domenica 29 giugno 2014

Il pianeta proibito (1956) di Fred McLeod Wilcox


Trailer del film



Bel classico della fantascienza che unisce una bella vicenda con una messa in scena che è diventata cult. La trama racconta di una nave spaziale terrestre che raggiunge il pianeta Altar IV per tentare di ricostituire i contatti con una precedente missione scomparsa. Una volta atterrati verranno in contatto con i sopravvissuti dispersi sul pianeta e dal quel momento inizieranno ad accadere strani fenomeni. La trama è raccontata molto bene, con spiegazioni molto coerenti e mantenendo un certo mistero che rende tutto il racconto interessante e avvincente. Gli sviluppi narrativi non sono praticamente mai forzati o fuori luogo, ma riescono invece a creare una realtà vitale che rende molto affascinante il pianeta nel quale si muovono i personaggi. Anche la realizzazione contribuisce a rendere molto piacevole il film, dato che risulta un po' kitsch, ma complessivamente bella da vedere. Durante il racconto viene inoltre mantenuto un tono serio, che viene saltuariamente smorzato da situazioni più leggere, che danno ritmo e accentuano la cupezza delle altre sequenze. Molto bella è anche la spiegazione dei fenomeni che si svolgono durante la storia, visto che viene creato un efficace parallelismo con i mostri che ognuno di noi si porta dentro e sono frutto dei meandri più oscuri della nostra psiche, portando avanti l'idea che chiunque abbia dentro di se anche sentimenti negativi e istinti impossibili da eliminare. Uno degli aspetti che ho trovato molto convincente è la realizzazione del pianeta, che risulta visivamente accattivante e ottimo per ciò che viene raccontato. Interessante è il fatto che l'uomo non venga considerato ancora abbastanza maturo per avere un potere eccessivamente grande, dato che può portare alla sua distruzione. Anche il dottore sembra volersi arrogare il diritto di distribuire la conoscenza, ma si rivelerà una scelta arrogante essendo anch'esso incapace di giudicare, come un Dio, tutta la razza umana. Egli infatti ha al suo interno gli stessi mostri di ognuno di noi e per questo quella tecnologia è pericolosa pure in mano sua. C'è anche da fare un menzione d'onore agli effetti speciali, che nonostante l'età risultano convincenti, anche se a tratti un po' fumettosi. La regia è buona, dato che riesce a creare una buona atmosfera e a mantenere una narrazione interessante e ben strutturata, anche se a volte segue alcune linee narrative ampiamente battute. Vengono utilizzate molte inquadrature ampie che fanno sentire sperduti nelle immense pianure del pianeta. La fotografia e la messa in scena forniscono delle belle ambientazioni, che non sono molte, ma rimangono tutte impresse. Gli attori danno delle prove attoriali buone, anche se alcuni personaggi risultano un po' squadrati dal punto di vista del carattere. Questo aspetto è accettabile nella figlia del dottor Morbius, dato che non ha mai visto altri esseri umani, mentre risulta un po' limitante nei militari. Questo però, visto il contesto anche ironico presente nel film, non dà alcun fastidio, permettendo invece alcune trovate divertenti. Il personaggio meglio caratterizzato è il dottor Morbius che ha una personalità sfaccettata e affascinante. Il lavoro di scrittura nel complesso è stato ben fatto, dando un caratterizzazione ottima anche del pianeta stesso, che viene mostrato come un luogo colmo di misteri e pericoli. Questo film è diventato giustamente un cult del genere per via di una storia interessante e ben narrata, unita ad una messa in scena un po' kitsch, ma ispirata, che confeziona un'ambientazione caratterizzata molto bene.

