mercoledì 30 ottobre 2013

Silenced (2011) di Hwang Dong-hyuk


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Bel thriller che riesce ad emozionare con la forza delle immagini. La trama è tratta da una storia vera in cui sono scoperti degli abusi sessuali su minori, in una scuola per sordomuti, da parte del preside e dei suoi collaboratori. Il protagonista principale è un nuovo insegnante che denuncerà questi abusi all'autorità. La prima metà del film introduce lo spettatore nell'ambiente scolastico e fa emergere gradualmente la verità, mentre la seconda parte si sposterà nelle aule di tribunale in cui ci sarà la sfida fra le vittime e i colpevoli che faranno valere le loro conoscenze altolocate. La scelta di passare dal thriller ad una vicenda giudiziaria l'ho trovata molto azzeccata per raccontare la vicenda, anche se non è molto originale. La regia è molto buona e riesce a creare empatia con i personaggi del film suscitando efficacemente sdegno, rabbia e tristezza. Questa è un'opera abbastanza cruda dato che porta su schermo gli abusi lasciando poco all'immaginazione e ciò colpisce lo spettatore, inoltre viene dato un ruolo importante al linguaggio dei segni, che viene utilizzato bene per rappresentare azioni che non compaiono su schermo. Gli attori sono tutti in parte, anche se una menzione particolare va ai bambini che danno un forte spessore ai loro personaggi. Ho trovato un po' deludente l'interpretazione del protagonista che non è riuscito a dare un'espressività adatta in ogni punto del film, visto che a volte sembra un po' imbambolato. Tutta l'opera è una forte critica al potere e alla corruzione della società, anche se credo che il messaggio principale sia di combattere sempre per ciò in cui si crede senza farsi scoraggiare dagli ostacoli che il mondo ci para davanti e senza rinunciare ai propri ideali. Questa è una morale utilizzata spesso, anche se in questo contesto viene presentata molto bene. Viene mossa una forte critica anche alla società più umile che, pur di non vedere sparire dei modelli, nega l'evidenza e si batte dalla parte dei criminali pur essendo ovvia la loro colpevolezza. Unico difetto che ho notato è stato quello di voler ricercare spesso la pietà e l'indignazione del pubblico in maniera a volte un po' forzata. Oltre a ciò ho notato che i criminali non sono molto approfonditi dal punto di vista umano, cosa che comunque non mi ha dato fastidio. In conclusione questo è veramente un bel thriller che riesce ad interessare lo spettatore dall'inizio alla fine, nonostante il ritmo basso, e che riesce a far riflettere.

martedì 29 ottobre 2013

Amityville Horror (1979) di Stuart Rosenberg


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Classico dell'horror citato in ogni dove. La trama di questo film è nota: una famiglia va a vivere in una casa infestata e avrà dei guai. Non ci sono grandi svolte narrative durante tutta l'opera che segue la sua strada dritta dall'inizio alla fine. Le atmosfere create sono buone e sono presenti trovate visive efficaci al fine di suscitare paura, anche se ad oggi possono risultare un po' datate. Alcune scene spiccano sulle altre, come ad esempio la prima visita alla casa, il sangue dalle pareti o la prima visita del prete. Gli attori sono abbastanza in parte e riescono a dare valore a dei personaggi non molto approfonditi, che vengono usati semplicemente come vittime. La fotografia e la regia sono buone, con alcuni guizzi, ma senza eccellere. La colonna sonora l'ho trovata un po' scopiazzata da Psycho e non entusiasma. Questo film è stato citato/copiato moltissime volte, si possono notare somiglianze perfino in Shining (che, pur rimanendo sullo stesso tema, sovrasta Amityville). Questo pesante fenomeno di citazione svilisce un po' la forza di questa pellicola, dato che propone scene che, un amante del genere, ha visto decine di volte, solo che in questo caso si ha a che fare con la versione "base" e quindi possono risultare indebolite dal punto di vista visivo. Rimane comunque un cult che non eccelle nel genere horror, ma riesce ancora a regalare delle buone atmosfere e a fornire un prodotto ben fatto.

N (Io e Napoleone) (2006) di Paolo Virzì


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Buon film di Virzì che ricrea una vicenda in costume che tenta di analizzare il potere. L'opera segue le vicende di un ragazzo dell'isola d'Elba che si troverà suo malgrado a stare molto in contatto con Napoleone, nonostante l'odio che prova verso l'ex imperatore. Ciò lo porterà a scoprire vari aspetti della sua personalità nascosti alle masse. La messa in scena e le scenografie sono ben fatte, con costumi curati e un'epoca ricreata bene. Per quanto riguarda la trama, viene sviluppata bene ed ha degli spunti interessanti, con una buona parte finale ed un calo negli ultimi minuti, in cui tutto diventa un po' scontato. Nel finale, infatti, il protagonista si mette con la serva che l'ha sempre amato, il fratello cambia vita e la decisione di andare a Sant'Elena è forzata e fa perdere un po' di serietà. La qualità degli attori è altalenante: il protagonista è mediocre, la Bellucci scarsa, mentre Napoleone e alcuni comprimari sono ben recitati e ben fatti. I dialoghi sono buoni, anche se a volte sono un po' stereotipati e alcune scene sanno troppo di commediola televisiva. Il film punta a criticare il servilismo che ruota intorno a Napoleone e mostra un popolo debole sempre in cerca di una guida. La figura dell'ex imperatore è quella più approfondita e, anche se ha degli sviluppi che sanno di già visto, riesce a convincere e a coinvolgere. Purtroppo sulla sua figura e sui suoi comportamenti non viene espresso un giudizio fermo nel film e ciò mina la forza dell'opera. Le regia è buona, anche se non ci sono inquadrature che spiccano e ci sono imperfezioni nel montaggio. La colonna sonora ha alti e bassi, ma alla lunga stanca un po'. Quindi questa è una pellicola interessante, che ha un buon intreccio e, anche senza eccellere, riesce a far passare bene il tempo e a far riflettere (anche se moderatamente).

