipendenza dalle droghe e come fuga da una realtà insoddisfacente. La storia vede come protagonista Kathleen, studentessa di antropologia che sta svolgendo brillantemente i suoi studi, la quale una sera viene morsa da una vampira. Nella sua nuova condizione la ragazza inizierà a riflettere sul male insito in ogni persona e placherà la sua sete con i suoi compagni di studio.
Kathleen e una sua compagna di studio
La trama è veramente intrigante e viene sviluppata molto bene, utilizzando un ritmo molto posato, che però non sfocia mai in una sensazione di noia. Il parallelismo fra la sua condizione e l'uso di eroina è palese e la vicenda aiuta bene a capire lo stato d'animo di una persona afflitta da una dipendenza. Oltre a questo, il suo comportamento, insieme al suo nuovo modo di vedere il male, mostra come lei, e l'uomanità più in generale, sia attratta dalla malvagità e come questo si traduca in comportamenti disumani giustificati in maniera insufficiente, ma che le bastano per essere in pace con se stessa.
Kathleen e una delle vittime della sua sete
Lo sviluppo narrativo che viene dato risulta intelligente e va a comporre una parabola di caduta e di rinascita molto suggestiva. Il fatto poi di utilizzare massicciamente il pensiero fuoricampo da una parte appesantisce un po' l'incedere della trama, ma dall'altro carica di una profondità unica le situazioni e lo sviluppo psicologico della ragazza. Anche gli incontri con gli altri (pochi) personaggi chiave sono realizzati molto bene e viene dato il giusto pathos alle scene. Ovviamente non mancheranno anche momenti dove la violenza la fa da padrona, ma non vengono mai mostrati in maniera morbosa, impedendo allo spettatore di empatizzare con i comportamenti della vampira. La scelta di rappresentare tutto in bianco e nero l'ho trovata azzeccatissima, dato che crea un'atmosfera cupa e tetra, anche nelle sequenze ambientate durante il giorno.
La ragazza con Peina, un vampiro che ha vinto la sua sete
Il comparto tecnico è inoltre di prim'ordine e va a supportare egregiamente una storia che sarebbe potuta diventare confusionaria. La regia dona uno stile unico alla pellicola e riesce a scatenare interesse e repulsione nello spettatore. Il ritmo viene sempre mantenuto molto lento, con alcune accelerazioni nei punti giusti e nella parte finale, con un'esplosione di violenza che resta impressa per via della sua forza visiva. La fotografia e le inquadrature sono molto curate, riuscendo quasi sempre a comporre delle immagini intriganti e che esprimono bene la crisi della ragazza, in bilico fra la ricerca della salvezza e l'accettazione del suo stato attuale. Gli scorci urbani mostrati inoltre sono caratteristici e nel complesso le ambientazioni si adattano bene alle situazioni raccontate. Anche la colonna sonora si adatta bene alle sequenze urbane, dando ulteriore forza alle immagini.
La donna che ha infettato Kathleen
Dal punto di vista narrativo è, quindi, stato fatto un bel lavoro, anche se seguire al 100% la storia può risultare complicato e a volte alcuni pensieri potrebbero risultare un po' troppo complessi. I personaggi hanno quasi tutti un certo spessore, pur non essendo approfonditi più di tanto. La loro personalità viene conferita da pochi dialoghi e dall'aura che li viene costruita intorno. Questo denota un buon lavoro di caratterizzazione. Kathleen è il fulcro della vicenda e, grazie alla bella performance di Lili Taylor, riesce ad essere un personaggio che resta impresso a lungo. Quindi, questo è horror atipico, dotato di una certa profondità, che mette in luce i lati oscuri dell'uomo, in particolar modo di fronte ad una forte dipendenza, riuscendo a veicolare il suo messaggio, attraverso la sapiente creazione di atmosfera e con una tecnica molto buona, accompagnando lo spettatore nell'abisso per poi farlo riemergere.