lunedì 23 giugno 2014

L'infernale Quinlan (1958) di Orson Welles


Trailer del film


Capolavoro di Wells che racconta, attraverso un poliziesco, la caduta di un uomo che crede nella giustizia ad ogni costo. La trama si svolge nel confine fra Stati Uniti e Messico, luogo nel quale avverrà l'omicidio di un imprenditore edile della zona. Mike Vargas, un detective messicano in luna di miele con la moglie Susy, assisterà all'evento e deciderà di affiancare la polizia locale nelle indagini. L'incarico di scoprire l'assassino sarà affidato al capitano Quinlan, che indagherà con metodi non convenzionali. Entreranno a far parte della vicenda anche gli sgherri della famiglia Grandi, un gruppo criminale in guerra con Vargas, il quale deve testimoniare al processo che vede incriminato il capo della famiglia. Verranno quindi seguiti gli splendidi sviluppi che si concentreranno maggiormente sulla figura di Quinlan, più che sul delitto dell'imprenditore. La storia è sviluppata con una maestria unica e riesce, pur partendo da una premessa abbastanza semplice, ad intessere un racconto molto profondo che indaga una realtà sociale e due modi di intendere la giustizia. Da una parte abbiamo Vargas, irreprensibile uomo di legge che segue le regole senza mai sgarrare, dall'altra abbiamo Quinlan un uomo disilluso dalla vita, che a suo modo persegue una giustizia carica di odio, disprezzo, da portare avanti a qualunque costo, anche sporcandosi le mani. Fra i due nascerà ovviamente un conflitto, che sarà il vero nucleo centrale della pellicola, mentre i fatti criminali fungono da sfondo per dare potenza e veridicità al racconto. Vedremo quindi interagire fra loro molti personaggi che compongono una realtà urbana degradata e minacciosa, che non fa sentire al sicuro quelli che vi si oppongono. Il racconto riesce a trasmette forti sensazioni nello spettatore e risulta costruito con una grande cura nei particolari, come ad esempio quando Quinlan esce da una camera d'albergo nella quale c'è un cartello con scritto "Avete dimenticato qualcosa?" e lui ha realmente dimenticato il suo bastone, che si rivelerà un particolare fondamentale per la trama. Un aspetto che dà ulteriore bellezza al film è la caratterizzazione del personaggio di Quinlan che viene mostrato distrutto dall'omicidio della moglie, che lo ha spogliato di ogni fiducia nell'umanità e nel rispetto delle regole. La regia è eccezionale, con dei piani sequenza da antologia, come ad esempio quello ad inizio film, che è assolutamente perfetto. Anche le inquadrature sono curatissime e ogni particolare sembra studiato nei minimi dettagli. Pure il ritmo e lo sviluppo della vicenda sono ottimi e risulta palese il genio di Wells. La fotografia è veramente ben fatta, con inquadrature visivamente bellissime e dei giochi di luce che rendono giustizia al bellissimo bianco e nero. Vengono utilizzate molte inquadrature sghembe e dal basso, come a voler disorientare e inquietare lo spettatore, così da farlo stare in tensione costantemente. Anche il montaggio è tecnicamente impeccabile con degli stacchi molto belli e con la creazione di sequenze mai sotto tono. La colonna sonora è di stampo classico e riesce a dare un'atmosfera veramente eccellente. Gli attori sono in parte, con i due protagonisti, Vargas e Quinlan, assolutamente perfetti grazie anche ad un lavoro di scrittura molto ispirato che rende anche i dialoghi veramente accattivanti e ragionati, così da farli a caratterizzare ottimamente i personaggi. Nel complesso, quindi, questo è un vero e proprio capolavoro, che con una tecnica impareggiabile, racconta le vicende di uomini di legge con due idee opposte di giustizia, in un contesto degradato dove a volte seguire le regole può non bastare.

venerdì 20 giugno 2014

L'invasione degli Ultracorpi (1956) di Don Siegel


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Bellissimo film di fantascienza che mette in scena una storia molto affascinante che si scaglia contro l'uniformità di pensiero e il cinismo che si sta diffondendo nella società. Il film comincia con uno psicologo che va a parlare con uomo che sembra completamente folle. Questa persona viene interrogata e racconterà la straordinaria vicenda che lo ha visto protagonista. Miles, questo è il nome del folle, è un dottore della cittadina di Santa Mira, che un giorno, di ritorno da una conferenza, noterà degli strani comportamenti in alcuni concittadini. Inizialmente non vi darà peso, ma indagando scoprirà un piano diabolico portato avanti da creature aliene. La trama è strutturata magnificamente, facendo montare gradualmente il mistero e la voglia dello spettatore di scoprire cosa ci cela dietro gli strani comportamenti. Il coinvolgimento nella vicenda è subito elevato grazie all'ottimo utilizzo dell'introduzione che crea subito tensione, per poi calarci in uno scenario apparentemente pacifico. La voglia di scoprire cosa sta accadendo, grazie agi indizi e alle situazioni che vengono mostrate si farà via via sempre più forte, tanto da far restare col fiato sospeso seguendo la sorte dei protagonisti. La trama mette in scena uno dei pericoli della società moderna, ovvero il rischio di perdere in parte la propria umanità e lasciar posto solo alla disillusione e al cinismo. Inoltre critica fortemente le politiche volte all'uniformità di pensiero, che vengono mostrate come spersonalizzanti e causa di infelicità. Questa chiave di lettura è stata utilizzata come critica al comunismo, dato che veniva detto che la conquista degli alieni poteva rappresentare la vittoria di quell'idea politica sulla società americana, mentre in realtà credo sia più adeguata come critica al maccartismo, che aveva creato uno stato di paranoia che non accettava un pensiero diverso dalla massa. In realtà entrambe le visioni possono trovare una parziale giustificazione, ma credo che la critica sia più di ampio respiro e si ponga verso un sistema politico dalle caratteristiche generali, senza riferimenti a situazioni reali, anche se è da quelle che probabilmente è giunta l'ispirazione. Tale messaggio non viene portato avanti in maniera didascalica e senza mordente, ma anzi viene inserito in una vicenda che risulterebbe ottima pure senza vederci l'impegno sociale, per via della perizia tecnica e della cura con cui è stata creata l'atmosfera. Molto interessante è il fatto che la storia procede seguendo binari non comuni soprattutto nelle battute finali, nelle quali è presente uno sviluppo veramente accattivante e studiato, che lascia la situazione in sospeso senza sapere se tirare un sospiro di sollievo o no. Nel film sono inoltre raccontate con molta classe le dinamiche biologiche degli esseri alieni, che hanno un comportamento macabro che ben si associa al tono generale della pellicola. Vedere i corpi in formazione è un momento che rimane impresso. Anche l'inserimento della storia d'amore fra i due protagonisti non è stata inserita a caso, ma dà una spinta ulteriore nella creazione dell'empatia con i personaggi. Il loro legame risulta avere un forte valore simbolico, soprattutto quando rimane l'unico appiglio di Miles con l'umanità, prima di rimanere solo contro una minaccia più grande di lui. Anche la paranoia può essere vista come una delle protagoniste dell'opera, dato che molti personaggi sembrano soffrire di questo disturbo, non venendo creduti dalle altre persone. Anche questo aspetto viene trasmesso con molta forza. La regia è veramente curata e ben fatta, dato che riesce a mettere in scena con inventiva e bravura una storia che aveva molto potenziale. Il ritmo viene mantenuto ottimo e l'interesse è sempre su alti livelli. Anche le inquadrature e i movimenti di macchina sono veramente ben fatti e contribuiscono in maniera sostanziale nella creazione dell'atmosfera e della tensione che in alcuni momenti si fa veramente sentire. Alcuni movimenti di macchina sono riuscitissimi e danno luogo a scene ottime, come quelle nella serra, che sono visivamente molto belle. La fotografia e il montaggio completano il quadro tecnico dando un ottimo contributo e creando scene visivamente mai sciatte, ma sempre ben costruite. La colonna sonora è di stampo molto classico, ma riesce comunque ad amalgamarsi bene con le scene e ad aggiungere pathos alle stesse. Gli attori sono veramente convincenti e danno una forte drammaticità alle scene. Anche quando dovranno impersonare gli alieni sostituitesi alla popolazione, riescono ad avere un tono e un'aria credibile per il ruolo che ricoprono. I due protagonisti, Miles in particolare, riescono a creare empatia con lo spettatore e sono caratterizzati molto bene. Viene creato un insieme di figure che compongono un bel quadro sociale, che sa vagamente di già visto, ma rende comunque credibile tutta la vicenda. Nel complesso quindi questo è uno dei titoli più rappresentativi del genere fantascientifico, grazie ad una realizzazione ottima dal punto di vista tecnico e che porta avanti il suo messaggio senza sacrificare l'intrattenimento e creando un racconto veramente indimenticabile.