Shame (2011) di Steve McQueen


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Bel racconto messo in scena con maestria. Il film ruota intorno ad un protagonista che non riesce ad avere rapporti sentimentali normali, ma risulta ossessionato solo dal sesso che viene mostrato come una vera e propria dipendenza. Le regia è ottima, con movimenti di macchina e piani sequenza ben fatti. Vengono operate anche alcune scelte che rallentano molto il ritmo, come l'intera sequenza del canto ad esempio, che riescono a far entrare ancora di più lo spettatore nell'atmosfera del racconto. Il tono registico passa da momenti molto aggraziati a momenti molto brutali e animaleschi. Una menzione d'onore va alla sequenza finale che riesce a creare una tensione molto alta dando degli indizi che vengono colti sia dallo spettatore, sia dal protagonista. I personaggi non sono molti e sono tutti ben caratterizzati, anche se il protagonista e sua sorella hanno uno spessore superiore agli altri. Tutto il film può, secondo me, essere visto come un'analisi della solitudine e dell'impossibilità di comunicazione nella società di oggi, visto che i due protagonisti non riescono ad avere vite sociali normali e non viene mai mostrato un rapporto umano sano, ma tante persone sole. Il sesso viene usato dal protagonista come valvola di sfogo e come surrogato di una vita sociale normale, infatti nell'unica occasione in cui dovrà avere trasporto emotivo si tirerà indietro. Quindi il film è molto bello, non un capolavoro, ma tecnicamente è eccellente ed ha una trama intrigante che viene portata a termine senza cali di stile e in maniera ottima con una tensione finale da manuale.

giovedì 24 ottobre 2013

Tokyo Gore Police (2008) di Yoshihiro Nishimura


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Film estremo che punta sullo shock visivo. Il film è ambientato in un futuro distopico in cui la polizia è privatizzata e sono presenti nella società esseri mutanti chiamati Engineer. Ruka, la protagonista, è una poliziotta che fa parte del corpo speciale che dà la caccia a questi esseri. Ogni cosa in questa pellicola è sopra le righe, dalla regia alle scene che passano dal drammatico all'ironico con una velocità spiazzante. Il cambio di tono è continuo e gli stacchi meglio riusciti sono quelli in cui vengono inserite delle finte pubblicità che trattano vari temi, come la violenza nei videogame o il suicidio, in modo critico ma ironico. La regia non è eccezionale, dato che è parecchio virtuosistica (anche se coerente con il tono della pellicola) ed ha una qualità altalenante, ad esempio inserendo troppi rallenty, pur riuscendo a rimanere su buoni livelli. La messa in scena è invece ben fatta e, pur non disponendo di un budget elevato, riesce a rendere credibili le ambientazioni. Come stile ricorda molto un anime. La fotografia sfrutta spesso colori al neon in modo da dare la giusta atmosfera alle scene. Tutto il film muove una forte critica alle privatizzazioni dei servizi essenziali dello stato, dato che tutta la vicenda ha inizio con la privatizzazione della polizia. L'aspetto che spadroneggia durante la pellicola è senza dubbio quello della violenza, che viene resa con buoni effetti speciali e messa in scena in maniera esagerata, così da rendere più digeribile il tutto. Sono presenti trovate visive e personaggi veramente fuori di testa che riusciranno a rimanere impressi e a disturbare lo spettatore. Non è presente quasi nessun personaggio positivo, nemmeno fra la società civile, come a voler indicare un marciume ormai diffuso. Interessante è anche il cambio di fronte che spinge a vedere gli Engineer come gli unici nemici, mentre dopo anche la polizia dimostra di non avere una moralità superiore ai mutanti. Perfino la protagonista, seppur mossa da buone intenzioni, è portatrice di una giustizia feroce, violenta e senza morale. Questa è un'opera non per tutti, ma solo per quelli con il pelo sullo stomaco amanti del nonsense giapponese. Rimane comunque un buon prodotto, fra i più eccessivi in circolazione, che diverte molto e non risparmia qualche critica alla società giapponese.