lunedì 16 febbraio 2015

Splinter (2008) di Toby Wilkins


Trailer del film



Buon horror dalle tinte un po' splatter che vanta una struttura ad assedio molto funzionale. La trama si sviluppa facendo entrare in contatto due coppie: una di criminali fuggitivi diretti verso il Messico e una di fidanzati che stanno festeggiando il loro anniversario nei boschi. Il loro incontro li porterà ad una stazione di servizio nella quale è presente un parassita che si introduce nei corpi degli esseri viventi, facendoli diventare delle macchine di morte piene di spine.
Due dei superstiti controllano la situazione
Uno dei criminali, la donna, viene subito colpita e uccisa dal parassita, costringendo e tre superstiti a rifugiarsi all'interno della struttura per ripararsi da ulteriori attacchi. La trama si sviluppa quindi come un classico assedio, con elementi horror che vanno ad amalgamarsi bene e a creare un buon numero di situazioni interessanti. Il parassita è stato inoltre reso molto bene e possiede una buona aura minacciosa, così da far temere per le sorti dei protagonisti. Ovviamente non sono presenti colpi di scena degni di nota, ma la trama risulta funzionale, garantendo un buon intrattenimento e dei momenti con una buona tensione.
Seth tenta di difendersi
Alcune situazioni purtroppo sono un po' esagerate, soprattutto verso il finale, ma nel complesso non vanno ad inficiare eccessivamente la qualità globale. La storia stessa non è priva di falle, ma non sono presenti errori eccessivi. I rapporti fra i personaggi non sono male ed emerge una certa empatia fra loro e lo spettatore. I loro caratteri non si possono dire variegatissimi e molto approfonditi, però mantengono un certo interesse e hanno uno spessore sufficiente a garantire dei buoni dialoghi.
Una delle vittime del parassita
Gli effetti speciali sono realizzati molto bene, con un uso minimo della computer grafica, e sono presenti delle scene splatter veramente disgustose, con ossa rotte e carni maciullate. Il sonoro durante la possessione del parassita è ben fatto e fa gelare il sangue nelle vene, sentendo rompersi il corpo posseduto. Il ritmo è mantenuto ad un buon livello e non sorgerà mai un senso di noia. Pur essendo tutto ambientato al chiuso, la regia mantiene delle riprese abbastanza curate e che valorizzano gli spazi per dare dinamicità all'azione.
Il parassita possiede il braccio dell'uomo
Alcune sequenze purtroppo non sono sempre comprensibili, anche se sono momenti rari. Le scene più frenetiche, infatti, restano quasi sempre comprensibili. Anche la fotografia sfrutta bene l'ambientazione notturna e le luci al neon per dare una certa freddezza alle scene. Si nota inoltre un'influenza abbastanza palese da parte di Cronenberg, per quanto riguarda la mutazione del corpo umano, e da parte di Carpenter, per via di come viene gestito l'assedio e di come vengano uniti criminali e gente comune, cosa spesso presente nei film del regista. Ci troviamo quindi di fronte ad una bella pellicola horror, che non rimarrà impressa, ma ha alcune buone idee ben sfruttate e una regia che dà il giusto tono alle sequenze e riesce ad intrattenere bene, facendo passare sopra ad alcuni difetti che penalizzano solo superficialmente la pellicola.

