domenica 8 giugno 2014

Parenti serpenti (1992) di Mario Monicelli


Scena del film



Grottesco film in ambito familiare che distrugge il finto buonismo che si nasconde nei rapporti familiari e mostra come i soldi distruggano l'umanità delle persone. La storia è quella di una famiglia che si ritrova alla vigilia di Natale per passare le feste tutti insieme nella casa dei nonni. I due anziani vedono riunirsi i nuclei familiari dei quattro figli, due maschi e due femmine, i quali all'inizio sono in completa armonia, per poi degenerare a causa di alcuni avvenimenti che scuoteranno la famiglia. Durante i giorni di festa emergeranno dissapori e rancori fra i parenti, che mostreranno così il loro vero io, tenuto finora nascosto dalle relazioni di facciata da portare avanti durante i ritrovi. Uno delle notizie che sconvolgerà di più la situazione, sarà la richiesta dei nonni di andare a vivere con uno dei quattro figli invece di andare in un ospizio, concedendo in cambio l'intestazione della casa familiare a quello che si accollerà i due anziani. Ciò provocherà una guerra fra le famiglie che porterà a conseguenze grottesche e inaspettate. Il film analizza e critica fortemente e con efficacia la falsità che si annida nei rapporti di parentela e in quelli imposti dalla società. Oltre a ciò vengono criticati pure l'interesse nel mantenere un'immagine limpida, senza curarsi di migliorare veramente, e la voglia di giudicare gli altri in tutto e per tutto senza curarsi dei propri difetti, cercando in questa attività un riscatto personale che non può in realtà essere ottenuto in questo modo. Anche gli sviluppi della trama, che viene gestita benissimo, mettono in luce come alcuni rapporti o modi di fare siano dettati unicamente dalla ritualità sociale, senza che venga inserita alcuna sostanza, ma solo forma. Perfino le usanze religiose natalizie vengono completamente spogliate di ogni significato a causa degli avvenimenti che vengono mostrati in precedenza e che mostrano i protagonisti prendere parti ai riti religiosi con innocenza, pur essendosi macchiati di atti malvagi e siano di indole meschina. Molto interessante è come venga gradualmente distrutta l'immagine di una famiglia che viene inizialmente mostrata unita e felice. Questa graduale distruzione è resa in maniera efficacissima nel film grazie allo stile e al modo con cui emergono via via i lati peggiori di ogni membro. Una delle critiche più forti rimane comunque quella verso il denaro, che viene rappresentato come la forza scatenante degli istinti più bassi e meschini degli esseri umani. Esso infatti sarà una delle cause del disfacimento della situazione finora raccontata, che non era perfetta, ma rimaneva comunque ben lontana dalla disumanità che verrà scatenata successivamente. Il denaro sembra acuire i difetti e la parte più oscura dell'animo umano. Il racconto è anche molto ironico e ci sono momenti divertenti lasciati quasi unicamente al nonno o alla ridicolaggine dei comportamenti di qualche membro della famiglia, che scatena risate, senza però far entrare in empatia o far diminuire il disprezzo provato dallo spettatore. La regia è ottima, con movimenti di macchina sinuosi e lineari che fanno sembrare la casa enorme e viene così evitato il senso di claustrofobia. Ho notato che nelle parti finali nell'abitazione vengono usate inquadrature che prediligono spazi più angusti, come a voler causare un senso di oppressione. Nel complesso il ritmo è mantenuto a livelli ottimali ed ho apprezzato molto come, partendo da un quadro idilliaco, si finisca per mostrare una famiglia distrutta, facendolo in maniera graduale e rendendo così tutto il racconto molto interessante e credibile. Anche la scelta di utilizzare il figlio più piccolo come voce narrante l'ho trovata azzeccata, anche se all'inizio mi aveva fatto storcere il naso, dato che racconta tutto con gli occhi di un bambino, che con la sua innocenza ben si contrappone alla spietatezza degli adulti, non comprendendo il motivo della rabbia dei genitori. La fotografia è veramente colorata e riesce sempre a trasmettere le sensazioni più adeguate alle parti del racconto mostrate. Infatti nella prima parte riesce a dare un senso di calore e affetto familiare, mentre nella parte finale dà un forte senso di repulsione e disgusto, oltre a disturbare molto. Il comparto tecnico nel suo insieme è, quindi, veramente curato e riesce nella difficile impresa di rendere memorabile un racconto che in diverse mani poteva risultare ridicolo o senza mordente. Gli attori danno delle buone prove attoriali, con alcuni un po' sottotono e altri veramente bravi, ma nell'insieme viene creato un quadro familiare variegato e interessante, riuscendo a dare una personalità ben definita a quasi tutti i personaggi. Quindi, siamo di fronte ad una grande opera che distrugge il mito della buona famiglia italiana, considerato sempre come unico posto privo di malvagità, e si schiera apertamente contro lo strapotere del denaro che abbatte ogni remora morale. Tutto questo è trasmesso con una forza e un'efficacia rara, grazie alla mano di un maestro come Monicelli.

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