La donna che visse due volte (1958) di Alfred Hitchcock


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Capolavoro del maestro Hitchcock che attraverso il thriller crea una storia realizzata in maniera magistrale. Ogni cosa, dal punto di vista tecnico, è perfetta. La regia fa muovere la macchina da presa in maniera sinuosa fornendo inquadrature con un ottima fotografia. Viene utilizzata, inoltre, per la prima volta nella storia la tecnica del vertigo che si basa su uno zoom in avanti con carrellata della telecamera all'indietro. Ciò permette di avere un effetto di allungamento utile a dare il senso di vertigini provato dl protagonista. La scelta più azzeccata dal punto di vista della trama è senza dubbio quella di svelare un mistero a due terzi del film, invece che alla fine. Ciò elimina l'effetto sorpresa finale, ma crea una forte suspance per tutta la parte finale del film a proposito di cosa farà il protagonista una volta scoperto l'inganno. Gli attori danno ottime prove attoriali e ogni personaggio è strutturato in maniera perfetta. La parte in cui il protagonista vuole trasformare una donna nella sua defunta amata è meravigliosa e segue il percorso di Scotty verso la pazzia e l'ossessione. Le luci e la messa in scena sono eccezionali, con alcune riprese che sono avanguardiste persino oggi (l'incubo di Scotty) ed altre eccezionali per gli anni in cui sono state fatte. Il film non risente minimamente del peso degli anni ed ha ancora oggi una carica unica. Tutta la pellicola è pieni di allusioni e riferimenti simbolici che non possono essere colti nella loro totalità con un'unica visione. Non intendo dilungarmi molto, dato che quest'opera deve essere vista ad ogni costo visto che raggiunge vette artistiche toccate una manciata di volte in tutta la cinematografia mondiale.

mercoledì 23 ottobre 2013

La messa è finita (1985) di Nanni Moretti


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Bel film di Moretti che dà un quadro completo dello smarrimento della società di quegli anni. Il regista in questa pellicola impersona un prete che torna a Roma dopo vari anni in una parrocchia sperduta su un'isola. La messa in scena della pellicola è ben fatta ed è molto funzionale a dare il senso di degrado della società con cui va ad interagire il protagonista. L'incomunicabilità dei personaggi è dilagante e sono molte le scene in cui questi non riescono a comunicare i loro sentimenti o i loro punti di vista agli altri (per scelta e non). Il povero parroco non riuscirà durante la pellicola ad aiutare la gente, nonostante lui ci provi per tutto il film, dato che si troverà di fronte persone senza una direzione che non cercano in lui un vero aiuto, ma solo una persona con cui sfogarsi o che si chiudono di fronte alla sua mano tesa. Ciò lo porterà a disprezzare le i fedeli e a dubitare del suo ruolo nella società, fino all'amaro finale in cui viene espressa la necessità di riuscire ad instaurare rapporti con gli altri (cosa in cui il parroco non riesce). I coprimari, e lo stesso Moretti, danno un forte spessore ai propri personaggi che risultano a volte rappresentanti di uno stile di vita o di un pensiero, cosa che è rintracciabile spesso nei film di questo regista. La colonna sonora è molto bella, pur usando spesso canzoni non originali, e riesce a creare, insieme alla bella regia, delle scene memorabili. Anche stavolta, quindi, Moretti non delude e riesce a regalare un'ottima analisi sui rapporti umani e sulla società del suo tempo che farà riflettere, suscitando anche interesse del pubblico sulle vicende dei personaggi.

Severance - Tagli al personale (2006) di Christopher Smith


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Divertente comedy horror che non risparmia un po' di critica sociale. La trama è molto classica: un gruppo di dipendenti di un'industria di armi si deve trovare col proprio capo in una casa in un bosco nell'Est Europa, ma troveranno dei killer nella foresta che li vorranno uccidere. La cosa che più differenzia la pellicola da prodotti simili è la grande ironia con cui vengono mostrati gli avvenimenti, infatti saranno presenti molte scene poco serie che riescono a divertire molto lo spettatore. L'impianto registico è buono, insieme alla fotografia e al montaggio che riescono a creare le giuste atmosfere e riescono a dare tensione e a fare umorismo nelle varie fasi. Sono complessivamente ben fatte anche le parti in bianco e nero che imitano i film anni '20 e quelle che usano lo stile dei documentari. Gli attori sono in parte e forniscono una buona prova, anche se i caratteri dei personaggi sono molto stereotipati. Tutto prosegue linearmente, con varie morti abbastanza splatter, fino alla fine senza presentare svolte eccessive. Le uccisioni sono rese bene grazie a dei buoni effetti speciali e si dividono fra loro a seconda del grado di serietà. Alcune di queste e alcuni momenti violenti hanno una buona carica comica. Le sequenze in cui il film perde un po' colpi sono quelle horror dato che sfociano spesso nell'action e non riescono ad inquietare, creando a volte un eccessivo calo di ritmo (comunque crescente dall'inizio alla fine). La pellicola non risparmia critiche alle industrie che costruiscono armi, con efficaci riferimenti politici che risultano inaspettati, ma mai forzati. Quindi quest'opera sarà un piacere per gli amanti del genere dato che, non arrivando mai al demenziale estremo, riesce a divertire e ad intrattenere bene. Aggiungendo al tutto una scena che dovrebbe entrare nella storia del cinema (quella dell'aereo), viene fuori un prodotto da non farsi scappare.