domenica 15 giugno 2014

Edge of Tomorrow - Senza domani (2014) di Doug Liman


Trailer del film


Buona idea sfruttata in maniera non eccezionale per via di un lavoro di scrittura superficiale. La storia è ambientata in futuro non troppo lontano, con la razza umana sotto attacco da parte degli alieni, i quali hanno già preso possesso dell'intera Europa continentale. Una delle ultime zone che resiste è l'Inghilterra, che sta preparando un attacco decisivo contro il nemico. Il film segue le vicende del maggiore William Cage, il quale verrà mandato al fronte. Durante l'attacco, che si rivelerà essere un'imboscata, lui morirà, ma si sveglierà immediatamente 24 ore prima della sua morte. Da qui parte la trama, con un andamento strutturato abbastanza bene che segue le linee di pellicole simili, come ad esempio Source Code. Il film è piacevole e intrattiene abbastanza bene, peccato che sia costellato di buchi di sceneggiatura e di alcuni Cliché che minano la visione e impediscono al film di essere qualcosa di più di un blockbuster fra i tanti. Alcuni aspetti, anche fondamentali ai fini della trama, non sono spiegati o sono trattati in maniera un po' superficiale, tanto da chiedersi se ci sia stato un lavoro di revisione sulla sceneggiatura. Tranne un aspetto clamoroso, cioè il perché lui sia stato costretto ad andare al fronte senza che abbia nemmeno un po' di addestramento, il resto degli errori possono pure sfuggire ad un occhio che guarda il film distrattamente, ma se uno presta attenzione ci sono vari momenti che non tornano. Anche il finale l'ho trovato veramente forzato e SPOILER la scelta di avere un happy ending senza alcuna ombra l'ho trovata poco coerente con la trama, insieme al fatto che l'Omega, quando lui torna indietro per l'ultima volta, sia già morto quando in realtà in quell'istante temporale era sempre vivo FINE SPOILER. Gli alieni sono ben fatti e hanno una struttura intrigante, anche se presentano il solito punto debole, attraverso il quale l'eroe può sterminarli con un colpo ben assestato, e hanno una personalità variabile che li fa essere armi da combattimento senza pietà durante gli scontri, mentre li fa titubare quando c'è da attaccare il protagonista. Nonostante questi non trascurabili difetti, la pellicola risulta piacevole e, grazie ad un buon ritmo, scorre bene, stancando in poche parti, dove la ripetizione delle stesse scene si fa sentire. Anche le sequenze di combattimento sono strutturate abbastanza bene e non prendono mai il sopravvento sul resto del film, che non ha come nucleo centrale la battaglia. Alcune scene sono poi riuscite, soprattutto quando giocano con la ripetizione delle situazioni. Una in particolare mi ha convinto, quando SPOILER lui non dice a Rita che sta ripetendo la stessa situazione più volte perché sta pensando ad un modo per non farla morire nei minuti successivi FINE SPOILER. Una caratteristica che caratterizza il film è anche l'ironia di fondo con la quale viene vissuta la situazione da Cage. Questo aspetto da un lato fa prendere meno sul serio la pellicola e fa perdonare alcuni dei difetti citati, ma da un altro lato, fa spegnere un po' la tensione su cosa accade al protagonista, dato che non viene dato alcun peso alle sue morti. La regia non è male, dato che riesce a dare un buon ritmo alla vicenda, evitando eccessive ripetizioni e dosando abbastanza bene i colpi di scena e le svolte. Purtroppo a volte sono presenti dei momenti di stanca e il fatto di non riuscire a dare il giusto pathos in alcune sequenze mina un po' la fruizione della pellicola. A volte ci sono un po' troppe spiegazioni, anche se non risultano invasive a livelli insopportabili. Invece durante le sequenze più movimentate viene mantenuta una certa chiarezza che le rende comprensibili quasi sempre. La fotografia non è male e riesce a dare delle inquadrature visivamente interessanti, anche senza far gridare al miracolo. Il montaggio è invece ben curato, riuscendo a dare bene la sensazione della ripetizione della giornata, grazie ad alcune trovate che rendono la trama comprensibile e strutturata abbastanza bene. La colonna sonora rimane invece sui toni tipici di film simili, ma sa veramente di già sentito e non convince. I personaggi non sono molto approfonditi, eccezion fatta per i due protagonisti, e rimangono delle figure sullo sfondo senza una caratterizzazione degna di nota, anche se ciò non infastidisce molto visto il loro peso sulla trama. Gli attori danno delle prove nella media e a volte un po' troppo caricate, che non fanno ottenere credibilità ad alcuni personaggi. Perfino Tom Cruise non riesce ad avere l'intensità giusta per uno che sta per andare al fronte per la prima volta, infatti sembra fin troppo calmo e il fatto che non gli venga detto come togliere la sicura, aggiunge il ridicolo ad alcune sequenze. Purtroppo uno dei difetti che mina maggiormente la pellicola è il lavoro di scrittura che, come già detto, è tirato via e impedisce alla storia di avere la qualità che avrebbe meritato. Nonostante la spiegazione dei viaggi temporali sia ben strutturata e abbastanza coerente, rimangono fin troppi punti inspiegabili e senza senso che fanno venir meno alcuni fondamenti sui quali si basa la storia. Ciò, insieme ad alcune scelte narrative poco convincenti, fanno perdere interesse nello spettatore, che si sente un po' preso in giro. Quindi, questo è un blockbuster che non mi sento di bocciare del tutto, ma rimane su un livello mediocre per via di difetti non trascurabili e abbastanza gravi che sono per fortuna in parte controbilanciati da alcune idee carine e dall'intrattenimento abbastanza buono che riesce a dare, soprattutto nella parte centrale.

