martedì 30 settembre 2014

Infernal Affairs 2 (2003) di Andrew Lau, Alan Mak


Trailer del film



Bel thriller che non raggiunge le vette del primo episodio, ma risulta comunque molto bello. La storia è ambientata prima del primo episodio, quindi vedremo il formarsi degli equilibri criminali e della situazione dei due protagonisti presenti nel primo film. Le figure centrali, in questa pellicola, non sono Lau e Chan, ma Wong e Sam, rispettivamente un ufficiale della polizia e un criminale potente che aspira alla vetta. I due si troveranno coinvolti in gravi sconvolgimenti che avranno luogo nel mondo del crimine. La trama è raccontata in maniera ottima, con un ritmo e una cura nella narrazione rare. Tutta la vicenda funge da approfondimento per capire meglio i personaggi e cosa li ha formati. Il film è suddiviso in "capitoli" che sono scanditi dai diversi anni in cui sono ambientati. Questa scelta permette di avere una narrazione di ampio respiro e permette di evitare di dover far succedere molti avvenimenti in pochissimo tempo, cosa che avrebbe tolto realismo alla vicenda.
Hau celebra il defunto zio
Un aspetto che rende il film veramente interessante è il fatto che non esista la dicotomia bene-male, ma ogni personaggio ha dei lati oscuri e dei lati umani. Questa scelta permette di avere delle figure molto carismatiche e riesce a coinvolgere molto lo spettatore, che proverà sentimenti contrastanti per le figure criminali e per i membri delle forze dell'ordine. Quest'ultimi, trovandosi in una situazione sociale critica, per contrastare la criminalità, attueranno delle misure e delle manovre dalla dubbia moralità che rischiano di portarli sullo stesso piano dei criminali. Da questo fatto nasce una situazione che destabilizza lo spettatore, non vedendo più nessuna figura a cui aggrapparsi incondizionatamente. Viene inoltre messo in evidenza come un ambiente corrotto rischi di portare nel male pure le figure che dovrebbero essere immuni da ciò. Anche la strutturazione e l'evoluzione dei rapporti fra i capi della malavita è strutturata molto bene e riesce ad appassionare moltissimo, per via dell'ottimo ritmo e della bravura con la quale sono gestiti gli eventi cruciali. Non mancano nemmeno scene abbastanza forti che colpiscono allo stomaco senza preavviso, come già ci aveva abituato il suo predecessore.
La famiglia di Hau riunita pianifica le prossime mosse
Una particolarità dell'opera è anche la forte umanità che è presente nei rapporti fra i personaggi, che permette di caratterizzare ulteriormente le personalità degli stessi. L'unica nota dolente che mi sento di mettere in evidenza è il fatto che rispetto al primo film della saga, non riesce ad avere la stessa intensità e a mettere in scena una vicenda così drammatica e piena di sfaccettature. Siamo comunque su altissimi livelli, ma ho indicato questa differenza per non mettere sullo stesso piano i due film, cosa che sarebbe stata ingiusta. La regia è ottima, con sequenze orchestrate molto bene che hanno un ritmo e una struttura fantastiche, come ad esempio l'omicidio e il ricatto dei grandi quattro da parte di Hau.
Lau e Mary discutono
Queste due sequenze hanno una tensione e un ritmo notevoli, oltre ad avere una cura visiva non comune. Il film è caratterizzato anche da una forte poesia che quasi stona con l'ambiente crudele che viene presentato. Il ritmo è mantenuto ottimamente durante tutta la vicenda e non mancheranno momenti molto forti che spiazzeranno lo spettatore. La fotografia crea degli scorci molto suggestivi ed è caratterizzata da una certa freddezza nelle immagini, nonostante alcuni momenti siano molto umani. Il montaggio riesce a comporre molto bene le scene e permette, insieme alla regia di avere momenti veramente riusciti ed emozionanti.
Sam minacciato da Hau
La colonna sonora presenta dei brani dai toni classici che creano una certa epicità e drammaticità nelle scene, essendo sempre adeguati e ben amalgamati ad esse. I personaggi sono molto convincenti, con numerose sfaccettature che vengono ben approfondite e che li rendono accattivanti e ben strutturati. Perfino alcune figure minori riescono a rimanere impresse e ciò garantisce l'interesse dello spettatore. Una parte del merito, oltre al bel lavoro di scrittura, va agli attori, che si dimostrano molto abili nel dare vita a i propri personaggi. Un esempio di un carattere veramente ben strutturato è quello di Sam, il quale dietro un apparenza gioviale e allegra, nasconde una forte tristezza per l'innocenza e l'amore perduti, che lo portano a desiderare la morte. Questo secondo episodio, quindi, convince molto essendo di ottima fattura sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista della scrittura, presentando un racconto ambientato in un ambiente torbido caratterizzato da figure molto umane e fragili. Pur non reggendo il paragone con il primo, riesce comunque a rimanere impresso e a farsi apprezzare molto.