Brutti, sporchi e cattivi (1976) di Ettore Scola


Trailer del film



Opera fortemente cinica e pessimista di Scola, che distrugge il mito dei poveri tutti buoni e puri di cuore, mostrando il lato più marcio dell'animo umano. La pellicola mostra la vita di una baraccopoli nella periferia di Roma, nella quale vive la famiglia Mazzatella, che è molto numerosa e attraversata da incredibili attriti. Il padre Girolamo possiede una buona somma di denaro, ottenuto come premio dell'assicurazione per essersi infortunato all'occhio con un getto di calce viva.
La famiglia Mazzatella
Lui è molto geloso dei suoi soldi e non intende dividerli con il resto della famiglia. Questo creerà moltissime tensioni e porterà i parenti a coalizzarsi contro il patriarca. Nell'ambiente descritto non c'è alcuno spazio per i buoni sentimenti o per l'onestà, dato che la vita dura ha reso meschini ed egoisti i poveri abitanti della baraccopoli. Nemmeno fra familiari c'è alcun rispetto o amore, ma solo disprezzo e convivenza per convenienza. Questa situazione è mostrata e realizzata veramente bene, attraverso una fotografia e delle inquadrature studiate a dovere per suscitare disgusto. Molte scene sono veramente crude o grottesche, in modo da non far mai entrare in empatia lo spettatore con i personaggi.
La famiglia va in città
Anche la scelta di truccare gli attori in modo che risultino sgradevoli alla vista aiuta questo processo e permette di trasmettere con maggior forza il messaggio. Ciò che viene portata avanti è una visione veramente pessimista della società, dato che nella visione di Scola, nemmeno i poveri sono privi di difetti, ma anzi riescono a tirar fuori il peggio dell'uomo per tentare di uscire dalla loro condizione di miseria. Non mancheranno quindi momenti che metteranno in risalto la spregevolezza dei protagonisti e l'inserimento del denaro come elemento che acuisce la malvagità delle persone rende il tutto ancora più amaro e desolante. Le scene sono girate molto bene, con il giusto tono, riuscendo così a creare dei momenti di forte impatto, come il tentato omicidio, che vanta una tensione eccellente e delle inquadrature veramente inquietanti, o la macellazione, che mantiene un tono veramente crudo, per via di ciò che viene mostrato e detto. Anche il trattamento che viene destinato alla nonna è terribile, dato che viene considerata e trattata con riguardo solo nel momento della riscossione della pensione, mentre negli altri momenti è abbandonata a se stessa. Inoltre la pellicola mostra come non ci sia via di fuga dalla propria condizione e che, quando qualcuno tenta di migliorarla, andrà incontro al fallimento che lo porterà in uno stato peggiore del precedente.
Girolamo porta a casa la sua amante
Dal punto di vista tecnico il film sfoggia una tecnica veramente invidiabile, sia nella forza del messaggio, sia nelle emozioni che vengono trasmesse allo spettatore. Alcuni momenti sono tecnicamente e visivamente molto ispirati e denotano una buona cura nella creazione di questo strambo microcosmo. Gli scorci presentati sono veramente belli e aiutano molto nel creare la giusta atmosfera. I rapporti fra i personaggi sono inoltre sviluppati molto bene e viene intessuta una rete sociale intrigante.
La casa della famiglia
Le figure presentate sono studiate bene e, pur non avendo tutti uno spessore degno di nota, vanno a completarsi l'un l'altro e a creare un nucleo familiare vitale e variegato, pur avendo una morale animalesca. Tutti questi elementi vanno a comporre un quadro molto pessimista e desolante, nel quale non c'è speranza o buoni sentimenti, ma solo soprusi e violenza, causati da un ambiente crudele e degradato. Tutto questo viene portato avanti con forza e qualità, inserendo sapientemente momenti ironici, grotteschi e di forte tensione, creando così una pellicola veramente bella e che resta impressa.