Killer Joe (2011) di William Friedkin


Trailer del film



Bel thriller che riesce a creare una storia gestita benissimo ed un microcosmo veramente appassionante. I protagonisti della pellicola sono i membri della famiglia Smith (nome volutamente comune), composta dal figlio Chris, dalla figlia Dottie, dal padre Ansel e dalla matrigna Sharla. Il nucleo familiare è completamente fuori dagli schemi, essendo fortemente disfunzionale e ad un passo dal collasso. Tutta la vicenda nasce dalla necessità del figlio di ottenere dei soldi per pagare un debito ad uno strozzino e, per far ciò, pianifica con il resto della famiglia, di far uccidere sua madre (non la matrigna) ed intascare il premio dell'assicurazione sulla vita. Per far questo verrà assoldato il killer Joe Cooper, un detective che come secondo lavoro uccide persone. I problemi sorgono perché gli Smith non hanno denaro per pagarlo e, come anticipo, decide di farsi dare il permesso di fare sesso con Dottie. Una serie di eventi senza via di uscita porteranno via via alla distruzione della realtà del nucleo famigliare e del killer stesso. La pellicola mostra una realtà suburbana e sociale basata unicamente sulla violenza e sulla cupidigia, le quali portano le relazioni sociali ad imbarbarirsi e a perdere completamente la propria umanità. Molto interessante a tal proposito è la quasi totale assenza di remore morali dei protagonisti nel programmare l'omicidio della moglie. I personaggi non risultano avere alcun lato positivo che possa far pensare ad una possibilità di rivalsa sociale o di redenzione, ma anzi seguono ciecamente le proprie convinzioni portando all'autodistruzione della propria vita. Unico membro che sembra avere una certa innocenza è Dottie, anche se la esprime in maniera vagamente psicotica. Il film ha dei toni grotteschi e alcune scene ricordano un film horror, come il sogno di Chris o alcune scene con la sorella. La storia è gestita ottimamente, mantenendo un ritmo adeguato e sviluppando la vicenda in maniera non banale e ben strutturata. Lo spettatore segue con distacco e critica gli ostacoli che incontrano gli Smith, scoprendo con loro alcuni retroscena sull'omicidio della madre. L'unica forma di empatia viene indirizzata, anche se in maniera blanda, verso i due giovani, come se venissero considerate in parte vittime di una società spietata e senza valori. Non vengono nemmeno risparmiate scene disturbanti e eccessive, come quella con il pollo fritto. Per portare avanti il messaggio dell'opera, cioè di critica alla società americana basata sul denaro, vengono assegnate abitudini molto comuni alla famiglia Smith, oltre a dare un ruolo importante al pollo fritto, che viene elevato a simbolo del decadimento culturale di una nazione, quella americana, che ha venduto la sua anima al consumismo più sfrenato. La scelta di utilizzare un alimento molto amato per scopi malati e perversi è veramente riuscita e ben sfruttata. Tutto procede quindi speditamente verso un finale che rimane sospeso in un delirio sanguinolento, portato dalla vera vittima della vicenda, che ottiene nuova consapevolezza nella perdita dell'innocenza. La regia è molto bella e riesce a dare sempre una sensazione di marcio e di disturbo nello spettatore, che si troverà imbrigliato nel torbido scavare della vicenda. Friedkin riesce a coinvolgere moltissimo e a far provare forti emozioni nello spettatore, che riesce così ad appassionarsi alla vicenda. Lo stile è molto curato e riesce a dare il giusto tono alla vicenda, che varia dall'horror al thriller e al grottesco con continuità, creando un'amalgama oscura dalla potenza rara. Anche la fotografia e la messa in scena contribuiscono a dare questo tono al film, grazie a delle ambientazioni veramente ben fatte e a delle inquadrature che riescono a creare bene tensione, oltre ad essere visivamente intriganti. Il montaggio è una delle componenti che meglio riesce a dare il giusto ritmo alla vicenda e risulta molto efficace in alcune scene, come quella del primo sogno di Chris. La macchina da presa indugia spesso sulle mani e sui piedi di alcuni personaggi, mentre sono alla guida di veicoli, come a voler disumanizzare quelle figure e renderle più minacciose. Gli attori sono molto in forma e riescono a rendere molto bene i caratteri quasi psicotici dei personaggi, oltre a rendere benissimo il quadro sociale nel quale si muovono. I dialoghi e il lavoro di scrittura risulta ben fatto e non ha quasi mai cali di stile. Questa è un'opera riuscita, che riesce nel difficile compito di scuotere lo spettatore e dare un quadro nichilista e brutale della società. Pur non raggiungendo i picchi artistici di questo regista, riesce comunque a convincere pienamente e a rimanere impressa a lungo nella mente, per la sua forza e cura tecnica.

