giovedì 9 gennaio 2014

The Way Back (2010) di Peter Weir


Trailer del film



Gradevole viaggio verso la libertà che parte molto bene, ma si perde un po' per strada. La storia racconta di alcuni prigionieri, politici e non, del regime comunista che fuggono da una prigione in Siberia e tentano di raggiungere il confine. La strada sarà più lunga e impervia del previsto e porterà i protagonisti a precorrere migliaia di chilometri. La trama è sviluppata in manera classica, anche se la prima parte con la descrizione della vita in prigionia è raccontata molto bene e introduce bene nel mondo dei prigionieri, mostrando adeguatamente le dinamiche che lo compongono. Questa ambientazione doveva, a mio avviso, essere sfruttata maggiormente, dato che risulta essere la più efficace dell'intera pellicola. Anche la prima parte del viaggio mantiene comunque un buon livello, mostrando bene sui corpi dei fuggiaschi i segni delle intemperie e della malnutrizione. I rapporti nel gruppo sembrano invece un po' stereotipati, dato che ogni membro ha  i caratteri classici che vengono trovati in pellicole analoghe, pur non risultando marcati in maniera eccessiva. Il ritmo ha un buon livello e la pressoché assenza di colonna sonora aiuta l'immersione nella vicenda. Il film, nella continuazione della narrazione, purtroppo, ripete più volte situazioni simili, cambiando solo ambientazione. Visivamente rimane valido, ma a lungo andare la formula risulta un po' ripetitiva. L'unica nota che permette alla pellicola di reggere più a lungo è l'introduzione della componente femminile. La ragazza riuscirà a dare un tono più vitale al gruppo e aiuterà i personaggi a comunicare fra loro, cosa che finora era stata fatta solo superficialmente. Grazie a questa nuova figura il film sembra riprendersi dal calo di ritmo avvenuto, ma purtroppo vengono nuovamente riproposte le medesime difficoltà in posti diversi e ciò fa crollare il ritmo e l'interesse. Il problema delle loro peripezie è che sono legate unicamente al procacciamento del cibo e all'inospitalità delle terre attraversate (dal punto di vista naturale). Questo provoca situazioni poco variegate e le conversazioni, che sanno di già sentito, non aiutano. Si arriva con un po' di fatica al finale che è tirato un po' via e con un'ultima scena un po' ruffiana. Peccato, perchè sarebbe bastato dare il giusto spazio ad ogni momento e ravvivare un po' la narrazione, accorciando un po' dove possibile. La regia è buona, soprattutto all'inizio, anche se non riesce a mantenere una qualità stabile nella narrazione. Il ritmo è altalenante, anche se il regista riesce a creare alcune sequenze interessanti e visivamente buone. La fotografia presenta dei paesaggi molto evocativi e nel complesso fa un buon lavoro, dato che riesce a dare il giusto tono ad ogni ambientazione. La colonna sonora è pressoché assente e ciò permette di creare atmosfera ed effetti sonori che creano abbastanza bene l'immersione. Gli effetti speciali e il trucco sono ben fatti e ho apprezzato molto il cambiamento di aspetto dei personaggi, provati dalla fatica e dal clima. I personaggi sono di buona fattura e risultano caratterizzati adeguatamente, anche se hanno dei caratteri tipici di questo tipo di gruppo e sanno di già visto. Inoltre la combinazione delle personalità è così equilibrata da dare un senso di studiato, anche se nel complesso non è possibile dire che sia stato fatto un brutto lavoro. Dà più un'idea di frettolosità nella fase di creazione. Quindi, siamo di fronte ad un prodotto realizzato tecnicamente bene, che per problemi di scrittura e di regia perde colpi andando verso un frettoloso finale, facendo venire l'amaro in bocca per l'occasione sprecata. Nonostante ciò è un'opera piacevole da vedere e che lascia comunque abbastanza soddisfatti.

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