Agente Lemmy Caution: missione Alphaville (1965) di Jean-Luc Godard


Trailer del film



Bel film fantascientifico di Godard che con una scenografia minimale ci trasporta in una distopia che rimane indelebile. La storia vede come protagonista Lemmy Caution che si introduce nella città di Alphaville, una dittatura tecnocratica in cui vige solo la logica. Lui deve tentare di riportare sulla Terra il dottor Von Braun, il creatore del supercomputer Alphaville60, che regola la vita dell'intero pianeta. Durante la sua missione verrà in contatto con Natacha Von Braun, figlia del professore. Vagando per la città lui verrà a conoscenza di molti segreti e si troverà a dover combattere contro un'interea società.
La coppia dei protagonisti
La storia viene costruita molto bene con le giuste svolte e il giusto pathos durante tutto il film. Le scenografie e l'ambientazione vengono costruite molto bene, creando un contesto veramente inquietante, anche senza sfoggiare delle architetture tipiche del genere. Il fatto di contrapporre un uomo contro un pensiero votato unicamente alla logica e che bandisce ogni sentimento ed emozione non è una novità, ma devo ammettere che è stato trattato molto bene e con una cura visiva notevole. Tutta la popolazione rispecchia molto bene questo stile di vita, essendo ormai assoggettata alla dittatura del supercomputer. Quest'ultimo risulta essere l'unico vero antagonista di Lemmy e può vantare un carisma notevole e un'aria fortemente minacciosa. Lo spessore che trasuda sol dalla sua voce denota un ottimo lavoro di caratterizzazione.
Lemmy guarda una foto dello scienziato Von Braun
Anche gli altri personaggi principali sono caratterizzati bene e ben si amalgamano al contesto presentato. La scelta di unire noir al genere fantascietifico è stata vincente dato che viene creato qualcosa di interessante che contiene elementi riconoscibili di entrambi i generi. L'unione è stata realizzata molto bene e nessuna delle due correnti predomina sull'altra. Risulta inoltre palese come il regista si ponga assolutamente in contrasto col progresso indiscriminato e sull'abuso delle macchine, che sollevano l'uomo dal compiere scelte o da sfruttare appieno il suo potenziale. Questo può non essere condivisibile al 100%, ma resta comunque una critica intelligente e non del tutto campata in aria, anche vedendo come si è sviluppata la tecnologia odierna, che ha sì favorito molti aspetti, ma che si è resa pericolosa nel caso vi si faccia affidamento ciecamente e senza sfruttare la propria materia grigia. Dal punto di vista tecnico la pellicola è ottima, con numerose sequenze girate con garbo e con inquadrature studiate benissimo. Ho apprezzato moltissimo la scelta di girare alcuni dialoghi posizionando la macchina da presa frontalmente agli attori, in modo che guardino verso l'obiettivo, con il risultato di coinvolgere lo spettatore ulteriormente.
Natacha legge un libro
Inoltre alcune sequenze dimostrano molta cura, come il primo combattimento, in cui viene utilizzato come sonoro solo quello emesso dallo stereo, donando, così, alla sequenza un tocco particolare. La fotografia e la messa in scena sono ottime con delle ambientazioni dallo stile abbastanza classico ma che riescono comunque a conferire una certa atmosfera alla narrazione. Alcuni ambienti sono stati inoltre sfruttati bene per girare scene veramente inquietanti, come la fucilazione dei dissidenti nella piscina. Vengono presentati anche alcuni virtuosismi registici, come un combattimento del quale vengono mostrati solo alcuni fotogrammi o alcune riprese mostrate con colori negativi durante la crisi di Alphaville60.
Uno dei sensori del supercomputer
Il ritmo viene mantenuto sempre adeguato e la trama prosegue molto bene durante tutta la sua durata, soprattutto grazie alla bella contrapposizione fra Lemmy e il supercomputer, con confronti verbali veramente interessanti. Il tutto viene poi coronato da un finale veramente riuscito e dal buon impatto. Ciò che resta è quindi un bel film di fantascienza, la quale viene unita al noir per creare un'opera atipica, che vanta una tecnica invidiabile e una forza espressiva notevole, che va a valorizzare una storia interessante, presentando una messa in scena essenziale, ma che crea molta atmosfera.