domenica 8 giugno 2014

Fahrenheit 451 (1966) di François Truffaut


Trailer del film



Grande film di fantascienza che racconta di una realtà distopica nella quale i libri sono banditi e, attraverso questo divieto, c'è un'omologazione del pensiero. La storia è quella di Guy, un uomo che fa parte dei pompieri, un gruppo di persone al servizio dello stato che scovano e bruciano tutti i libri presenti nella città. Lui risulta essere abbastanza insoddisfatto della propria routine e del freddo rapporto con la moglie, schiava della televisione e degli psicofarmaci. La sua vita cambierà una volta conosciuta Clarisse, una giovane ragazza apparentemente fuori dagli schemi precostituiti, che lo porterà a riflettere sulla sua posizione e ad avvicinarsi ai libri. La storia prosegue veramente bene, con svolte narrative ben dosate che fanno procedere la vicenda in maniera semplice ma molto intrigante. Ovviamente uno degli aspetti maggiormente riusciti del film è il messaggio che vuole veicolare attraverso la storia di Guy. Infatti la società descritta viene mostrata come regredita culturalmente e schiava dell'ordine costituito. I cittadini non si pongono mai domande sulla propria condizione, ma la accettano senza alcuno spirito critico e la considerano come l'unica realtà possibile. Questo decadimento cerebrale è dovuto principalmente all'abbandono della cultura, in questo caso rappresentata dai libri, e dall'instupidimento causato dalla televisione, che veicola messaggi consolatori e che non turbano mai le fragili psiche dei cittadini. La tv ha portato anche alla perdita di memoria storica delle persone che non ricordano nemmeno la realtà prima della deriva autoritaria. Tutta la vicenda è confezionata molto bene, creando via via situazioni sempre interessanti e molto significative. Una delle più riuscite è senza dubbio quella del sogno di Guy, molto suggestivo e inquietante, che contribuisce a fargli capire la situazione nella quale si trova. Altra scena fondamentale è quella nella casa dell'anziana signora che non vuole separarsi dai suoi libri. Le immagini dei libri che bruciano sono indubbiamente molto forti e sono trattate con la giusta solennità. Il fatto che i libri siano una forza rivoluzionaria ed eversiva viene efficacemente spiegato durante la pellicola, e la loro forza attrattiva viene rappresentata nella donna che si commuove quando Guy legge un passo di un romanzo. La tesi ultima rimane quindi che l'apertura mentale e il continuo apprendimento attraverso la lettura e non solo è una delle armi più potenti per avere libertà fisica e mentale, oltre ad impedire al potere di prendere il sopravvento sulla popolazione. Tutto prosegue quindi piacevolmente fino alla bellissima parte finale con la scoperta degli uomini-libro che fanno ben sperare per il futuro della società, oltre a portare avanti la propria battaglia con estrema poesia. Unici difetti che mi sento di mettere in luce sono alcune piccolissime falle nella trama che rendono un paio di passaggi inspiegabili, come il motivo per il quale danno a Guy il lanciafiamme nella parte finale. La regia è ottima, dato che Truffaut muove la telecamera con maestria creando situazioni ben ritmate e visivamente molto stimolanti. Alcuni momenti sono veramente emozionanti e ho trovato una bella idea lasciare, in alcuni frangenti, il centro della scena alla lettura dei libri, veri protagonisti della pellicola. Tutta la storia inoltre viene trattata con molta classe evitando inutili eccessi e pomposità che avrebbero sminuito la bella trama. La fotografia e la messa in scena sono curatissime con ambientazioni suggestive e coerenti fra loro, anche senza essere eccezionali, andando così a creare un microcosmo vitale ed affascinante. Alcune sequenze sono veramente ben fatte, come quella già citata del sogno, oppure la parte finale nella terra degli uomini libro. Anche il montaggio è ben riuscito e aiuta molto a dare potenza visiva alle scene. Sono presenti alcuni tocchi che ho veramente apprezzato come l'avvicinarsi repentino della macchina da presa al ragazzo al telefono all'inizio del film. La colonna sonora è classica, ma comunque convincente e adatta alla storia. Gli attori sono veramente in forma e riescono a dare molta carica espressiva ai propri personaggi, i quali non risulteranno mai banali o piatti, ma avranno sempre un loro spessore e identità. Tutto questo grazie al bel materiale di partenza e all'ottimo adattamento del romanzo dal quale è tratto il film. Questo è giustamente un cult del genere fantascientifico e riesce a portare su schermo ottimamente un bel romanzo, veicolando molto bene il messaggio grazie ad una tecnica invidiabile e una ricerca visiva che riesce ad emozionare lo spettatore.