Hunger Games (2012) di Gary Ross


Trailer del film



Buon film di fantascienza che, prendendo spunto da altre pellicole del passato, realizza un universo interessante e con una trama abbastanza convincente. Il film è ambientato in un futuro distopico, in una nazione nella quale, dopo una sanguinosa rivoluzione, è stato istituito un regime totalitario. La nazione è stata divisa in 12 distretti, ognuno dei quali deve ogni anno donare 2 giovani, fra i 12 e i 18 anni, per partecipare agli Hunger Games annuali. In questi giochi i 24 ragazzi dovranno uccidersi fra loro, fino a farne rimanere solo uno. La trama proseguirà presentando la protagonista, Katniss, che si offrirà volontaria la posto della sorella.
La scelta dei partecipanti
L'universo rappresentato è realizzato abbastanza bene e riesce, prendendo idee da varie opere, a risultare convincente e ben caratterizzato. La trama segue delle linee narrative ampiamente battute e risulta prevedibile per via di scelte di sceneggiatura abbastanza classiche. Nonostante ciò la vicenda risulta abbastanza interessante e accompagna degnamente lo spettatore dall'inizio alla fine. Una cosa molto interessante è che non viene data la totale centralità all'uccidersi fra loro dei partecipanti, ma viene data anche molta importanza alle tecniche di sopravvivenza. Oltre a ciò, ho trovato veramente intelligente l'inserimento degli sponsor nella competizione. Questo aspetto permette di inserire ambiguità in ogni atto sociale messo in atto dai competitori, non facendo capire allo spettatore cosa è reale e cosa è finto. Tutte le idee messe in campo dal film servono, ovviamente, per portare avanti delle palesi critiche verso tutti i regimi totalitari, che instupidiscono le menti e si basano sull'oppressione del popolo. Queste società vengono caratterizzate da disuguaglianze sociali e dall'arretratezza culturale. Oltre a questo aspetto vengono anche criticati i media, che portano falsità e che possono essere utilizzati come uno strumento per manipolare le menti, se posti in mani sbagliate.
L'addestramento
Un punto di forza del film è il fatto che mette in scena una storia dai toni molto forti che riesce in parte a colpire lo spettatore. Purtroppo il film non è esente da difetti, dato che viene mantenuto un tono fin troppo leggero per gli eventi raccontati. Lo spettatore più smaliziato non rimarrà impressionato eccessivamente dalla vicenda e i binari seguiti dalla storia non permettono di provare molta apprensione per Katniss e Peta, i due protagonisti. Sono inoltre presenti alcune scene che sfiorano il ridicolo per via dell'implausibilità che le caratterizza. Le scene in cui lei taglia il ramo o quando una sua freccia non trapassa la mano di un ragazzo, tolgono veridicità alla narrazione e smontano un po' l'atmosfera creata. La regia non è eccelsa, per via di scene d'azione caotiche e incomprensibili, che alla lunga stancano. Altri momenti sono più riusciti, come quando Katniss ha le allucinazioni per via della puntura delle api o nelle fasi di preparazione, nelle quali viene creata una buona atmosfera. Purtroppo alcuni momenti sono girati male e nel complesso non è possibile notare una tecnica degna di nota. La fotografia è abbastanza curata, con scorci abbastanza riusciti e paesaggi creati con cura, anche se a volte è presente un uso preponderante della computer grafica, che toglie realismo ad alcuni ambienti. il montaggio non riesce a fare un gran lavoro, essendo presenti alcuni stacchi troppo bruschi e altri talmente serrati da non permettere la comprensione delle scene. Nonostante ciò il ritmo è mantenuto adeguato e non sopraggiungerà mai la noia durante la pellicola. Gli attori sono nel complesso in parte, con Jennifer Lawrence veramente convincente e gli altri interpreti che riescono, nel possibile, a rappresentare abbastanza bene i propri personaggi.
La presentazione dei concorrenti
I problemi sorgono nei comprimari, dato che, pur essendo esteticamente abbastanza ispirati e coerenti con il mondo presentato, non hanno quasi alcun spessore e non riescono a rimanere impressi. L'unica eccezione, anche se risulta comunque una figura simile ad una macchietta, è rappresentata da Haymitch, che aiuterà i due ragazzi a sopravvivere. Il guaio peggiore si ha con i partecipanti al gioco, che non avendo alcuno spessore o approfondimento, risultano solo delle figure di contorno, facendo capire subito verso che direzione andrà la sfida. Questo aspetto rimuove ogni enfasi dalle uccisioni, che risultano quindi solo dei riempitivi. Paragonando gli Hunger Games con quelli in Battle Royale, risulta palese come nel secondo una delle carte vincenti sia stato l'approfondire anche gli altri partecipanti, dando così la giusta drammaticità alle scene e facendo percepire pienamente la gravità della cosa. Nel complesso, quindi, questo è un buon film di intrattenimento, che ha alcune frecce al proprio arco e riesce a sfruttarle in parte, anche se, per via di una tecnica mediocre e di una fase di scrittura un po' lacunosa, non riesce a diventare qualcosa di più. Non sto dicendo che sia brutto, ma dall'idea di base poteva e doveva essere tratta una pellicola di ben altra levatura.

