domenica 28 dicembre 2014

Antarctic Journal (2005) di Yim Pil-sung


Trailer del film



Bell'horror che può vantare un certo grado di originalità e una messa in scena molto ispirata. La storia segue il viaggio di un gruppo di esploratori verso un luogo nell'antartico chiamato Point of Inaccessibility. Durante questo faticoso viaggio verrà rinvenuto, da uno dei ragazzi, un quaderno in cui sono scritti gli appunti di una spedizione precedente, la quale aveva fallito. Da quel momento inizieranno a manifestarsi comportamenti strani da parte del leader della spedizione e sorgeranno inquietanti parallelismi fra i due gruppi.
Due membri della spedizione
La narrazione procede con il giusto ritmo e accompagna bene lo spettatore dall'inizio alla fine, senza annoiare o utilizzare trucchi già visti. Uno degli aspetti che mi ha maggiormente convinto riguarda la freschezza con cui è stato trattato il paranormale, dato che non viene mai utilizzato in maniera roboante o come solitamente viene trattato in film simili, ma invece il contatto è molto limitato e più volte sorgerà il dubbio che i comportamenti anomali dei ragazzi siano frutto di una pazzia vera e propria, piuttosto che dalla maledizione che sembra essere presente. La narrazione è sviluppata bene e riesce a dosare molto bene le svolte narrative e gli sviluppi della trama, così da avere una certa varietà di situazioni e di ritmo.
Tutto il gruppo procede verso la metà
Pure la tensione è ben sfruttata in alcuni punti e riesce a crescere bene così da far restare lo spettatore in ansia nei momenti giusti e con la giusta intensità. L'atmosfera horror è stata studiata bene e riesce a dare corpo anche ad un'ambientazione che poteva scadere nel ripetitivo. La storia parallela della ragazza che sorveglia l'andamento della spedizione l'ho trovata più debole, ma riesce comunque ad essere interessante, soprattutto per alcune scene che fanno capire come qualcosa non vada. Nel complesso quindi tutto procede bene, con rari cali nel ritmo fino al bel finale dove c'è un bel discorso del capitano che prende atto degli eventi commessi durante il viaggio. La regia è molto curata e riesce a mantenere vivo l'interesse e a dare il giusto ritmo alla vicenda. Come già scritto, la tensione viene dosata con cura, senza far mai sfociare la pellicola nell'horror puro, ma creando un'aura malefica che circonda la spedizione.
Un macabro ritrovamento
Le ambientazioni sono veramente affascinanti e sono inquadrate con intelligenza, per evitare che sopraggiunga la ripetitività che tali luoghi possono facilmente suscitare. Anche le scene più cupe sono realizzate con inventiva e soprattutto nella parte finale c'è una fotografia freddissima che inquieta molto e crea benissimo la tensione. Anche il resto del comparto tecnico, pur non eccellendo riesce a rendere visivamente interessante il film. La storia è gestita e scritta bene, con poche ingenuità e con un buon grado di inventiva. Gli attori sono molto in parte e riescono a dar vita a personaggi interessanti. I più approfonditi sono il capitano e Kim Min-jae, i quali denotano uno spessore maggiore, con il primo che, grazie alla bella interpretazione di Song Kang-ho è quello che rimane più impresso per via della sua forza. Ciò che resta è, quindi, un horror atipico che vanta una messa in scena degna di nota e una narrazione ben gestita, che lo rende accattivante e lo fa spiccare fra le pellicole similari.

Effetti collaterali (2013) di Steven Soderbergh


Trailer del film



Buon thriller di Soderbergh che segue linee narrative già battute in maniera efficace. La storia racconta di una serie di raggiri e di truffe intorno alla prescrizione di psicofarmaci che porterà lo psicologo Jonathan Banks a vedersi rovinare la carriera. Tutta la vicenda si snoda con molti colpi di scena e un continuo dipanarsi del mistero che porterà lo spettatore a collegare tutti i fili narrativi e a rimanere incollato allo schermo. La storia è strutturata bene e i colpi di scena sono calibrati bene, senza stuccare e senza risultare inverosimili. Viene sapientemente intessuta una rete di relazioni che vanno a comporre un quadro decadente in cui non emergono i comportamenti migliori dell'uomo, ma viene presentato solo l'arrivismo imperante e il desiderio di raggirare chiunque pur di conseguire i propri obiettivi.
Emily e Martin dallo psicologo
Viene anche portata avanti una lieve critica all'eccessivo uso degli psicofarmaci nella società americana, anche se questa critica, pur essendo molto forte nella prima metà della pellicola, va scemando man mano che si procede nella narrazione, fino a scomparire per lasciare spazio unicamente alle dinamiche tipiche dei thriller. Purtroppo la trama non è sempre abbastanza fresca e alcuni momenti sanno fin troppo di già visto, soprattutto arrivando a sbrogliare tutti i nodi della storia. La trama nel complesso è abbastanza coerente e riesce ad appassionare, facendo entrare lo spettatore in empatia con il protagonista.
Una foto compromettente di Emily
Nella pellicola non manca nemmeno un po' di sana cattiveria, che porterà alcuni personaggi a fare delle fini impietose. Anche la scelta di dare un senso di follia in alcuni momenti l'ho trovata una scelta vincente, oltre al fatto che la tensione e il mistero sono gestiti bene. Con una trama di questo tipo è possibile affermare che è stato fatto un buon lavoro, anche se permetteva, con alcune modifiche, di poter sfruttare alcuni aspetti in maniera migliore. La regia è fredda e calcolatrice, adottando uno stile che ben si sposa con quello della storia. Il ritmo viene mantenuto alto, così come la tensione, eccezion fatta per la parte centrale in cui un eccessivo rallentamento spezza un po' la pellicola. Le inquadrature sono ben fatte e alcune sequenze sono strutturate con bravura, come ad esempio l'omicidio della ragazza, che ha delle tinte che sfiorano l'horror, oltre a creare benissimo la tensione prima dell'atto efferato.
Jonathan tenta di scoprire la verità
Purtroppo non sempre si denota una qualità adeguata e alcuni momenti risultano più sottotono o meno forti del dovuto, come la scena lesbo, che non trasmette la carica erotica voluta, ma è palese la funzione di riempitivo che le è stata assegnata. La fotografia è anch'essa curata, con toni molto freddi durante le sedute psicanalitiche e con toni caldi quando il protagonista si trova fra le mura domestiche. Il montaggio risulta ben strutturato e riesce a rendere comprensibile la trama, anche nei momenti in cui si dipana il mistero. Il resto del comparto tecnico va a completare un quadro piacevole che convince in buona parte. La storia purtroppo, oltre a seguire una linea narrativa battuta infinite volte, ha previsto l'utilizzo di un buon numero di spiegoni soprattutto alla fine, cosa che sembra necessaria per comprendere la pellicola, ma questo è stato effettuato in maniera eccessiva, senza lasciare che le immagini spiegassero da sole cosa si nasconde dietro l'apparenza. I personaggi sono ben fatti, con un protagonista credibile e dei comprimari sfaccettati abbastanza bene. Unica pecca è data dal personaggio interpretato dalla Zeta Jones, che non riesce a risultare accattivante, cosa che non si può dire per Emily, la paziente di Jonathan, che ha molte sfaccettature e suscita un certo interesse.
Emily rinchiusa in una casa di cura
Nel complesso questo risulta essere un thriller abbastanza classico, che è ben confezionato, pur portandosi dietro alcuni difetti non del tutto perdonabili. Peccato che la critica all'uso massiccio di psicofarmaci non sia sfruttata a dovere, perché avrebbe conferito alla pellicola ulteriore forza e un'ottica ancora più intrigante.