venerdì 18 ottobre 2013

Suspiria (1977) di Dario Argento


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Capolavoro dell'horror. In quest'opera Dario Argento si supera e crea un film eccezionale che ha giustamente fatto storia. Ogni aspetto è curato nei minimi dettagli. La regia è eccezionale, con montaggi alternati, riprese bellissime e il bellissimo racconto della vicenda che riesce a creare tensione e orrore dove dovrebbe ed in maniera magistrale. Visivamente la pellicola è magnifica oltre ad essere molto visionaria, soprattutto per quanto riguarda le luci (completamente inverosimili) e nella scelta di obiettivi che a volte deformano l'immagine. Verranno proposte anche alcune riprese con campi lunghissimi che spesso daranno senso di isolamento. Il film gioca molto sul cambio di illuminazione nelle varie scene con un uso massiccio di luci rosse, verdi, blu senza apparente origine che crea atmosfere molto inquietanti. La verosimiglianza viene messa da parte pur di creare le giuste situazioni di orrore, cosa che viene ampiamente perdonata grazie alla capacità del'opera di immergere lo spettatore nella vicenda. Anche il montaggio è magistrale, visto che sono presenti montaggi alternati bellissimi con alcune scene che fanno gridare al miracolo per come sono montate bene. La storia è abbastanza classica, con una nuova allieva di una scuola di ballo che scoprirà una setta di streghe alla guida dell'istituto. I personaggi sono molto curati e ben scritti. Gli effetti speciali sono molto curati e riescono a disturbare persino al giorno d'oggi, pur essendo un po' datati in alcuni aspetti. Anche la colonna sonora è bellissima, grazie all'ottimo lavoro fatto dai Goblin, che avevano già collaborato con Argento. In poche parole, questo film è un capolavoro che ogni amante del cinema dovrebbe aver visto almeno una volta nella vita, almeno per render omaggio ad un grande regista italiano che purtroppo ultimamente sembra aver perso l'abilità che lo ha sempre contraddistinto.

giovedì 17 ottobre 2013

Il buio si avvicina (1987) di Kathryn Bigelow


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Bellissimo horror con contaminazioni western. In quest'opera viene rispolverato il mito del vampiro aggiornandolo, come si deve, ai giorni nostri. Seguiamo la storia di un ragazzo di campagna che viene trasformato in vampiro da una ragazza che aveva abbordato e si troverà suo malgrado a dover unirsi al suo gruppo di amici per poter sopravvivere. Ogni personaggio è ben strutturato e lascia la sua impronta grazie anche a degli attori molto in parte che riescono a dare carisma ai propri ruoli. Perfino la relazione amorosa fra i due protagonisti non risulta melensa, ma ben strutturata e si riduce in alcuni punti ad un rapporto quasi animalesco. Apprezzabile è anche il fatto che i vampiri siano assetati di sangue e non si facciano molti scrupoli ad uccidere gli altri pur di nutrirsi (e sopravvivere). La regia e la fotografia sono splendide, risultando atipiche per un horror e molto più simili, in molti punti, ad un western. A tale proposito segnalo lo scontro finale con i due schieramenti che si fronteggiano lungo la strada in maniera molto simile ad un duello. Le luci sono dosate molto bene soprattutto di notte e creano un'atmosfera classica e molto bella. Nonostante sia un horror non è presente molta violenza, dato che la maggior parte delle ferite viene inferta da armi da fuoco (quindi come in ogni action che si rispetti). Una cosa molto interessante è che i vampiri non sono visti come mostri senza cuore, ma presentano sfaccettature molto umane che si manifestano soprattutto durante le crisi che avvengono nel film. Ciò mostra questi personaggi come quelli che riescono a manifestare più amore degli umani che li circondano, anche se si macchiano di orribili crimini. In questo caso questi mostri non sono mostrati come invincibili o inarrestabili, ma anzi sono fatti vedere sempre al limite della sopravvivenza in una vita dove il minimo errore può costare molto caro e in cui è necessario pianificare ogni mossa per evitare di trovarsi impreparati di fronte all'alba. La creazione di un ottimo film dell'orrore con influenze western di tale qualità è un evento raro ed è quindi meritevolissimo di essere visto, dato che presenta un intrattenimento di alto livello è un livello poetico non comune.

domenica 13 ottobre 2013

The Human Centipede 2 (Full Sequence) (2011) di Tom Six


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Riuscito seguito che supera in alcuni aspetti il primo capitolo. L'incipit del film è ben riuscito con la presentazione del nuovo protagonista che visiona al PC The Human Centipede (First Sequence). Quest'uomo è un disturbato mentale che ammira le gesta compiute dal dottore nel prequel e vuole tentare di superarlo creando un centipede composto da 12 persone. Come idea per cominciare la pellicola l'ho trovata molto azzeccata, insieme al fatto di utilizzare il bianco e nero, per dividere il mondo filmico al quale si ispira dalla realtà che vive. La differenza più grande fra le due opere è che, mentre il primo presentava una fotografia asettica e una messa in scena pulita con ambienti simili a sale operatorie, qua abbiamo un'ambientazione che dà un forte senso di sporcizia e di disagio. La regia diventa molto meno "classica" con alcune scene molto azzeccate ed è presente più virtuosismo. Anche la violenza e il gore, lasciato più all'immaginazione nel primo, qua viene sbattuto in faccia e ogni colpo così come ogni ferita inferta hanno un'enfasi che alla lunga rende la visione faticosa e ripugnante, cosa che in un horror va bene. Gli attori sono migliori di quelli presenti nel primo ed è presente un protagonista veramente azzeccato dal punto di vista estetico. Viene persa ogni precisione nell'azione per portare avanti una macelleria che nella parte finale è abbastanza disturbante, anche se in un punto cerca l'estremismo in una maniera un po' forzata. La parte dove il film pecca un po' è la prima metà, durante la ricerca delle cavie, dato che ci sono scene abbastanza ripetitive che potevano essere ridotte di numero. Un'altra cosa che non funziona molto è la struttura un po' troppo simile all'altro capitolo, anche se la variazione stilistica sopperisce in parte a questo difetto. Le scene al di fuori della "caccia" sono invece molto riuscite e mostrano la vita privata del folle protagonista e di sua madre. Una cosa interessante è che tutta la vicenda presenta un realismo minore rispetto a quella inscenata nel primo, che sembrava molto più plausibile e, il fatto che la storia sia ambientata nella realtà, mentre l'altro venga rilegato alla dimensione filmica sembra una scelta voluta per indicare come la realtà a volte superi le invenzioni possibili su schermo. Ovviamente la riduzione del realismo non è di per sè un aspetto positivo, dato che non ci ho visto una motivazione artistica o di trama abbastanza forte. Quindi questo è un bel seguito stilisticamente superiore all'originale, molto più estremo e disturbante, ma che potrebbe dare un senso di deja vù seguendo un'andamento fin troppo simile allo scorso capitolo.