The Toxic Avenger Part III: The Last Temptation of Toxie (1989) di Michael Herz, Lloyd Kaufman


Trailer del film



Terzo capitolo convincente di una saga dalla qualità sempre elevata, che perde lievemente un po' di mordente, ma non la fantasia. La storia vede come protagonista il buon vecchio vendicatore tossico che entra in scena in modo esplosivo, salvando dei malcapitati ostaggi in una videoteca. Da qui partirà un flashback attraverso il quale racconterà di come sia caduto vittima della corruzione del denaro e come ne sia uscito. il film proseguirà mettendo in scena il nuovo attacco dell'Apocalipse Co. che tenterà nuovamente di impadronirsi di Tromaville, non più attraverso la distruzione di Melvin, ma corrompendolo e facendoselo amico. Il vendicatore, affranto per non riuscire a trovare un lavoro per sostentarsi e pagare l'operazione agli occhi per la sua ragazza, accetterà l'incarico. Dietro la sua immagine la malvagia società prenderà possesso della città.
Melvin prima della trasformazione tormenta Toxie
La trama prosegue speditamente attraverso scene quasi sempre ispirate e visivamente divertenti. Lo stile non ha perso smalto con il tempo e riesce ancora ad affascinare. Non mancheranno, quindi, momenti molto ironici e iconici, che sviluppano il percorso di caduta e risalita di Melvin. Una scelta geniale è quella di avere un riferimento diretto con L'ultima tentazione di Cristo, che risulta palese in molte scene. Non mancheranno anche molte critiche al capitalismo e al potere corruttivo del denaro, che verrà mostrato incontrollabile e incontrastabile. Purtroppo questo capitolo non è esente da difetti, dato che la formula inizia ad avere elementi che si ripetono immutati. Questo può essere visto come un bene, ma memore della potenza esplosiva del primo capitolo, emerge naturalmente la necessità di vedere un'opera sempre innovativa e sorprendente. Anche i temi proposti sono i medesimi degli altri due episodi, ma non risultano banali per via della divertentissima presa in giro della categoria degli yuppies degli anni 80, mostrati superficiali e stupidi, oltre a presentare una supponenza veramente fastidiosa. Alcuni momenti della pellicola, soprattutto nella parte centrale, rallentano eccessivamente il ritmo e non risultano spumeggianti come il resto del racconto. Ovviamente mi riferisco ad episodi isolati, dato che siamo di fronte ad uno stile trash sempre all'altezza e con molta inventiva.
Il vendicatore che gioca con l'intestino di un criminale
Nella parte finale è presente il vero delirio del film, nel quale c'è lo scontro fra il Vendicatore e il Diavolo in persona, che userà tutti i trucchi in suo possesso per vincere. L'idea di strutturare lo scontro come fossimo in un videogioco l'ho trovata geniale. Gli effetti speciali in questo episodio sono sempre di alto livello, anche se li ho trovati più brutali e meno giocosi rispetto al secondo film. Alcuni di essi sono di forte impatto, come la trasformazione del diavolo o lo scontro nella prima scena. La regia è sempre di buon livello, anche se manifesta un minimo di stanchezza rispetto alle altre pellicole della serie. Lo stile è sempre curatissimo e sempre delirante, cosa che fa la gioia dello spettatore. Il divertimento è assicurato e la vicenda ha una narrazione strutturata bene. Vengono utilizzati bene i tempi comici, rendendo molte scene divertenti e ironiche, anche se un po' grottesche. Alcune trovate visive sono molto interessanti e riescono a dare una buona linfa vitale alle sequenze. Sono inserite anche molte citazioni ad altri film che danno ulteriore verve alle situazioni. La fotografia mantiene lo stile già presente nel resto della saga, con tonalità molto accentuate e una messa in scena volutamente esagerata e "fumettosa". 
Il vendicatore contro dei rapinatori
Nel complesso le inquadrature denotano una certa cura e anche il montaggio viene realizzato a dovere. Le musiche si amalgamano molto bene con la storia e risultano essere un ottimo accompagnamento. Gli attori sono anche stavolta in parte, portando sempre all'estremo le loro interpretazioni, e dando vita a personaggi interessanti e ben caratterizzati. Anche lo stile visivo dei personaggi è convincente e darà vita a dei look stravaganti, ma adeguati al contesto e funzionale alla caratterizzazione. I dialoghi sono anch'essi in buona parte riusciti e solo in alcuni momenti risulteranno un po' banali. Ci sono scambi di battute veramente sagaci e divertenti. Quindi, questo terzo episodio sembra essere il minore fra i primi tre, per via di una formula che inizia a far emergere il senso di già visto. Nonostante ciò riesce comunque a intrattenere e divertire in maniera ottima, grazie ad uno stile comunque curatissimo e una fantasia rara, che mischiata alla cattiveria tipica della saga, non deluderà lo spettatore. Le critiche infatti sono dovute quasi unicamente alle altissime aspettative e sono da rapportarsi all'alta qualità che contraddistingue le pellicole del vendicatore tossico.

