martedì 3 dicembre 2013

Contenders. Serie 7 (2001) di Daniel Minahan


Trailer del film


Interessante pellicola che propone temi già sentiti in una veste originale e realistica. La storia si sviluppa come una puntata speciale di uno show televisivo, in cui delle persone scelte a caso in una città degli Stati Uniti dovranno uccidersi fra loro fino a proclamare il vincitore. Una volta ottenuta la vittoria, il campione non sarà libero, ma dovrà vincere altre due sfide, analoghe alla prima, per ottenere la libertà. Una cosa che colpisce molto è la forma con cui questa vicenda è raccontata, dato che ricalca molto bene le puntate delle trasmissioni che sono oggi visibili alla televisione. Ciò impedisce al regista di effettuare riprese virtuosistiche o avere una regia ricercata, ma conferisce alla pellicola un realismo inquietante. Questo aspetto viene amplificato dal fatto che la società in cui è ambientata tutta la vicenda assomiglia in tutto e per tutto a quella attuale. Non sembrano quindi presenti realtà distopiche o oppressive. Le persone sembrano accettare di buon grado questa pratica barbara e non cercano in alcun modo di violare le regole imposte, anche se facendo ciò potrebbero salvare un loro caro. Il fatto di non poter spiegare, per via della scelta stilistica, le condizioni che hanno portato a quella situazione è un'arma a doppio taglio: da un lato contribuisce a rendere quella realtà simile alla nostra e può far immaginare qualsiasi ipotesi allo spettatore, ma dall'altro aspetto rischia di non far cogliere il marcio presente nella società descritta e potrebbe far perdere plausibilità alla storia. Ovviamente tutto il film è un'aperta provocazione e critica alla società odierna, narcotizzata dalla televisione, che viene vista come un ambiente barbaro e senza alcuna morale. La mentalità della popolazione è così distorta da considerare giusti gli omicidi nel programma, mentre vengono condannati gli omicidi compiuti al di fuori, come se fossero meno gravi. La differenza fra quella televisione e la nostra sta solo nel fatto che la spettacolarizzazione è estremizzata per poter rendere maggiormente l'idea del degrado in cui stiamo già vivendo. La regia è composta quasi unicamente da telecamere a mano che riprendono le situazioni in continuo movimento, come accade nelle trasmissioni citate. Questo impedisce di avere riprese eccezionali, ma tutto si mantiene su un buon livello. La fotografia e il montaggio sono buoni, con l'inserimento di intermezzi e anticipazioni, per rendere più credibile la veste di puntata televisiva. La colonna sonora non è niente di eccezionale e viene inserita in scene strappalacrime e molto ruffiane. Per fortuna che, essendo inserite in questo contesto, non assumono la loro classica veste, ma vanno a colpire la ricerca dell'emozione facile da parte dei media. Interessante è l'inserimento di ricostruzioni di parti "non filmate" recitate da attori diversi da quelli veri. Questa scelta mina alla base il concetto di TV verità e mostra come le cose trasmesse rappresentino una realtà creata ad hoc per fare piacere allo spettatore. Purtroppo non tutto funziona alla perfezione, dato che non tutti i personaggi sono ben approfonditi e risulta a volte difficile per lo spettatore provare interesse sulla sorte di alcuni concorrenti. I protagonisti, invece, sono caratterizzati abbastanza bene e nel complesso il cast dà delle prove attoriali discrete. Oltre a ciò purtroppo non sempre la tensione è mantenuta bene e si ha alcuni momenti meno efficaci. Nel complesso, nonostante le critiche portate avanti non siano del tutto innovative, il film riesce a creare una buona atmosfera e una buona empatia con alcuni personaggi, oltre a rappresentare in maniera innovativa e realistica una società e una situazione estreme che riescono a far riflettere.

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