The Human Centipede (First Sequence) (2010) di Tom Six


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Buon horror vecchio stile. La storia tratta di un dottore pazzo specializzato in separazione di siamesi che decide di unire 3 persona in fila (bocca-culo) per creare il centipede umano. Seguiamo quindi le vicende delle due protagoniste che finiranno fra le mani del dottore. La trama è abbastanza interessante, soprattutto per la follia del progetto che dovrà essere attuato. La pellicola infatti suscita nello spettatore la classica voglia macabra di vedere il centipede completo, ma tenterà di farci parteggiare per le vittime una volta che avverranno i tentativi di fuga, riuscendoci solo in parte. Lo stile narrativo tenuto dal film è abbastanza classico, quasi retrò, con un ritmo lento, poca azione e con il cattivo che ricorda gli scienziati pazzi del passato. Quest'ultimo è il personaggio sviluppato meglio, infatti mostrerà un comportamento rigoroso e scientifico durante la messa in opera dell'operazione (preparativi compresi), mentre nascerà in lui una rabbia eccessiva nei momenti in cui il suo piano rischia di non compiersi. Gli altri attori sono caratterizzati poco e sono trattati semplicemente come carne da macello, cosa che impedisce in parte di entrare in empatia con loro. Gli interpreti sono abbastanza scarsi, soprattutto le donne, mentre quello che fa il dottore è convincente. La fotografia è buona anche se un po' troppo pulita, forse a voler far sembrare tutto come una sala operatoria. Anche la regia è ben fatta e riesce a creare abbastanza bene la tensione e la repulsione. Il film è quasi totalmente privo di violenza, anche se è presente qualche scena un po' gore in quantità minore rispetto a quanto mi aspettassi. Un problema di cui soffre la pellicola è che risulta poco estrema dal punto di vista visivo e di sceneggiatura, il che la rende meno efficace e c'è un calo di ritmo un po' eccessivo nella seconda metà del film che si risolleva nel buon finale. Apprezzabile anche il fatto di rendere molto realistico il tutto, con la polizia che riesce a capire cosa sta facendo il dottore in un tempo ragionevole. In conclusione, questo è un horror nel vero senso della parola, che intrattiene bene, anche se non riesce ad eccellere in nessun campo pur dimostrando una certa cura, che lo fa assestare comunque su buoni livelli, non scadendo nell'action.

mercoledì 9 ottobre 2013

Grabbers (2012) di Jon Wright


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Discreta horror-comedy che diverte senza eccellere. Ci troviamo di fronte ad un horror in cui degli isolani dovranno vedersela con un mostro gigante venuto dallo spazio. La storia segue la struttura classica: il mostro fa fuori qualcuno senza che gli altri lo sappiano; viene studiato un suo simile e vengono fuori altre informazioni sul mostro; battaglia finale fra i cittadini e la creatura. La cosa più interessante è che l'unica sostanza velenosa per il mostro è l'alcool, quindi verrà organizzata una sbronza collettiva in un pub per evitare di farsi succhiare il sangue. Le parti migliori sono durante questa sequenza, dato che per il resto del film non ci sono momenti comici degni di nota e il fatto di vedere una vicenda stravista, anche se sopra le righe, non fa immergere completamente nella narrazione. La fotografia e la regia non sono male, anche se non offrono momenti eccezionali, rimanendo su canoni medi, ma più che decorosi. I personaggi sono la componente migliore dato che sono ben delineati, anche se paradossalmente sono più interessanti i comprimari dei protagonisti. Non sto parlando di personaggi di spessore, ma di personalità quasi macchiettistiche funzionali alla storia, che riescono ad essere molto divertenti. Il punto il cui la pellicola guadagna punti è indubbiamente quello in cui i personaggi si ubriacano, risultando divertenti e sconclusionati. Tutto il film rimane volutamente un po' sopra le righe, senza però diventare eccessivo e questo secondo me, non è un bene perchè poteva aspirare ad essere molto di più. Rimane comunque un film divertente che intrattiene bene, anche se la parte horror è messa un po' troppo da parte per lasciare il posto all'azione.