martedì 16 settembre 2014

Nightmare Detective (2006) di Shinya Tsukamoto


Trailer del film


Film interessante che riesce a creare una bella atmosfera, grazie ad una storia sovrannaturale ben realizzata. La trama ha come protagonisti Kagenuma e Keiko, il primo è un potente medium che riesce ad entrare nei sogni altrui per fargli superare gli incubi (simile al film Dreamscape), mentre la seconda è un agente di polizia della sezione omicidi. La ragazza si vedrà coinvolta in una serie di delitti che fanno presumere un coinvolgimento della dimensione onirica e andrà dal medium per farsi dare una mano a risolvere il mistero.
Il medium Kagenuma ferito dopo uno scontro
La trama segue quindi le vicende dei due nella risoluzione del mistero. La linea narrativa principale ha uno sviluppo abbastanza lineare, ma ben sfruttato, che permette allo spettatore di appassionarsi alla vicenda. Il modo con cui procede la trama è azzeccato e viene creata una bella atmosfera durante tutto il racconto. L'ambiente nel quale si muovono i personaggi ha un'aura fortemente mortifera e viene messa in scena una società sola e depressa, che ben si presta come vittima delle manovre dell'assassino. Il film ha uno stile molto ispirato e riesce, soprattutto nelle scene dei delitti e in quelle oniriche, a dare il meglio di sé, con sequenze veramente inquietanti e visionarie. Non vengono nemmeno risparmiati momenti un po' forti, con una violenza abbastanza esplicita che non cela nulla allo sguardo. Questi momenti disturbano molto per via della buona cura con cui sono realizzati gli effetti speciali.
L'assassino ricercato
Il film, oltre a convincere dal punto di vista narrativo, pur presentando alcune incongruenze, riesce ad inserire una critica verso la società giapponese, che viene rappresentata priva di qualsiasi spinta vitale o bontà, per via di uno stile di vita sempre più disumanizzante e alienante. La parte che mi ha più convinto rimane comunque quella finale, dove c'è lo scontro fra Kagenuma e il suo antagonista, per via di una realizzazione delirate e visionaria, molto interessante dal punto di vista visivo e molto inquietante. La regia è veramente ben fatta, per via di un ritmo quasi mai sotto tono e per via di sequenze ispirate soprattutto nei momenti più concitati. Alcuni effetti registici e trovate visive sono interessanti, anche se poco innovativi, per via del giusto utilizzo che ne viene fatto.
Un momento surreale durante lo scontro finale
La fotografia presenta sempre dei toni molto freddi e non dà mai respiro allo spettatore, dando così un forte aiuto nella creazione dell'atmosfera. Inoltre le ambientazioni sono state scelte bene e risultano sempre funzionali alla vicenda. Alcune sequenze presentano dei momenti visivamente veramente accattivanti. Il montaggio può vantare alcune sequenze realizzate molto bene e nel complesso denota una certa cura. L'unico aspetto che denota alcune lacune è la caratterizzazione dei personaggi, dato che, esclusi i protagonisti che hanno comunque uno spessore abbastanza convincente che viene esplorato via via nella narrazione, non vengono presentati caratteri indimenticabili, ma alcuni scadono addirittura nella macchietta. Anche gli attori che interpretano i protagonisti non risultano in parte al 100% e questo non aiuta a far entrare in empatia con loro. Kagenuma, per questo motivo, soccombe di fronte ad un cattivo così carismatico. Quest'ultimo, infatti, mi ha maggiormente convinto, per via di uno spessore ed un carisma veramente ben fatti, anche grazie alla regia che riesce a costruirgli intorno delle belle scene e una buona atmosfera. La narrazione, pur essendo strutturata molto bene, presenta alcuni cliché e incongruenze che potevano essere facilmente evitati con qualche accorgimento in più. Nel complesso comunque siamo di fronte ad un bel prodotto genuinamente horror che, grazie ad una componente tecnica di tutto rispetto riesce ad inquietare molto e a creare una storia accattivante che resta piacevolmente impressa. Purtroppo alcuni difetti, soprattutto in fase di scrittura, ne minano la qualità e gli impediscono di diventare un'opera di alto livello.