La montagna sacra (1973) di Alejandro Jodorowsky


Trailer del film


Bel film dallo stile surreale che racconta in maniera allegorica il percorso spirituale di alcuni uomini. La pellicola comincia con il risveglio di un uomo, che si ritrova a vagare in un paese surreale in cui c'è un regime dittatoriale. Lui cercherà di trovare il suo posto nel mondo, ma una volta smarrita la strada si rivolgerà ad un misterioso alchimista che vive in una torre. Quest'ultimo gli proporrà di andare in viaggio con lui e le nove persone più potenti dell'universo per raggiungere la vetta della montagna sacra ed ottenere, così, l'immortalità.
Il ladro si trova in mezzo a sue repliche in cera/plastica

Il gruppo partirà per la lontana destinazione, che porterà tutti ad affrontare numerose difficoltà. Il film è veramente pieno di significati simbolici e racconta con efficacia una storia non facile che si apre a numerosissime interpretazioni. Inizialmente viene presentata una figura quasi messianica che si ritrova in un mondo in cui la religione ha perso di significato e i più deboli sono oppressi. Quest'ultimo aspetto è mostrato con efficacia facendo vedere esecuzioni compiute da parte di un regime dittatoriale, il quale accoglie a braccia aperte gli abbienti turisti che non rimangono sconvolti, ma anzi trovano affascinanti gli usi e i costumi che vedono. Altro aspetto che ho apprezzato molto nella pellicola è l'incontro con le persone più potenti dell'universo che incarnano, ognuno a suo modo, i peggiori difetti che caratterizzano l'umanità, andando a comporre tutti insieme un ricettacolo di malignità.
I cadaveri di questi animali sono messi in mostra come fossero idoli
Attraverso queste figure viene anche posto il focus su come il potere logori e provochi ogni tipo di deviazioni morali. Tutte queste persone hanno un unico obiettivo, che corrisponde a l'unica cosa che non possono ottenere con il potere: l'immortalità. La loro bramosia viene scatenata e si metteranno in un folle viaggio alla ricerca del potere supremo. Tutta la storia vanta uno stile visionario che fa della messa in scena curata e ricercata il suo punto di forza insieme ad una narrazione ispirata che non è di facile comprensione, ma che coinvolge moltissimo. Tutto questo si traduce in un racconto fresco e colto allo stesso tempo, per via dei numerosissimi simboli che vengono mostrati. Molte sono le sequenze che restano impresse, come la presentazione dei potenti o la visita a coloro che hanno fallito la scalata della montagna sacra. Come già detto, le chiavi di lettura sono molteplici e questo può essere sia un difetto che un pregio. Un difetto perché non risulta chiaro cosa voglia realmente trasmettere il regista, mentre questo può essere un pregio per via della complessità, la quale si presenta comunque interpretabile e non appare come mero esercizio di stile. SPOILER Una cosa che ho molto apprezzato è il finale, in cui viene reso palese che ciò che stanno vivendo i personaggi è un film. Questa scoperta l'ho interpretata come la presa di coscienza delle strutture sociali che ci circondano e di come solo iniziando a smettere di coprire dei ruoli per vivere come meglio vogliamo caratterizza il raggiungimento della vera libertà intellettuale FINE SPOILER. La regia costruisce veramente bene il racconto e dona uno stile unico a tutta la vicenda, caricandola sapientemente di significato e creando benissimo un universo surreale, ma coerente. La macchina da presa dona inquadrature molto curate e che sono molto simboliche e suggestive. Il messaggio viene veicolato in maniera complessa, ma il tutto risulta veramente efficace ed affascinante. La fotografia e la messa in scena sono le componenti che colpiscono maggiormente, dato che c'è un'ottima cura nello stile delle ambientazioni e nella costruzione delle inquadrature.
Il ladro va a parlare con l'alchimista
Tutto ciò garantisce un forte interesse da parte dello spettatore che rimane rapito e quasi ubriacato dal gran numero di immagini surreali veramente ispirate. Il film riesce a passare agevolmente da uno stile più fantascientifico ad un altro più mistico con scioltezza e senza rendere la pellicola disomogenea, anche se in alcuni punti, soprattutto all'inizio, si nota forse poca continuità narrativa. Il montaggio va ad aiutare ulteriormente la creazione dell'atmosfera, essendo in molti momenti caratterizzato da stacchi molto netti e che fanno dei salti temporali in avanti marcati che danno un certo senso di disorientamento, ma permettono di dare alla narrazione un ritmo e una cronologia particolare. Anche la colonna sonora è interessante, pur non presentando momenti indimenticabili, con pezzi tribali che ben si amalgamano con la storia. I personaggi sono caratterizzati abbastanza bene, pur rimanendo figure abbastanza squadrate e che vanno a rappresentare archetipi più che figure a se stanti. La simbologia del racconto è presente quindi anche nelle figure presenti e ciò impedisce in parte l'empatia con lo spettatore, ma restano comunque interessanti.
L'alchimista con due donne
La scelta di ridurre al minimo i dialoghi l'ho trovata veramente vincente, visto il gran numero di informazioni che vengono trasmesse con le immagini. La storia è molto interessante ed è visibile il buon lavoro di scrittura che c'è stato per scriverla e sceneggiarla. In breve, questa è un'opera che non è adatta a tutti, ma per chi saprà farsi coinvolgere rimarrà un'esperienza veramente affascinante che fa della potenza visiva la sua carta vincente per raccontare una storia non semplice, ma accattivante e pregna di significato.