Il mistero dell'acqua (2000) di Kathryn Bigelow


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Bel film dalle belle atmosfere che crea un interessante parallelismo fra le vicende raccontate. La storia è ambientata su due linee temporali, una delle quali ambientata nel passato in un villaggio di pescatori in cui avviene un duplice omicidio. Oltre a questa, è trattata anche la vicenda, ambientata nel presente, di due coppie che vanno in vacanza dove sorgeva il villaggio per accompagnare una di loro a fare delle foto. Tutto si basa sui rapporti sociali che si instaurano fra i personaggi nel passato e nel presente, mettendo gradualmente in luce conflitti e rivalità tenute nascoste dietro ad una maschera di normalità. La struttura narrativa è molto interessante e sviluppata molto bene, riuscendo a creare atmosfere opprimenti, cariche di mistero e di tensione. La fotografia, a volte in bianco e nero, rimane sempre bellissima ed è una delle componenti migliori del film. La vicenda prosegue svelando man mano le nebbie e i misteri presenti nelle due linee temporali, fino ad arrivare al bel finale in cui viene presentato un'interessante parallelismo fra i due tempi, il quale aleggia sempre nell'aria durante tutta l'opera. La colonna sonora è buona, ma rimane su canoni abbastanza classici per le situazioni presentate. Gli attori recitano molto bene, dando a tutti i personaggi una caratterizzazione adeguata. Questo è un film che merita, quindi, di essere visto, dato che si muove un po' fuori dagli schemi, riuscendo a tenere alto l'interesse dello spettatore per tutta la vicenda e inscena rapporti umani che, se vissuti in maniera sbagliata, possono portare ad estreme conseguenze.

lunedì 7 ottobre 2013

Terminator 3 - Le macchine ribelli (2003) di Jonathan Mostow


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Il terzo capitolo della saga Terminator riesce a deludere quasi sotto ogni punto di vista. Viene in questo caso riproposta una trama molto simile a quella del secondo, con due modelli di Terminator a confronto, in cui uno deve salvare John Connor e dei suoi futuri collaboratori, mentre l'altro dovrà farli fuori tutti. Nel frattempo assistiamo all'ascesa di Skynet che è l'unica cosa che differenzia questa pellicola dalla precedente. Il primo calo netto si ha nei personaggi che sono poco carismatici, bidimensionali e non danno una prova attoriale degna di nota. Nemmeno Arnold riesce a rendere il suo personaggio a livello degli altri episodi, facendo facce strane e perdendo il carisma che lo contraddistingueva. Il film è diventato un action puro, dove non è più presente il clima cacciatore-preda tipico degli altri, cosa che sarebbe gradita se fosse stata fornita una sceneggiatura di qualità. Purtroppo ciò non è avvenuto e ci troviamo purtroppo di fronte a scene trash senza senso, inseguimenti interminabili e una valanga di esplosioni (alcune delle quali inspiegabili). La regia è decorosa e ben curata, peccato che non riesca a risollevare il film da una cocente delusione. La fotografia invece l'ho vista un po' patinata e non mi ha entusiasmato. Anche gli effetti speciali (non in CGI) non fanno gridare al miracolo, mentre la computer grafica è un po' abusata. Alla fine abbiamo di fronte un film che non lascia il segno come dovrebbe e rimane schiacciato dall'eredità lasciata dai due magnifici prequel.

Zabriskie Point (1970) di Michelangelo Antonioni


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Stupendo film di critica al consumismo e che descrive gli scontri in America (soprattutto fra studenti e stato/polizia) ai tempi del Vietnam. Non intendo dilungarmi molto su questo film, dato che tecnicamente è impeccabile, ogni sequenza è curatissima e sono presenti trovate visive e sonore di classe e degne di nota. Vengono messi in scena scontri fra studenti e polizia molto efficaci e crudi, in cui i giovani sono mostrati pieni di rabbia, consapevoli della deriva del loro tempo, ma che non sanno trovare una direzione verso la quale muoversi. Dall'altra parte è presente uno stato che cerca solo la repressione, portata avanti dai poliziotti in maniera violenta e senza dialogo. Anche la società ė descritta come schiava del mercato e della pubblicità, quest'ultima mostrata insistentemente durante la parte di pellicola ambientata in città. Viene efficacemente criticato anche il razzismo serpeggiante nell'America di quei giorni nella scena in cui due personaggi comprano delle armi per difendersi dai neri col consenso del venditore, anche se non hanno tutte le carte in regola. Ho notato un atto di denuncia pure verso la pubblicità in televisione dato che in essa le persone erano sostituite da dei manichini, quasi a voler mostrare come la popolazione sia manipolata dalle multinazionali. Tutta la parte nel deserto sa di libertà e rappresenta un ritorno alla purezza da parte dei due protagonisti, che riescono a dare sfogo ai propri sentimenti in maniera libera solo lontano dalla civiltà, in una scena bellissima che è un inno all'amore. Un bellissimo finale contorna l'opera e la eleva ulteriormente, vista la sua visionarietà. Anche la colonna sonora è fantastica, con suoni opprimenti ogni volta che viene inquadrata un'industria, mentre nel deserto si hanno belle canzoni che vanno a rimarcare la distanza fra civiltà e ambiente selvaggio. In poche parole, per me, è un capolavoro.