Tutti pazzi per Rose (2012) di Régis Roinsard


Trailer del film



Buona commedia dallo stile fortemente retrò che crea una storia carina senza, però, distaccarsi troppo dagli stereotipi del genere. Il film segue la storia di Rose, ragazza della periferia francese che non vuole restare a lavorare nell'attività di famiglia e decide di andare a Lisieux per diventare segretaria. Durante il colloquio presso il proprietario di un'assicurazione, verrà notata per la sua sorprendente velocità nel battere a macchina e verrà quindi assunta. Louis, il suo datore di lavoro, vede nella dote della giovane Rose una possibilità per portarla ai massimi livelli della competizione di dattilografia. Inizierà quindi un duro allenamento per perfezionare l'abilità della ragazza, che la porterà ad avere un successo insperato, il quale metterà a dura prova il loro rapporto. La storia è raccontata bene, con il giusto ritmo e con la giusta enfasi.
Rose durante la sua prima gara
Le fasi delle gare sono rese abbastanza appassionanti, tenendo conto del tipo di competizione, e anche le altre sequenze sono ben ritmate e riescono a dare brio alla vicenda. Ovviamente nel film è inserita anche la storia d'amore fra i due protagonisti che segue dei binari ampiamente battuti, senza presentare alcuna novità degna di nota. Anche la trama, nonostante sia ben raccontata, risulta ampiamente prevedibile e ciò rischia di sminuire molto il buon lavoro fatto dal punto di vista stilistico. Anche il finale e le difficoltà incontrate non sono niente di nuovo, ma c'è da ammettere che vengono gestite bene e riescono ad appassionare. Una cosa che ho veramente apprezzato è stato lo stile che caratterizza tutta la storia. Viene adottata, infatti, una messa in scena fortemente retrò, che ricorda vagamente i film anni '50, non solo dal punto di vista dell'ambientazione, ma anche sotto l'aspetto narrativo. In molte cose ho visto rimandi allo stile di quegli anni e ciò permette alla pellicola di essere veramente piacevole. Ovviamente non mancano alcuni momenti e situazioni tipiche dei film più recenti, ma nel bilancio generale, non spezzano eccessivamente l'illusione di trovarsi di fronte ad un vecchio film. Purtroppo, come già detto, la storia non riesce a sorprendere, ma gioca comunque bene con le carte che ha a disposizione. Inoltre l'idea di base del soggetto è convincente perché è un po' fuori dagli schemi.
Rose durante gli spot pubblicitari
La regia è molto curata, dato che riesce a mantenere un ritmo posato, che aumenta solo durante le gare di dattilografia. Questo permette di avere una commedia comunque frizzante e ironica, che risulta molto piacevole. Le inquadrature denotano una certa cura e alcune sequenze sono visivamente interessanti, pur avendo un look retrò. La fotografia usa colori molto accesi e crea un'ambientazione molto colorata e vitale. L'uso di questi colori dona molta allegria all'opera e ben si amalgama alla vicenda raccontata. Il montaggio riesce a dare un buon ritmo a tutta la storia e risulterà difficile annoiarsi durante la visione. La colonna sonora presenta dei brani dal sapore antico, che donano ulteriore atmosfera al film, anche se a volte vengono ripetuti in maniera eccessiva.
Rose che fa da testimonial ad una macchina da scrivere
I personaggi principali sono caratterizzati benino, pur non discostandosi troppo dagli stereotipi del genere romantico. Nonostante ciò sono comunque figure piacevoli, che portano avanti bene il film. Il resto del cast non è molto approfondito e non si discosta molto dalla bidimensionalità dei caratteri. Unica eccezione è la coppia di amici di Louis, che però non brillano per personalità. La fase di scrittura non può vantare una qualità eccelsa, dato che, soprattutto nelle fasi finali, è possibile prevedere ogni singola scena. Un aspetto che arriva addirittura ad essere fastidioso è il fatto che sia, come sempre, l'uomo a salvare in extremis la ragazza che si trova in difficoltà per via delle pene amorose. Esclusa la parte finale, la narrazione mantiene comunque una buona qualità e nel complesso la storia in sé ha alcune buone idee che, con una cura maggiore avrebbe consegnato un vero gioiello. Ciò resta è quindi una buona commedia, frizzante e piacevole, grazie ad uno stile convincente, che permette di dare una certa freschezza ad una storia stravista che non è stata sfruttata pienamente.