domenica 14 dicembre 2014

I 400 colpi (1959) di François Truffaut


Trailer del film



Capolavoro di Truffaut che è stato elevato a manifesto della Nouvelle Vague. La storia vede come protagonista Antoine, un bambino che si trova immerso in un contesto sociale che lo fa sentire a disagio e gli impedisce di esprimersi liberamente. Ciò lo porterà a comportarsi in maniera a volte sconsiderata, scatenando così le ire dei professori e dei genitori.
La madre di Antoine con il suo amante
La storia è veramente toccante e viene raccontata con una sensibilità ed un'umanità rara, facendo vedere come si muove un giovane come Antoine in un mondo che lo ostacola continuamente. Viene rappresentata in maniera perfetta la realtà di quel tempo e riesce a scuotere per via della potenza visiva con la quale viene caricato il racconto. Non mancano nemmeno momenti di ironia, soprattutto dovuta ai comportamenti gioviali e innocenti dei bambini. Ciò che viene messo sotto accusa non è solamente la miopia di una generazione di adulti che non vede nei giovani un futuro migliore, ma anche l'ipocrisia di coloro che criticano i comportamenti dei bambini non riflettendo sul fatto che pure loro da piccoli hanno passato le stesse fasi. Sono molte le scene che restano impresse e che sprigionano moltissima poesia.
Antoine passa il tempo leggendo
Vedere l'amicizia fra Renè e Antoine ostacolata dalle decisioni familiari non lascia indifferenti e provoca forti sensazioni nello spettatore. Una scena che mi ha molto colpito e la corsa del protagonista verso il mare, ultima scappatella prima dell'inevitabile fine nel riformatorio, che probabilmente farà perdere un po' della spensieratezza al ragazzo. Quel gesto disperato e passionale risulta toccante anche grazie all'inquadratura finale che mostra tutto lo smarrimento di chi non è riuscito ad adattarsi ad una società retrograda e chiusa al cambiamento. Dal punto di vista tecnico il film è superlativo, con una cura maniacale nelle inquadrature e una messa in scena veramente realistica e poetica. La tecnica sfoggiata è di prim'ordine e ogni sequenza è necessaria per creare il quadro sociale voluto dal regista. Il ritmo è sempre adeguato e riesce a mantenere vivo l'interesse nello spettatore.
La famiglia al completo
La fotografia è ottima con inquadrature a volte molto simboliche e con un bianco e nero magnifico che cala bene nell'atmosfera creata, oltre a essere visivamente stimolante. Alcune scene sono magnifiche, come la fuga di Antoine verso il mare. Anche il montaggio e le altre componenti tecniche vanno a comporre un quadro generale ottimo, senza sbavature e che fa del realismo un punto di forza. La colonna sonora è veramente ispirata e riesce a sottolineare il tono delle scene e la spensieratezza dei personaggi. Quest'ultimi sono caratterizzati molto bene, riuscendo a far diventare figure di spessore anche alcuni comprimari che hanno un ruolo più marginale. Gli adulti e i bambini vengono efficacemente messi a contrasto con comportamenti che vanno a caratterizzarli e a renderli figure vitali ed interessanti.
La conclusione di una disperata fuga
Il protagonista è ovviamente il più strutturato e riesce ad entrare nelle grazie dello spettatore, che entra in empatia con il ragazzo e segue appassionatamente le sue vicende. Gli attori sono in parte e, pur essendo pressoché sconosciuti, riescono a tratteggiare con efficacia i propri personaggi e a dare ad essi una certa forza. Nel complesso questa è un'opera molto personale che riesce a tramettere bene il contrasto fra due generazioni che non si comprendono ed in cui quella degli adulti sopraffà i più giovani, non tentando nemmeno di capire le loro esigenze. Tutto questo viene raccontato attraverso le vicende di un bambino che subirà vari torti ingiusti. Questo racconto viene portato avanti con una maestria ed una sensibilità tali da rendere I 400 colpi una pietra miliare del cinema.