Parenti serpenti (1992) di Mario Monicelli


Scena del film



Grottesco film in ambito familiare che distrugge il finto buonismo che si nasconde nei rapporti familiari e mostra come i soldi distruggano l'umanità delle persone. La storia è quella di una famiglia che si ritrova alla vigilia di Natale per passare le feste tutti insieme nella casa dei nonni. I due anziani vedono riunirsi i nuclei familiari dei quattro figli, due maschi e due femmine, i quali all'inizio sono in completa armonia, per poi degenerare a causa di alcuni avvenimenti che scuoteranno la famiglia. Durante i giorni di festa emergeranno dissapori e rancori fra i parenti, che mostreranno così il loro vero io, tenuto finora nascosto dalle relazioni di facciata da portare avanti durante i ritrovi. Uno delle notizie che sconvolgerà di più la situazione, sarà la richiesta dei nonni di andare a vivere con uno dei quattro figli invece di andare in un ospizio, concedendo in cambio l'intestazione della casa familiare a quello che si accollerà i due anziani. Ciò provocherà una guerra fra le famiglie che porterà a conseguenze grottesche e inaspettate. Il film analizza e critica fortemente e con efficacia la falsità che si annida nei rapporti di parentela e in quelli imposti dalla società. Oltre a ciò vengono criticati pure l'interesse nel mantenere un'immagine limpida, senza curarsi di migliorare veramente, e la voglia di giudicare gli altri in tutto e per tutto senza curarsi dei propri difetti, cercando in questa attività un riscatto personale che non può in realtà essere ottenuto in questo modo. Anche gli sviluppi della trama, che viene gestita benissimo, mettono in luce come alcuni rapporti o modi di fare siano dettati unicamente dalla ritualità sociale, senza che venga inserita alcuna sostanza, ma solo forma. Perfino le usanze religiose natalizie vengono completamente spogliate di ogni significato a causa degli avvenimenti che vengono mostrati in precedenza e che mostrano i protagonisti prendere parti ai riti religiosi con innocenza, pur essendosi macchiati di atti malvagi e siano di indole meschina. Molto interessante è come venga gradualmente distrutta l'immagine di una famiglia che viene inizialmente mostrata unita e felice. Questa graduale distruzione è resa in maniera efficacissima nel film grazie allo stile e al modo con cui emergono via via i lati peggiori di ogni membro. Una delle critiche più forti rimane comunque quella verso il denaro, che viene rappresentato come la forza scatenante degli istinti più bassi e meschini degli esseri umani. Esso infatti sarà una delle cause del disfacimento della situazione finora raccontata, che non era perfetta, ma rimaneva comunque ben lontana dalla disumanità che verrà scatenata successivamente. Il denaro sembra acuire i difetti e la parte più oscura dell'animo umano. Il racconto è anche molto ironico e ci sono momenti divertenti lasciati quasi unicamente al nonno o alla ridicolaggine dei comportamenti di qualche membro della famiglia, che scatena risate, senza però far entrare in empatia o far diminuire il disprezzo provato dallo spettatore. La regia è ottima, con movimenti di macchina sinuosi e lineari che fanno sembrare la casa enorme e viene così evitato il senso di claustrofobia. Ho notato che nelle parti finali nell'abitazione vengono usate inquadrature che prediligono spazi più angusti, come a voler causare un senso di oppressione. Nel complesso il ritmo è mantenuto a livelli ottimali ed ho apprezzato molto come, partendo da un quadro idilliaco, si finisca per mostrare una famiglia distrutta, facendolo in maniera graduale e rendendo così tutto il racconto molto interessante e credibile. Anche la scelta di utilizzare il figlio più piccolo come voce narrante l'ho trovata azzeccata, anche se all'inizio mi aveva fatto storcere il naso, dato che racconta tutto con gli occhi di un bambino, che con la sua innocenza ben si contrappone alla spietatezza degli adulti, non comprendendo il motivo della rabbia dei genitori. La fotografia è veramente colorata e riesce sempre a trasmettere le sensazioni più adeguate alle parti del racconto mostrate. Infatti nella prima parte riesce a dare un senso di calore e affetto familiare, mentre nella parte finale dà un forte senso di repulsione e disgusto, oltre a disturbare molto. Il comparto tecnico nel suo insieme è, quindi, veramente curato e riesce nella difficile impresa di rendere memorabile un racconto che in diverse mani poteva risultare ridicolo o senza mordente. Gli attori danno delle buone prove attoriali, con alcuni un po' sottotono e altri veramente bravi, ma nell'insieme viene creato un quadro familiare variegato e interessante, riuscendo a dare una personalità ben definita a quasi tutti i personaggi. Quindi, siamo di fronte ad una grande opera che distrugge il mito della buona famiglia italiana, considerato sempre come unico posto privo di malvagità, e si schiera apertamente contro lo strapotere del denaro che abbatte ogni remora morale. Tutto questo è trasmesso con una forza e un'efficacia rara, grazie alla mano di un maestro come Monicelli.