mercoledì 4 febbraio 2015

Gran Torino (2008) di Clint Eastwood


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Bellissimo film di Eastwood che riesce ad emozionare e a far riflettere. La storia è quella di Walt, un anziano americano che ha appena perso la moglie e rimane, quindi, a vivere da solo. Lui abita in un quartiere con una forte componente asiatica e si trova quindi circondato da facce che gli ricordano continuamente la passata guerra in Corea. Abbandonato dalla famiglia e ultimo difensore della sua cultura, si troverà a dover interagire e confrontarsi con gli asiatici, scoprendo così lati che ignorava del loro stile di vita.
La Gran Torino di Walt
La storia e la narrazione sono magnifiche, con numerosi momenti veramente emozionanti e con un ritmo eccellente. Tutto il film mostra la storia di un uomo che riscopre in un'altra cultura un senso di appartenenza e di coesione che non riesce a ritrovare nella società americana, ormai diventata troppo individualista e priva di valori. Il personaggio di Walt inizialmente potrebbe sembrare abbastanza squadrato per via del suo comportamento, ma in realtà durante la pellicola vengono mostrati numerosi lati del suo carattere che erano rimasti nascosti e che aiutano e renderlo indimenticabile, pur mantenendo i suoi lati di luce e di ombra.
Walt e Thao che parlano
Un aspetto che ho molto apprezzato è l'incoerenza di alcune sue convinzioni, dato che odia a prima vista ogni straniero, pur essendo egli stesso di origini polacche. L'opera si pone come una feroce critica, sia contro gli uomini che si chiudono in se stessi e nelle proprie convinzioni, senza aprirsi minimamente e al cambiamento e alle altre culture, sia al popolo americano, rappresentato dalla famiglia di Walt, che lo vede come un peso e se ne disinteressa, lasciandolo solo e abbandonato a se stesso.
Walt invitato dalla famiglia di Thao
La storia non manca anche di una certa crudezza, per via di alcuni momenti abbastanza forti e grazie alla serietà dei temi trattati, che ben si prestano ai toni adottati. Vengono messi in primo piano i rapporti fra le persone, in particolare fra il vecchio e Thao, mostrando come venga a crearsi un legame molto forte attraverso una conoscenza più profonda, che si tramuta in rispetto e affetto. I momenti più toccanti o significativi sono girati con garbo e nel complesso viene mantenuto un ritmo e una qualità narrativa molto buona, con alcuni momenti veramente emozionanti. Questo si traduce in un interesse totale da parte dello spettatore, il quale si troverà coinvolto nella vicenda e si troverà a porsi domande anche sul suo modo di relazionarsi con le diversità degli altri. Buona parte della potenza di questo film non deriva solo dalla bellezza della storia raccontata, ma anche dalla bravura tecnica che viene sfoggiata, con dei movimenti di macchina sempre precisi e che vanno a presentare inquadrature visivamente interessanti.
I vicini di casa di Walt
Anche la fotografia e la messa in scena risultano molto realistiche e mai tirate via, ma mantengono sempre un certo gusto nella composizione. Anche i dialoghi e il lavoro di scrittura è di buona fattura e tutte le scene scorreranno molto bene e con molta naturalezza. Gli altri personaggi sono anch'essi ben strutturati, anche se alcuni non sono sviluppati moltissimo, essendo sfruttati unicamente per portare avanti alcune situazioni nella trama. nonostante ciò i comprimari di rilievo sono tratteggiati bene e nel complesso viene creato un quadro di caratteri molto convincente. Anche il finale è veramente bello e, pur essendo un po' annunciato, riesce a convincere e a presentarsi in maniera non banale. Con le ultime sequenze viene quindi consacrata l'adozione di Walt nella famiglia degli asiatici, che è stata l'unica che gli è effettivamente rimasta.
Walt tenta di salvare una ragazza
Nella pellicola non manca nemmeno una certa dose di ironia che aiuta molto la scorrevolezza la trama. Nonostante i temi trattati, non è stato sacrificato il semplice intrattenimento, dato che la vicenda riesce anche ad interessare molto senza risultare eccessivamente moralista e pesante. Quest'opera è quindi veramente bella ed emozionante e riesce a far riflettere molto, grazie ad una qualità generale ottima e che conferma ancora una volta Eastwood come uno dei migliori registi in circolazione. Questo film è assolutamente imperdibile e sembra impossibile che un uomo di 80 anni riesca a mettere ancora così tanta vitalità e maestria nella regia, da far invidia alla maggior parte dei giovani registi che non riescono ad avere un briciolo della forza espressiva dimostrata in Gran Torino.