Orphan (2009) di Jaume Collet-Serra


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Buon horror che convince in parte e viene portato avanti con mestiere. La storia è quella della famiglia Coleman, che decide, per superare l'aborto spontaneo della moglie Kate, di adottare una bambina. La scelta ricadrà sull'allegra Esther, la quale sarà ben lieta di andare a vivere con la sua nuova famiglia. Purtroppo non tutto andrà per il meglio e, dall'arrivo della giovane orfana, inizieranno ad accadere strani eventi nella vita del nucleo familiare. Da lì in poi la povera Kate, che è la prima che si accorge che qualcosa non va, inizierà ad indagare sulle origini di Esther, mettendosi contro inizialmente il padre Peter e la figlia sorda Max. La trama procederà prendendo pieghe sempre più eccessive man mano che la verità viene a galla. La pellicola può essere inserita nel filone degli horror con i bambini malefici. La storia viene gestita abbastanza bene, seguendo una narrazione canonica con pochi momenti veramente horror.
Esther all'orfanotrofio
Quest'ultimi sono comunque inseriti nei posti giusti e riescono ad avere una certa forza. Il film riesce a mantenere una buona tensione per tutta la sua durata e alcune scelte narrative sono abbastanza coraggiose. Purtroppo non viene sempre mantenuta una qualità adeguata e nella parte centrale le cattiverie compiute da Esther sono un po' eccessive e prive di senso, nell'ottica del piano che sta mettendo in atto. Ciononostante la storia appassiona abbastanza e conduce degnamente lo spettatore fino all'inverosimile finale, che può far storcere il naso, ma nel complesso risulta accettabile e un po' fuori dagli schemi. Una delle cose che mi ha convinto meno è stato l'inserimento di molti cliché del genere e di alcune situazioni fin troppo improbabili che alla lunga danno fastidio, pur non minando in maniera irreparabile l'opera.
I genitori portano a casa la muova arrivata
La scelta di mostrare la famiglia non come un rifugio sicuro, ma come fonte di attriti e rancori l'ho trovata azzeccata al fine della creazione dell'atmosfera. La regia è buona, dato che riesce a spingere sull'acceleratore durante la scene horror e gestendole nel complesso molto bene. Il ritmo e la tensione sono mantenuti adeguatamente alti e la storia scorre via bene. Purtroppo non possiamo parlare di una regia ispiratissima, dato che tutto sa di già visto e la narrazione poteva essere gestita meglio, per via di scelte discutibili. Alcuni momenti sono inoltre inverosimili, come ad esempio il fatto che Kate non veda suo marito riflesso nello specchio o che le venga fatta un'iniezione all'ospedale senza il consenso di nessuno.
Esther al parco giochi
La fotografia è molto buona, con delle sequenze veramente riuscite e dai toni freddi che riescono a rimanere impresse. La scelta di ambientare tutto durante l'inverno è stata vincente nel creare un ambiente cupo e che dà un senso di isolamento. Il resto del comparto tecnico si assesta nella media e, pur non facendo gridare al miracolo, riesce a portare a compimento degnamente il lavoro. La colonna sonora invece non mi ha convinto, dato che la musica viene usata spesso in maniera troppo roboante ed è sfruttata in maniera grezza per la creazione della tensione. La fase di scrittura è quella che penalizza maggiormente l'opera e richiede allo spettatore di stare al gioco per rendere credibile la trama, che altrimenti mostrerebbe tutti suoi punti deboli. Gli attori sono in parte e riescono ad essere credibili nei rispettivi ruoli, riuscendo a creare un contesto abbastanza variegato, pur non brillando per profondità dei caratteri.
La madre tenta di salvarsi la vita passando per il tetto
Quindi, siamo di fronte ad un horror di media qualità che è minato da alcuni difetti non da poco, ma alla fine riesce a convincere e ad appassionare abbastanza bene, per via di un buon ritmo e di una tensione costruita in maniera abbastanza ispirata.

La città verrà distrutta all'alba (1973) di George A. Romero


Trailer del film



Bellissimo film di Romero che analizza la psiche umana e la sua naturale tendenza verso comportamenti illogici e folli. La storia è ambientata nella cittadina di Evans City, in cui inizia a diffondersi una strana malattia che porta la gente comune a diventare folle e a commettere atti violenti verso chiunque gli capiti a tiro. Nel film vedremo svilupparsi due linee narrative che si incrociano: da una parte le vicissitudini del capo dei pompieri David, che con la sua compagna e un suo amico tenteranno di mettersi in salvo, mentre dall'altra parte ci sono i militari che tentano di arginare il fenomeno con ogni mezzo possibile. La storia procede benissimo con una narrazione di qualità, che mantiene alto l'interesse e mostra delle immagini che favoriscono la comprensione della tesi del regista. La tensione e l'interesse non vanno mai scemando e le svolte narrative, anche dove prevedibili, sono gestite molto bene e riescono a mantenere incollati allo schermo. Il film porta avanti in maniera più palese una forte critica antimilitarista, come è possibile notare dagli scempi e dalle scelte folli portate dai militari, che dal loro arrivo non fanno altro gestire malamente e in maniera violenta la situazione, dimostrandosi al livello dei folli che tentano di combattere. Altra punto che viene messo in evidenza è il fatto che non sia ben chiaro se il virus porti alla follia o faccia emergere la vera natura dell'animo umano, da sempre portata alla sopraffazione e alla violenza.
I militari bruciano i cadaveri

Ad un certo punto non sarà inoltre nemmeno più chiaro chi sia infetto e chi no, per via dei comportamenti similari che adottano i pazzi e i militari, dimostrando entrambi una violenza efferata e crudele. Ciò che viene messo in evidenza è la naturale predisposizione dell'uomo ai suoi istinti più bassi, oltre al fatto che venga tacciato di pazzia qualsiasi persona non si comporti come stabilito dalla convivenza civile, come se quello stile di vita fosse l'unica cosa che garantisca la sanità mentale. Se inoltre ipotizziamo che i contagiati siano meno di quato sembri in realtà è facile vedere negli scontri a fuoco una normalissima difesa da parte dei cittadini, che si vedono invasi dalle forze armate, ribaltando così i ruoli del conflitto. Tutte queste chiavi di lettura sono presentate in maniera molto fresca e non si sente mai il peso di un ragionamento a volte complesso, ma i particolari emergono via via facendo risaltare i temi della pellicola.
Una giovane ragazza sta per essere uccisa
Quindi, non viene portata avanti solo una classica critica all'apparato governativo e ai militari, ma viene analizzata anche l'indole umana che sembra portare l'uomo agli eccessi e alla sopraffazione che viene mostrata nel film. La regia è splendida, con uno stile e una precisione ottimi, che rendono il racconto molto potente e indimenticabile. Molte scene sono gestite ottimamente e non ho mai riscontrato cali eccessivi di ritmo, inoltre in alcuni momenti, per sottolineare meglio la follia dilagante, sono messi in scena dei momenti in cui viene fatto ben trasparire il delirio imperante nella cittadina, mostrando i comportamenti illogici degli infetti. La fotografia riesce a trasmettere il giusto tono alle scene e a calare bene nel contesto presentato. Insieme alle ambientazioni e allo stile registico viene sapientemente creata l'atmosfera pesante che si respira e viene fatto percepire bene il pericolo che corrono i personaggi rimanendo nel territorio colpito dal virus.
La rivolta dei malati
Il montaggio è una delle componenti più curate dell'opera, dato che è il veicolo con il quale è stato deciso di scandire il ritmo, senza basarsi anche sui movimenti di macchina, la quale resta invece molto statica. Questa scelta si è rivelata vincente e rende il film interessante anche dal punto di vista tecnico. Il montaggio vanta anche dei momenti tecnicamente intriganti, ad esempio quando un politico parla e c'è un montaggio alternato fra lui che propone un'idea e l'esercito che si prepara a bombardare la zona. La colonna sonora risulta molto curata, con toni militari nell'introduzione al contesto e alcune scene hanno un utilizzo sapiente del sonoro, come nel momento in cui la colonna sonora è data da una pazza che suona un pianoforte, dando un tono molto macabro alla sequenza. I personaggi non sono molto approfonditi o sfaccettati, ma riescono ad essere convincenti e riescono a creare una tela di relazioni che aiutano a far trasparire i messaggi mandati dal contesto nel quale si trovano. Alcuni personaggi si comportano in maniera canonica per i ruoli che ricoprono, ma questo non lo trovo un difetto, ma anzi aiuta a rendere più forte la narrazione, portandola verso lidi più estremi. In conclusione, il maestro Romero ha fatto un'altra grande opera, pregna di significati nascosti dietro un'ottima narrazione di una storia interessante e che non sacrifica l'intrattenimento per portare avanti temi più profondi.