domenica 1 giugno 2014

Maps to the Stars (2014) di David Cronenberg


Trailer del film



Bel film di Cronenberg che mostra uno spaccato marcio della società, nascosto dietro una patina di lustrini e apparenza. La storia è quella di alcune persone che vivono nei quartieri rinomati di Hollywood, che vedranno sconvolte le loro vite dal ritorno in città di Agatha, una misteriosa ragazza gravemente ustionata da un incendio nel quale si è trovata coinvolta da piccola. Lei andrà a fare da aiutante a Havana Segrand, attrice in decadenza ossessionata dall'ombra della madre morta, una grande attrice che le provoca complessi di inferiorità. La narrazione è scandita benissimo e riesce a mantenere un tono di disagio e di inquietudine durante tutto il film. Questa sensazione continuerà anche dopo la conclusione e farà pensare di aver visto un horror, più che un thriller. La storia raccontata ha un fondo di perversione che stride con l'ambientazione sfarzosa e pulita nel quale vanno a muoversi i personaggi. Tale contrasto credo sia il fulcro di tutto il film, dato che mette bene in evidenza il marcio di una società incentrata unicamente sull'apparenza e sulle relazioni di facciata. Questi quartieri sono mostrati più pericolosi di quelli malfamati, dato che nei primi il pericolo è nascosto ed inaspettato. Inoltre la maggior parte delle nefandezze compiute si svolgono nelle mura domestiche, come se venissero ritenute l'unico posto dove mostrare il vero io delle persone, che altrimenti sarebbero costantemente osservate e giudicate dall'altra gente. In casa la cattiveria e tutte le perversioni più basse possono venire fuori, eliminando la necessità di nascondere il proprio io. Un aspetto che contribuisce molto nel creare l'atmosfera voluta è l'inserimento di scene grottesche, come Havana che esulta e canta per la morte del figlio di un'attrice rivale o quando il giovane Benjie tenta di strangolare un bambino dentro un gabinetto del set dove recita. Durante la pellicola sono inserite anche delle visioni che perseguitano alcuni personaggi. Questi momenti sono realizzati benissimo e vanno a rappresentare la debolezza nel quale vivono le vittime di queste visioni, oltre al fatto che pagano il peso di un passato che perseguita continuamente. Questo può essere anche interpretato come una certa pazzia latente nei personaggi, che gli impedisce di vivere normalmente. Anche l'arrivo di Agatha viene rappresentato come il ritorno di un passato che non può essere cancellato, ma deve essere affrontato o può finire per distruggere tutto. I legami di parentela sono la causa principale del ritorno del passato alla porta e non permettono via di fuga, soprattutto nei casi di una parentela malata, come nella famiglia Weiss. Riguardo alla pazzia latente è molto interessante il fatto che Havana non riesca o non vuole ricordare da chi ha subito violenze sessuali, come se fosse stato uno shock talmente grande da non riuscire ancora a superarlo minimamente. Interessante è il fatto che, anche se molti personaggi soffrono e non sono felici della propria vita, non pensano mai a cambiare, ma continuano incessantemente a provare a migliorare la propria condizione con mezzi meschini e subdoli. La società che viene rappresentata si basa unicamente sull'arrivismo e sulla prevaricazione dell'altro, oltre a portare avanti valori e ragionamenti superflui e di poco valore. I rapporti fra i personaggi sono intessuti veramente bene e riescono a far emergere un racconto variegato dove non c'è spazio per la bontà e nel quale l'unica fonte di espiazione e libertà è la morte. La corruzione portata da quell'ambiente viene descritta bene e nessuno ne rimane immune, scatenando in ognuno il peggio. Anche nei più giovani è presente questa corruzione che fa passare direttamente ad un modo di pensare adulto e cinico, senza avere al maturità necessaria, ma solo un'eccessiva cattiveria. In tutto ciò va aggiunta una sessualità malata e perversa, come se fosse lo specchio della deriva della società descritta. Insomma, un racconto che critica un sistema sociale che può svincolarsi dal contesto in cui è ambientato per portare una critica più estesa alla società occidentale, nella quale il denaro e la prevaricazione sociale sono la via più gettonata per realizzarsi. Oltre a ciò, anche il perbenismo e il bigottismo di facciata della gente viene messo alla berlina, raccontando di come ognuno abbia perversioni e scheletri nell'armadio da nascondere, che vengono portati a galla, in questo caso, dalla mente dei protagonisti che li sottoporrà a visioni che provocheranno parte del loro cedimento progressivo. La regia è superba e riesce a dare un senso di disagio e di sporco, che in pochi riescono a trasmettere con tale efficacia, mantenendo un ritmo rilassato e uno stile unico. La narrazione è sviluppata benissimo e segue un andamento crescente di eccessi e violenza, fino all'ottimo climax finale. Anche l'inserimento di momenti surreali e delle visioni non risulta mai forzato, ma sembra naturale per la buona riuscita del racconto. Oltretutto queste sequenze mettono ancor più in evidenza la maestria di Cronenberg con l'horror, dato che risultano più inquietanti quelle poche scene della maggior parte dei film dell'orrore di oggi. Vengono anche effettuati alcuni piani sequenza, gestiti con grande maestria, che risultano veramente funzionali alla narrazione. La fotografia è eccellente, dato che riesce ad alternare i toni freddi delle visioni ad immagini sfarzose delle strade di Hollywood, che vanno a stridere fra loro creando un quadro veramente interessante. Anche le inquadrature sono molto curate e riescono a scatenare forti sensazioni nello spettatore. Il montaggio è veramente ben fatto e in alcune sequenze riesce a lasciare la sua impronta, come in quella dove c'è la trattativa fra Benjie e i produttori, con un montaggio serrato e ben strutturato. La colonna sonora non è male, ha dei toni tribali e nel complesso fa una buona impressione, anche se non ne sono rimasto rapito. Gli attori sono veramente bravi e riescono a rendere reali i propri personaggi. Tutto questo grazie anche a dei dialoghi scritti benissimo che riescono ad evocare immagini disturbanti, senza mostrarle, ma lasciando tutto in mano all'immaginazione dello spettatore. In definitiva questo è un bellissimo film, che riesce a far emergere brillantemente il suo messaggio e a lasciare un forte senso di disagio nello spettatore, grazie alla mano geniale di Cronenberg che centra l'obiettivo e crea un'opera visionaria e tecnicamente eccellente.