Gravity (2013) di Alfonso Cuaròn


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Buon film di sopravvivenza spaziale che crea una buona atmosfera. La vicenda è ambientata nello spazio dove i due protagonisti stanno riparando un satellite. Ad un certo punto una nube di detriti distrugge tutto, compreso lo shuttle con cui erano venuti, lasciandoli soli alla deriva nello spazio. Il film è in conclusione una storia di sopravvivenza che sposta l'ambientazione nello spazio. La trama infatti segue le linee tipiche del genere senza apportare variazioni degne di nota. Un punto di merito va indubbiamente alla scenografia che è curatissima e veramente affascinante. Spesso la telecamera si troverà ad indugiare su immagini della Terra o inquadrerà i protagonisti con panoramiche per darci dei paesaggi suggestivi. Anche la fotografia e la regia sono ottime, con la telecamera che si muove molto facendo dei lunghi piani sequenza orchestrati benissimo e veramente ben fatti. Interessante è anche l'uso delle soggettive della protagonista, che spesso vengono usate quando si deve muovere fra degli appigli, facendo entrare più in empatia lo spettatore con la sua situazione. Gli effetti speciali sono impeccabili e non si fanno notare in nessuna parte del film: semplicemente eccezionali. L'ansia viene dosata bene e vengono alternati momenti molto ansiogeni, anche grazie ad un buon uso del sonoro, a momenti più rilassati. Il punto in cui la pellicola peggiora rovinosamente è nei rapporti umani e nei dialoghi che sono una delle cose più stereotipate che ho sentito nell'ultimo periodo. Emergeranno drammi familiari, discorsi sentiti centinaia di volte che rovinano molto l'atmosfera creata all'inizio (sarebbe stato meglio farlo quasi interamente senza dialoghi). Altro problema è che sul finale la vicenda prosegue su binari troppo rodati e dopo un po' non è difficile immaginarsi per filo e per segno cosa accadrà in ogni scena. Ciò può essere considerato un difetto secondario se tutto fosse presentato in maniera nuova, ma anche l'uso dei dialoghi e delle situazioni sa veramente troppo di già visto. Anche la ricerca di situazioni strappalacrime non l'ho trovata una scelta azzeccata. Peccato, perché la partenza era stata ottima e anche l'idea e la trama, se fossero state gestite meglio, avrebbero potuto consegnarci un prodotto eccellente, invece rimane solo una buona opera tecnicamente ottima.

domenica 6 ottobre 2013

Otis (2008) di Tony Krantz


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Divertente torture porn comico sulla scia de L'alba dei morti dementi. Il protagonista di questo film è Otis, un quarantenne che rapisce delle ragazze per poter simulare con loro il ballo di fine anno. Nel caso non ci sia collaborazione da parte delle vittime, esse verranno uccise. La storia di per sé è abbastanza canonica, dato che può facilmente essere inserito nel genere torture porn, ma ciò che distingue la pellicola dalla massa è l'ironia di fondo che la pervade. Sono presenti infatti numerose scene molto divertenti (quelle con la famiglia sono le migliori). Ogni personaggio è volutamente sopra le righe e riesce a farsi, a suo modo, amare dallo spettatore. Il bello della pellicola è che riesce ad unire bene l'intrattenimento con la critica sociale, infatti tutto il film ruota intorno alla stupidità e alla mentalità vendicativa dei benpensanti americani, con una forte critica alla famiglia "modello". Non vengono ovviamente risparmiati nemmeno i media che sono rappresentati come sciacalli a cerca di notizie senza avere alcun rispetto per le vittime. Anche la polizia non viene vista in maniera positiva, visto che appoggia comportamenti discutibili messi in atto dal nucleo familiare. Viene messo alla luce come, sotto una patina di normalità, in situazioni eccezionali emerga una sete di sangue esponenziale che porta le reazioni ad eccedere e a diventare fuori controllo. A questo proposito è notevole il finale, dove le persone normali diventano degli assassini senza remore. Essendo ovviamente un torture porn, non mancano scene abbastanza splatter, ma che non disturbano più di tanto. Le regia è ben fatta e anche la fotografia fa la sua parte, anche se a volte risulta essere un po' troppo simile a tutti gli altri film dello stesso genere, senza eccellere. In conclusione Otis è un horror che riuscendo ad unire critica sociale, scene splatter, umorismo fa trascorre cento minuti di divertimento di qualità.

venerdì 4 ottobre 2013

Film per non dormire: Affittasi (2006) di Jaume Balaguerò



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Balaquerò si conferma un ottimo regista horror. La pellicola parla di una coppia che va a vedere un appartamento in periferia per decidere se andare ad abitarvi, ma l'agente immobiliare ha dei piani particolari per loro. Il regista gira molto bene tutta la vicenda che può vantare anche un'ottima fotografia nonostante i pochi ambienti utilizzati e lo scarsissimo budget. I colori freddi la fanno da padrone e viene creato un ambiente quasi claustrofobico e che riesce a mantenere quasi costantemente la tensione. La trama segue un canovaccio non molto originale per gli spettatori più smaliziati, ma nonostante ciò il tutto risulta essere sviluppato bene e la storia prosegue benissimo per tutta la sua durata. Complessivamente il film non è molto violento, tranne per alcune scene (senza esagerare) che sono inserite dove dovrebbero e riescono ad arricchire il film. Purtroppo, credo per problemi di durata, il finale non riesce ad essere ai livelli del resto della pellicola dato che è un po' troppo frettoloso e lascia un po' l'amaro in bocca. Comunque il livello medio dell'opera è molto buono e riesce ad intrattenere molto bene grazie a delle scene inquietanti e ad un livello tecnico ottimo.

Lisa e il diavolo (1972) di Mario Bava e La casa dell'esorcismo (1975) di Mario Bava e Alfredo Leone


Vista la storia travagliata subita da Lisa e il diavolo ho deciso di scrivere la mia opinione sulla versione originale e sulla versione modificata dal produttore senza il consenso di Mario Bava.