domenica 7 dicembre 2014

Ender's Game (2013) di Gavin Hood


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Buon film di fantascienza che critica fortemente la guerra mettendo le sorti del conflitto in mano ad un bambino. La storia è ambientata nel futuro, in cui l'umanità è sopravvissuta all'attacco della razza aliena dei Formics. In seguito a ciò le tattiche belliche terrestri si sono evolute, fino ad arrivare al punto di usare dei bambini come strateghi, essendo i loro riflessi più rapidi di quelli degli adulti.
Ender arriva in accademia
Seguiremo quindi le gesta di Ender, promettente bambino che supera via via le prove che gli si parano davanti per essere degno di portare l'attacco finale agli alieni. La storia è ben sviluppata, con alcuni momenti riusciti e altri più banali, ma nel complesso è di buon impatto e riesce a coinvolgere e a veicolare bene il messaggio. Il tema portante dell'opera è il disprezzo verso qualsiasi forma di guerra o conflitto e questo viene rappresentato con forza maggiore grazie all'utilizzo dei bambini per portare avanti le strategie belliche, rovinando così per sempre la loro infanzia. Il fatto di avere una guerra così tecnologica da un lato permette di limitare le vittime della propria fazione, ma dall'altro rende tutto troppo impersonale e risulta difficile fermarsi una volta cominciata la distruzione. Molto interessante è il modo con cui viene descritto l'addestramento, che è mirato a fare dei ragazzi delle vere e proprie macchine da guerra. Anche la scelta di non mostrare mai gli umani come puri e buoni è efficace e riesce a far sorgere il dubbio nello spettatore su da che parte stare. Le critiche portate avanti non sono originalissime, ma devo ammettere che sono veicolate bene e riescono a scuotere lo spettatore. La struttura che viene data alla trama è buona, anche se alla lunga rischia di ripetersi un po'.
Ender si scontra con un suo superiore
Anche alcune scelte narrative non tornano molto e alcuni comportamenti sono un po' forzati, oltre ad essere presenti alcuni cliché, i quali fortunatamente non si fanno sentire troppo. Nel finale la situazione torna a decollare e sono presenti scelte narrative molto interessanti e che riescono a dare una degna conclusione alla pellicola. La regia è buona, senza eccessivi virtuosismi, ma riesce comunque a coinvolgere e a dare un bel ritmo al racconto.
Uno scontro simulato contro i Formics
Lo stile è discreto e viene mantenuto un tono abbastanza disturbante durante la storia, così da far entrare meglio in empatia con lo spettatore. La fotografia e le ambientazioni sono ben fatte, anche se molto derivative e riescono a calare abbastanza bene nella storia. Alcuni scorci e inquadrature sono realizzate con cura e nel complesso è stato fatto un buon lavoro. Il resto del comparto tecnico si assesta nella media, senza convincere al 100%, ma riuscendo comunque a portare avanti la storia in maniera abbastanza efficace. I personaggi sono, tranne il protagonista, abbastanza abbozzati e nessuno di essi rimarrà eccessivamente impresso, per via di caratterizzazioni un po' macchiettistiche che non danno fastidio, ma rendono i comprimari poco approfonditi e funzionali unicamente allo svolgersi della storia.
Un formics
Diverso discorso vale per il protagonista, che dimostra una profondità molto buona e riesce a trasmettere molto bene i suoi timori e le sue sensazioni. La trama ha proprio l'evoluzione di Ender come perno centrale per mandare il messaggio di odio contro la guerra e, anche se non si tratta di nulla di nuovo, riesce ad essere abbastanza efficace. Purtroppo non mancano momenti e dialoghi poco ispirati e che sono tipici dei blockbuster, ma nel complesso non si tratta di difetti insormontabili. Quindi, questo è un buon film, che ha dalla sua delle buone idee ben sfruttate, che sono in parte minate da alcune leggerezze che però non sminuiscono il buon lavoro svolto, il quale riuscirà ad appassionare e a coinvolgere lo spettatore, avendo unito in maniera intelligente fantascienza e sociale.