lunedì 15 settembre 2014

The Butterfly Room - La stanza delle farfalle (2013) di Gionata Zarantonello


Trailer del film



Bell'horror che riesce a convincere grazie ad una trama gestita molto bene e al buon dosaggio della tensione. La storia ha come protagonista Ann, un'anziana signora che vive in solitudine nel suo appartamento facendo collezione di farfalle. La sua vita sembra quella di una persona normalissima, ma dietro nasconde un carattere psicopatico e violento che potrebbe causare la morte di molte persone. La storia si sviluppa molto bene e viene subito presentato in tutta la sua follia il personaggio di Ann, che inizia a mostrare comportamenti anomali. Tutta la vicenda si basa sul mantenimento di vari misteri sui passati eventi della protagonista e su ciò che nasconde nella camera delle farfalle.
Ann che sistema una bambola
Il film si sviluppa attraverso una linea narrativa abbastanza lineare, intervallata da flashback che aiutano via via a mettere insieme un quadro generale sulla vicenda. Questa scelta l'ho trovata azzeccatissima, perché viene sfruttata molto bene e permette di creare molto interesse nello spettatore, che altrimenti avrebbe a che fare con un'intreccio fin troppo canonico. Questo aspetto riesce a convincere, anche se buona parte della storia passata risulta prevedibile. L'atmosfera che si respira durante la visione è adeguatissima per il tipo di pellicola e il marciume del mondo nel quale si svolge la vicenda fa un ottimo lavoro nella creazione di un'opera convincente. Una cosa che ho molto apprezzato è che il film riesce ad inquietare, senza far fare i classici sbalzi sulla sedia con i mezzucci dei film horror meno riusciti, ma crea gradualmente apprensione per farla poi esplodere nelle sequenze finali. Lo stesso finale fa permanere il senso di inquietudine, per via di alcune inquadrature che annunciano una nuova possibile tragedia.
Ann che insegna ad Alice ad incorniciare farfalle
Va notato, come la protagonista colpisca inizialmente solo le persone che reputa incivili o moralmente corrotte, come a voler ricercare una perfezione irrealizzabile in ciò che la circonda. Effettivamente la società che viene mostrata non è priva di difetti e quasi ogni personaggio ha alle spalle delle ombre o dei modi di fare discutibili. La scelta di ambientare il tutto in quest'ambiente così torbido dà ulteriore forza al racconto. In realtà lo scopo principale di Ann è quello di accudire una bambina trattandola come la figlia che ha perduto, così da poter avere una seconda occasione. Purtroppo, per via della sua pazzia, questo desiderio non potrà che prendere pieghe nefaste.
Scena di un brutale delitto
La regia è molto curata e riesce nella difficile impresa di mantenere alto l'interesse, senza ricorrere a trucchetti, ma mantenendo un ritmo posato e facendolo aumentare solo quando necessario. Le inquadrature sono inoltre abbastanza curate e nel complesso viene mantenuto uno stile veramente ben fatto e quasi privo di sbavature. Anche la fotografia denota un certo impegno, per via di cambi di tono azzeccati per le situazioni presentate, che sono caratterizzate da toni freddi o caldi a seconda di ciò che richiede la situazione. Il montaggio riesce ad amalgamare bene il presente con i flashback e permette di creare un racconto vivace e accattivante. Anche quest'ultimo non è esente da piccole imperfezioni, ma niente di grave. Gli attori sono in parte con Barbara Steele, che la fa da padrone, dominando la scena e inquietando semplicemente con uno sguardo. I personaggi sono ben scritti e pur muovendosi a volte sul confine della macchietta, riescono ad amalgamarsi bene e a creare un gruppo convincente. Quindi, questo è un bell'horror, che riesce ad portare avanti con bravura un storia interessante, creando una tensione e una curiosità (morbosa) tali da far incollare lo spettatore allo schermo dall'inizio alla fine.

7 chili in 7 giorni (1986) di Luca Verdone


Trailer del film




Mediocre commedia che si salva in parte per via di una coppia comica convincente. La trama segue le vicende di Alfio e di Silvano che decidono, dopo alcune vicissitudini, di aprire una ditta di dimagrimento, finanziata dalla moglie del primo. Per creare la ditta vengono studiate idee innovative e il business sembra prendere il volo, ma gli imprevisti sono in agguato. La trama viene portata avanti con un ritmo un po' blando e vengono presentate delle situazioni non eccezionali, le quali, però, grazie al buon ritmo che viene dato alle scene comiche dal duo Pozzetto-Verdone, riescono ad acquistare di valore.
Un momento durante la terapia
Lo sviluppo della storia segue una linea facilmente prevedibile, ma riesce a non risultare fastidioso. Anzi, alcune scene, sono veramente divertenti, con delle trovate sceniche che riescono a rimanere impresse e a convincere molto. Ad esempio è possibile citare la scena in cui i pazienti, ormai preda della fame più sfrenata, si comportano come degli zombi in cerca del cibo. Anche le scene legate al bambino sono un po' banali, ma grazie alla verve di Pozzetto riescono ad essere convincenti.
Scena dell'incontro fra i due protagonisti
Anche l'ambientazione è nel complesso ben strutturata, per via del tono surreale della clinica e dell'atmosfera a volte carica di tensione che viene respirata, grazie al fatto che i pazienti vengono mostrati come famelici e pronti a scatenare una rivoluzione in ogni momento. La storia prosegue quindi linearmente, fino ad un finale gradevole, ma fin troppo felice. La regia è operaia e porta avanti senza cadute eccessive di stile, ma senza nemmeno trovate degne di nota, escluse quelle già menzionate. Il ritmo non è inoltre sempre all'altezza, ma riesce a non annoiare mai. I tempi comici sono dovuti principalmente alla bravura degli attori, più che ad una regia capace, ma vengono comunque supportati in minima parte.
L'inizio di una nuova vita per i due uomini
La fotografia e le ambientazioni sono abbastanza curate, senza far gridare al miracolo, ma riescono ad avere una atmosfera coerente e abbastanza riuscita. Il comparto tecnico in generale non riesce comunque a lasciare un'impronta degna di nota, ma consegue il risultato di non avere eccessive cadute di stile. Gli attori sono abbastanza in parte, anche se gli unici che convincono sono Pozzetto e Verdone che insieme risollevano le sorti di una pellicola che altrimenti non avrebbe mai preso il volo. Anche i personaggi non aiutano in questo senso, dato che sono molto stereotipati e non convincono fino in fondo, pur essendoci rare eccezioni. Quindi nel complesso questa è una pellicola che convince a metà e non è esente da difetti, ma riesce comunque a divertire, grazie ad alcune, anche se poche, trovate sceniche efficaci ed ispirate e ad un duo ben amalgamato che non farà storia, ma allieta molto la visione.

