sabato 28 febbraio 2015

I quattro dell'apocalisse (1975) di Lucio Fulci

Trailer del film



Bel western di Fulci, che racconta con gusto una storia interessante. Il racconto vede come protagonisti quattro reietti che si incontrano nella prigione della cittadina di Salt Flat. Il gruppo è composto da Stubby, un baro professionista, Bunny, una prostituta, Bud, un nero che dice di parlare con i morti, e Clem, un alcolista. Fortunatamente al gruppo viene data la possibilità di andarsene incolumi dalla città che ha appena visto massacrare buona parte della sua popolazione.
I quattro protagonisti
Il film continua mostrando il pellegrinaggio dei protagonisti in cerca di un posto dove andare. Durante la strada incontreranno Chaco, un criminale ricercato che si unirà a loro. Da lì in poi la storia si svilupperà in maniera molto interessante e atipica per uno spaghetti western tradizionale. Infatti la maggior parte della pellicola si svolge durante il loro viaggiare e questo lo fa sembrare quasi un road movie di formazione. Inoltre i quattro sono completamente privi di armi e questo è un aspetto che non è molto comune nei film simili. Non sembra nemmeno esserci alcuna epicità nei loro personaggi e il loro modo di fare in molti casi impedisce allo spettatore di identificarsi in essi, anche se viene spontaneo provare una certa simpatia per loro.
Chaco tortura uno sceriffo
I due protagonisti principali sono Bunny e Stabby, che creeranno fra di loro un'alchimia molto forte e saranno il vero fulcro del racconto. Non mancheranno momenti dotati di una certa violenza visiva e risulta palese la buona tecnica sfoggiata da Fulci nel creare la giusta atmosfera nelle varie ambientazioni visitate. Alcune sequenze sono girate in maniera molto ispirata, come ad esempio durante la somministrazione del peyote, nella quale vengono utilizzate delle soggettive molto belle e che permettono di calarsi immediatamente nella situazione.
Chaco disseta Clem
Anche i personaggi possono vantare uno spessore caratteriale non male, andando a impersonare i vizi più comuni dell'uomo, restando sul confine fra macchietta e archetipo. Le relazioni sociali sono centrali nella narrazione, con l'azione che passa in secondo piano per mostrare persone in un ambiente ostile che non permette la sopravvivenza dei più deboli e nel quale non esistono codici d'onore, come è visibile in molti momenti. Ho trovato molto interessanti i numerosi cambi di tono che vanno a tratteggiare molto bene le varie fasi del racconto, passando da toni molto cupi ad altri grotteschi, fino a trovare un ambiente molto amorevole e sensibile in mezzo alla neve. Anche la morte non viene mai mostrata con epicità, ma solo con rispetto e con la giusta dose di rammarico. La fotografia sfrutta bene anche i piani lunghissimi e usa dei colori che tendono a sembrare un po' slavati in alcuni momenti. La regia è ottima, con movimenti di macchina precisi e funzionali alla trama. L'uso dello zoom e della messa a fuoco è sempre preciso e mostra la cura con cui è stato confezionato il tutto.
Primo piano di Chaco
Non vengono raggiunte le vette che ha toccato Fulci con altre opere, ma non mi aspettavo un aspetto visivo così interessante. Anche il sonoro è ben sfruttato e le musiche ben si amalgamano alle scene. Quindi, questo è un western che colpisce per la struttura narrativa atipica e per una messa in scena decadente che passa con disinvoltura fra momenti crudeli e violenti ad altri dotati da una poesia notevole.
I quattro lungo il loro faticoso cammino
Il tutto non è privo di difetti, come dialoghi non sempre ispirati e alcune svolte un po' telefonate, ma si tratta di piccolezze, dato che siamo di fronte ad un film di genere di tutto rispetto che non farà rimanere deluso lo spettatore.

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