Inferno (1980) di Dario Argento


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Meraviglioso horror di Argento che risulta visivamente eccelso e riuscito sotto ogni aspetto. La storia ruota intorno ad un edificio nel quale sembrano nascondersi delle entità maligne. Intorno a questa ambientazione vedremo intrecciarsi varie vicende di alcuni personaggi che indagano sulla faccenda. Questa struttura narrativa potrebbe sembrare ingarbugliata, ma riesce a creare un microcosmo interessante e ben strutturato. Inoltre ogni linea narrativa poi risulterà collegata alle altre fino ad unificarsi verso il bel finale.
Sara ce esce da una pozza in cui erano cadute le sue chiavi
La cosa che più colpisce della pellicola è la visionarietà con la quale viene raccontata la storia. Essa infatti non seguirà sempre una logica ferrea, soprattutto nei comportamenti dei personaggi, ma la logica si piegherà in favore di una narrazione d'impatto che regala bei momenti allo spettatore. La tensione e l'orrore sono gestiti a meraviglia e sono molte le scene che tengono col fiato sospeso. Inoltre, durante tutto il film, viene tenuto un bel ritmo e l'attenzione dello spettatore non viene mai a mancare. L'atmosfera che si respira durante la pellicola fa suscitare sensazioni di disagio e non fa mai sentire al sicuro lo spettatore, dato che vede i personaggi come se fossero costantemente in pericolo. Anche la scelta di non dare per scontata l'incolumità dei personaggi permette di non avere la classica prevedibilità dei film similari. Anche tutta la parte finale è gestita benissimo e la troncatura che subisce la storia lascia tutto in sospeso, senza dare una soluzione rassicurante. Anche l'ultimo scontro ha una potenza visiva non comune e resta impresso a lungo nello spettatore.
Una terribile uccisione
Molti aspetti non sono spiegati e approfonditi, ma, anche se per qualcuno può essere un difetto, a mio avviso permettono di creare ulteriormente l'atmosfera, oltre a non gravare la narrazione con spiegazioni, permettendo di mantenere il mistero su parte della storia. Anche l'inserimento delle due Madri viene fatto molto bene e con il giusto tono, così da non renderle macchiette, ma creando bene l'aura maligna che si portano dietro. Inoltre gli effetti speciali sono fatti molto bene, dando un senso di disgusto nelle scene più splatter, evitando che scadano nel ridicolo. La regia è eccezionale, con uno stile curatissimo e portato avanti con forza e costanza. Sono molte le scene suggestive e che restano impresse per la loro forza visiva, grazie ad una narrazione mantenuta vitale e trascinante per tutto il film. Il genere viene sfruttato alla perfezione, grazie a delle scelte stilistiche che puntano tutto sull'atmosfera e la potenza della narrazione, sacrificando logica e verosimiglianza. La direzione delle scene è veramente ben fatta e si denota una certa cura in ogni sequenza, oltre ad essere presente abbastanza cattiveria in alcune scelte narrative che calzano a pennello con il tono della storia.
Un'altra vittima degli eventi
La fotografia è splendida, con un uso visionario dei colori, essendo presenti in molte scene delle illuminazioni inverosimili, ma che rendono visivamente accattivanti molti momenti. C'è un forte uso del rosso e del blu nelle luci, che suddividono in parti l'inquadratura, così da rendere stimolante la visione. Anche le ombre sono sfruttate a dovere e in alcuni momenti danno un apporto notevole alla qualità della scena. Le ambientazioni sono veramente ispirate e riescono, insieme alle luci, a dar vita a momenti deliranti, oltre a riuscire ad inquietare molto. Il montaggio è anch'esso ben fatto e in alcune scene, come l'assalto dei gatti, riesce a rendere molto belle le sequenze e dare un ritmo ottimo alla narrazione e all'azione presente su schermo. La colonna sonora sfoggia brani rock accattivanti e musica classica, riuscendo ad avere il giusto tono in ogni scena e a rinforzare le sensazioni scatenate dal film.
L'incontro con la Mater Tenebrarum
I personaggi non sono molto approfonditi, essendo data più importanza al contesto, ma riescono comunque ad avere un certo spessore e alcuni di essi restano impressi per via del loro modo di fare, come ad esempio Vivarelli o il negoziante. Anche le due Madri, come già scritto, sono personaggi veramente affascinanti anche comparendo solo per pochi momenti all'interno della pellicola. Purtroppo i personaggi non sono altrettanto interessanti, ma nel complesso riescono a creare una buona empatia con lo spettatore. Nel complesso ci troviamo di fronte ad un meraviglioso film horror, ad un passo dal capolavoro, che riesce ad essere narrativamente anarchico e ad avere il coraggio di piegare ogni logica per rendere visivamente eccellente e per portare avanti l'orrore nella pellicola. Essa infatti regala bei momenti di tensione e rimane impressa per la bellezza nel racconto, il quale può vantare una tecnica ottima. Un vero peccato che la trilogia delle Madri (Suspiria, Inferno e La Terza Madre), sia in parte minata da un terzo capitolo veramente osceno.