Hitchcock (2012) di Sacha Gervasi


Trailer del film



Bel film su Hitchcock, nel quale viene raccontata in maniera eccellente la nascita e la creazione di Psyco. La storia segue le vicende del regista, che dopo Intrigo Internazionale, cerca una nuova fonte di ispirazione. La scelta di realizzare Psyco verrà ostacolata in ogni modo dalla produzione e lui sarà costretto a superare varie difficoltà, anche familiari, per portare avanti l'opera. Anche Alma, la moglie, sarà protagonista del racconto e sarà oggetto di un approfondimento che le renderà giustizia. La storia è raccontata in maniera classica e con un ritmo invidiabile. Le situazioni si susseguono creando uno scenario vitale e molto interessante. Ovviamente uno dei traini principali del film è la curiosità nel vedere sviscerare la personalità di Hitchcock e nella realizzazione di uno dei più grandi film mai fatti. Alfred viene mostrato con lati oscuri e ironici, infatti vengono messe in luce le sue ossessioni per le donne bionde, per il macabro e l'interesse nel fare bei film. La sua attrazione e il rapporto conflittuale con le donne viene approfondito molto e non viene mostrato in maniera buonista o sciatta, ma viene costruito lungo la pellicola così da dare un quadro complesso e sfaccettato. Il protagonista ha delle pulsioni incontrollabili che lui veicola attraverso il cinema, così da tenerle sopite. Alcune scene che mostrano questo fatto sono quelle in cui lui colpisce l'acqua della piscina con il retino, come fosse un arma, oppure quando lui guarda il collo di Alma, come se volesse strangolarla. Anche il rapporto conflittuale con il genere femminile è ben spiegato, dato che lui ha paura di venire tradito dalle donne con cui è a contatto e ciò lo porta ad avere a volte un rapporto conflittuale con loro. Oltre ai lati oscuri vengono ben rappresentati anche i lati positivi, come l'ironia e il genio creativo. Il film riesce anche a rendere onore alla moglie, dato che viene mostrata come parte fondamentale del processo creativo di Hitchcock, supportandolo e aiutandolo a mettere in pratica le sue idee. Altro tema portante della pellicola è la magia del cinema che viene mostrata in tutta la sua potenza raccontando la realizzazione del film attraverso sequenze veramente efficaci e ben riuscite. La potenza visiva del mezzo filmico è sfruttata bene, mostrando il trucco e l'inganno che si nasconde dietro la macchina da presa, che però riesce ad affascinare e a rendere partecipe della magia. Il rapporto nella coppia dei due artisti riesce ad arricchire la narrazione, vista la conflittualità che si crea a causa della difficoltà per Alma nell'essere moglie di un genio ossessionato dalle bionde e a causa del desiderio di Alfred nell'avere il controllo assoluto sulla vita della moglie, non accettando che lei possa avere una sua carriera. Anche le scene in cui Hitchcock dialoga e segue le mosse del killer a cui si è ispirato per Psyco sono veramente ben riuscite e danno un tono vagamente oscuro alla vicenda, oltre a rendere il film una vera e propria ossessione per Alfred. La regia è veramente curata e, senza innovare, riesce ad avere uno stile classico che ben si adatta alla vicenda raccontata. Anche visivamente c'è una certa ricercatezza e sono molte le scene che restano impresse per via di alcune trovate ben sfruttate. Il tono dell'opera è curato e si alternano sequenze ironiche ad altre più serie e cariche di tensione. Il ritmo è mantenuto su ottimi livelli, riuscendo a mantenere altissimo l'interesse, grazie anche alla materia trattata. La fotografia è veramente ben fatta e costruisce delle inquadrature molto belle dai colori, quasi sempre, molto accesi, tranne nelle sequenze in cui il regista dialoga con il killer. La colonna sonora risulta adeguata ai toni delle scene, con, ad esempio, toni cupi nelle scene più inquietanti. Un momento veramente riuscito si ha quando la musica si amalgama agli urli della platea che guarda la prima del film, creando una sinfonia macabra ma affascinante. Anche il montaggio riesce ad essere ben fatto riuscendo a mantenere il ritmo e rimanendo chiaro pure nelle fasi più concitate. Gli attori danno delle prove veramente riuscite, con i due protagonisti veramente in forma che incarnano alla perfezione il loro personaggi, anche se Hopkins risulta a volte un po' caricaturale, ma in minima parte. I personaggi sono ben strutturati e quasi nessuno risulta piatto e mal scritto, anche se qualcuno non è molto approfondito. Nel complesso viene creato un insieme di personalità ben strutturato che riesce a mantenere vitale la narrazione. In definitiva, questa è una pellicola ben scritta e ben diretta, che riesce a raccontare con intelligenza e maestria una vicenda molto interessante, inserendo ironia e macabro in dosi adeguate per rendere il racconto veramente interessante.