Rainy Dog (1997) di Takashi Miike


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Bellissimo yakuza movie che non punta sull'azione becera, ma sull'atmosfera e sull'impatto delle immagini. La pellicola vede come protagonista, Yuji, un killer della yakuza, che uccide persone per poter un giorno tornare al suo paese natio. La sua monotona e squallida vita viene di colpo scombussolata dall'arrivo di una donna con un ragazzino.
Il protagonista Yuji
Questa presenta il bambino come il figlio di Yuji e lo abbandona nella casa del killer, dandosi poi alla fuga. Da lì in poi la vita dell'uomo subirà molti cambiamenti e le difficoltà non tarderanno a manifestarsi. Nonostante la linea narrativa sia già stata vista, essa viene racconta con una maestria e con uno stile unici, visto che non viene mai dato spazio eccessivo all'azione, per portare avanti un ritmo pacato che riesce a dare molta atmosfera e a lasciare lo spettatore incollato allo schermo.
Un momento spensierato durante la fuga
Ovviamente non mancano i temi già presenti in altri film di Miike, come l'accusa alla violenza e come l'uomo sia per sua natura destinato a non riuscire a sfuggire ad una spirale di violenza, una volta finitoci dentro. Inoltre l'amore familiare sembra essere l'unica via di salvezza, insieme alla morte, da una società ormai allo sbando, senza più valori né umanità. La vita di Yuji non sembra infatti poter prendere una piega migliore, ma nonostante ciò lo spettatore si troverà coinvolto emotivamente nelle vicende del sicario, per via del suo carisma e di come viene intessuta la trama. La visione pessimista del regista sulla società traspare molto bene e mostra come non ci sia assoluta salvezza da un contesto molto competitivo e ormai corrotto fino al midollo. Altro aspetto che denota il pessimismo è il fatto che nemmeno la nascita di un sentimento puro e sincero come l'affetto possa sfuggire e sconfiggere un'intera società quando questa è contro di te e senza qualcuno di cui fidarsi ciecamente. Non mancheranno anche elementi sopra le righe, come un uomo che ricerca Yuji per ucciderlo, per conto di una banda rivale.
Yuji lascia indietro il figlio
Questo personaggio si comporta in maniera un po' folle e dà un tono surreale alle scene che lo coinvolgono. Gli altri personaggi sono tutti molto interessanti e riescono ad appassionare molto, grazie ad una caratterizzazione molto oculata, la quale riesce ad dare un certo spessore alla maggior parte dei caratteri, i quali rimarranno a lungo impressi nella mente dello spettatore.
Yuji si difende
Non sono presenti molti dialoghi, dato che è stata fatta la scelta di trasmettere le emozioni attraverso una fotografia di prim'ordine che usa la pioggia in ottima maniera per dare un'atmosfera fredda e desolante. La regia e il comparto tecnico usano uno stile veramente efficace, con alcuni momenti tecnicamente e visivamente molto ispirati, come ad esempio la scena in cui Yuji e la sua vittima camminano in parallelo fino al fatale incontro.
La schiena di Yuji
In conclusione, questo è uno yakuza movie dallo stile molto interessante, che è stato costruito con maestria e che riesce a raccontare una storia molto cruda e senza speranza, facendo emozionare e riflettere lo spettatore, grazie ad una tecnica e una fotografia senza sbavature, degna del maestro Miike.