lunedì 24 novembre 2014

Freaks (1932) di Tod Browning


Trailer del film



Capolavoro che ha fatto storia e porta avanti una morale che sembra banale, ma è trasmessa con forza ed è ancora oggi ben lontana dall'essere diffusa sufficientemente. La trama è ambientata in un circo, in cui sono presenti vari artisti e dei fenomeni da baraccone, denominati freaks. Il film segue le vicende del gruppo di persone, nel quale Cleopatra, l'acrobata, tenta di raggirare il nano Hans per sfruttarlo e successivamente per portare avanti un piano diabolico. I rapporti fra i personaggi sono il vero fulcro dell'opera, così da mostrare tutte le dinamiche sociale in piccolo e rappresentare così la società dell'epoca e odierna.
Una cena fra i freaks
Sono presenti caratteri variegati che rendono il tutto molto variegato ed efficace dal punto di vista della narrazione. Le svolte che prende la trama potrebbero oggi sembrare ormai abusate, ma ricordate che stiamo parlando di un film del '32 che nonostante tutto risulta più interessante della maggior parte dei film che sfoggiano trame complicatissime raccontate senza suscitare interesse. La vicenda possiede una carica visiva invidiabile non solo per via delle deformità dei personaggi, ma anche per via del tono con cui vengono mostrate le sequenze. Molte scene hanno un tono quasi grottesco per come Cleopatra ed Ercole maltrattino i circensi deformi, facendo così apparire loro stessi dei mostri. Molto bello il finale in cui i freaks si comportano in maniera vendicativa incarnando per pochi attimi l'indole mostruosa che gli è sempre stata attribuita. Ciò mostra molto bene come anche le figure più positive, se ridotte allo stremo, possono arrivare a commettere atti che normalmente condannerebbero.
Alcune freaks con una loro tutrice
Dal punto di vista visivo questo è stato uno dei primi film "estremi" mai fatti, dato che nelle scene tagliate erano presenti momenti di violenza abbastanza esplicita e il modo con cui è posta la trama tende a destabilizzare lo spettatore. Ovviamente il tema centrale è che non conta l'aspetto fisico per giudicare una persona, dato che i comportamenti più spregevoli derivano da persone normali. Questo potrebbe sembrare un tema scontato, ma viene trasmesso con grande forza. Inoltre la questione morale aveva senso di essere esposta sia 80 anni fa sia oggi, vedendo intorno a noi ancora molti dei pregiudizi criticati nel film. Pure l'ironia è presente nella pellicola, anche se non tutte le gag sono riuscite, con alcune abbastanza deludenti, ma nel complesso questo è un aspetto di poco conto. La regia è ottima con pochi movimenti di macchina, ma con inquadrature studiate che riescono a comunicare più dei dialoghi stessi. L'ambientazione è ben strutturata e risulta una bella cornice alla vicenda. La fotografia e nel complesso il comparto tecnico riesce ad avere il giusto tono e a dare una certa verve alla trama, rendendola scorrevole ed accattivante. Anche il messaggio del film, grazie alla bella tecnica, riesce a passare bene e ad avere la forza necessaria per smuovere lo spettatore.
Altro momento della cena fra i freaks
I personaggi sono caratterizzati in maniera forse un po' squadrata, ma riescono comunque ad avere un certo carisma e ad amalgamarsi bene fra loro. Questo permette di avere interazioni strutturate bene e ad appassionarsi alla vicenda. Non mancano momenti in cui alcuni di questi scadono un po' nella macchietta, come ad esempio Ercole che sfotte Hans, ma questo non dà fastidio e alla fine riesce a lasciare un'ottima impressione. Quindi, questa è un'opera che ha fatto giustamente storia, sia dal punto di vista estetico, sia per l'estremismo della storia narrata, che riece a coinvolgere e a far riflettere grazie al modo ottimo con cui viene narrata e mostrata su schermo.

Interstellar (2014) di Christopher Nolan


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Bel film di fantascienza, che non arriva agli apici del genere, ma regala comunque forti emozioni. La pellicola è ambientata in un futuro non molto lontano, in cui la vita umana sulla Terra è messa in pericolo da una misteriosa piaga che fa morire tutte le coltivazioni, impedendo ala popolazione mondiale di avere abbastanza risorse alimentari. Salvare il globo sembra impossibile e quindi viene organizzata una missione per cercare nuovi mondi da colonizzare. Su tutta l'operazione sembrano vegliare entità superiori che hanno reso possibile il raggiungimento di una nuova galassia attraverso la creazione di un wormhole. Per portare avanti la missione viene richiamato in servizio il pilota Cooper che era diventato agricoltore nel momento della chiusura della NASA.
Cooper parla con i figli
La storia si sviluppa bene ed è strutturata in maniera intelligente. Il fatto che la linea narrativa si sviluppi in un arco temporale abbastanza lungo è una scelta molto intelligente, così da riuscire a dare molto spessore alla vicenda e per poter portare avanti la riflessione sul tempo che caratterizza la pellicola. Il tema principale del film credo sia l'addio alla propria casa e ai propri cari. Ciò crea vari parallelismi con la vita di tutti i giorni, in cui può capitare di dover abbandonare tutto per andare avanti o come tutto possa venirti strappato via in ogni momento. Altro aspetto approfondito in maniera a volte un po' banale è il rapporto fra un padre e i suoi figli, anche se devo ammettere che dal punto di vista delle emozioni il film si difende bene. Il fulcro centrale dell'opera resta l'avventura del protagonista che dovrà sostenere molte difficoltà per raggiungere il suo scopo. Il fatto di mantenere un registro molto realistico e abbastanza coerente per tutto il film aiuta molto nel creare interesse nello spettatore.
Il wormhole
La trama è studiata bene e riesce a coinvolgere molto, soprattutto chi, come me, è un fan accanito del genere. Nonostante l'indubbia qualità della narrazione, sono presenti degli aspetti che mi hanno fatto storcere il naso. Uno fra questi è l'inserimento, ad ogni costo, dell'amore come forza universale, dato che stona con l'atmosfera del film e viene utilizzato solo per dare un tono melenso ad alcuni momenti. Un altro aspetto che ho trovato disastroso ai fini della trama è l'introduzione di un antagonista umano, che si comporta in maniera ridicola ed è così slegato dal resto del film, che sembra essere stato messo come riempitivo. La sua eliminazione o un suo migliore sfruttamento avrebbe garantito una miglior qualità e una durata lievemente inferiore. Le due ore e quaranta che compongono la pellicola scorrono molto bene, ma a volte sembra che alcune sequenze potessero essere ridotte per poter avere un numero di minuti più ragionevole. Non mancano anche in questo caso molte spiegazioni un po' forzate, anche se in numero non elevato. Anche alcune svolte narrative risultano forzate, con deduzioni basate sul nulla e scelte discutibili. La regia è nel complesso veramente buona, con sequenze colme di pathos e un ritmo invidiabile. Le scene sono state studiate bene e il procedere della trama rimane comprensibile dall'inizio alla fine, cosa non facile viste le numerose implicazioni scientifiche. L'epopea di Cooper è studiata bene e, pur non mantenendo sempre una qualità impeccabile, riesce ad appassionare e a convincere. Il tono viene mantenuto molto realistico ed infatti quando vengono introdotti momenti un po' surreali vediamo come essi stonino un po' con il resto della narrazione. I movimenti di macchina e la tecnica sfoggiata sono di ottimo livello, senza bisogno di sfoggiare virtuosismi inutili. La fotografia è molto bella, con scorci spaziali che riescono a lasciare spesso a bocca aperta, soprattutto le zone limitrofe al buco nero. I toni della fotografia sono mantenuti tenui e realistici. Le ambientazioni sono ben fatte, anche se un po' scarne, dato che i pianeti visitati sono molto semplici e la base terrestre è un po' anonima.
Il buco nero
Lo stile dei pianeti resta comunque riuscito e molto coerente col realismo dell'opera, dato che riescono ad incuriosire, nonostante tutto. Alcune ambientazioni sono inoltre molto ispirate e riescono ad avere un fascino surreale. La colonna sonora è buona ed enfatizza bene le situazioni, dando la giusta epicità senza eccedere. Nel complesso quindi il comparto tecnico è di primo livello, anche se, tolte le belle ambientazioni spaziali, non ci sono molti momenti che faranno gridare al miracolo, anche per colpa di alcune scelte narrative che affossano alcuni punti della storia. Cooper e sua figlia sono caratterizzati veramente bene, riuscendo a dare una forza unica al loro rapporto e riuscendo a creare forte empatia con lo spettatore.
Lo stesso non si può dire degli altri personaggi che fungono soprattutto di contorno, anche se risultano quasi tutti figure abbastanza interessanti e dotate di una certo carisma. Uniche due figure che non mi hanno convinto molto sono il Dr. Mann, che stona con il resto della trama e sembra una figura al limite della parodia, e Amelia, che non possiede il carisma e l'intensità che mi aspettavo di trovare dall'unica donna della spedizione spaziale. La fase di scrittura denota molta cura e ha uno svolgimento molto interessante e credibile, anche se, forse per il desiderio di render il film più appetibile al grande pubblico, sono state inserite parti più tipiche dei blockbuster, che non si amalgamano bene con il tono mantenuto dall'opera. Quindi, questo è un bel film di fantascienza, molto citazionista, che grazie ad una storia intrigante e una tecnica invidiabile, riesce ad appassionare molto, anche se alcuni difetti gli impediscono di diventare, per poco, un cult del genere.