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Grande horror surreale con una grande atmosfera e un'ottima fotografia. La pellicola inscena una storia fatta di maledizioni e vede protagonisti Lisa, il diavolo e altri personaggi dal passato torbido. Tutte queste persone si troveranno loro malgrado nella stessa abitazione e inizierà ad emergere il loro passato, in parte guidati dalle macchinazioni del diavolo/maggiordomo. La fotografia  bellissima e molto curata e, insieme all'atmosfera e all'ambientazione, risulta essere il punto forte del film. La trama è anch'essa interessante e segue uno sviluppo non molto innovativo, ma è ben curata e sviluppata. I personaggi seguono i caratteri chiave di questo genere di pellicole, ma sono quasi tutti ben delineati e caratterizzati. Sono presenti, inaspettatamente visto l'andamento del film, alcuni delitti più violenti e quasi gore, che non cadono mai nell'eccesso dato che avrebbe stonato con il tono generale della pellicola. Alcune trovate visive sono inoltre molto efficaci e ben riuscite, come ad esempio la continua sostituzione dei cadaveri con dei manichini. Anche i movimenti di macchina puntano molto sugli zoom per dare più tensione alle scene e c'è una grande mobilità dell'obiettivo, sempre gestita con maestria, in alcune sequenze. La parte finale è quella che ho preferito, dato che è visivamente una delle più belle e anche il finale è, secondo me, ben riuscito. Sto quindi parlando di un horror di altissimo livello che riesce a stupire lo spettatore e ad inserirlo efficacemente nella vicenda: veramente un bel film.



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Per problemi con la produzione Lisa e il diavolo è stato rimontato e gli sono state aggiunte scene di esorcismo così da seguire la moda lanciata dall'Esorcista. Ciò che viene fuori è una pellicola che mantiene parecchie delle belle sequenze dell'originale, anche se rimontate non sempre con la stessa efficacia, ma che risulta inferiore sotto molti aspetti. Il problema principale è che le scene aggiunte si congiungono male alle parti originali e creano una storia a volte un po' confusa. Parecchie aggiunte, oltre ad avere un livello registico inferiore a quelle nell'originale, sono palesi citazioni del film di Friedkin (fino a sfiorare la copiatura). Ance il finale inedito non riesce a risollevare l'opera essendo senza guizzi e un po' tirato via. Non mi dilungo oltre su questa operazione commerciale che è nata male e che offre la brutta copia di un gran bel film. Le sequenze di Mario Bava sono l'unica cosa che salva il film da una bocciatura totale.

mercoledì 2 ottobre 2013

Lo squartatore di New York (1982) di Lucio Fulci


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Thriller/giallo classico con forti tinte gore/splatter e una regia di classe. Fulci con quest'opera ci propone un racconto dalla trama classica e lineare, ma che riesce ad arricchire con un uso molto realistico e crudo della violenza e con uno stile di regia durante i delitti simile a quello di uno slasher. I personaggi sono ben fatti e tutta la messa in scena è sempre ben curata a seconda di cosa accade sullo schermo. Sono presenti alcune scene veramente ben fatte, fra cui quella nel cinema, la scena iniziale e quella degli omicidi nei corridoi del condominio. Un difetto che ho riscontrato nella trama è che è sono riuscito ad indovinare quasi subito chi era il colpevole, anche se la parte in cui viene scoperto è bellissima. Un ruolo da protagoniste lo fanno le scene di violenza. Fulci decide di portarle all'estremo mostrando tutto fin nei minimi dettagli con l'intento di turbare e impressionare lo spettatore ottenendo ottimi risultati. Una menzione speciale va agli effetti speciali che durante queste sequenze riescono a rendere tutto molto realistico e hanno una cura rara perfino rispetto ai film moderni. La scelta inoltre, di far parlare il criminale come paperino è azzeccata e svolge anche la funzione di citare un suo precedente capolavoro (Non si sevizia un paperino). In conclusione Fulci riesce a confezionare un thriller molto bello che farà la gioia degli amanti del genere e che sceglie di utilizzare delle scelte visive e una regia con delle trovate tipiche dell'horror che lo elevano dalle pellicole similari e lo rendono una perla rara.

Storia di fantasmi cinesi 3 (1991) di Ching Siu-tung


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Ultimo episodio di una bella trilogia che fa dell'ironia e delle belle coreografie i suoi marchi di fabbrica. In questo episodio i protagonisti sono due monaci che devono trasportare una statuetta fino al tempio imperiale e lungo la via si fermano in una villa infestata. Tutta la pellicola è molto ironica con personaggi sopra le righe e con alcune situazioni molto divertenti (vedere le scene nel paese). Queste caratteristiche, nonostante vengano usate in tutti i capitoli della trilogia, riescono a non venire a noia e, cambiando alcuni punti della trama, viene riproposto un prodotto molto divertente e che riesce ad intrattenere. Tutti gli interpreti sono in parte e riescono a creare personaggi ben fatti. La parte migliore del film sono le coreografie che sono molto belle e curate, cosa che accadeva anche nei primi due film. La trama segue un andamento molto lineare, dato che non è su quello che punta la produzione. Anche la fotografia è di buon livello è crea un mondo non realistico, ma funzionale alla storia. Il montaggio risulta buono e riesce a valorizzare gli scontri. Non ci troviamo di fronte ad un prodotto impeccabile, però riesce comunque ad offrire intrattenimento di qualità riuscendo a non prendersi troppo sul serio e creando una vicenda appassionante e ben fatta.