giovedì 11 settembre 2014

The Toxic Avenger Part II (1989) di Michael Herz, Lloyd Kaufman


Trailer del film



Bellissimo secondo episodio della serie del Vendicatore Tossico, che non raggiunge il livello del primo, ma rimane comunque all'altezza. La storia inizia poco dopo la conclusione del primo film, con Tromaville in pace e con il Vendicatore in crisi perché non ha più cattivi da sconfiggere. Un giorno però arriverà in città una malvagia società, che vuole far della cittadina una discarica per rifiuti tossici. Per essere liberi di portare avanti i loro piani, i membri della società inganneranno il protagonista e lo spingeranno a partire verso il Giappone (in windsurf) alla ricerca del padre, lasciando completamente incustodita Tromaville.
L'arrivo in Giappone in stile Godzilla

Questo secondo film ripropone lo stile del suo predecessore, con trovate assurde e molte scene demenziali e politicamente scorrette. Inoltre l'idea di ambientare parte della trama a Tokyo l'ho trovata veramente azzeccata, per evitare di dare un senso di déjà vu alla storia e per poter presentare situazioni altrimenti fuori luogo, nel caso fosse stato ambientato in America. Nella pellicola vengono sfruttate benissimo le opportunità che concede la terra del sol levante e ciò permette di mettere in scena situazioni veramente divertenti e fantasiose, come la cottura di uno stupratore o l'addestramento di sumo. La ricerca stessa del padre è stata sfruttata bene e la sua evoluzione risulterà disturbante, ma azzeccata.
L'addio prima della partenza per il Giappone
Sono presenti purtroppo alcuni cali eccessivi di ritmo e il senso di già visto farà capolino di tanto in tanto, ma nel complesso la narrazione è mantenuta ad un ottimo livello, garantendo così il divertimento. Anche in questo caso vengono lasciate delle critiche, che non sono più orientate verso la società americana a tutto tondo, ma si concentrano sulle società senza scrupoli che, senza alcun rispetto, sottomettono le popolazioni locali, grazie ad un sistema economico che favorisce più il profitto del benessere del cittadino.
Il vendicatore "cucina" un criminale
Anche in questo capitolo non mancano scene splatter abbastanza spinte, che disturbano non poco pur essendo, a volte, volutamente esagerate, anche se ben fatte. Nel complesso comunque valgono le stesse considerazioni fatte per il primo capitolo, essendo mantenuto il bellissimo stile e la fantasia che hanno finora contraddistinto la serie. In questo caso di nota più consapevolezza nell'essere diventato cult e quindi, in alcuni momenti, viene mantenuto un tono ancora più delirante, con trovate che a volte superano il predecessore (come ad esempio il pesce motosega). La regia è molto buona, dato che orchestra una narrazione ben curata, con pochissimi cali, e mantenendo una cura nell'inquadratura, che rende chiara l'azione e crea delle belle ambientazioni. Anche il livello dei momenti comici è buono con alcune sequenze veramente divertenti, come ad esempio la scena dell'inseguimento in taxi.
Il Vendicatore Tossico contro un uomo pesce
La fotografia è anch'essa curata e riesce a mantenere uno stile fortemente trash, pur non scadendo mai in termini di qualità. Il comparto tecnico, più in generale, raggiunge quasi la qualità del primo Vendicatore Tossico, che era già di molto buona. Gli attori sono ovviamente tutti sopra le righe, con una menzione speciale agli abitanti di Tromaville, che hanno ormai completamente perso ogni freno. Riescono quindi a tratteggiare dei personaggi fumettosi, che calati in quel contesto risultano adeguati e funzionali alla trama. Ci troviamo quindi di fronte ad un seguito all'altezza del predecessore, che sviluppa ulteriormente l'universo creato, inscenando una storia convincente e senza sacrificare quasi per niente la freschezza e la follia che ormai caratterizzano la serie.