Il settimo sigillo (1957) di Ingmar Bergman


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Capolavoro senza tempo e meraviglioso che è entrato di diritto nella storia del cinema. Vengono seguite le gesta di un cavaliere di ritorno dalle crociate che si trova di fronte la morte in persona. Per evitare di fare una brutta fine, il cavaliere decide di proporre una sfida a scacchi alla morte, mettendo in palio la propria vita.
Il cavaliere gioca a scacchi con la morte
La partita non sarà continuativa, ma l'uomo andrà in pellegrinaggio per raggiungere il suo maniero. Durante il tragitto la sfida continuerà e lui, con il suo fido scudiero al seguito, farà la conoscenza di alcune persone che vivono viaggiando e vedrà come è ridotto il mondo che ha lasciato anni prima per andare in guerra. La trama è molto originale ed è sviluppata benissimo, seguendo le peregrinazioni del cavaliere con la presenza della morte sempre al suo fianco. Il ritmo è gestito ala perfezione e sono innumerevoli i momenti che restano impressi per la loro potenza visiva e simbolica. Il film analizza bene i comportamenti umani di fronte alla morte, mostrando come sia istintivo nell'uomo il tentativo di raggirarla o scansarla quando ormai è troppo tardi e mostra come tutti siano uguali di fronte ad essa, sia i credenti che i non credenti. Inoltre l'ambientazione permette di fare delle riflessioni su come l'uomo, di fronte alle difficoltà, cerchi sempre un capro espiatorio e come la religione sia l'unico rifugio al quale si aggrappa la popolazione di fronte all'ignoto. Per sondare al meglio questi ultimi aspetti è stata scelta come ambientazione il medioevo durante l'epidemia di peste. La morte è ovviamente una delle figure più importanti, essendo particolarmente temuta da tutti i personaggi che compongono l'opera. Molti momenti sono efficacissimi per trasmettere i turbamenti e le emozioni dei personaggi, riuscendo così a trasmettere tali pensieri nello spettatore. L'idea di umanizzare così la morte è inoltre geniale, per via di come è stata realizzata e per come si pone col cavaliere. Anche la contrapposizione religiosa che si crea fra il protagonista, cattolico, e il suo scudiero, ateo, riesce a risultare interessante ai fini della narrazione. La regia è magnifica, con una tecnica fantastica e una sensibilità unica nell'inquadrare i personaggi e le situazioni.
Il cavaliere parla con una donna accusata di stregoneria
Il ritmo è ottimo e il regista riesce pienamente a trasmettere la propria visione e ad emozionare lo spettatore, il quale si trova coinvolto nelle peripezie dei protagonisti. La scelta stilistica e la cura con cui viene orchestrata ogni scena è impressionante e viene sempre mantenuto il giusto tono, che è giocoso nei momenti più ironici e serio e solenne nei momenti in cui compare la morte, che è sempre mostrata con rispetto.
Il cavaliere con una donna che fa spettacoli
La fotografia è ottima, con degli scorci e delle inquadrature che sono giustamente entrati nella storia del cinema. Alcune sequenze sono indimenticabili, come la morte che trascina le sue vittime in fila lungo la collina o il modo con cui viene inquadrato il corteo religioso. Il bianco e nero e magnifico e ben si sposa con l'ambientazione funerea della storia. Anche il montaggio risulta veramente curato con delle sequenze orchestrate molto bene e alcuni stacchi di pregio, come l'uscita di scena del già citato corteo. I personaggi sono veramente belli, con il cavaliere e il suo scudiero che svolgono un ruolo quasi simbolico per via delle loro visioni contrapposte sulla religione e sul senso della vita. I comprimari sono caratterizzati come se fossero degli archetipi delle caratteristiche che li tratteggiano, così da dare una valenza più generale alla storia raccontata.
Una delle scene iconiche del film
La morte è indubbiamente la figura più riuscita, con l'aura che si porta dietro e con il bellissimo stile con cui è realizzata, oltre all'ironia che la rende temibile, ma molto interessante. Tutte le figure che vengono presentate nel film hanno senso di esistere e vanno a comporre un quadro variegato che espone varie sfaccettature dell'animo umano. In conclusione, questo è un capolavoro senza tempo, molto profondo e tecnicamente eccelso, che riesce ad emozionare e a far riflettere sulla povera condizione umana, attraverso una storia visionaria ed eccezionale.