lunedì 16 febbraio 2015

Agente Lemmy Caution: missione Alphaville (1965) di Jean-Luc Godard


Trailer del film



Bel film fantascientifico di Godard che con una scenografia minimale ci trasporta in una distopia che rimane indelebile. La storia vede come protagonista Lemmy Caution che si introduce nella città di Alphaville, una dittatura tecnocratica in cui vige solo la logica. Lui deve tentare di riportare sulla Terra il dottor Von Braun, il creatore del supercomputer Alphaville60, che regola la vita dell'intero pianeta. Durante la sua missione verrà in contatto con Natacha Von Braun, figlia del professore. Vagando per la città lui verrà a conoscenza di molti segreti e si troverà a dover combattere contro un'interea società.
La coppia dei protagonisti
La storia viene costruita molto bene con le giuste svolte e il giusto pathos durante tutto il film. Le scenografie e l'ambientazione vengono costruite molto bene, creando un contesto veramente inquietante, anche senza sfoggiare delle architetture tipiche del genere. Il fatto di contrapporre un uomo contro un pensiero votato unicamente alla logica e che bandisce ogni sentimento ed emozione non è una novità, ma devo ammettere che è stato trattato molto bene e con una cura visiva notevole. Tutta la popolazione rispecchia molto bene questo stile di vita, essendo ormai assoggettata alla dittatura del supercomputer. Quest'ultimo risulta essere l'unico vero antagonista di Lemmy e può vantare un carisma notevole e un'aria fortemente minacciosa. Lo spessore che trasuda sol dalla sua voce denota un ottimo lavoro di caratterizzazione.
Lemmy guarda una foto dello scienziato Von Braun
Anche gli altri personaggi principali sono caratterizzati bene e ben si amalgamano al contesto presentato. La scelta di unire noir al genere fantascietifico è stata vincente dato che viene creato qualcosa di interessante che contiene elementi riconoscibili di entrambi i generi. L'unione è stata realizzata molto bene e nessuna delle due correnti predomina sull'altra. Risulta inoltre palese come il regista si ponga assolutamente in contrasto col progresso indiscriminato e sull'abuso delle macchine, che sollevano l'uomo dal compiere scelte o da sfruttare appieno il suo potenziale. Questo può non essere condivisibile al 100%, ma resta comunque una critica intelligente e non del tutto campata in aria, anche vedendo come si è sviluppata la tecnologia odierna, che ha sì favorito molti aspetti, ma che si è resa pericolosa nel caso vi si faccia affidamento ciecamente e senza sfruttare la propria materia grigia. Dal punto di vista tecnico la pellicola è ottima, con numerose sequenze girate con garbo e con inquadrature studiate benissimo. Ho apprezzato moltissimo la scelta di girare alcuni dialoghi posizionando la macchina da presa frontalmente agli attori, in modo che guardino verso l'obiettivo, con il risultato di coinvolgere lo spettatore ulteriormente.
Natacha legge un libro
Inoltre alcune sequenze dimostrano molta cura, come il primo combattimento, in cui viene utilizzato come sonoro solo quello emesso dallo stereo, donando, così, alla sequenza un tocco particolare. La fotografia e la messa in scena sono ottime con delle ambientazioni dallo stile abbastanza classico ma che riescono comunque a conferire una certa atmosfera alla narrazione. Alcuni ambienti sono stati inoltre sfruttati bene per girare scene veramente inquietanti, come la fucilazione dei dissidenti nella piscina. Vengono presentati anche alcuni virtuosismi registici, come un combattimento del quale vengono mostrati solo alcuni fotogrammi o alcune riprese mostrate con colori negativi durante la crisi di Alphaville60.
Uno dei sensori del supercomputer
Il ritmo viene mantenuto sempre adeguato e la trama prosegue molto bene durante tutta la sua durata, soprattutto grazie alla bella contrapposizione fra Lemmy e il supercomputer, con confronti verbali veramente interessanti. Il tutto viene poi coronato da un finale veramente riuscito e dal buon impatto. Ciò che resta è quindi un bel film di fantascienza, la quale viene unita al noir per creare un'opera atipica, che vanta una tecnica invidiabile e una forza espressiva notevole, che va a valorizzare una storia interessante, presentando una messa in scena essenziale, ma che crea molta atmosfera.

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