The Toxic Avenger (1984) di Michael Herz, Lloyd Kaufman


Trailer del film



Stupendo film trash che eleva il genere ad arte pura. La trama tratta delle origini di un supereroe che pulirà le strade della città di Tromaville. Il film comincia seguendo le vicende di Melvin, un inserviente in una palestra che viene vessato da tutti semplicemente per il fatto di essere imbranato e bruttino. Da uno scherzo finito male lui finirà in un bidone di rifiuti tossici, che lo tramuteranno in un essere deforme dalla forza straordinaria e da un'indole incredibilmente buona. Da qui cominceranno le sue gesta per portare la pace nella città. La storia è completamente folle e, grazie ad una messa in scena completamente sopra le righe, riesce a fare ironia su molti aspetti sociali.
Melvin prima della trasformazione

Dagli effetti speciali alle situazioni presentate è una grande sarabanda del trash, che viene presentato in un modo molto intelligente e mai banale. La trama procede veramente bene e riesce a divertire moltissimo, mantenendo alto l'interesse. Alcune scene sono divertentissime e dissacranti, come i poliziotti che mangiano sulla scena del crimine o Melvin e la sua ragazza che vivono dei momenti romantici con un'atmosfera tipica dei film sentimentali, senza però presentare su schermo immagini gradevoli o tipiche di quelle situazioni. Il trash e il politicamente scorretto servono in questo caso a lanciare numerose frecciatine alla società americana, che sembra in questo caso guardare solo all'apparenza e sembra guidata da corrotti. Altri momenti nei quali è possibile trovate queste critiche sono ad esempio nella scena dopo l'uccisione del ragazzo in bicicletta, nella quale uno degli assassini chiede agli altri di andare a casa dato che il giorno dopo deve andare a messa, a rimarcare come l'apparenza sia ingannevole sotto ogni aspetto. In questa scena va anche notata la bella discrepanza fra la musica in sottofondo e ciò che viene mostrato, infatti la canzone è abbastanza allegra, mentre l'omicidio e rivoltate e grottesco.
L'incidente che cambierà la vita di Melvin
Oltre a ciò viene fatta molta ironia sui supereroi in generale e sull'aura nobile che si sono cuciti addosso. Vorrei far notare che la scena della trasformazione di Melvin, mi è sembrata ripresa da Raimi in Spiderman, dal punto di vista delle riprese. Uno dei pregi maggiori di questo film è che riesce a dare uno stile unico al racconto e a presentare delle scene molto forti senza scadere nel ridicolo, ma rendendole ironiche e significative. Vengono inoltre abbattuti due tabù di Hollywood che ancora oggi permangono, come quello di non uccidere bambini mostrandone la morte e non uccidere i cani. Invito a notare come soprattutto quest'ultimo dogma sia presente ovunque (Indipendence Day, Godzilla del 2014 ecc...). Nelle poche pellicole dove la morte dell'animale è inevitabile, viene data forte enfasi alla cosa, mentre qui, viene giustamente trattato in maniera paritaria ad ogni altra vittima della violenza. Lo scarso budget viene inoltre sfruttato in maniera ottima, per via del tono sopra le righe che fa chiudere un occhio su alcuni trucchi più raffazzonati e per via di effetti speciali comunque curati dove risultava necessario, che riescono a non dare quasi mai sensazione di trascuratezza. Va inoltre fatto un plauso all'enorme fantasia presentata, che si manifesta in situazioni assurde e divertentissime. Le punizioni che il vendicatore tossico infligge ai suoi nemici sono folli e bellissime.
Una scena di combattimento
Per concludere il quadro anche il finale è insensato e talmente assurdo da risultare coerente con il resto del film, oltre a prendere in giro le pellicole anni 80, dove viene ricercato l'happy ending ad ogni costo, anche se risulta incredibile. La regia risulta essere molto curata, con soggettive molto espressive e delle inquadrature che, pure nei momenti più frenetici, riescono a mantenere chiarissima la scena. Inoltre la storia è strutturata molto bene ed è pressoché impossibile annoiarsi. Viene dato il giusto tono in ogni momento senza mai sacrificare lo stile dell'opera. La fotografia, pur disponendo di mezzi limitati, non è mai sciatta e in alcuni momenti rimane impressa per via di colori o composizioni azzeccate. Anche il montaggio risulta ben fatto, pur con quale errore, e riesce a dare il giusto ritmo e la giusta intensità alle scene. La colonna sonora spazia da brani tipici degli anni 80 a pezzi classici che danno più epicità ad alcune sequenze. Nel complesso quindi anche le musiche sono ben sfruttate per creare un contesto indimenticabile.
Il Vendicatore Tossico con la sua metà
Gli attori recitano tutti sopra le righe e, in questo modo, viene ovviata alcuna mancanza nella qualità recitativa. I personaggi però sono caratterizzati bene e restano quasi tutti impressi. Il protagonista è magnifico e non può non rimanere nel cuore di ogni spettatore. Interessate è anche il parallelismo fra il capo della polizia e i nazisti, che ricorda il dottor Stranamore. Quest'opera può essere quindi definita magnifica, perché riesce nella difficile impresa di far diventare artistico e tecnicamente ben fatto un prodotto dallo stile fortemente trash, che, senza filtri, diverte moltissimo e fa riflettere, senza preoccuparsi di essere politicamente scorretto. A mio avviso è un vero gioiello.