lunedì 18 novembre 2013

Primer (2004) di Shane Carruth


Trailer del film


Interessante film di fantascienza messo in scena bene, ma che risulta un po' confusionario. I protagonisti della pellicola sono due ricercatori che, studiando un modo per ridurre il peso degli oggetti, scoprono accidentalmente come viaggiare nel tempo. Una volta fatta la scoperta utilizzeranno questo metodo per risolvere le loro questioni personali. Ciò che contraddistingue il film dagli altri con una trama simile è la messa in scena e lo stile che è stato adottato. VIene infatti ricercata sempre una forte plausibilità del contesto in cui andranno ad agire i personaggi, rendendo tutto il più realistico possibile. Anche il viaggio nel tempo non è identico a quelli classici: esso infatti permette solo di tornare nel passato e per poter tornare indietro di tot ore, richiede una permanenza nella macchina per lo stesso numero tot di ore. Il film, nonostante abbia un budget bassissimo, sembra sempre molto credibile e nessuna scena sembra soffrire la scarsità di mezzi. Tutto ciò ha portato ad una messa in scena minimale, che non si basa su effetti speciali, ma sulla creazione di un'atmosfera tale da non far sentire la mancanza di effetti visivi particolari. I personaggi sono molto pochi e solo i protagonisti avranno un ruolo preponderante nella pellicola, mentre i comprimari sono mostrati per una manciata di minuti. Ho trovato interessante il fatto che i due ricercatori sono rappresentati come anomalie e sembrino fuori da ogni linea temporale. Gli attori nel complesso recitano discretamente, anche se, per i motivi già citati, la maggior parte di essi non ha molte scene in cui farsi vedere. La colonna sonora e gli effetti sonori sono ben fatti e aiutano molto l'immersione dello spettatore. La regia è pulita e riesce a non rendere mai noioso il film, pur avendo una dose molto massiccia di dialoghi (molti dei quali di tipo tecnico), anche se ben scritti. Il montaggio è la componente che spicca di più, dato che viene effettuato in maniera atipica montando parti di scene in maniera non cronologica, come a voler dare maggior importanza e risalto al tempo. Questi effetti sono ben fatti e danno un buon ritmo alla narrazione, anche se a volte alcuni eccessi di virtuosismo fanno perdere forza al montaggio. La fotografia sfrutta molto la luce naturale e viene sfruttata spesso la luce del mattino o del tramonto durante le scene in esterna. Ciò che impedisce al film di diventare una perla è l'eccessiva complessità con cui è stato deciso di raccontare e sviluppare la trama nella parte finale. Sono presenti intrecci eccessivi fra le linee temporali che non aggiungono niente alla pellicola, ma anzi la peggiorano, e che non sono spiegati adeguatamente. Queste linee narrative sono esposte in maniera molto ermetica, spesso solo con dei dialoghi (forse per problemi di budget) e ciò rende difficile non perdere il filo del racconto e trovare una logica in alcune scelte. Sarebbe bastato semplificare un po' o raccontare meglio la storia per rende tutto comprensibilissimo. In definitiva, questa è una buona opera, che è confezionata con cura ed è messa in scena con un tono adeguato al tema, anche se la ricerca eccessiva della complessità sembra più un capriccio registico piuttosto che una necessità e ciò mina l'immersione e la fruizione.

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